franco asavasa
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lunedì 14 febbraio 2011
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"ma questo è un film francese?"
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Febbre da Fieno, film d'esordio di Laura Luchetti (già autrice del visionario episodio Indian Dream in Feisbum) è un'opera che si può inserire in un genere che gli inglesi definirebbero "dramedy", termine che racchiude l'unione tra il sorriso e lacrima, tra il divertimento e un pensiero finale quando si esce dal cinema. Ed è proprio questa la forza del film, la sua capacità di farti uscire dalla sala con nella mente i personaggi, il negozio e quello che accade. Questo succede quando si trattano temi importanti, in questo caso l'amore e le possibilità nella vita, con un'enorme apertura mentale senza implodere nella solita italietta mafiosa, berlusconiana, sessantottina o da crisi economica ma esplodendo verso qualcosa di più grande e, a mio modesto parere, interessante.
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Febbre da Fieno, film d'esordio di Laura Luchetti (già autrice del visionario episodio Indian Dream in Feisbum) è un'opera che si può inserire in un genere che gli inglesi definirebbero "dramedy", termine che racchiude l'unione tra il sorriso e lacrima, tra il divertimento e un pensiero finale quando si esce dal cinema. Ed è proprio questa la forza del film, la sua capacità di farti uscire dalla sala con nella mente i personaggi, il negozio e quello che accade. Questo succede quando si trattano temi importanti, in questo caso l'amore e le possibilità nella vita, con un'enorme apertura mentale senza implodere nella solita italietta mafiosa, berlusconiana, sessantottina o da crisi economica ma esplodendo verso qualcosa di più grande e, a mio modesto parere, interessante.
Il tutto è ripreso da una regia intensa, piena di dettagli curati, di costumi e scenografie con un preciso indirizzo (a volte troppo colorati ma l'amore è colore, no?), da una fotografia molto bella. La storia ti prende dal ventesimo minuto in poi, ma concediamo alla Luchetti questo errore di gioventù. Bravi gli attori principali, standing ovation per Mauro Ursella, e i clienti del negozio, grande Pietro Ragusa, caratterista di razza.
Una coppia di quarantenni, di fronte alla locandina del film in un multiplex (come dice la Dell'Olio "Vergogna alla Disney per questo piazzamento, non si tratta così il cinema italiano", ndr): "Ma questo è un film francese?". In questo definirlo francese credo ci sia l'essenza Febbre da Fieno: è un film diverso, che prova finalmente a portare lo spettatore in un mondo nuovo e diverso, con un gusto internazionale piuttosto che italiocentrico. Se il nostro cinema vuole diventare nuovamente esportabile, deve tornare a raccontare le proprie storie con una spinta nuova. Gli errori si commettono, le ingenuità pure, ma finchè non ci si prova non si riuscirà mai.
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(di ilpareredelpubblico)
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costantino mieli
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lunedì 11 luglio 2011
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sorprendente
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Sorprendente Opera prima dal respiro fresco e stravagante che crea un mondo poco riconducibile ai film italiani.
Personaggi rarefatti in bilico fra sogno e realtà che affrontano i sentimenti in maniera a volte buffa a volte commovente.
Comicità mai volgare ma raffinata legata spesso alla situazione che alla semplicistica battuta. Bella la fotografia che osa "saturazioni" aliene al cinema nostrano, divertenti i costumi e notevole la scenografia che riesce a creare un mondo unico nel negozio di modernariato Twinkled dove i personaggi si perdono e cercano un'identità.
La colonna sonora è notevole sia nei brani scelti che nella musica originale.
L'occhio registico è attento e alla ricerca di una estetica ben precisa.
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Sorprendente Opera prima dal respiro fresco e stravagante che crea un mondo poco riconducibile ai film italiani.
Personaggi rarefatti in bilico fra sogno e realtà che affrontano i sentimenti in maniera a volte buffa a volte commovente.
Comicità mai volgare ma raffinata legata spesso alla situazione che alla semplicistica battuta. Bella la fotografia che osa "saturazioni" aliene al cinema nostrano, divertenti i costumi e notevole la scenografia che riesce a creare un mondo unico nel negozio di modernariato Twinkled dove i personaggi si perdono e cercano un'identità.
La colonna sonora è notevole sia nei brani scelti che nella musica originale.
L'occhio registico è attento e alla ricerca di una estetica ben precisa. Il film possiede una freschezza che conquista e che fa superare quelli che possono esser i difetti tipici da opera prima.
Gli attori sono bravi soprattutto se si considera il difficile lavoro nell'interpretare personaggi che comunicano più con i piani di ascolto che con i soliti lunghissimi dialoghi a cui siamo purtroppo abituati dalla nostra tv e dal nostro cinema. La regia sperimenta in direzioni nuove e questo è gia di per se un gran pregio, cerca di raccontare un mondo che non c'è in bilico fra sogno e realtà e strappandoci un sorriso durante il percorso riesce a commuoverci nel finale, giocando con grazia con i nostri sentimenti.
Questo film riesce in cio che ogni buon film dovrebbe riuscire a fare: provoca un'emozione.
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still ,frame
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martedì 1 febbraio 2011
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non è un'altra stupida commedia... italiana
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Parte quasi come il solito film teen, semplice, (apparentemente) ammiccante, appunto giovanilistico, con una scivolata fra le nuvole e poi i tetti di Roma e una voce off quasi sussurrata che parla di amori e desideri.
Ma chi pensa a Muccino, a Moccia o a Brizzi è fuori strada, e di parecchio.
Si viene immediatamente immersi dentro atmosfere soffuse e soffici; un incidente e un colpo di fulmine si intrecciano, e la vita della tenera, maldestra, irresistibile Camilla (una Diane Fleri di cui è impossibile non innamorarsi) capitombola in un negozio di articoli d'antiquariato, pezzi vintage e dischi di Jimi Hendrix, parrucche alla Elvis e Diana Ross, un mondo giocoso e buffo (purchè impregnato di nostalgia), immediatamente familiare, popolato da personaggi bislacchi ma realistici, e soprattutto umani.
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Parte quasi come il solito film teen, semplice, (apparentemente) ammiccante, appunto giovanilistico, con una scivolata fra le nuvole e poi i tetti di Roma e una voce off quasi sussurrata che parla di amori e desideri.
Ma chi pensa a Muccino, a Moccia o a Brizzi è fuori strada, e di parecchio.
Si viene immediatamente immersi dentro atmosfere soffuse e soffici; un incidente e un colpo di fulmine si intrecciano, e la vita della tenera, maldestra, irresistibile Camilla (una Diane Fleri di cui è impossibile non innamorarsi) capitombola in un negozio di articoli d'antiquariato, pezzi vintage e dischi di Jimi Hendrix, parrucche alla Elvis e Diana Ross, un mondo giocoso e buffo (purchè impregnato di nostalgia), immediatamente familiare, popolato da personaggi bislacchi ma realistici, e soprattutto umani.
Cè Frankie, una che non le manda a dire, grossa chioma rasta e una cotta fulminante per Jude Law, al quale scrive lettere appassionate; una che chiude la bocca a tutti con una battuta ma è sotterraneamente sola e insicura (Giulia Michelini, un balzo in avanti rispetto alla mediocre interpretazione in Cado dalle Nubi).
Cè Matteo, un sognatore, sensibile e un po impacciato, occhi blu come se ne vedono pochi, gentile e preso in ostaggio da un amore infelice (Andrea Bosca in un personaggio cucito su misura).
Poi ci sono Stefano, Gigi, Michelino, Pietro (lo scatenato Pietro Ragusa, già insieme a Bosca in Si può fare).
E ci sono gli altri: alcune sono solo comparse (come la vedova dalla quale si reca Matteo in una delle sue spedizioni), ma capaci di lasciare il segno pur con una sola battuta.
E poi ci sono inquadrature nuove, originali, un po pazzoidi (la scala mobile, laquilone, la spiaggia), già determinanti di una cifra stilistica fresca e curiosa.
E c'è tanto altro, sulle relazioni umane, sull'importanza del ricordo e della cura della memoria (il colpo di scena finale fa guardare tutto il film, e di conseguenza il suo senso, con occhi diversi), le illusioni e le paure, e la realtà che a volte non lascia scampo, anche se si è sempre in tempo per ritagliarsi istanti di surreale, folle, divertito sogno.
Febbre da fieno è, insomma, un gioiellino delicatissimo, sospeso fra momenti comici e sequenze in cui conta soltanto chiudere gli occhi e ascoltare il rumore del male o ingoiare la frustrazione assieme ad una liquirizia; una storia che scorre fra colori e luci in stile Il favoloso mondo di Amèlie (ma è,sorpresa, persino più profondo) e addirittura una citazione da Brokeback Mountain.
Un quasi-esordio (la Luchetti aveva già diretto un episodio di Feisbum Il film) che respira, coinvolge, resta negli occhi e nel cuore.
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manfredi 4ever
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lunedì 7 febbraio 2011
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film semplice ma delizioso...
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Matteo, ragazzo che lavora in un negozio di modernariato, non riesce a dimenticare un amore che lo ha ferito.
Il negozio in cui lavora necessita di aiuti per uscire dalla crisi dovuto alla disorganizzazione del proprietario.
A ridare luce al negozio ci pensa Camilla, la quale tenta anche di conquistare Matteo però troppo preso dal ricordo della precedente storia ma la presenza di questa ragazza sarà ogni giorno sempre più importante.
Una favola e non la solita commediola sentimentale...un film privo di volgarità da consigliare a tutte le famiglie anche se a causa di una distribuzione davvero povera nelle sale italiane non tutte le famiglie avranno la possibilità di vederlo !!!!
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ultimoboyscout
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venerdì 8 febbraio 2013
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tutta colpa del polline.
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Matteo gestisce un negozio di roba usata e cimeli anni '70 ed è ancora innamorato della sua ex che improvvisamente ricompare. Camilla, assunta nel negozio di Matteo, se ne innamora al primo sguardo. E' una commedia vintage con due più che promettenti attori che non ha una storia nuova ma è diretta con mano nuova da Laura Luchetti sulle note molto retrò di Wilma Goich. Da l'idea di essere una di quelle storie sentimentali tipicamente americane declinata all'italiana, con facce e dialoghi decisamente indovinati, con protagonisti alla ricerca d'amore e di sicurezze tutti ugualmente solidali e alla rincorsa di un sogno comune: salvare il negozio dal fallimento tra risate, pianti e assurdi travestimenti.
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Matteo gestisce un negozio di roba usata e cimeli anni '70 ed è ancora innamorato della sua ex che improvvisamente ricompare. Camilla, assunta nel negozio di Matteo, se ne innamora al primo sguardo. E' una commedia vintage con due più che promettenti attori che non ha una storia nuova ma è diretta con mano nuova da Laura Luchetti sulle note molto retrò di Wilma Goich. Da l'idea di essere una di quelle storie sentimentali tipicamente americane declinata all'italiana, con facce e dialoghi decisamente indovinati, con protagonisti alla ricerca d'amore e di sicurezze tutti ugualmente solidali e alla rincorsa di un sogno comune: salvare il negozio dal fallimento tra risate, pianti e assurdi travestimenti. Laura Luchetti è una deb del lungo, viene dalla regia di un episodio del collettivo "Feisbum" ma soprattutto da anni del sottobosco del cinema british. E in effetti, il negozietto al centro del film ha molto di britannico. Veleggia su toni da commedia fiabesca agro-dolce, trasuda meticolosa attenzione per la confezione e la cura dei dettagli quali scelta degli attori, delle musiche, trucco e costumima finisce per pagare scelte registiche assai leziose e una trama poco originale che è il vero punto debole del film. Ma va riconosciuto alla registail coraggio di aver osato parecchio per un colpo di scena del tutto inusuale e non convenzionale per quanto riguarda le commedie italiane, soprattutto quelle romantiche e sentimentali.
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urbanom
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sabato 19 ottobre 2013
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ben fatto,commovente,divertente
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Ben fatto, commovente, divertente Febbre da Fieno e' un esordio che convince. Un film dalla forte personalita' che riesce a rimanere nella memoria dello spettatore per la sua sensibilita'e freschezza nel noioso e sempre uguale a se stesso panorama italiano. Bella la musica, la fotografia, bravi gli attori tutto guidato da una mano registica che si distingue dal resto del coro. Bravi !
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cineballo
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giovedì 27 gennaio 2011
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si sono dimenticati il copione
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vado all'orfeo a vedere questo film: bellissima fotografia e poi...si sono dimenticati il copione!
inizia con una voce fuori campo che non solo è monotona e quindi mal interpretata ma con una quantità di R moscie irritanti.
Il giovane rigido protagonista è molto bello ma il ruolo che gli è stato dato è veramente stupido.
dialoghi brutti e una roma più che internazionale fatta per i turisti.
Tutto ciò che gira attorno alla storia è inutile, nonostante franky e giovanna lottino per far sopravvivere i loro personaggi riescono a farli a stare a galla ma nulla di più, impossibilitate da non scene.
Insomma questo film è un film che regge mezz'ora e poi tra utilizzo della malattia solo per impietosire, un bambino che appare senza motivo continuamente nella storia, un tipo che preferiresti veder strozzato dalle sue rotelle di liquerizie piuttosto che ascoltare i suoi tentativi di risultare simpatico e quel che sopra ho scritto, è un film veramente inutile.
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vado all'orfeo a vedere questo film: bellissima fotografia e poi...si sono dimenticati il copione!
inizia con una voce fuori campo che non solo è monotona e quindi mal interpretata ma con una quantità di R moscie irritanti.
Il giovane rigido protagonista è molto bello ma il ruolo che gli è stato dato è veramente stupido.
dialoghi brutti e una roma più che internazionale fatta per i turisti.
Tutto ciò che gira attorno alla storia è inutile, nonostante franky e giovanna lottino per far sopravvivere i loro personaggi riescono a farli a stare a galla ma nulla di più, impossibilitate da non scene.
Insomma questo film è un film che regge mezz'ora e poi tra utilizzo della malattia solo per impietosire, un bambino che appare senza motivo continuamente nella storia, un tipo che preferiresti veder strozzato dalle sue rotelle di liquerizie piuttosto che ascoltare i suoi tentativi di risultare simpatico e quel che sopra ho scritto, è un film veramente inutile.
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