Febbre da fieno |
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Un film di Laura Luchetti.
Con Andrea Bosca, Diane Fleri, Giulia Michelini, Giuseppe Gandini, Camilla Filippi.
continua»
Commedia,
durata 100 min.
- Italia 2011.
- Walt Disney
uscita venerdì 28 gennaio 2011.
MYMONETRO
Febbre da fieno
valutazione media:
2,64
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Non è un'altra stupida commedia... italianadi Still ,FrameFeedback: 159 |
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martedì 1 febbraio 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Parte quasi come il solito film teen, semplice, (apparentemente) ammiccante, appunto giovanilistico, con una scivolata fra le nuvole e poi i tetti di Roma e una voce off quasi sussurrata che parla di amori e desideri.
Ma chi pensa a Muccino, a Moccia o a Brizzi è fuori strada, e di parecchio. Si viene immediatamente immersi dentro atmosfere soffuse e soffici; un incidente e un colpo di fulmine si intrecciano, e la vita della tenera, maldestra, irresistibile Camilla (una Diane Fleri di cui è impossibile non innamorarsi) capitombola in un negozio di articoli d'antiquariato, pezzi vintage e dischi di Jimi Hendrix, parrucche alla Elvis e Diana Ross, un mondo giocoso e buffo (purchè impregnato di nostalgia), immediatamente familiare, popolato da personaggi bislacchi ma realistici, e soprattutto umani. Cè Frankie, una che non le manda a dire, grossa chioma rasta e una cotta fulminante per Jude Law, al quale scrive lettere appassionate; una che chiude la bocca a tutti con una battuta ma è sotterraneamente sola e insicura (Giulia Michelini, un balzo in avanti rispetto alla mediocre interpretazione in Cado dalle Nubi). Cè Matteo, un sognatore, sensibile e un po impacciato, occhi blu come se ne vedono pochi, gentile e preso in ostaggio da un amore infelice (Andrea Bosca in un personaggio cucito su misura). Poi ci sono Stefano, Gigi, Michelino, Pietro (lo scatenato Pietro Ragusa, già insieme a Bosca in Si può fare). E ci sono gli altri: alcune sono solo comparse (come la vedova dalla quale si reca Matteo in una delle sue spedizioni), ma capaci di lasciare il segno pur con una sola battuta. E poi ci sono inquadrature nuove, originali, un po pazzoidi (la scala mobile, laquilone, la spiaggia), già determinanti di una cifra stilistica fresca e curiosa. E c'è tanto altro, sulle relazioni umane, sull'importanza del ricordo e della cura della memoria (il colpo di scena finale fa guardare tutto il film, e di conseguenza il suo senso, con occhi diversi), le illusioni e le paure, e la realtà che a volte non lascia scampo, anche se si è sempre in tempo per ritagliarsi istanti di surreale, folle, divertito sogno. Febbre da fieno è, insomma, un gioiellino delicatissimo, sospeso fra momenti comici e sequenze in cui conta soltanto chiudere gli occhi e ascoltare il rumore del male o ingoiare la frustrazione assieme ad una liquirizia; una storia che scorre fra colori e luci in stile Il favoloso mondo di Amèlie (ma è,sorpresa, persino più profondo) e addirittura una citazione da Brokeback Mountain. Un quasi-esordio (la Luchetti aveva già diretto un episodio di Feisbum Il film) che respira, coinvolge, resta negli occhi e nel cuore.
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