epidemic
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martedì 23 ottobre 2012
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senza osare ma discreta
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chi va a vedere una commedia di Soldini beno o male sa già cosa gli aspetta...ovvero una commedia leggera che tratta di gente comune...quindi sa già che non ci saranno scollacciamenti e battute volgari, che gli attori non saranno quelli che fanno anche tv, che non aleggerà musica tormentone etc etc.
Ed ecco quindi il risultato...una commedia leggera che parla di famiglia e problemi annessi, certo i personaggi non escono molto dalle righe e si adattano alla trama che vira sulla favola per alleggerire ancora di più invece che sfociare nel drammatico e questo forse è un pò un peccato. Soldini non osa ma già lo si sa....così prendiamoci questa commedia che in questo mare di stupid-film che girano galleggia alla grande.
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derriev
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martedì 23 ottobre 2012
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soldini… buttàti.
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Questo è ciò che direi a qualcuno che volesse andare a vedere "Il comandante e la cicogna".
Personalmente non sopporto le commedie in cui i personaggi sono macchiette a partire dal vestiario, dai nomi e dalle facce; oltre alle musichette ammiccanti al riso… tutto quello che si trova in questa insulsa pellicola.
Insulsa perché davvero non si capisce dove voglia andare a parare: critica sociale? commedia familiare?
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Questo è ciò che direi a qualcuno che volesse andare a vedere "Il comandante e la cicogna".
Personalmente non sopporto le commedie in cui i personaggi sono macchiette a partire dal vestiario, dai nomi e dalle facce; oltre alle musichette ammiccanti al riso… tutto quello che si trova in questa insulsa pellicola.
Insulsa perché davvero non si capisce dove voglia andare a parare: critica sociale? commedia familiare?
Per la critica la sceneggiatura ricorre al puerile espediente di far "parlare" la statua di Garibaldi, che critica la condotta del popolo italiano, giacché la trama alla fin fine si avvita soltanto in un mare di personaggi "macchiette": il cinese, la cicogna, la pittrice, l'avvocato, il detective...per s-cadere infine nella "patetica" rappresentazione dei siciliani come pecorai contadini…
La vicenda.
Si narra di un idraulico vedovo e padre, un catatonico Mastrandrea (che usa la sua sola espressione disponibile, appunto catatonica), alle prese con un figlio strambo, che ha per amica la cicogna del titolo, ed una figlia un po' disinibita; in parallelo un moralista che perseguita una sua inquilina in perenne ritardo con l'affitto.
Per il pubblico la vicenda non decolla per la prima mezz'ora, con blande divagazioni sugli strani personaggi.
Poi... "colpo di scena": la comparsa in rete di un video pornografico della ragazzina, "tappa" della trama per fare capire che Soldini sa che siamo nel 2000, e che 'ste cose accadono…
Drammetto, chiaramente farsesco, in famiglia, ma niente di più…
Ma il regista si ricorda che "qualcuno paga il biglietto": allora l'idraulico è coinvolto in una truffa immobiliare…
Pare un botto! Ma tutto si scioglie come neve primaverile...
Mancando ancora 15 minuti per farne un lungometraggio, ecco il ragazzino partire per la Svizzera a recuperare la cicogna rintracciata grazie ad una targhetta, e il padre lo va a prendere.
Fine.
Un film senza capo né coda, che vorrebbe, mi è parso di capire, fotografare il degrado sociale italiano e invece fa solo sbadigliare.
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colilla
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lunedì 22 ottobre 2012
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ritorno alla dimensione del magico
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e della poesia con cui abilmente Soldini ci aveva già deliziati con Agata e la tempesta e pane e tulipani, eppure poesia e magia con i piedi terribilmente attaccati per terra.
Un mix di personaggi estremi ma mai eccessivi, tutti perfetti nel ruolo assegnatogli (forse qualche dubbio solo sulla Gerini),un Mastrandrea che pur essendo diventato il feticcio di registi e spettatori non delude mai,non subisce il down di questa sua inflazionata presenza.
Film divertente, ironico, fiabesco ma vero,magico e reale,un delicato equilibrio dove gli opposti trovano la loro armonia, un film di ampio respiro che potrebbe tranquillamente uscire dai confini della patria.
Bello, veramente, fosse tutto così il cinema italiano!
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renato volpone
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lunedì 22 ottobre 2012
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povera vecchia, cara, bella torino
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Cara vecchia bella Torino, le sue piazze, le sue statue, le cicogne e tante storie. Storie che raccontano di una cicogna e un bambino che le porta pesci da mangiare, di una ragazza artista un po' svampita e squattrinata, di un vedovo che alle quattro di notte parla con la moglie morta che annusa caffè, di un vecchio saggio che passa il suo tempo citando aforismi e rimproverando il mondo, storie di truffe, di lavoro, di umane disgrazie. Ma sono troppe queste storie tutte insieme per fare un buon film. Non si capisce bene dove voglia andare a parare il regista: il lato comico c'è, ma non fa ridere e quando il buon Battiston (bravo come sempre) cerca il dizionario svizzero vien voglia di abbandonare la sala; il lato drammatico c'è, la povera gente, le sue miserie e i piccoli espedienti per sopravvivere, ma non commuove, non emoziona; il lato storico c'è, citazioni di personaggi illustri che calati fuori dal loro tempo sparano sentenze, ma non ne sentiamo più lo spessore; il lato misterioso c'ê, fantasmi e coincidenze, ma forse un po' troppe.
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Cara vecchia bella Torino, le sue piazze, le sue statue, le cicogne e tante storie. Storie che raccontano di una cicogna e un bambino che le porta pesci da mangiare, di una ragazza artista un po' svampita e squattrinata, di un vedovo che alle quattro di notte parla con la moglie morta che annusa caffè, di un vecchio saggio che passa il suo tempo citando aforismi e rimproverando il mondo, storie di truffe, di lavoro, di umane disgrazie. Ma sono troppe queste storie tutte insieme per fare un buon film. Non si capisce bene dove voglia andare a parare il regista: il lato comico c'è, ma non fa ridere e quando il buon Battiston (bravo come sempre) cerca il dizionario svizzero vien voglia di abbandonare la sala; il lato drammatico c'è, la povera gente, le sue miserie e i piccoli espedienti per sopravvivere, ma non commuove, non emoziona; il lato storico c'è, citazioni di personaggi illustri che calati fuori dal loro tempo sparano sentenze, ma non ne sentiamo più lo spessore; il lato misterioso c'ê, fantasmi e coincidenze, ma forse un po' troppe. Cara vecchia e bella Torino che solo camminando sotto i tuoi portici sentiamo le voci di tutte e quante queste storie, quando un regista o uno sceneggiatore passa di là, sussurragli una poesia,
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[+] sempre il solito volpone
(di alexis 80)
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francesca meneghetti
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lunedì 22 ottobre 2012
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da garibaldi all'uomo che verrà
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I critici (spesso invidiosi, o no?) sembrano ghiotti di appigli che possano permettere loro di formulare il giudizio tranchant di moralismo. Che sembra essere la maggior vergogna in cui possa incorrere un autore. Perché il moralista è rigido (con gli altri più ancora che con se stesso), bacchettone, bigotto, spesso ipocrita. Non è un personaggio simpatico.
Ma quando ci si scontra con realtà con realtà sociali – l’Italia del presente, tanto per dire nome e cognome – pervase da opportunismo, affarismo, corruzione, ignoranza, arroganza, e tanta altra materia che si potrebbe riassumere con l’esclamazione del generale Cambronne, è lecito, per piacere, parlarne? O si è necessariamente moralisti?
Soldini in questo film ne parla.
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I critici (spesso invidiosi, o no?) sembrano ghiotti di appigli che possano permettere loro di formulare il giudizio tranchant di moralismo. Che sembra essere la maggior vergogna in cui possa incorrere un autore. Perché il moralista è rigido (con gli altri più ancora che con se stesso), bacchettone, bigotto, spesso ipocrita. Non è un personaggio simpatico.
Ma quando ci si scontra con realtà con realtà sociali – l’Italia del presente, tanto per dire nome e cognome – pervase da opportunismo, affarismo, corruzione, ignoranza, arroganza, e tanta altra materia che si potrebbe riassumere con l’esclamazione del generale Cambronne, è lecito, per piacere, parlarne? O si è necessariamente moralisti?
Soldini in questo film ne parla. Consapevole del rischio di cui sopra, delega questo ruolo a una voce narrante diversa da quella del regista-narratore: è la voce del comandante Garibaldi, eroe del Risorgimento, battutosi per fondare una patria segna di questo nome. Anzi: è la voce della sua statua, che dall’alto del suo piedestallo, specie nel silenzio della notte, commenta amaramente con altre statue il misero presente (salvo litigare con quella del Cavalier Cazzaniga: il nome non è casuale. Chiedetevi chi sia, o sia stato, il Cavaliere per antonomasia).
Se il film ruotasse però attorno a questi dialoghi “ingessati” (è il caso di dirlo), sarebbe effettivamente triste. A risollevarlo, e a risollevare insieme l’umore degli spettatori, è una vicenda terrena, costituita da due storie (due fili narrativi), destinate inevitabilmente, dopo l’intreccio, all’incontro.
Lui (Valerio Mastrandrea, uno dei migliori attori italiani capaci di coniugare umorismo, tenerezza e malinconia) è un idraulico vedovo, alle prese con due figli adolescenti: una femmina, più grande, che, volendo fare la vissuta, finisce in una squallida vicenda da youtube; un maschio, più piccolo, magro, occhialuto, apparentemente fonte di guai (ma è l’uomo che verrà!).
Lei (Alba Rohrwacher, ugualmente una delle migliori) è un’artista squattrinata e sfortunata, sognatrice, timida e distratta. Ricorda per la sua dolce goffaggine la protagonista di “Pane e tulpani”.
Benché i protagonisti e i loro comprimari (interpretati da personaggi del calibro di Claudia Gerini, Luca Zingaretti, Giuseppe Battiston) si aggirino in un universo che sarebbe meglio dimenticare per la sua diffusa volgarità (Ah, Cambronne!), la storia va a buon fine, come tutte le commedie che si rispettino. Non solo perché lui e lei finiscono a letto, ma anche perché rimane aperto un varco. La speranza non è impersonata dalla cicogna (per quanto il ritorno i città di animali anche selvaggi sia un segno di tenacia della natura), bensì da Elia (Luca Dirodi). Introverso, chiuso, imprevedibile come tanti adolescenti, è però quello più incline ad uno stile di vita naturale, secondo i principi della decrescita felice, visto che conosce il valore dell’acqua, usa la bici e non il motorino, alleva segretamente una cicogna, e, istruito dall’amico Amanzio (Battiston), legge libri che altri suoi coetanei non leggono. E’ lui l’uomo che verrà, se riuscirà a conservare il suo candore. La sua suoneria? “O bella ciao”, la canzone della Resistenza.
Grazie a Soldini per il buon tempo, i sorrisi, le risate che ci ha regalato.
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dafne65
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lunedì 22 ottobre 2012
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bellissimo...
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Un film bellisimo, quando sono apparsi i titoli di coda ho pensato "non vedo l'ora di rivederlo". Gli attori tutti bravissimi, indimenticabili. Bella la trovata della moglie di Mastrandrea che gli parla nonostante sia morta. Ridi molto ma nello stesso tempo rifletti sui nostri tempi, pieni di cose brutte e squallide, ma per fortuna c'è sempre una speranza. Le statue parlanti sono sublimi. Un film che consiglio a tutti quelli che amano il bel cinema, e a chi dice che il cinema italiano non esiste più questa è una bellissima risposta.
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alex2044
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lunedì 22 ottobre 2012
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fra sogno e realtà
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Un bel film ,intelligente e ironico . Una favola con i piedi ben piantati nella realtà. Un film che ,dopo una partenza un po' lenta , migliora nettamente catturando l'interesse dello spettatore. Mastandrea è bravissimo e Battiston,Zingaretti e la Rohrwacher non gli sono da meno. Si ride,si sorride ma Garibaldi e Leopardi ci fanno anche pensare. Le riprese in una città immaginaria ci mostrano una Torino iper realista bellissima.
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lo stopper
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lunedì 22 ottobre 2012
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moderna commedia dallo sfondo scuro
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Surreale, malinconico, triste, quasi mai noioso, molto spesso divertente. Il nuovo film di Silvio Soldini racconta un’Italia alla deriva, in preda a corruzione ed indifferenza, che riesce pero’ a sopravvivere grazie all’onesta’ e alla buona volonta’ di due personaggi come Leo, idraulico vedovo ma costantemente in contatto con la moglie, e la pittrice Diana , artista angosciata da quotidiani problemi economici. I due saranno uniti dal destino prima nello studio di un avvocato truffaldino, poi sulle tracce di una cicogna smarrita.
Coprotagonisti della storia, i figli adolescenti di Leo: Elia, ornitologo e ambientalista in erba, che riesce quasi ad addomesticare la cicogna Agostina, e Maddalena, sprovveduta e sfortunata in amore, ma protetta comunque dall’affetto del padre.
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Surreale, malinconico, triste, quasi mai noioso, molto spesso divertente. Il nuovo film di Silvio Soldini racconta un’Italia alla deriva, in preda a corruzione ed indifferenza, che riesce pero’ a sopravvivere grazie all’onesta’ e alla buona volonta’ di due personaggi come Leo, idraulico vedovo ma costantemente in contatto con la moglie, e la pittrice Diana , artista angosciata da quotidiani problemi economici. I due saranno uniti dal destino prima nello studio di un avvocato truffaldino, poi sulle tracce di una cicogna smarrita.
Coprotagonisti della storia, i figli adolescenti di Leo: Elia, ornitologo e ambientalista in erba, che riesce quasi ad addomesticare la cicogna Agostina, e Maddalena, sprovveduta e sfortunata in amore, ma protetta comunque dall’affetto del padre.
Figure di rilievo del film di Soldini sono anche il padrone di casa di Diana, l’eccentrico Amanzio, e il fantasma della moglie di Leo, Teresa, preoccupata per la solitudine del marito e quindi sempre presente nelle sue notti insonni. La narrazione trova conforto e originalita’ nei pensieri di alcune grandi figure della nostra storia culturale, Garibaldi, Leopardi, Verdi, che dal posto privilegiato riservato alle loro statue in una grande citta’ (Torino), e grazie alle voci di Pierfrancesco Favino, Neri Marcore’ e Gigio Alberti, osservano un mondo sempre piu’ lontano dai loro ideali di umanita’ e liberta’.
La storia si sviluppa con fascino e leggerezza: si tratta di una favola dolce e suggestiva, innestata saldamente su uno sfondo di indifferenza e violenza, che rischia di travolgere i protagonisti sempre sul punto di massima esposizione. Ma tutti riusciranno a cavarsela dal momento che - per fortuna – poesia, cultura e amore fanno ancora parte della nostra vita.
Bravissimi gli attori: su tutti Valerio Mastandrea e Alba Rorhwacher (stavolta quasi carina con un inedito caschetto di capelli neri). Molto efficaci anche Giuseppe Battiston e il “fantasma” Claudia Gerini, nonche’ Luca Zingaretti nei panni del corrotto avvocato Malaffano. Una citazione particolare per il giovanissimo Luca Dirodi, sempre credibile e convincente nel ruolo di Elia, ragazzino che vive nel suo mondo al di fuori di ogni schema, e incredibilmente somigliante al Sergio Rubini di tanti anni fa. Insomma, un film da vedere, leggero ma non troppo.
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[+] ok...
(di gabrielpiazza)
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mercoledì
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lunedì 22 ottobre 2012
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viva la commedia quando è così
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una commedia talmente realistica da essere surreale. sempre molto intelligente e con un ottimo ritmo. ci si diverte e si riflette. cast al suo meglio. ancora una volta bravo, Soldini!
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flyanto
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domenica 21 ottobre 2012
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il decadimento della società contemporanea comment
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Commedia surreale in cui, attraverso le vicende di vari e strampalati personaggi, il regista "denuncia" il decadimento della società contemporanea. Originali e divertenti i dialoghi tra le varie statue di bronzo o marmo, monumenti nella città di Torino, che, commentando i fatti circostanti, fungono praticamente da coro come nelle tragedie greche classiche. Bravi anche tutti gli attori tra cui spiccano soprattutto Valerio Mastrandrea, Alba Rohrwacher e Luca Zingaretti. Leggero e romantico come il precedente "Pani e Tulipani" il film si risolve essere un ottimo spunto per riflettere.
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