deslauriers
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lunedì 12 novembre 2012
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schematico e raffazzonato
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Commedia debole, molle, schematica, buonista, raffazzonata. Fatevi un piacere e risparmiate i soldi del biglietto, soprattutto se siete estimatori dei film precedenti di Soldini.
Per usare la metafora calcistica (visto che viene utilizzata più volte anche nel film), mentre la borghesia milanese salottiera e artistoide si atteggia nell’ostentare il tifo per l’Inter (secondo loro la squadra “giusta” e “onesta” per cui tifare, fa niente se la famiglia Moratti ha quintali di scheletri negli armadi), la stragrande maggioranza della Milano proletaria (quello che una volta si chiamava popolo) continua imperterrita a seguire appassionatamente il Milan, nonostante il presidente ladro e corrotto che si ritrova.
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Commedia debole, molle, schematica, buonista, raffazzonata. Fatevi un piacere e risparmiate i soldi del biglietto, soprattutto se siete estimatori dei film precedenti di Soldini.
Per usare la metafora calcistica (visto che viene utilizzata più volte anche nel film), mentre la borghesia milanese salottiera e artistoide si atteggia nell’ostentare il tifo per l’Inter (secondo loro la squadra “giusta” e “onesta” per cui tifare, fa niente se la famiglia Moratti ha quintali di scheletri negli armadi), la stragrande maggioranza della Milano proletaria (quello che una volta si chiamava popolo) continua imperterrita a seguire appassionatamente il Milan, nonostante il presidente ladro e corrotto che si ritrova. Ai posteri l’interpretazione della parabola.
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deslauriers
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lunedì 12 novembre 2012
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debole, buonista, raffazzonato
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Film debole, molle, schematico, buonista, raffazzonato. Fatevi un piacere e risparmiate i soldi del biglietto, soprattutto se siete estimatori dei film precedenti di Soldini.
Per usare la metafora calcistica (visto che viene utilizzata più volte anche nel film), mentre la borghesia milanese salottiera e artistoide si atteggia nell’ostentare il tifo per l’Inter (secondo loro la squadra “giusta” e “onesta” per cui tifare, fa niente se la famiglia Moratti ha quintali di scheletri negli armadi), la stragrande maggioranza della Milano proletaria (quello che una volta si chiamava popolo) continua imperterrita a seguire appassionatamente il Milan, nonostante il presidente ladro e corrotto che si ritrova.
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Film debole, molle, schematico, buonista, raffazzonato. Fatevi un piacere e risparmiate i soldi del biglietto, soprattutto se siete estimatori dei film precedenti di Soldini.
Per usare la metafora calcistica (visto che viene utilizzata più volte anche nel film), mentre la borghesia milanese salottiera e artistoide si atteggia nell’ostentare il tifo per l’Inter (secondo loro la squadra “giusta” e “onesta” per cui tifare, fa niente se la famiglia Moratti ha quintali di scheletri negli armadi), la stragrande maggioranza della Milano proletaria (quello che una volta si chiamava popolo) continua imperterrita a seguire appassionatamente il Milan, nonostante il presidente ladro e corrotto che si ritrova. Ai posteri l’interpretazione della parabola.
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madrigal
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sabato 10 novembre 2012
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fratelli d'italia
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Soldini si affida ai ritratti di italiani costretti a sopravvivere in un mondo senza etica . Poetico e strambo, feroce e delicato, il film è l'ennesima riflessione sulla deriva del nostro paese sempre in equilibrio tra anime buone e spaventosi esempi di cinismo. Il commento dei grandi della storia (evitabile lo sforzo "dialettale" di Favino e Marcoré) è la voce della coscienza di un'Italia che ha perduto se stessa. Torino schiacciata verso il basso, pesa sui protagonisti che annaspano in vite in cui si è dannatamente soli. Non a caso il solo personaggio che dondola sull'ottimismo è un fantasma in bikini la cui unica nostalgia della vita terrena sembra essere l'aroma del caffè.
L'happy end è nella solita speranza nell'amore come unica soluzione possibile al malessere.
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Soldini si affida ai ritratti di italiani costretti a sopravvivere in un mondo senza etica . Poetico e strambo, feroce e delicato, il film è l'ennesima riflessione sulla deriva del nostro paese sempre in equilibrio tra anime buone e spaventosi esempi di cinismo. Il commento dei grandi della storia (evitabile lo sforzo "dialettale" di Favino e Marcoré) è la voce della coscienza di un'Italia che ha perduto se stessa. Torino schiacciata verso il basso, pesa sui protagonisti che annaspano in vite in cui si è dannatamente soli. Non a caso il solo personaggio che dondola sull'ottimismo è un fantasma in bikini la cui unica nostalgia della vita terrena sembra essere l'aroma del caffè.
L'happy end è nella solita speranza nell'amore come unica soluzione possibile al malessere. Bravi tutti, in particolar modo Battisiton e Rorhwacher. Divertenti i costumi e la musica. da vedere.
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fausto soregaroli
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martedì 6 novembre 2012
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vivere per l'amore che abbiamo da offrire
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Nel film potremmo trovare infinite variabili da comparare e potremmo anche leggerlo in termini antitetici: pessimista od ottimista. Potremmo scrivere per intere pagine di tutto questo.
Quello che mi ha colpito è il rapporto fra Agostina ed Elia, simbolico e tutto reale.
Non lo vedo come la storia di un'Italia liricamente perduta, ma come un film dove la profondita e la forza del lirismo che esprime - rappresentata all'apice, appunto, dal sodalizio tra la cicogna e il ragazzino -, indica allo spettatore la via maestra da percorrere per un'autentica evoluzione umana e spirituale.
Fausto Soregaroli
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moulinsky
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martedì 6 novembre 2012
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meglio tacere, anonimo persiano
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E’ possibile che Battiston poliglotta studioso a tempo perso delle lingue non conosca poi il tedesco, mica l’aramaico, quando si tratta di rispondere a una telefonata dalla Svizzera? Sì, se siamo dentro a un film che si cimenta con la commedia grottesca senza averne l’indole né lo spunto, lontano anni luce pure dal precedente Pane e tulipani, perlomeno rocambolesco. E deraglia a ogni snodo della storia che si dipana inutilmente intricata per legare insieme i destini di personaggi mai sopra il ruolo della macchietta, con l’aggravante di voler recitare con influenze dialettali non richieste nemmeno dalla toponomastica di una improbabile Torino punteggiata da monumenti posticci. Soldini pesca dal barattolo come in certi giochi per intellettuali scemi una cicogna, un gruppo di statue petulanti con le voci di Favino, Alberti e Marcoré come in un cartone doppiato della Pixar, un cast di personaggi insopportabili (Mastandrea sempre mesto, Zingaretti parruccato peggio di Crozza e inutilmente sopra le righe, la Rohrwacher più espressiva con la maschera, Battiston sempre più Ollio senza Stanlio, la Gerini fuori tempo massimo in due pezzi con pareo, più due fratelli ragazzini quantomeno improbabili e un cinese) e cucina un film che sembra essere il progetto che a un autore post-moderno potrebbe pure sembrare una sfida non fosse che qui il giochino si risolve senza fiato in una serie di gag scontate come neanche in Oggi le comiche: parrucchini che volano, distratte pseudo-artiste che inciampano sulle scale, rischiando la vita al passaggio di auto e biciclette, idraulici che svengono, acquari che si rompono, teste che cadono, morti che parlano.
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E’ possibile che Battiston poliglotta studioso a tempo perso delle lingue non conosca poi il tedesco, mica l’aramaico, quando si tratta di rispondere a una telefonata dalla Svizzera? Sì, se siamo dentro a un film che si cimenta con la commedia grottesca senza averne l’indole né lo spunto, lontano anni luce pure dal precedente Pane e tulipani, perlomeno rocambolesco. E deraglia a ogni snodo della storia che si dipana inutilmente intricata per legare insieme i destini di personaggi mai sopra il ruolo della macchietta, con l’aggravante di voler recitare con influenze dialettali non richieste nemmeno dalla toponomastica di una improbabile Torino punteggiata da monumenti posticci. Soldini pesca dal barattolo come in certi giochi per intellettuali scemi una cicogna, un gruppo di statue petulanti con le voci di Favino, Alberti e Marcoré come in un cartone doppiato della Pixar, un cast di personaggi insopportabili (Mastandrea sempre mesto, Zingaretti parruccato peggio di Crozza e inutilmente sopra le righe, la Rohrwacher più espressiva con la maschera, Battiston sempre più Ollio senza Stanlio, la Gerini fuori tempo massimo in due pezzi con pareo, più due fratelli ragazzini quantomeno improbabili e un cinese) e cucina un film che sembra essere il progetto che a un autore post-moderno potrebbe pure sembrare una sfida non fosse che qui il giochino si risolve senza fiato in una serie di gag scontate come neanche in Oggi le comiche: parrucchini che volano, distratte pseudo-artiste che inciampano sulle scale, rischiando la vita al passaggio di auto e biciclette, idraulici che svengono, acquari che si rompono, teste che cadono, morti che parlano. Quale poesia, quale leggerezza… più triste la rappresentazione di questa Italia che l’Italia stessa!
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paolocarburi
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lunedì 5 novembre 2012
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ironico, anche troppo...
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Il Comandante e la Cicogna è un piccolo spunto di riflessione colmo di ironia, forse anche troppa, su quella che è la situazione sociale di questo paese.
Due sono le storie che s'intrecciano in questo piccolo palchetto italiano ricostruito da Silvio Soldini: una è quella di una famiglia sostenuta da Leo, idraulico che si ritrova a dover crescere due figli adolescenti dopo la prematura scomparsa della moglie e l'altra invece è quella di Diana, artista colma di quegli stimoli che l'Italia sa donare ma continuamente tentata alla fuga verso Berlino, città dove forse troverebbe quelle opportunità che l'Italia non sa invece dare (proprio questi giorni è uscito un studio su La Repubblica di un nuovo fenomeno migratorio dei giovani italiani verso la Germania).
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Il Comandante e la Cicogna è un piccolo spunto di riflessione colmo di ironia, forse anche troppa, su quella che è la situazione sociale di questo paese.
Due sono le storie che s'intrecciano in questo piccolo palchetto italiano ricostruito da Silvio Soldini: una è quella di una famiglia sostenuta da Leo, idraulico che si ritrova a dover crescere due figli adolescenti dopo la prematura scomparsa della moglie e l'altra invece è quella di Diana, artista colma di quegli stimoli che l'Italia sa donare ma continuamente tentata alla fuga verso Berlino, città dove forse troverebbe quelle opportunità che l'Italia non sa invece dare (proprio questi giorni è uscito un studio su La Repubblica di un nuovo fenomeno migratorio dei giovani italiani verso la Germania).
Il Film risulta piacevolmente descrittivo e racconta situazioni che troviamo tutti i giorni in questo paese, soprattutto in questo preciso periodo storico. Purtroppo questa freschezza descrittiva si perde nella seconda parte del Film dove vediamo arrancare la narrazione che non riesce più a sviluppare il percorso in maniera originale. Come dire nella prima parte il Film procede in modo impeccabile poi va in confusione in quanto viene farcito di episodi che dovrebbero arricchire un finale assai scontato ma non ci riescono e non dico che appesantiscano il film, che è molto piacevole, ma risultano essere un chiaro diversivo a una mancata originalità.
Per il resto le interpretazioni migliori sono sicuramente quelle dei personaggi principali. Valerio Mastandrea ricopre in maniera impeccabile la parte del padre premuroso e lavoratore (uomo di altri tempi) mentre Alba Rohrwacher gioca con le espressioni per descrivere uno stato d'animo confuso e frustrato cosa affine a tanti giovani d'oggi, magistrale.
Che dire, il film è ben riuscito, descrive abbastanza bene anche certi lati della corruzione di questo paese, della povertà etica di questo piccolo stivale; accenna e fa bene, anche alla lotta tra poveri, sempre più viva e fervida nelle città dove gente che non ha niente si sputa addosso e si ruba a vicenda senza capire che forse il problema è altrove e dove la stessa gente si accontenta di campicchiare saltellando sulle spalle di chi sta peggio senza incazzarsi più di tanto.
Ecco, forse ho trovato, il film è poco incazzato e forse parlare di queste cose in questo modo, oggi, non te lo puoi permettere; non mi piace il finale legato alla provvidenza che provvederà a un futuro migliore, che porterà le cose a migliorare al fine di renderci tutti più felici. Il Film non dice che questo forse succederà a discapito di una generazione e a me sinceramente questa omissione piace ben poco.
Il Comandante e la Cicogna è una commedia, ma una commedia che osa poco, troppo poco.
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anribeil
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domenica 4 novembre 2012
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l'amara favola di un'italia da non rifare
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Una commedia deliziosa che riporta Soldini dalle parti del suo inarrivabile Pane e Tulipani. Frutto di un'originale sceneggiatura e di un cast straordinario. Su tutti, Valerio Mastrandrea che dà colore e anima a un personaggio memorabile, idraulico generoso e padre paziente, l'altra faccia ingenua e operaia di un'Italia furba fino alla corruzione. Intorno a lui un carosello di personaggi, più o meno integrati. Da una parte ladri pittrici e studenti, saggi e sognanti ma malinconicamente spinti ai margini della società (straordinario come sempre Battiston nelle vesti di un curioso e colto teorico del non lavorare), dall'altra avvocati detective faccendieri che si muovono solo per saziare le loro brame di ricchezza (bravo Zingaretti avvocato viscido e traffichino).
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Una commedia deliziosa che riporta Soldini dalle parti del suo inarrivabile Pane e Tulipani. Frutto di un'originale sceneggiatura e di un cast straordinario. Su tutti, Valerio Mastrandrea che dà colore e anima a un personaggio memorabile, idraulico generoso e padre paziente, l'altra faccia ingenua e operaia di un'Italia furba fino alla corruzione. Intorno a lui un carosello di personaggi, più o meno integrati. Da una parte ladri pittrici e studenti, saggi e sognanti ma malinconicamente spinti ai margini della società (straordinario come sempre Battiston nelle vesti di un curioso e colto teorico del non lavorare), dall'altra avvocati detective faccendieri che si muovono solo per saziare le loro brame di ricchezza (bravo Zingaretti avvocato viscido e traffichino). Un'Italia divisa spaccata inconciliabile, fatta di moderne camicie rosse destinate a combattere inutilmente per valori dismessi, in fila dietro al Comandante, i'eroe dei due mondi, protagonista da statua di un epico scontro con quella, dirimpetto, del Cavalier Cazzaniga, simbolo dell'Italia democristiana e palazzinara. Illuminante lo scambio finale di battute tra il Comandante e la Cicogna, con quell'amara constatazione di come combattere sia stato (...ed è) inutile.
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stolencar
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domenica 4 novembre 2012
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... e soldini non sbaglia un film
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Con Soldini si va sul sicuro anche quando mescola i generi fino a produrre una pellicola "alla soldini". Merito quest'ultimo riservato solo ai grandi. Lo spettatore si tuffa in una Torino, ma potrebbe essere qualsiasi altra città d'Italia, dove i suoi personaggi si muovono e si relazionano tra di loro e con l'ambiente circostante composto anche di statue parlanti e di animali, solo in modo apparentemente casuale.
L'idraulico Leo (Mastandrea) è il perno intorno al quale ruota una vicenda di quotidianità non banale; vedovo di una moglie che gli appare in bikini tutte le notti verso le 4 mattina (Claudia Gerini)deve risolvere i problemi dei due figli Elia e Maddalena. Nella vicenda, grzie alla solida e impeccabile sceneggiatura si intrecciatono le vite di uno strano personaggio (Battiston) e una Rohrwacher alla ricerca estenuante di soldi per pagare un affitto e di una collocazione professionale adeguata.
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Con Soldini si va sul sicuro anche quando mescola i generi fino a produrre una pellicola "alla soldini". Merito quest'ultimo riservato solo ai grandi. Lo spettatore si tuffa in una Torino, ma potrebbe essere qualsiasi altra città d'Italia, dove i suoi personaggi si muovono e si relazionano tra di loro e con l'ambiente circostante composto anche di statue parlanti e di animali, solo in modo apparentemente casuale.
L'idraulico Leo (Mastandrea) è il perno intorno al quale ruota una vicenda di quotidianità non banale; vedovo di una moglie che gli appare in bikini tutte le notti verso le 4 mattina (Claudia Gerini)deve risolvere i problemi dei due figli Elia e Maddalena. Nella vicenda, grzie alla solida e impeccabile sceneggiatura si intrecciatono le vite di uno strano personaggio (Battiston) e una Rohrwacher alla ricerca estenuante di soldi per pagare un affitto e di una collocazione professionale adeguata.
Tra l'onirico di "Pani e Tulipani" e le trovate magiche di "Agata e la Tempesta", questa pellicola bene si inserisce nella produzione artistica di Soldini, sia pur caratterizzandosi da una nota amara più spiccata rispetto ai film sopra riochiamati, grazie anche al finale solo (probabilmente la nota maggiormente realistica di tutto il film).
Avrebbe potutto essere un capovalore se il personaggio della Rohrwacher non fosse stato anch'esso così eccessivamente strampalato, quantunque interpretato mirabilmente dall'attrice. Bravo Zingaretti e interessante il cameo di Cederna che interpreta il direttore/titolare di un spuermercato.
Soldini: avanti tutta!
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francymovies
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lunedì 29 ottobre 2012
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nobel all'autore del trailer
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Ragazzi è un film di una noia mortale. Accostamento a Pane e Tulipani? Un'eresia. I film si perde in caroselli fiabeschi spesso senza senza (almeno apparentemente) e fini a se stessi. Molto brava Alb Rohrwacher che dimostra grande versatilità riuscendo in ruoli drammatici e divertenti. Il film è reputato "di interesse culturale".... ma non ne ho capito il perchè. La parte più divertente, forse, e quando il regista dà spazio alla voce delle statue!
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anna v.
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lunedì 29 ottobre 2012
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uno sguardo amaro su un italia alla deriva
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E' lo sguardo di Soldini su un Italia che ha perso, oltre che i suoi valori fondanti, anche il senso stesso e lo scopo della sua unità.
Le storie dei due protagonisti (Valerio Mastrandrea e Alba Rohrwacher) si sviluppano in questo scenario di corruzione, ignoranza e opportunismo generalizzati, per poi incontrarsi e riconoscersi quali unici eroi contemporanei, portatori di valori sani. Il tutto supervisionato da statue parlanti di eroi "classici" (tra gli altri, Garibaldi e Leopardi) che nella loro immobile condizione devono assistere, loro malgrado, alla deriva di un Italia che loro stessi hanno contribuito a creare e rendere grande e degna di rispetto.
Il senso del film è più che condivisibile, anche se l'idea di far commentare a statue parlanti lo sfacelo dei valori fondanti di un Italia che sembra perduta, toglie continuità e fluidità alla storia, tanto che non si arriva mai ad entusiasmarsi per i personaggi e ad immedesimarsi con essi; e questo nonostante l'indiscutibile bravura dei due protagonisti (per i quali il giudizio del film merita tre stelline e non due).
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E' lo sguardo di Soldini su un Italia che ha perso, oltre che i suoi valori fondanti, anche il senso stesso e lo scopo della sua unità.
Le storie dei due protagonisti (Valerio Mastrandrea e Alba Rohrwacher) si sviluppano in questo scenario di corruzione, ignoranza e opportunismo generalizzati, per poi incontrarsi e riconoscersi quali unici eroi contemporanei, portatori di valori sani. Il tutto supervisionato da statue parlanti di eroi "classici" (tra gli altri, Garibaldi e Leopardi) che nella loro immobile condizione devono assistere, loro malgrado, alla deriva di un Italia che loro stessi hanno contribuito a creare e rendere grande e degna di rispetto.
Il senso del film è più che condivisibile, anche se l'idea di far commentare a statue parlanti lo sfacelo dei valori fondanti di un Italia che sembra perduta, toglie continuità e fluidità alla storia, tanto che non si arriva mai ad entusiasmarsi per i personaggi e ad immedesimarsi con essi; e questo nonostante l'indiscutibile bravura dei due protagonisti (per i quali il giudizio del film merita tre stelline e non due).
Infine, risulta francamente un po' ridicola la figura della defunta moglie del protagonista, con la quale intrattiene vivaci discussioni notturne, che finisce per scomparire piroettando una volta che il marito ritrova l'insperata serenità amorosa.
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[+] ridicola?
(di mauro.t)
[ - ] ridicola?
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