lety kant
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martedì 20 dicembre 2011
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holmes, watson e la "relazione atipica".
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Capita raramente che un sequel superi in volata il film che lo ha preceduto, e senza arroganza, quest'ultimo faccia fatica a guardarlo in faccia. La relazione atipica tra il cervellotico Holmes e il medico dai molteplici talenti (quel bel pezzo di figliolo di Jude Law) Watson, domina incontrastata tra le mura di un oscuro gioco di ombre. Trama eccellente, studiata nei minimi particolari, con veli di sagace ironia e comicità straordinari. Una sceneggiatura sensazionale, che rende reale la dicotomia action/comedy, brillantemente esaltata da un cast oltre i limiti della bravura. Il cattivo ragazzo Robert Downey Jr (nei panni dell'investigatore senza lente Holmes) si redime e porta a galla una competenza recitativa inaspettata, rispettando la celebre figura del detective britannico, ma arricchendolo con una minuzia di particolari e ingredienti che assicurano il successo del personaggio.
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Capita raramente che un sequel superi in volata il film che lo ha preceduto, e senza arroganza, quest'ultimo faccia fatica a guardarlo in faccia. La relazione atipica tra il cervellotico Holmes e il medico dai molteplici talenti (quel bel pezzo di figliolo di Jude Law) Watson, domina incontrastata tra le mura di un oscuro gioco di ombre. Trama eccellente, studiata nei minimi particolari, con veli di sagace ironia e comicità straordinari. Una sceneggiatura sensazionale, che rende reale la dicotomia action/comedy, brillantemente esaltata da un cast oltre i limiti della bravura. Il cattivo ragazzo Robert Downey Jr (nei panni dell'investigatore senza lente Holmes) si redime e porta a galla una competenza recitativa inaspettata, rispettando la celebre figura del detective britannico, ma arricchendolo con una minuzia di particolari e ingredienti che assicurano il successo del personaggio. La sua maestria riesce ad adombrare i suoi magnetici occhioni blu e il suo sex appeal incondizionato: parliamo del bel dottore che sveste all'occasione i suoi abiti da lavoro, per vestire quelli di co-protagonista investigatore Watson (il "Giuda" inglese Jude Law). Guy Ritchie (valente regista, nonchè ex marito dell'estrosa Madonna) riesce argutamente a presentare allo spettatore un prodotto che allieta culturalmente lo spettatore, coreografato da effetti speciali candidabili all'Oscar. E' un film per un pubblico "neuronico" che riesca ben a comprendere la magnifica intelligenza della mente umana, insieme a tocchi di risate senza epilogo. La relazione/collaborazione tra i due protagonisti supera i limiti temporali e sentimentali di qualsivoglia libro, portando in auge l'autenticità tangibile dell'Amicizia, con la A maiuscola, quella che sconfina ogni universo, che non segue alcun andamento, e così bella, perchè talmente rara da essere introvabile. Deliziarsi in 2 ore, ridendo e riflettendo al tempo stesso, magnificamente introdotti in un gioco di ombre.
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cenox
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venerdì 13 gennaio 2012
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un sequel all'altezza (vertiginosa) del primo
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Watson, ormai promesso sposo della sua Mary, si è deciso a fare il grande passo, ma non ha scelto il momento migliore, perchè Holmes è alle prese con l'antagonista per eccellenza, la sua nemesi, il Prof. Moriarty. E si sa, quando Holmes è occupato con un caso che potrà sconvolgere gli equilibri di due nazioni addirittura, Watson non potrà fare nulla per sottrarsi, e dare una mano al suo migliore amico. Inoltre il malefico Prof. prenderà in ostaggio la bella Adler, che l'innamorato Holmes, vede come la persona che vuole accanto. E così Watson che si vedrà rovinato il suo viaggio di nozze, farà di tutto per riuscire, come sempre, a dare il suo fondamentale contributo al famoso investigatore.
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Watson, ormai promesso sposo della sua Mary, si è deciso a fare il grande passo, ma non ha scelto il momento migliore, perchè Holmes è alle prese con l'antagonista per eccellenza, la sua nemesi, il Prof. Moriarty. E si sa, quando Holmes è occupato con un caso che potrà sconvolgere gli equilibri di due nazioni addirittura, Watson non potrà fare nulla per sottrarsi, e dare una mano al suo migliore amico. Inoltre il malefico Prof. prenderà in ostaggio la bella Adler, che l'innamorato Holmes, vede come la persona che vuole accanto. E così Watson che si vedrà rovinato il suo viaggio di nozze, farà di tutto per riuscire, come sempre, a dare il suo fondamentale contributo al famoso investigatore. Mai come questa volta, il caso sarà spinoso ed imprevedibile, contribuendo a fare del film, un ottimo concentrato di esplosioni, fughe, deduzioni e combattimenti. Il regista, poi, per far vivere allo spettatore un'emozione unica, utilizzerà ancora più volte, l'ausilio dello slow motion, che è finalizzato a far percepire anche i minimi particolari, sia delle scene d'azione che dei pensieri laterali e contorti del protagonista.
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aragorn82
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giovedì 29 dicembre 2011
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un sequel che non delude le attese
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Sherlock Holmes: A games of shadows vede impegnati il detective Holmes e il suo valido assistente Watson contro il bellicoso quanto geniale Professor Moriarty in una sfida d'intelletto e strategia, con quest'ultimo dedito a far scoppiare una guerra tra varie nazioni. Questo film riesce nell'impresa non facile di superare il capitolo precedente, anche grazie alla "fuga" dagli scenari classici che lanciano i protagonisti in un'avventura spettacolare e alla capacità del regista di far indossare a Robert Downey Jr. un interpretazione moderna eccentrica ed ironica del suo personaggio.
Un gioco di ombre che coinvolge il pubblico in un racconto intrigante capace di stupire.
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rico90
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martedì 27 dicembre 2011
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puro divertimento !!
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In questo secondo episodio della saga di Sherlock Holmes vediamo il professore e il fido amico Wattson alle prese con il temibile professor Moriarty, un avversario geniale con l'intento di far scoppia una guerra mondiale. I due protagonisti viaggeranno attraverso mezza Europa per poi giungere in Svizzera, dove in un incredibile castello si terrà il tesissimo scontro finale.
Forse l'inizio è la parte meno riuscita, sembra quasi girato alla svelta, ma l'intero film è un climax costante che ci porta ad un gran finale. Se confrontato con il primo episodio, questo secondo atto risulta più divertente, ricco d'azione, con una trama meno soprannaturale e più pratica, con un villain più raffinato e pericoloso (ottima interpretazione di Jared Harris).
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In questo secondo episodio della saga di Sherlock Holmes vediamo il professore e il fido amico Wattson alle prese con il temibile professor Moriarty, un avversario geniale con l'intento di far scoppia una guerra mondiale. I due protagonisti viaggeranno attraverso mezza Europa per poi giungere in Svizzera, dove in un incredibile castello si terrà il tesissimo scontro finale.
Forse l'inizio è la parte meno riuscita, sembra quasi girato alla svelta, ma l'intero film è un climax costante che ci porta ad un gran finale. Se confrontato con il primo episodio, questo secondo atto risulta più divertente, ricco d'azione, con una trama meno soprannaturale e più pratica, con un villain più raffinato e pericoloso (ottima interpretazione di Jared Harris). Il film è spettacolo puro, un continuo di scene e colpi di scena che lasciano di stucco, una netta evoluzione sul piano dell'azione, ma non finisce qui : il rapporto tra Holmes e Wattson è la chiave del film, l'amicizia tra i due infatti è l'elemento portante di ogni vicenda. Sull'inserimento di Mycroft Holmes, interpretato da Stephen Fry, c'è qualche dubbio, è si un elemento chiave, ma a mio parere se egli non ci fosse stato molto non sarebbe variato. Niente male inoltre la parte della zingara Sim, interpretata da Noomi Rapace, un'attrice in emersione che questa volte funge da collegamento tra la ricerca di Holmes e il malvagio piano del rivale. Avvincente per finire il gran finale, che rivela un'ottima inventiva, e vi assicuro vi lascerà senza parole e con il sorriso stampato in faccia!
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shifty
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lunedì 26 dicembre 2011
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un sequel brillante, coinvolgente e mai banale
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Dimentichiamoci le atmosfere grige e londinesi che Conan Doyle ci aveva abituati nei suoi celebri romanzi. Sherlock Holmes nelle mani di Guy Ritchie assume un connotato decisamente hollywoodiano, coinvolgendo lo spettatore in una lunga sequenza piena d'azione, spari ed esplosioni dentro una cornice dinamica e ricca di colpi di scena; il tutto senza tralasciare il punto di forza dell'investigatore più famoso di Londra: le deduzioni, il comparto scientifico/razional-psicologico che aiuta a districare il protagonista nelle situazioni più spinose, talvolta scontrandosi con avvenimenti decisamente atipici e che lasciano in brevi frangenti dei dubbi irrisolti.
L'accoppiata Downey e Law in questo secondo capitolo si dimostra decisamente più brillante del predecessore: battute taglienti, situazioni ironiche e paradossali, che ormai hanno abituato lo spettatore ad uno Sherlock Holmes decisamente sfortunato, pazzoide ma geniale ed un Watson decisamente più attraente, umano ma allo stesso tempo partecipe e complice delle disavventure del collega.
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Dimentichiamoci le atmosfere grige e londinesi che Conan Doyle ci aveva abituati nei suoi celebri romanzi. Sherlock Holmes nelle mani di Guy Ritchie assume un connotato decisamente hollywoodiano, coinvolgendo lo spettatore in una lunga sequenza piena d'azione, spari ed esplosioni dentro una cornice dinamica e ricca di colpi di scena; il tutto senza tralasciare il punto di forza dell'investigatore più famoso di Londra: le deduzioni, il comparto scientifico/razional-psicologico che aiuta a districare il protagonista nelle situazioni più spinose, talvolta scontrandosi con avvenimenti decisamente atipici e che lasciano in brevi frangenti dei dubbi irrisolti.
L'accoppiata Downey e Law in questo secondo capitolo si dimostra decisamente più brillante del predecessore: battute taglienti, situazioni ironiche e paradossali, che ormai hanno abituato lo spettatore ad uno Sherlock Holmes decisamente sfortunato, pazzoide ma geniale ed un Watson decisamente più attraente, umano ma allo stesso tempo partecipe e complice delle disavventure del collega.
A partire dalle prime sequenze adrenaliniche con un Sherlock Holmes che fa della deduzione medico-scientifica la chiave di volta per portare a termine le scazzottate, per finire in una cornice suggestiva di un castello immerso tra le montagne, suggestivo e pieno di imprevisti, la trama procede veloce senza risultare banale o noiosa, altalenandosi con sequenze investigative, necessarie per il prosieguo degli eventi. Gli indizi e i particolari disseminati nelle scene sono però i pochi ingredienti messi a disposizione del pubblico per potersi cimentare investigatori occasionali: il più delle volte si rivelano spesso incompleti o fallaci, ed è solamente grazie all'abilità del celebre investigatore che la matassa viene sbrogliata, riuscendo a collocare nel giusto ordine ogni indizio e mettendo così in luce particolari decisivi che precedentemente erano stati sapientemente elusi dalle inquadrature.
Il cast in ogni caso rimane ad ottimi livelli, a partire da uno Stephen Fry che interpreta un Mycroft Holmes ironico e sarcastico, fino al grande cattivo Professor Moriarty, interpretato magistralmente da Jared Harris, e che solo in questo titolo ha la possibilità di mostrarsi in volto, celato e avvolto nel mistero nel primo episodio; nota negativa per la zingara Madam Simza Heron (Noomi Rapace) che sebbene partecipi come assistente alla accoppiata maschile Holmes-Watson, rimane spesso e volentieri in ombra, rivelandosi poco decisiva alla conclusione delle indagini.
Un film che insomma sa farsi apprezzare nella sua particolarità, costruendosi un genere totalmente diverso dai canoni Doyliani ma che non dimentica ciò per cui Sherlock Holmes è un'icona dei romanzi investigativi: la capacità di rendere tutto ciò che un mistero, "elementare".
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kondor17
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mercoledì 23 maggio 2012
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povero sir. conan doyle....
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...mi sa che si rivolterebbe nella tomba se solo sapesse di come il suo stile, lo charme dei suoi personaggi e l'amore per la sobrietà e la logica deduzione, vengono ignorati, bistrattati, letteramente stravolti dagli au-attori. Avevo atteso il primo e stavo già allora per uscire deluso a metà film dalla sala. Visto poi il rating così elevato di questo(strazianti elogi) e stimando molto sia Jude Law che Noomi Rapace, mi sono detto, beh, diamo loro un'altra chance... ed è stato ahimè lo stesso strazio, dall'inizio alla fine. Un susseguirsi di colpi di scena, di effetti speciali, di scene alla iron-spider-man, Holmes e Watson a cimentarsi in corpo a corpo senza fine, arrampicandosi per i muri come ragni, con delle deduzioni-intuizioni talmente veloci da far girare la testa.
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...mi sa che si rivolterebbe nella tomba se solo sapesse di come il suo stile, lo charme dei suoi personaggi e l'amore per la sobrietà e la logica deduzione, vengono ignorati, bistrattati, letteramente stravolti dagli au-attori. Avevo atteso il primo e stavo già allora per uscire deluso a metà film dalla sala. Visto poi il rating così elevato di questo(strazianti elogi) e stimando molto sia Jude Law che Noomi Rapace, mi sono detto, beh, diamo loro un'altra chance... ed è stato ahimè lo stesso strazio, dall'inizio alla fine. Un susseguirsi di colpi di scena, di effetti speciali, di scene alla iron-spider-man, Holmes e Watson a cimentarsi in corpo a corpo senza fine, arrampicandosi per i muri come ragni, con delle deduzioni-intuizioni talmente veloci da far girare la testa. Credo non aver mai visto una trasposizione così poco fedele al romanzo, sia per la storia che per la caratterizzazione di personaggi, così priva di stile, povera. Lasciamo poi stare l'abduzione o il metodo scientifico, cose che evidentemente per gli autori (e gran parte del pubblico) neanche esistono. Jeremy Brett (Sherlock Holmes) direbbe forse ora a David Burke (Dr. Watson - alter ego di Conan Doyle): "Elementare Watson, uno spettacolo da baracconi!"
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shanks
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martedì 3 gennaio 2012
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non esiste il bene senza il male
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La rilettura del regista britannico Guy Ritchie sulle avventure del più famoso investigatore della storia, coinvolge lo spettatore gia dal primo capitolo, ma, cosa rara per un sequel, superandolo con questo episodio, per storia e tensione narrativa, eliminando per forza di cose l'introduzione dei personaggi e l'interazione tra di essi; nonostante Sir Arthur Conan Doyle non approverebbe del tutto, Ritchie si libera totalmente delle buone maniere, scatenando un senso dello humour scorretto, confezionando una versione irriverente, originale che affascina il pubblico. Se da un lato il merito va ad una alchimia collaudata dei due personaggi principali (Downey jr. - Law sempre più divertiti nel punzecchiarsi tra di loro), la scoperta del genio del crimine Moriarty innalza il climax narrativo, inducendo i nostri eroi ad una lunga partita a scacchi dove conta innanzitutto dimostrare di saper e voler giocare e come nel più classico scontro fra bene e male, raccontando una lunga rincorsa nella soluzione di una intricata vicenda malefica che rischia di coinvolgere mezza Europa.
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La rilettura del regista britannico Guy Ritchie sulle avventure del più famoso investigatore della storia, coinvolge lo spettatore gia dal primo capitolo, ma, cosa rara per un sequel, superandolo con questo episodio, per storia e tensione narrativa, eliminando per forza di cose l'introduzione dei personaggi e l'interazione tra di essi; nonostante Sir Arthur Conan Doyle non approverebbe del tutto, Ritchie si libera totalmente delle buone maniere, scatenando un senso dello humour scorretto, confezionando una versione irriverente, originale che affascina il pubblico. Se da un lato il merito va ad una alchimia collaudata dei due personaggi principali (Downey jr. - Law sempre più divertiti nel punzecchiarsi tra di loro), la scoperta del genio del crimine Moriarty innalza il climax narrativo, inducendo i nostri eroi ad una lunga partita a scacchi dove conta innanzitutto dimostrare di saper e voler giocare e come nel più classico scontro fra bene e male, raccontando una lunga rincorsa nella soluzione di una intricata vicenda malefica che rischia di coinvolgere mezza Europa. La nemesi di Sherlock Holmes si manifesta in tutta la sua crudeltà e fra azione pura, mosse in cui niente è come sembra e viene lasciato al caso (altri punti di forza del film), i due sembrano divertirsi nella sfida, inventando un codice d'onore fra giocatori che non possono fare a meno l'uno dell'altro. Grande cinema.
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hollyver07
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sabato 31 dicembre 2011
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luci ed ombre... ma un ottimo intrattenimento
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Ciao. "Sherlock Holmes - Gioco di ombre" è una pellicola di notevole intrattenimento, ben realizzato, diretto ed interpretato. Rispetto al predecessore è stato chiaramente "vitaminizzato" nella trama e nelle situazioni, altresì mantenendo ben evidenti le connessioni "caratteriali" tra i due films. Inutile riassumere la trama la quale, al pari della sceneggiatura, risulta decisamente articolata ed in alcune parti un pò troppo macchinosa. Il tutto è forse giustificabile dall'operato della produzione (esclusivamente USA) ovviamente più votata alle ragioni di botteghino, indirizzo che ha reso ben più marcato l'ulteriore allontanamento dalla filosofia originale del personaggio di Conan Doyle. Nella sceneggiatura sono evidenti ironiche citazioni ad altre pellicole: - Holmes con il trucco femminile "sbaffato" che fa il paio con il sorriso molto slabbrato di Heat Ledger in "Il cavaliere oscuro" - Il ruolo da un pò da sith, un pò Jango Fett del colonnello Monah (Il sicario di Moriarty).
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Ciao. "Sherlock Holmes - Gioco di ombre" è una pellicola di notevole intrattenimento, ben realizzato, diretto ed interpretato. Rispetto al predecessore è stato chiaramente "vitaminizzato" nella trama e nelle situazioni, altresì mantenendo ben evidenti le connessioni "caratteriali" tra i due films. Inutile riassumere la trama la quale, al pari della sceneggiatura, risulta decisamente articolata ed in alcune parti un pò troppo macchinosa. Il tutto è forse giustificabile dall'operato della produzione (esclusivamente USA) ovviamente più votata alle ragioni di botteghino, indirizzo che ha reso ben più marcato l'ulteriore allontanamento dalla filosofia originale del personaggio di Conan Doyle. Nella sceneggiatura sono evidenti ironiche citazioni ad altre pellicole: - Holmes con il trucco femminile "sbaffato" che fa il paio con il sorriso molto slabbrato di Heat Ledger in "Il cavaliere oscuro" - Il ruolo da un pò da sith, un pò Jango Fett del colonnello Monah (Il sicario di Moriarty).- Volendo... si potrebbe storcere un pò la bocca tenuto conto della presenza di alcune incongruenze ricostruttive, sopratutto quelle legate alla balistica delle armi di grosso calibro (i cannoni) ed anche alla curiosa capacità di resistenza del vetro di una finestra (già perforato da un proiettile di fucile resisterà ad una successiva esplosione dinamitarda!) ecc. ecc.. Comunque sia il film possiede un ritmo narrativo veloce e scorrevole all'interno del quale spiccano le forti caratterizzazioni dei personaggi principali e dei comprimari. Si confermano ed appaiono davvero affiatati Holmes e Watson, aiutati dagli articolati e serrati dialoghi che li contraddistinguono. Inoltre, al personaggio di Holmes è stata aumentata la "dose" di lucida follia e sarebbe interessante osservare se la cosa sarà sviluppata in un probabile, ulteriore, sequel. In merito ai personaggi mi è parso stranamente inadeguata l'interpretazione di Noomi Rapace (Sim) chiamata ad affiancare la coppia Downey Jr. e Law ma incapace di dare un tono convincente alla sua performance. Molto più incisive ed intonate ai ruoli mi son sembrate le altre donne presenti (Kelly Reilly - Rachel McAdams - Geraldine James). Ottimo cattivo è Jarred Harris (perfido e maligno al punto giusto) e molto azzeccato il ruolo di Stephen Fry (il fratello di Sherlock) che nella scena di nudo è davvero impagabile. Guy Ritchie (il regista) ha confermato la sua capacità nel dirigere pellicole a cavallo tra ironia ed azione anche se... s'è lasciato prendere un pò la mano dalle scene action. Notevoli sono gli elementi tecnici: Scenografie, ambientazione, fotografia, costumi, cpu grafica ecc.. Ottime ed adeguate al contesto le musiche e la colonna sonora di Hans Zimmer. In conclusione ritengo sia davvero un ottimo film, molto divertente e di sicuro intrattenimento per molti spettatori di qualsiasi età, inoltre non fa rimpiangere eccessivamente il prequel (chiaramente più impostato sui personaggi rispetto all'azione). Buona visione, saluti a tutti
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shingotamai
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lunedì 10 luglio 2017
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sherlock ritchie 2.0
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Se vi è piaciuto il primo capitolo,vi piacerà anche questo sequel.
Ritchie non abbandona la rinfrescata energizzante data al proprio Holmes,anzi la rinforza con una velocità ancora più "turbo",più effetti speciali e rinsalda,nonostante le apparenze iniziali,il felice connubio Downey/Law.
Inoltre ci consegna un Moriarty davvero epico e malvagio,parimenti affascinante come il protagonista.
Un duello che vi terrà incollati allo schermo fino alla fine.
Non ci sono pause nel racconto di Ritchie,lo spettacolo viene prima di ogni cosa anche a rischio di sfiorare il caos narrativo.
I romanzi di Doyle rimangono un capolavoro assoluto,questo è fuori discussione,ma il regista non fa torto allo scrittore dando un'originale pennellata targata nuovo millennio.
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elgatoloco
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giovedì 18 febbraio 2016
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questione di punti di vista
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Questione di punti di vista, credo, nel valutare questo"Game of Shadows"(Gioco di ombre), ben diretto, dal punto di vista spettacolare, di Guy Ritchie; se si mette in scena Sherlock Holmes(e il fido dr..Watson)o si fa riferimento ai testi di (Sir)ArthurConan Doyle oppure il film(e quello precedente, che non conosco)è altra cosa. Se si è amanti delle opere conan-doyliane(lo sono, avendo letto non solo i testi -romanzi e racconti-incentrati su Holmes ma tutte le opere dell'autore, compresi i saggi e i testi di "science-fiction", gli"escapismi"parapsicologici e"medianici")non si può capire come Holmes, da maestro dell'"inquiry"(investigazione), qui diventi un esperto di arti marziali, una sorta di guerriero-avventuriero, ma se si accetta il fatto che il film ritchieiano(e con interpreti indubbiamente efficaci come Downey, Law & Co.
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Questione di punti di vista, credo, nel valutare questo"Game of Shadows"(Gioco di ombre), ben diretto, dal punto di vista spettacolare, di Guy Ritchie; se si mette in scena Sherlock Holmes(e il fido dr..Watson)o si fa riferimento ai testi di (Sir)ArthurConan Doyle oppure il film(e quello precedente, che non conosco)è altra cosa. Se si è amanti delle opere conan-doyliane(lo sono, avendo letto non solo i testi -romanzi e racconti-incentrati su Holmes ma tutte le opere dell'autore, compresi i saggi e i testi di "science-fiction", gli"escapismi"parapsicologici e"medianici")non si può capire come Holmes, da maestro dell'"inquiry"(investigazione), qui diventi un esperto di arti marziali, una sorta di guerriero-avventuriero, ma se si accetta il fatto che il film ritchieiano(e con interpreti indubbiamente efficaci come Downey, Law & Co.)è altra cosa rispetto ai romanzi-racconti del grande medico-scrittore inglese, allora tutto funziona. Inseguimenti, duelli, travestimenti "fregoliani", tutto va bene, accettando le"regole del gioco", per cui il referente è Conan Doyle ma anche di più Lionel Wigram, autore della graphic novel"liberamente ispirata". dal classico citato, allora"tutto va bene". Lo spettacolo è assicurato, il divertimento c'è; per chi, come chi scrive questa nota, invece, Conan Doyle è"intoccabile"o comunque trasponibile filmicamente con i debiti aggiustamenti, ma "tenendo l'essenziale", qui poco funziona, divenendo il film un'"americanata", pieno di troppo spettacolo e di poco gioco logico. Ma è questione, ripeto, di punti di vista... e forse anche di una sopravvivenza eccessiva di fedeltà ai classici, che in taluni funziona. C'è, comunque, nel film di Ritchie una contraddizione ab imo, ab ovo: perché fare un film in costume, d'epoca, inserendo poi tutta la spettacoltarità?Tutto va bene, ma la contraddizione è troppo flagrante, non consentendo neppure, propriamente, di fare appello a una"contaminatio"che qui rischia di implodere.. El Gato
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