renato volpone
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giovedì 29 novembre 2012
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gli splendidi vecchi
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Cinque "vecchi" amici vengono messi a dura prova dall'età, dalle malattie e dalla cocciutaggine. Da una battuta fatta per caso "...e se andassimo tutti a vivere insieme?" nasce l'idea di una comune di persone anziane. Per di più il loro esperimento viene seguito e filmato passo passo da un giovane antropologo. Il film é dolcissimo e non si possono trattenere le lacrime dinanzi all'ultimo brindisi, ma lo si fa con la gioia nel cuore perché tutte i malanni e i difetti della vecchiaia vengono esorcizzati. Splendide Jane Fonda e Geraldine Chaplin, Ma anche tutti gli uomini, per non parlare del cane. Ogni scena é una trovata, un'invenzione e, dopo "Marigold Hotel" si scopre con gioia quest'altra perla che ci racconta la terza età, anche dal lato sessuale.
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Cinque "vecchi" amici vengono messi a dura prova dall'età, dalle malattie e dalla cocciutaggine. Da una battuta fatta per caso "...e se andassimo tutti a vivere insieme?" nasce l'idea di una comune di persone anziane. Per di più il loro esperimento viene seguito e filmato passo passo da un giovane antropologo. Il film é dolcissimo e non si possono trattenere le lacrime dinanzi all'ultimo brindisi, ma lo si fa con la gioia nel cuore perché tutte i malanni e i difetti della vecchiaia vengono esorcizzati. Splendide Jane Fonda e Geraldine Chaplin, Ma anche tutti gli uomini, per non parlare del cane. Ogni scena é una trovata, un'invenzione e, dopo "Marigold Hotel" si scopre con gioia quest'altra perla che ci racconta la terza età, anche dal lato sessuale. Assolutamente da non perdere.
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angelo umana
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domenica 9 dicembre 2012
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una bara rosa in mezzo a un corteo nero
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In effetti, quando di anni se ne ha un discreto numero, che importanza ha che si pensi di essere nell’anno 1986 invece che nel 2011, cosa cambia? Anche se a dirlo è un anziano dell’allegra combriccola di “E se vivessimo tutti insieme?” affetto da una "normale" malattia di Alzheimer, l’importanza è del tutto relativa. Come per tutto il gruppo di cinque amici conta molto passare bene il tempo che rimane e perciò decidono di vivere tutti assieme nella casa di una coppia del gruppo, dove c’è perfino spazio per installare una piscina al posto dell’orto malcurato, senza le coercizioni di una casa di riposo, in un edonistico disordine organizzato.
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In effetti, quando di anni se ne ha un discreto numero, che importanza ha che si pensi di essere nell’anno 1986 invece che nel 2011, cosa cambia? Anche se a dirlo è un anziano dell’allegra combriccola di “E se vivessimo tutti insieme?” affetto da una "normale" malattia di Alzheimer, l’importanza è del tutto relativa. Come per tutto il gruppo di cinque amici conta molto passare bene il tempo che rimane e perciò decidono di vivere tutti assieme nella casa di una coppia del gruppo, dove c’è perfino spazio per installare una piscina al posto dell’orto malcurato, senza le coercizioni di una casa di riposo, in un edonistico disordine organizzato. L’unico “infermiere” o forza giovane è un ragazzo tedesco trapiantato in Francia, che vuole preparare una tesi universitaria sulla “condizione degli anziani presso gli aborigeni australiani”. In quel posto ha però materia prima in abbondanza per studiare gli anziani presso gli europei, la loro sessualità, l’auto-organizzazione realizzata con le ricche competenze di ognuno, al punto da ritenere che quella è una “comunità che fa tendenza”.
C’è Jeanne (l’affascinante Jane Fonda, 75 anni, coi magnifici occhi acquosi di lacrime che aveva papà Henry), la più fantasiosa del gruppo ed anche la prima ad andarsene in cielo, con “una bara rosa in mezzo a un corteo nero” come ha voluto; la coppia padrona di casa è quella di Jean (Guy Bedos, 78 a.) e Annie (Geraldine Chaplin, 68 a.); c’è poi Albert (Pierre Richard, 78 anni), quello dell’Alzheimer incombente, marito di Jeanne, e infine Claude (Claude Blanchard, 83 anni), scapolo gaudente, fotografo che “dopo aver fotografato matrimoni per mestiere preferisce ritrarre le puttane” (ne frequenta una molto bella e la frase è rivelatrice del valore di moltissimi matrimoni, più mediatici che riusciti). E’ lui l’amante per eccellenza del gruppo, godeva delle grazie di Annie in un albergo il martedì e di Jeanne il giovedì, 40 anni prima.
E’ un film misurato e gradevolissimo, non da passioni forti come si conviene all’età del disincanto, dove tutto è nei giorni che restano e tutto ha un’importanza relativa. La combriccola è davvero allegra, molto più dei trentenni spesso pensosi e improblemiti sullo schermo. La vecchiaia, tema sempre più visitato dal cinema, deve essere come stare in alto su una montagna, salendovi le cose in basso diventano sempre più piccole; diventa relativo e perfino carino ad esempio che il gruppo dei sopravvissuti a Jeanne la cerchi chiamandola per strada dopo morta, solo per assecondare lo smemorato Albert. E bene fanno i registi ad occuparsi di vecchiaia perché, come dice Jeanne all’inizio: “Assicuriamo tutto, l’auto, la casa, la vita, ma non ci preoccupiamo di quello che faremo nei nostri ultimi anni”.
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siebenzwerg
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martedì 4 dicembre 2012
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come i vecchi possono difendersi dal sistema
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È inevitabile il paragone con Marigold Hotel ma la somiglianza del soggetto è solo superficiale. Là c'erano gli anziani che vogliono lasciarsi alle spalle la loro vita ordinaria per qualcosa di diverso o per recuperare sentimenti perduti, qui questi vecchi sono saldamente radicati nella loro vita, che amano, che vivono e a cui si tengono stretti. Proprio per questo e in questo ha senso l'idea del soggetto, una "comune", in cui i vecchi si difendono da ciò che i figli, la società, la medicina, predispongono obbligatoriamente per la loro fine, per "il loro bene". È un'angolazione del problema molto intelligente. Le interpretazioni sono splendide, cinque caratteri ognuno originale e diverso dagli altri e pienamente credibili come parabole di tutta una vita.
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È inevitabile il paragone con Marigold Hotel ma la somiglianza del soggetto è solo superficiale. Là c'erano gli anziani che vogliono lasciarsi alle spalle la loro vita ordinaria per qualcosa di diverso o per recuperare sentimenti perduti, qui questi vecchi sono saldamente radicati nella loro vita, che amano, che vivono e a cui si tengono stretti. Proprio per questo e in questo ha senso l'idea del soggetto, una "comune", in cui i vecchi si difendono da ciò che i figli, la società, la medicina, predispongono obbligatoriamente per la loro fine, per "il loro bene". È un'angolazione del problema molto intelligente. Le interpretazioni sono splendide, cinque caratteri ognuno originale e diverso dagli altri e pienamente credibili come parabole di tutta una vita. La resa cinematografica piuttosto mi è sembrata poco vivace, tutta un po' volutamente dimessa, fotografia abbastanza uniforme e impersonale, momenti potenzialmente commoventi quasi tagliati via (bellissima la scena in cui l'anziano malato di Alzheimer decide di strappare dal diario ciò che gli fa male ricordare), fanno pensare che il regista avesse paura di eccessi drammatici o patetici. A mio giudizio rischia l'eccesso opposto, annacquando con sorrisi o bizzarrie senili, momenti cruciali e profondi delle loro vite. Mi accorgo che parlo come se i personaggi fossero persone reali cui il regista avrebbe dovuto dare più valore, questo sta a testimoniare quanto, al di là di tutto, il film e gli attori siano riusciti a fare arrivare questa vicenda, apparentemente una storia semplice ma di grande forza.
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donni romani
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martedì 4 dicembre 2012
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la vecchiaia fa meno paura se non si è soli
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Mai come negli ultimi mesi abbiamo assistito, a livello cinematografico, ad un ritorno di interesse per storie che coinvolgono anziani, da "Amour" a "Marigold Hotel" a "Di nuovo in gioco" i registi mettono in campo, ognuno con il proprio calibro, protagonisti avviati verso la fine della vita. Robelin sceglie l'apparente via della leggerezza ma la pesantezza della senilità si intuisce tra le rughe dei cinque protagonisti e l'amarezza del quotidiano di fa strada anche nei salotti borghesi in cui si riuniscono allegramente gli amici di una vita, Jeanne, sposata con Albert, Annie sposata con Jean e Claude, scapolo impenitente.
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Mai come negli ultimi mesi abbiamo assistito, a livello cinematografico, ad un ritorno di interesse per storie che coinvolgono anziani, da "Amour" a "Marigold Hotel" a "Di nuovo in gioco" i registi mettono in campo, ognuno con il proprio calibro, protagonisti avviati verso la fine della vita. Robelin sceglie l'apparente via della leggerezza ma la pesantezza della senilità si intuisce tra le rughe dei cinque protagonisti e l'amarezza del quotidiano di fa strada anche nei salotti borghesi in cui si riuniscono allegramente gli amici di una vita, Jeanne, sposata con Albert, Annie sposata con Jean e Claude, scapolo impenitente. Le riunioni apparentemente serene nascondono fragilità e malattie: Jeanne sta morendo di cancro ma non vuole che il marito Albert lo sappia, perchè sta affrontando i primi sintomi di Alzheimer, Annie ed il marito litigano per ogni sciocchezza e Claude ha avuto un attacco di cuore. I figli vorrebbero che andassero in case di riposo, che abdicassero al loro ruolo sociale per essere affidati a degli adulti responsabili, loro al contrario non ne vogliono sapere e decidono così di andare a vivere tutti insieme, per proteggersi dalle aggressioni della vita, e dalla incombente mancanza di autonomia. A loro si unisce Dirk, uno studente tedesco che sta preparando una tesi sugli anziani, e che diventerà il confidente di Jeanne, che ad un passo dalla morte ha voglia di parlare di vita, di amore, di sesso e di tradimento, forse per esorcizzare i dolori, o per ricordare a se stessa che ha vissuto, che ha amato, che è stata altro da un corpo che si sta arrendendo. Alcuni passaggi del film lasciano il sospetto di manierismo, di una studiata partitura in cui i momenti cruciali vadano sempre stemperati da un sottile umorismo, da un grottesco confronto su storie di vecchi tradimenti, da uno sberleffo o una situazione comica - Claude che grazie al Viagra vuol passare un pomeriggio di passione ed incontra il figlio è uno dei tanti esempi - quasi che Robelin avesse paura di spingere sull'acceleratore del dramma, quasi che volesse a tutti i costi dare una ventata di allegria ad un contesto malinconico e disperato, ma il film resta comunque intonato, attento ad accompagnare con calda empatia i momenti più delicati senza mai scendere al compromesso della scena madre ricattatoria. Il personaggio di Albert è decisamente il termometro di una vita che sta scomparendo, il suo diario dove appunta - e cancella - il quotidiano che non ricorda più, il suo rispettare in silenzio la volontà di Jeanne di non curarsi più e l'apprensione con cui la cerca alla fine del film sono tra i momenti più intensi di una pellicola che vola alto quando lascia che sia la verità ad essere protagonista e segna un po' il passo nei passaggi di spensieratezza, sia pure sostenuti da un cast in stato di grazia, che diffonde naturalezza e grazia senza mai eccedere in protagonismi, lasciando che dai loro visi segnati e dal loro corpi sfioriti traspaia tutta la vitalità di chi ancora non si rassegna alla fine.
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flyanto
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domenica 9 dicembre 2012
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quando la convivenza può un minimo rendere sopport
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ommedia dolce-amara in cui si racconta la decisione di due coppie di anziani più uno scapolo "tombeur de femmes", tutti e cinque legati da profonda amicizia ed affetto, di vivere insieme gli ultimi giorni della loro esistenza condividendo la stessa casa. Ironico, divertente in alcuni momenti e malinconico in altri, sensibile e delicato (come tutte le opere cinematografiche francesi) nello trattare la difficile età della vecchiaia con tutti i suoi problemi annessi e connessi, questa pellicola sembra essere stata ideata per "riscaldare" il cuore dello spettatore e per prendere coscienza di quello che la terza età può comportare in chi la sta vivendo in prima persona ed in chi assiste le persone che appartengono a questa fascia d'età.
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ommedia dolce-amara in cui si racconta la decisione di due coppie di anziani più uno scapolo "tombeur de femmes", tutti e cinque legati da profonda amicizia ed affetto, di vivere insieme gli ultimi giorni della loro esistenza condividendo la stessa casa. Ironico, divertente in alcuni momenti e malinconico in altri, sensibile e delicato (come tutte le opere cinematografiche francesi) nello trattare la difficile età della vecchiaia con tutti i suoi problemi annessi e connessi, questa pellicola sembra essere stata ideata per "riscaldare" il cuore dello spettatore e per prendere coscienza di quello che la terza età può comportare in chi la sta vivendo in prima persona ed in chi assiste le persone che appartengono a questa fascia d'età. Molto toccanti le figure di tutti i protagonisti anziani: da Jane Fonda (brava e sempre bella ed affascinante nonostante l'età) a Pierre Richard (il migliore per la sua interpretazione) e Claude Rich ed al giovane dog-sitter Guy Bedos che qui si adopera per loro più di un figlio vero. Ma il film è anche un inno ai veri sentimenti ed affetti che costituiscono la base per un'amicizia solida e sincera che mai, nemmeno la morte, riuscirà a dividere le persone.
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flyanto
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domenica 9 dicembre 2012
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Commedia dolce-amara in cui si racconta la decisione di due coppie di anziani più uno scapolo "tombeur de femmes", tutti e cinque legati da profonda amicizia ed affetto, di vivere insieme gli ultimi giorni della loro esistenza condividendo la stessa casa. Ironico, divertente in alcuni momenti e malinconico in altri, sensibile e delicato (come tutte le opere cinematografiche francesi) nello trattare la difficile età della vecchiaia con tutti i suoi problemi annessi e connessi, questa pellicola sembra essere stata ideata per "riscaldare" il cuore dello spettatore e per prendere coscienza di quello che la terza età può comportare in chi la sta vivendo in prima persona ed in chi assiste le persone che appartengono a questa fascia d'età.
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Commedia dolce-amara in cui si racconta la decisione di due coppie di anziani più uno scapolo "tombeur de femmes", tutti e cinque legati da profonda amicizia ed affetto, di vivere insieme gli ultimi giorni della loro esistenza condividendo la stessa casa. Ironico, divertente in alcuni momenti e malinconico in altri, sensibile e delicato (come tutte le opere cinematografiche francesi) nello trattare la difficile età della vecchiaia con tutti i suoi problemi annessi e connessi, questa pellicola sembra essere stata ideata per "riscaldare" il cuore dello spettatore e per prendere coscienza di quello che la terza età può comportare in chi la sta vivendo in prima persona ed in chi assiste le persone che appartengono a questa fascia d'età. Molto toccanti le figure di tutti i protagonisti anziani: da Jane Fonda (brava e sempre bella ed affascinante nonostante l'età) a Pierre Richard (il migliore per la sua interpretazione) e Claude Rich ed al giovane dog-sitter Guy Bedos che qui si adopera per loro più di un figlio vero. Ma il film è anche un inno ai veri sentimenti ed affetti che costituiscono la base per un'amicizia solida e sincera che mai, nemmeno la morte, riuscirà a dividere le persone.
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