kevglaich
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mercoledì 25 aprile 2018
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soprannaturali
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Louis Nero incentra questo lavoro sulla figura di Rasputin, monaco contadino che con le sue doti di guaritore divenne così influente alla corte degli ultimi Zar di Russia da attirarsi l'ira dei nobili spodestati del loro ruolo, i quali ne organizzarono l'uccisione. Da documenti risalenti al processo che ne seguì, di recente resi pubblici dal governo della Repubblica Russa, Nero ha tratto una sceneggiatura originale che fa di Rasputin, anziché l'uomo dissoluto e opportunista cui ci ha abituati una tradizione storica ora superata, l'uomo che insegue la singolare idea, che solo attraverso una profonda conoscenza del peccato si può arrivare alla purificazione dell'anima e all'ottenimento di poteri soprannaturali.
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cinefabio93
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lunedì 16 aprile 2018
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una biografia sconvolgente
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Usando la sera dell’attentato come cornice, Rasputin getta un po’ di luce sul passato del monaco russo. Alla fine, a trasparire è una persona molto diversa da quella che di solito abbiamo in mente. Non uno stregone malvagio o un demone, bensì un uomo che, pur attraverso metodi anticonvenzionali, ha sempre cercato la purificazione dal peccato, per sé e per gli altri, e la cui morte assume l’aria di un martirio.
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cars06
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mercoledì 11 aprile 2018
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sperimentazione incredibile
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A dare vita a Rasputin è Francesco Cabras che stupisce per l'incredibile somiglianza con il personaggio storico, a cui dona uno sguardo intenso ed ipnotico, per non dire inquitante. Gli attori sono incredibili sembrano visivamente identici ai protagonisti storici. Altro pregio una colonna sonora molto suggestiva
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charlieparker
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martedì 28 giugno 2011
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non riuscito...eppure, eppure!!!
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Di esperimento si tratta, riuscito al 49 % ma assolutamente ammirevole e lodevole. Film pieno di contraddizioni stilistiche, si passa da inquadrature degne di Greenway e Fellini (Satyricon) a sequenze sotto i limiti del peggiore kitch nostrano: nudi con i segni dell'abbronzatura, luci scarse, inquadrature ultragrandangolari dall'alto che non trovano nessuna giustificazione, scene raffazzonate e involontariamente risibili come quella dell'orgia. Il casting è notevole, scene e costumi altrettanto. La musica perfetta. Un film che però trasuda presunzione, privo di qualsiasi approfondimento psicologico, in cui la narrazione stenta a essere comprensibile benchè spiegata in modo didascalico dalla voce trombone di un inutile e deleterio Franco Nero.
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Di esperimento si tratta, riuscito al 49 % ma assolutamente ammirevole e lodevole. Film pieno di contraddizioni stilistiche, si passa da inquadrature degne di Greenway e Fellini (Satyricon) a sequenze sotto i limiti del peggiore kitch nostrano: nudi con i segni dell'abbronzatura, luci scarse, inquadrature ultragrandangolari dall'alto che non trovano nessuna giustificazione, scene raffazzonate e involontariamente risibili come quella dell'orgia. Il casting è notevole, scene e costumi altrettanto. La musica perfetta. Un film che però trasuda presunzione, privo di qualsiasi approfondimento psicologico, in cui la narrazione stenta a essere comprensibile benchè spiegata in modo didascalico dalla voce trombone di un inutile e deleterio Franco Nero. Un film insomma che vuole essere d'autore, sperimentale e coraggioso, ma non ha il coraggio o forse la statura culturale per esserlo davvero arrivando ad affidare la voce narrante a un attore che non ha gli strumenti per sostenerla. Che fa doppiare il protagonista da un altro attore dalla voce così impostata che ci riporta indietro alla peggiore televisione teatrale degli anni sessanta (non a quella migliore, e ce n'era tanta). E nonostante questo, Rasputin, ha qualcosa che rimane dentro, che ne giustifica la visione, qualcosa di misterioso, non fosse altro per la scoperta del protagonista, un attore, Francesco Cabras, la cui intensità espressiva e fisica non si era mai vista in Italia.
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august
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domenica 26 giugno 2011
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un film da gustare come uno spuamnted'annata
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Il film di Louis Nero su Rasputin è uan sorpresa per il cinema italiano un film forte vigoroso che ricrea in alcuni quadri bellissimi dove trionfa la maestria di Louis Nero direttore della fotografia la vicenda personale e la morte del monaco più famoso di tutte le Russie. Francesco Cabras è perfetto in questo ruolo e riesce con tecnica stanislaya a rendere giustizia al personaggio non più icona dle male ma uomo vero e proprio. Anche molto brava nel ruolo dell’imperatrice Diana Dell'Erba e Angelo Santamaria in quello delo Zar. Gli mabineti la forma narrativa mostrano uan padronanza rarissima e quasi assoluta della macchina cinematografica da parte di Louis Nero come le musiche di Teho Teardo .
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Il film di Louis Nero su Rasputin è uan sorpresa per il cinema italiano un film forte vigoroso che ricrea in alcuni quadri bellissimi dove trionfa la maestria di Louis Nero direttore della fotografia la vicenda personale e la morte del monaco più famoso di tutte le Russie. Francesco Cabras è perfetto in questo ruolo e riesce con tecnica stanislaya a rendere giustizia al personaggio non più icona dle male ma uomo vero e proprio. Anche molto brava nel ruolo dell’imperatrice Diana Dell'Erba e Angelo Santamaria in quello delo Zar. Gli mabineti la forma narrativa mostrano uan padronanza rarissima e quasi assoluta della macchina cinematografica da parte di Louis Nero come le musiche di Teho Teardo . Nessun punto debole in un racconto difficile perché richiede la massima attenzione da parte dello spettatore che va al cinema per pensare e istruirsi con un film simile. Bellissima la voce narrante di Franco nero ma mi chiedo come mai non s’accenni mai alla prima guerra mondiale dove i russi e gli altri sudditi dell’impero furono imbottiti di piombo e tritolo dagli imperi centrali . Un film da vedere piú volte
Robert Fogelberg Rota
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flandi
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mercoledì 15 giugno 2011
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rasputin un film d'atmosfera e quadri viventi
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Louis Nero, trentaquattrenne regista torinese e produttore indipendente, incentra questo
nuovo lavoro sulla figura di Rasputin, monaco contadino che con le sue doti di guaritore
divenne così influente alla corte degli ultimi Zar di Russia da attirarsi l'ira dei nobili
spodestati del loro ruolo, i quali ne organizzarono l'uccisione. Da documenti risalenti al
processo che ne seguì, di recente resi pubblici dal governo della Repubblica Russa, Nero
ha tratto una sceneggiatura originale che fa di Rasputin, anziché l'uomo dissoluto e
opportunista cui ci ha abituati una tradizione storica ora superata, l'uomo che insegue la
singolare idea, che solo attraverso una profonda conoscenza del peccato si può arrivare
alla purificazione dell'anima e all'ottenimento di poteri soprannaturali.
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Louis Nero, trentaquattrenne regista torinese e produttore indipendente, incentra questo
nuovo lavoro sulla figura di Rasputin, monaco contadino che con le sue doti di guaritore
divenne così influente alla corte degli ultimi Zar di Russia da attirarsi l'ira dei nobili
spodestati del loro ruolo, i quali ne organizzarono l'uccisione. Da documenti risalenti al
processo che ne seguì, di recente resi pubblici dal governo della Repubblica Russa, Nero
ha tratto una sceneggiatura originale che fa di Rasputin, anziché l'uomo dissoluto e
opportunista cui ci ha abituati una tradizione storica ora superata, l'uomo che insegue la
singolare idea, che solo attraverso una profonda conoscenza del peccato si può arrivare
alla purificazione dell'anima e all'ottenimento di poteri soprannaturali.
In questo film Nero si conferma ancora una volta capace di una fotografia curatissima che
rende alla perfezione le atmosfere talvolta cupe, talaltra quasi di fiaba e fa delle scene veri
e propri quadri viventi grazie alla ricchezza di colori, alla scelta precisa degli arredi aiutata
dal pittore-scenografo Vincenzo Fiorito, ma, soprattutto, grazie a un complesso lavoro
effettuato in fase di montaggio con cui ha creato azioni che si svolgono su piani diversi e
contemporanei: un'azione lentamente cresce all'interno di se stessa; dettagli di un'altra
azione si evidenziano affiancati in dittici e trittici; due azioni diverse scorrono una sull'altra
in orizzontale unite da una terza scena che si sviluppa in verticale e così via, in un
movimento continuo che dapprima destabilizza lo spettatore, poi lo avvolge, lo ipnotizza e
di nuovo lo scuote, in un continuo prendere e lasciare.
Rasputin è reso perfettamente dal volto fortemente espressivo di Francesco Cabras
doppiato dalla voce suadente di Francesco Pannofino e spicca per intensità e
coinvolgimento, insieme al Principe Jusupov interpretato da un sensibile Daniele Savoca,
sul cast di pochi attori professionisti e di molti attori provenienti dal teatro amatoriale, i
quali invece sono volutamente indotti ad aderire a questa composizione pittorica tramite
una recitazione quasi sempre distaccata, monocorde, bene accompagnata dalla calda
voce narrante di Franco Nero e dalla musica d'atmosfera di Teho Teardo, a volte
inquietante a volte di una serenità rarefatta.
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gretalene
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lunedì 16 maggio 2011
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magnifico.
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Rasputin che parla dall'abisso. Insuperabile.
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gretalene
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lunedì 16 maggio 2011
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molto interessante, come tutti i film di l.nero.
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Atmosfere teatrali,scenografia stupefacente, belle luci, eccellente interpretazione di F.Cabras e del grande Ottaviano Blitch.
[+] la sostanza nella tecnica
(di arkadico)
[ - ] la sostanza nella tecnica
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astromelia
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domenica 15 maggio 2011
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che palla
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...con tutto il rispetto a chi può interessare un film del genere? è proprio l'altrofilm,sperimentazioni ad uso di registi che osano.......
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ludovico piccolo
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giovedì 21 aprile 2011
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rasputin e le lande desolate del cinema italiano.
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La steppa è innevata, vuota, una lieve bufera fa roteare nell’aria i fiocchi di neve che, come impazziti, tracciano nell’atmosfera traiettorie irregolari, per poi posarsi sull’enorme tappeto bianco, formatosi sopra l’antica terra di Russia.
Le landa è desolata e nessuno osa avventurarsi in questi territori oscuri e tenebrosi.
All’improvviso appare un uomo, cammina solitario ed ha in mano un bastone, egli è l’unico ad avere il coraggio di affrontare questi luoghi così ostili; questo uomo è Rasputin, il protagonista del film che andremo ora ad analizzare.
La scena che è stata appena descritta è l’emblema della situazione in cui verge al giorno d’oggi il cinema d’autore, o indipendente come lo si voglia chiamare, nel mondo e, soprattutto, in Italia; un cinema oramai sempre più schiavo del Dio denaro e della televisione.
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La steppa è innevata, vuota, una lieve bufera fa roteare nell’aria i fiocchi di neve che, come impazziti, tracciano nell’atmosfera traiettorie irregolari, per poi posarsi sull’enorme tappeto bianco, formatosi sopra l’antica terra di Russia.
Le landa è desolata e nessuno osa avventurarsi in questi territori oscuri e tenebrosi.
All’improvviso appare un uomo, cammina solitario ed ha in mano un bastone, egli è l’unico ad avere il coraggio di affrontare questi luoghi così ostili; questo uomo è Rasputin, il protagonista del film che andremo ora ad analizzare.
La scena che è stata appena descritta è l’emblema della situazione in cui verge al giorno d’oggi il cinema d’autore, o indipendente come lo si voglia chiamare, nel mondo e, soprattutto, in Italia; un cinema oramai sempre più schiavo del Dio denaro e della televisione. Tutto ciò però non interessa a Louis Nero, l’autore del film, il quale, dimostra di non preoccuparsi delle regole di mercato e di andare verso quello che è lo scopo più puro del mezzo cinematografico, l’arte.
La pellicola del regista torinese può tranquillamente essere guardata come si guarda un quadro; la fotografia, la suddivisione delle schermate in “pictures” e le sue inquadrature simmetriche e regolari danno vita a un prodotto finale esteticamente molto valido.
Una visione superficiale del film potrebbe dare vita a commenti tipo “l’opera di Nero si perde si specchia troppo su se stessa” oppure “il troppo estetismo toglie spazio allo sviluppo narrativo del film”, niente di più sbagliato. Il merito che si può attribuire a Nero per questo film è, invece, proprio la funzionalità narrativa delle “pictures”, che concorrono attivamente allo sviluppo del plot, dando vita a una visione a “tuttotondo” di quello che sta succedendo nella scena.
Il film mantiene un ritmo costante, nelle azioni, nei dialoghi e nel montaggio, dall’inizio alla fine, dando vita a scene efficaci e a un intreccio, basato sui flashback, pienamente riuscito.
Louis Nero ha avuto coraggio, non si può che sperare che il suo film funga da esempio a registi e produttori, i quali, magari, oseranno di più e rischieranno in nome dell’arte e della cultura.
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