marco petrini
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mercoledì 18 novembre 2015
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una vita
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Non penso che lo si possa definire certo un capolavoro. Offre lo spaccato di una vita quasi normale, al limite della banalità (tranne la fine) di un cittadino italiano, immerso negli ultimi quarantanni della vita nel nostro paese. Poteva essere meglio, certo, ma anche la storia della nostra nazione, dove il protagonista è immerso, poteva essere più esaltante. Non lo è, siamo passati di male in peggio, ed il film lo fa trascorrendo nell'arco temporale. Quadretto tipico raccontato nel solito modo da Veronesi. Elio Germano si merita un voto di ampia sufficienza, un po' meno Ricky Memphis; assolutamente poco esaltante la prova della Alessandra Mastronardi (sa fare molto meglio), che ha la verve recitativa di un attaccapanni! Eppure credo che sia attualmente una delle attrici giovani più interessanti, ma, evidentemente, incidenti di percorso possono sempre avvenire.
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Non penso che lo si possa definire certo un capolavoro. Offre lo spaccato di una vita quasi normale, al limite della banalità (tranne la fine) di un cittadino italiano, immerso negli ultimi quarantanni della vita nel nostro paese. Poteva essere meglio, certo, ma anche la storia della nostra nazione, dove il protagonista è immerso, poteva essere più esaltante. Non lo è, siamo passati di male in peggio, ed il film lo fa trascorrendo nell'arco temporale. Quadretto tipico raccontato nel solito modo da Veronesi. Elio Germano si merita un voto di ampia sufficienza, un po' meno Ricky Memphis; assolutamente poco esaltante la prova della Alessandra Mastronardi (sa fare molto meglio), che ha la verve recitativa di un attaccapanni! Eppure credo che sia attualmente una delle attrici giovani più interessanti, ma, evidentemente, incidenti di percorso possono sempre avvenire. Bello l'intervento di Haber, sempre più immedesimato a interpretare pittori stralunati, maestri disadattati o personaggi non del tutto centrati!! Si vede che questi ruoli gli si adattano particolarmente.
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alejazz
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domenica 20 gennaio 2019
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un bravo germano scelto da un saggio veronesi
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Giovanni Veronesi racconta la società Italiana dal punto di vista di un uomo semplice con la storia di Ernesto (Elio Germano).
Il film sembra richiamare la retorica fantozziana: così come il ragioniere Fantozzi era visto e considerato il fanalino di coda dalla società che lo circondava, così Ernesto da ragazzo ha sempre condotto una vita condizionata dalle scelte degli altri anziché dalle sue.
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Giovanni Veronesi racconta la società Italiana dal punto di vista di un uomo semplice con la storia di Ernesto (Elio Germano).
Il film sembra richiamare la retorica fantozziana: così come il ragioniere Fantozzi era visto e considerato il fanalino di coda dalla società che lo circondava, così Ernesto da ragazzo ha sempre condotto una vita condizionata dalle scelte degli altri anziché dalle sue.... proprio come succede all'ultima ruota del carro, soggetta alla trazione e al movimento delle ruote che la precedono.
Del lavoro di Veronesi ci sarebbe molto da dire ma mi soffermo su alcuni aspetti principali.
Narrazione. È riuscito a inserire nella storia di Ernesto (che va dagli anni '60 fino al 2013) tanti aspetti storici (l'uccisione di Aldo Moro, la protesta a Bettino Craxi, l'ascesa di Berlusconi), culturali (il Maurizio Costanzo Show, l'influenza politica), tecnologici (l'avvento dei videogame come il Commodore, l'arrivo dei primi cellulari, le videoconferenze) hanno segnato l'Italia.
Cast. Troviamo un cast ricco e interessante con alcune colonne portanti del cinema italiano come Alessandro Haber e Massimo Wertmuller. Virginia Raffaele piace sempre anche da attrice, però oltre il ruolo di personaggio secondario non va...ancora non ha la stoffa da attrice pura. E ho visto anche una Alessandra Mastronardi "insipida" alla quale si attribuisce un ruolo principale ma a parer mio ha ancora molta strada da fare.
Interpreta Angela (la moglie di Ernesto) la quale non prende mai posizione, sconnessa quasi dalla realtà che la circonda, si fa trascinare da tutti (anche se astemia beve) e infine subisce l'ira del marito senza reagire...
Sarà forse lei la vera ultima ruota del carro?
Infine, apprezzo la sovrapposizione della prima e ultima scena del film: la prima utile per suscitare interesse allo spettatore e agganciarsi all'inizio della storia (la passione per il calcio di Ernesto), l'ultima per lasciare allo spettatore il senso di tutto.
Cosa mi è piaciuto:
L'intreccio cronaca storica e narrazione
Cast
Interpretazione di Germano
Cosa non mi è piaciuto:
Interpretazione di Mastronardi
La fotografia in alcune scene poteva essere migliore
Consigliata la visione a tutti
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ultimoboyscout
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lunedì 2 marzo 2015
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l'italia vista da un uomo.
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Vita, lavoro, avventure e guai di un onesto italiano medio, traslocatore e autotrasportatore romano che attraversa l'Italia degli ultimi quarant'anni, un Paese in continuo cambiamento. Veronesi lascia Filmauro per realizzare assieme a Warner Bros un film popolare col quale riflettere sulla storia nostrana, puntando su una storia vera, quella di Ernesto, uomo puro e un po' ingenuo. Il film racconta di come sia diventata l'Italia, un Paese oltre la crisi di nervi, un Paese che ha smarrito l'etica, la professionalità e la responsabilità verso la società. La pellicola è un biopic anche se non racconta la vita di un personaggio famoso, bensì quella di Ernesto Fioretti, un Italiano come tanti che nella sua vita ha svolto tantissimi mestieri: autista, tappezziere, traslocatore, cuoco d'asilo.
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Vita, lavoro, avventure e guai di un onesto italiano medio, traslocatore e autotrasportatore romano che attraversa l'Italia degli ultimi quarant'anni, un Paese in continuo cambiamento. Veronesi lascia Filmauro per realizzare assieme a Warner Bros un film popolare col quale riflettere sulla storia nostrana, puntando su una storia vera, quella di Ernesto, uomo puro e un po' ingenuo. Il film racconta di come sia diventata l'Italia, un Paese oltre la crisi di nervi, un Paese che ha smarrito l'etica, la professionalità e la responsabilità verso la società. La pellicola è un biopic anche se non racconta la vita di un personaggio famoso, bensì quella di Ernesto Fioretti, un Italiano come tanti che nella sua vita ha svolto tantissimi mestieri: autista, tappezziere, traslocatore, cuoco d'asilo. La sua vita normale (che gran bella cosa la normalità!!!) è il pretesto per buttare un occhio indietro e ripercorrere tappe fondamentali e mai dimenticate del Belpaese, da Aldo Moro al Mundial del 1982, da Craxi a Tangentopoli, fino all'immancabile crisi economica attuale, in un film e un viaggio tutti italiani. Lodevole l'idea meno il risultato nonostante un convincente Elio Germano, il film appare troppo romanzato e i tanti episodi che si susseguono sembrino essere come tante scene isolate e mai legate dal filo delle storie, quella del film e quella reale con la S maiuscola. Il film ha un gusto buonista e un po' populista, l'amaro elogio del perdente non riesce anche se, sia Germano che Ernesto, ne escono vincitori. Una tragicommedia per riflettere su chi eravamo, su come siamo, su come ci siamo diventati e sul perchè ci siamo diventati, un'operazione ambiziosa che mescola politica e nostalgia, indignazione e riflessione morale in cui spicca solo l'uomo irriducibilmente onesto che nonostante le fregature resta attaccato alla famiglia e ai suoi valori, una delle tante ultime ruote del carro che ha mandato e manda avanti l'Italia delle contraddizioni, oggi come ieri.
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goldiewilson
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giovedì 19 marzo 2015
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ottima recitazione, film un pò troppo ambizioso
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Innanzitutto grande Germano come al solito, a suo agio nei ruoli "proletari", come già visto in Padroni di casa e La nostra vita. Splendido nell'esprimere il dolore nella scena del funerale dell'amico pittore. A questo giro mi è sembrato che la sua profondità interpretativa sia ulteriormente cresciuta. Che possa raccogliere l'eredità di quell'Alberto Sordi che subiva gli eventi ed il potere come in Un borghese piccolo piccolo e Detenuto in attesa di giudizio? Poco da dire su Memphis, che ha una ed una sola faccia e recitazione, e di solito gli va pure bene che è adatta al ruolo che gli viene proposto... L'altra tizia, di cui ignoro il nome (quella che è una delle amanti di Rubini) è vulcanica, una sorta di Tosca d'Aquino che se la tira in modo caricaturale.
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Innanzitutto grande Germano come al solito, a suo agio nei ruoli "proletari", come già visto in Padroni di casa e La nostra vita. Splendido nell'esprimere il dolore nella scena del funerale dell'amico pittore. A questo giro mi è sembrato che la sua profondità interpretativa sia ulteriormente cresciuta. Che possa raccogliere l'eredità di quell'Alberto Sordi che subiva gli eventi ed il potere come in Un borghese piccolo piccolo e Detenuto in attesa di giudizio? Poco da dire su Memphis, che ha una ed una sola faccia e recitazione, e di solito gli va pure bene che è adatta al ruolo che gli viene proposto... L'altra tizia, di cui ignoro il nome (quella che è una delle amanti di Rubini) è vulcanica, una sorta di Tosca d'Aquino che se la tira in modo caricaturale. Mastronardi sempre molto espressiva e convincente. Solo che il tempo di stendere due lenzuola ed ha già ceduto alle avances di Germano. Tutto ok ma vorremo goderci il corteggiamento, visto che è un tratto tipico (ed uno dei più belli)dell'italianità, la capacità di fare sentire una donna unica e assolutamente desiderabile.
Parlando della storia, trovo invece che sia un po' pretenziosa, una sorta di La meglio gioventù in versione Alla bell'è meglio...
Proprio in via Caetani dovevano essere quel giorno Germano ed il suo patriarcalissimo padre? Scontato che si parlasse di Berlusconismo, il filo dopo il socialismo craxiano è tutt'altro che invisibile, ed è elementare da seguire e da anticipare. Azzeccato il finale, che vale tutto il film. Efficace la descrizione di un'Italia in cui allo status, preteso o reale, si accompagna sempre una più o meno accentuata arroganza, ed in cui un certa predisposizione al servilismo assicura al potente di turno atti di prostrata riverenza senza dover fare nulla. Basta mantenere il distacco e sfoggiare un simbolo di potere, sia esso una stilografica d'oro, un abito sartoriale o una motocicletta tedesca. Germano rappresenta l'Italia onesta, fedele a sé stessa, che non vuole fare il grande salto perché sa già che non lo si fa senza barare o senza venir meno alla propria rettitudine.
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fvm56
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lunedì 18 novembre 2013
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un'occasione persa.
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Tanti sono i temi affrontati da Giovanni Veronesi in questo suo nuovo film: l’amicizia, la malattia, il ruolo della famiglia e, soprattutto, la recente storia italiana, fatta di violenza e lavoro, sogni e raccomandazioni, osservata con malcelata ed inefficace ambizione sociologica.
Diversi sono gli attori impegnati per mettere in scena il racconto, al fine di affiancare il protagonista Elio Germano: Sergio Rubini, politico corrotto e vitale, Alessandro Haber, artista pasticcione e sensibile, Ricky Memphis, eterno spaccone, ed una Alessandra Mastronardi che dimostra ottima maturità interpretativa grazie ad una recitazione asciutta e sincera. Peccato che questo buon cast sia di fatto impegnato (e sprecato) per tenere in piedi una storia spesso scialba e banale, che annoia più che far riflettere o divertire, tirata via in maniera superficiale e che evidenzia numerose pecche nella costruzione della sceneggiatura.
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Tanti sono i temi affrontati da Giovanni Veronesi in questo suo nuovo film: l’amicizia, la malattia, il ruolo della famiglia e, soprattutto, la recente storia italiana, fatta di violenza e lavoro, sogni e raccomandazioni, osservata con malcelata ed inefficace ambizione sociologica.
Diversi sono gli attori impegnati per mettere in scena il racconto, al fine di affiancare il protagonista Elio Germano: Sergio Rubini, politico corrotto e vitale, Alessandro Haber, artista pasticcione e sensibile, Ricky Memphis, eterno spaccone, ed una Alessandra Mastronardi che dimostra ottima maturità interpretativa grazie ad una recitazione asciutta e sincera. Peccato che questo buon cast sia di fatto impegnato (e sprecato) per tenere in piedi una storia spesso scialba e banale, che annoia più che far riflettere o divertire, tirata via in maniera superficiale e che evidenzia numerose pecche nella costruzione della sceneggiatura. I vari episodi che si susseguono lungo l’intero arco della narrazione appaiono slegati fra loro, i dialoghi non sono curati a sufficienza e manca un’analisi approfondita dei singoli. I pur numerosi artisti di contorno (ad esempio Francesca D’Aloja, o la vulcanica Virginia Raffaele), chiamati a partecipare al progetto al fine di arricchirlo, non hanno invece alcuna possibilità di esprimersi e dunque di lasciare il segno.
Peccato, perchè l’idea era davvero buona: raccontare gli ultimi 40 anni di vita italiana attraverso gli occhi, puliti ma pian piano sempre più disincantati, di una “brava persona”: un uomo che attraversa la vita italiana rimanendo fedele a se stesso, onesto e sincero, ma purtroppo sempre “ultima ruota del carro” perchè, pur sfiorato varie volte dalla “Storia”, è sempre privato della possibilità di incidere su di essa, al fine di diventarne protagonista, e cambiare qualcosa. Si poteva dunque costruire una rilettura originale e nuova di alcuni episodi della recente storia italiana, una visione diversa perchè proveniente da un punto di vista innovativo.... Ma così non è stato.
Cosa si può salvare dell’intero film? L’ottimo cast, come già accennato, dove spicca Elio Germano, anche stavolta preparato e bravo; l’ambientazione romana, ben fotografata; ed il trucco, che rende verosimile il trascorrere degli anni sul volto dei protagonisti.
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(di angelo mandelli)
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macelleria marleo
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mercoledì 20 novembre 2013
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sei felice, tu? di cosa? della vita. della vita sì
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Chissà se lo hai visto Nostalghia di Tarkovskij e il monologo gridato dal folle: bisogna riempire gli orecchi e gli occhi di tutti noi di cose che siano all’inizio di un grande sogno, qualcuno deve gridare che costruiremo le piramidi non importa se poi non le costruiremo, bisogna alimentare il desiderio, dobbiamo tirare l’anima da tutte le parti come se fosse un lenzuolo dilatabile all’infinito.
E poi me ne andavo al cinema, così tra le lenzuola stese ti ho chiesto: vuoi fidanzarti con me? Nessuna cena elegante, nessun foglietto con due possibilità da barrare con una x. Conoscersi nell’abitudine al lavoro, nella frequentazione dello stesso spazio, e poi il matrimonio, il letto, la vita insieme.
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Chissà se lo hai visto Nostalghia di Tarkovskij e il monologo gridato dal folle: bisogna riempire gli orecchi e gli occhi di tutti noi di cose che siano all’inizio di un grande sogno, qualcuno deve gridare che costruiremo le piramidi non importa se poi non le costruiremo, bisogna alimentare il desiderio, dobbiamo tirare l’anima da tutte le parti come se fosse un lenzuolo dilatabile all’infinito.
E poi me ne andavo al cinema, così tra le lenzuola stese ti ho chiesto: vuoi fidanzarti con me? Nessuna cena elegante, nessun foglietto con due possibilità da barrare con una x. Conoscersi nell’abitudine al lavoro, nella frequentazione dello stesso spazio, e poi il matrimonio, il letto, la vita insieme.
Le parole sussurrate sulla schiena delle coperte, la televisione che ci prende la mano per condurci al sonno e poi le preoccupazioni del quotidiano smorzate in abbracci. Mi ascolti tu, ti ascolto io, dimmelo adesso di che altro ancora abbiamo bisogno? La naturalezza dei gesti e gli amici di sempre, chi non passa mai il pallone e chi trascorre tutta la vita ad aspettare il passaggio smarcante per prendersi la responsabilità del tiro in porta e accettare la gioia del goal. Siamo brave persone, dicono i più, chissà poi che vuol dire, quest’onestà che portiamo nei tratti del viso e pare non serva a nulla; la fatica di molti, i soldi dei furbi e il loro stuolo di amanti.
Poi i disegni su tele enormi per dar colore alla noia dei letti disfatti, dei vetri oscurati a proteggere l’illegalità dei viaggi dei potenti.
Quante candeline hai spento e quante ancora ne spegnerai?
E chi sono poi gli altri per giudicare quello che fai, ti appenderanno sulle spalle responsabilità che non hai mai immaginato e sotto all’albero di Natale verranno ad abbracciarti, a controllare la lucentezza delle tue scarpe, la morbidezza del tuo maglione. Ti vogliono bene, lo sai, soltanto la vita li ha ridotti così. Che farsi forti vuol dire modulare gesto: una mano può esser pugno, può esser carezza, lo sai anche tu questo?
E finiva che ci ingannavano anche i dottori, vivevamo la vita senza rendercene poi tanto conto, tu che sorridevi al cravattino, il baffo accennato di Carmelo Bene; ci sono cose che si avvertono anche senza capirle e poi sudore e l’ora più bella del giorno, dopo il lavoro, quando le serrande si abbassano e si accendono le luci e fuori è buio, la tavola è apparecchiata, la cena e le preoccupazioni da affidare alla sedia e al neo che porti sulle labbra, la grazia nel lavare i piatti e la consolazione dell’ultimo sorso di vino.
Nel bacio prima del sonno pensare che sei tutto e qui: tu donna, tu madre, nonna, santa e poi troia, diavolo e angelo e fratello e sorella e già figlia. Ho tutte le donne del mondo perché ho te, tu che sei tutte, trovare l’infinito quando sai contare soltanto fino a due.
E lo sai che c’è? C’è che non siamo mai state comparse e non ci hanno fatto mai ridere le battute sessiste alle cene eleganti. Che in mezzo alla folla basta uno sguardo e ci facciamo camino e poi fuoco. Non importa se perderemo ai gratta e vinci, non importa nemmeno che diranno i tuoi, che diranno i miei, magari saremo nonni, magari no.
Ce lo vedremo prima o poi Nostalghia di Tarkovskij e arriverà quella scena, quando il poeta domanda alla bambina: sei felice tu? Di cosa? Domanda lei. Della vita. Continua lui. Beh, della vita, sì. Risponde la bimba, e poi nasconde il viso e poi sorride e poi m’immagino che guarda in alto, che cerca il cielo.
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flyanto
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lunedì 18 novembre 2013
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la banale esistenza di un italiano qualunque
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Film in cui, attraverso la vita di un uomo comune (interpretato da Elio Germano), si ripercorre la storia dell'Italia nell'arco di tempo che và dagli anni '70 ai giorni nostri. In questi decenni vengono presentati così gli avvenimenti più salienti nonchè i costumi dell'epoca che fanno da sfondo alle vicende del protagonista che vediamo prima innamorato, successivamente sposo e papà, alle prese con varie mansioni lavorative, poi con problemi di salute ed infine con l' arrivo di una vecchiaia più o meno serena. Questa pellicola costituisce l'unica opera di argomento non del tutto comico del regista Giovanni Veronesi che solitamente affronta temi ed argomenti più leggeri ed ironici.
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Film in cui, attraverso la vita di un uomo comune (interpretato da Elio Germano), si ripercorre la storia dell'Italia nell'arco di tempo che và dagli anni '70 ai giorni nostri. In questi decenni vengono presentati così gli avvenimenti più salienti nonchè i costumi dell'epoca che fanno da sfondo alle vicende del protagonista che vediamo prima innamorato, successivamente sposo e papà, alle prese con varie mansioni lavorative, poi con problemi di salute ed infine con l' arrivo di una vecchiaia più o meno serena. Questa pellicola costituisce l'unica opera di argomento non del tutto comico del regista Giovanni Veronesi che solitamente affronta temi ed argomenti più leggeri ed ironici. Anche qui, più volte, la comicità compare ma in maniera meno eclatante e soprattutto non predomina mai su un'atmosfera che in generale è amara ed un pò dolente. Infatti l'esistenza che Veronesi presenta del suo protagonista è l'esistenza di un uomo qualunque, costituita principalmente da episodi per lo più banali, felici e non, priva di grandi azioni od avvenimenti eclatanti. Insomma, ciò che viene rappresentato è la vita banalmente vissuta. Veronesi presenta in maniera molto efficace e fedele i decenni passati del nostro paese, la loro riproduzione risulta pertanto autentica e quanto mai veritiera, ma a mio modesto parere il regista non ha saputo creare un'opera del tutto originale e di conseguenza di uno spiccato interesse. Molti altri autori hanno ideato precedentemente films od addirittura sceneggiati televisivi in cui, attraverso le vicende dei protagonisti venivano proposti ed evidenziati fatti di cronaca e mode e tendenze dei decenni passati dell' Italia, ed alcuni di loro sono riusciti a produrre un esito del tutto singolare, dando alla propria opera un'impronta particolare. Qui si racconta, sebbene in maniera egregia, una materia già vista, rivista e discussa a tal punto che l'unica nota di reale spicco è costituita dalla magnifica interpretazione di Elio Germano che ancora una volta si conferma come un attore fuori classe. Da menzionare è anche Richy Menphis nella parte dell'amico generoso e intrallazzatore, mentre la Mastronardi si rivela poco incisiva come la parte di donna tranquilla e senza personalità che interpreta. Sinceramente, a mio giudizio, si è visto di meglio per quanto riguarda il genere "amarcord".
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stellab
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domenica 17 novembre 2013
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molto noioso e poco interessante
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Un film molto noioso, esci dalla sala e dici " ma chi se ne frega di questa storia".
Germano sempre bravo, peccato il ruolo piatto non gli renda giustizia, la mastronardi imbarazzante, ci riporta alle atmosfere mediocri della fiction di basso livello, menphis può fare meglio. probabilmente veronesi è più adatto al comico made de laurentis
[+] "stellab" poco interessante
(di silvio54)
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