Punished

Mentre il mogul Johnnie To sembra sempre più incline alle deviazioni nel campo della commedia e a pregevoli estetismi cinefili, lo zoccolo duro della sua creatura, ossia la Milkyway Image, resta fedele al noir made in Hong Kong. Law Wing-cheong è un fedelissimo di To, uno che da sempre sopperisce con l'umiltà dell'allievo coscienzioso alla mancanza di personalità. Quando si è trattato di uscire dagli schemi di genere (2 Become 1) i risultati sono stati disastrosi, ma Punished appartiene a quell'artigianato action di qualità che un tempo era prerogativa di Hong Kong.
Quasi "coreano" nella sua ossessione per la vendetta, il film di Law delega buona parte della sua forza dirompente all'interpretazione ancora una volta superba di Anthony Wong: un personaggio tutt'altro che monodimensionale quello del palazzinaro miliardario che paga a caro prezzo le manchevolezze della sua dimensione privata. L'insaziabile sete di vendetta dapprima ne esalta i lati più ferini e pare allontanarlo da ogni residuo di umanità, per poi portarlo a uno spietato confronto con se stesso.
Indicativo in questo senso il cambio di registro di Wong, alle prese con i rovesciamenti della sottotrama sugli scontri tra imprenditori edili e abitanti dei Nuovi Territori di Hong Kong. Appena abbozzati i personaggi di Richie Jen e della moglie in una sceneggiatura che avrebbe necessitato del contributo di ben altra regia: se gli scontri a fuoco e le scene action - specie lo showdown nel capannone abbandonato - infatti non sfigurano affatto nella già nutrita galleria Milkyway, sono gli attimi in cui prevalgono le dinamiche psicologiche dei protagonisti ad esporre le fragilità di Law, conducendo lo spettatore verso una conclusione discutibile tanto sul piano narrativo che su quello estetico. 