burtonallen95
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domenica 13 maggio 2012
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la maledizione del tempo
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Una cittadina del Main, incantata da Angeliche Bouchard, avvenente imprenditrice. Durante l'ascesa della donna verso la popolarità e il monopolio delle finanze di Collinsport, la famiglia Collins cade lentamente in rovina, bloccata da un glorioso passato e un futuro rischioso. Mentre l'angoscia e la rassegnazione dominano gli inquilini di casa Collins, una bara viene esumata dal terreno: Barnabas, leggendario capostipite, è pronto a garantire prosperità alla sua vecchia, nuova famiglia.
Stregoneria, falsità, magia, illusioni ed emozioni, lussuria ossessiva, desiderio d'immortalità e rimpianto vengono fusi da Burton in un mélange gotico e diacronico, forte, impervio, che gode del senso dell'impossibile ritorno al passato e del valore della famiglia, come la più grande ricchezza, una famiglia minacciata dalla povertà come dai concittadini, ma anche dagli stessi congiunti, che non esitano a tradirla, a venderla, ad abbandonarla.
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Una cittadina del Main, incantata da Angeliche Bouchard, avvenente imprenditrice. Durante l'ascesa della donna verso la popolarità e il monopolio delle finanze di Collinsport, la famiglia Collins cade lentamente in rovina, bloccata da un glorioso passato e un futuro rischioso. Mentre l'angoscia e la rassegnazione dominano gli inquilini di casa Collins, una bara viene esumata dal terreno: Barnabas, leggendario capostipite, è pronto a garantire prosperità alla sua vecchia, nuova famiglia.
Stregoneria, falsità, magia, illusioni ed emozioni, lussuria ossessiva, desiderio d'immortalità e rimpianto vengono fusi da Burton in un mélange gotico e diacronico, forte, impervio, che gode del senso dell'impossibile ritorno al passato e del valore della famiglia, come la più grande ricchezza, una famiglia minacciata dalla povertà come dai concittadini, ma anche dagli stessi congiunti, che non esitano a tradirla, a venderla, ad abbandonarla. Eppure il tempo, altero e meschino, supremo giudice degli uomini, sembra tessere un incorruttibile ciclo di equivoci eterni. E sottrarsi a questo ciclo sembra l'ardua e inesorabile impreso di Barnabas che, vampiro maledetto, non è solo. Angeliche Bouchard, strega e ricca, bella e crudele, amata ed esaltata, non saprà amare e l'Amore la maledirà, inetta e senza cuore.
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salvatore marfella
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giovedì 24 maggio 2012
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un bella miscela di vampirismo pop e romanticismo
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Pieno di effetti speciali mirabolanti e sostenuto da una sorprendente colonna sonora pop/rock, è una gustosa (e a tratti esilarante) variazione sul tema del Vampiro. Pur attingendo a piene mani da altri film (“La morte ti fa bella” di Zemeckis, “Shining” di Kubrick giusto per citarne un paio), dalla serie TV di Dan Curtis e dal romanzo gotico e romantico inglese (il finale ricorda quello di “CIME TEMPESTOSE” di Emily Bronte), oltre che da altre opere dello stesso Burton, il film trascina e diverte grazie a molte trovate comiche riuscite e alla simpatia degli attori. Tuttavia, sotto l’apparenza leggera, frivola e superficiale e al di là del tono spesso farsesco, è forse possibile leggervi una critica della odierna “mostruosità” della società.
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Pieno di effetti speciali mirabolanti e sostenuto da una sorprendente colonna sonora pop/rock, è una gustosa (e a tratti esilarante) variazione sul tema del Vampiro. Pur attingendo a piene mani da altri film (“La morte ti fa bella” di Zemeckis, “Shining” di Kubrick giusto per citarne un paio), dalla serie TV di Dan Curtis e dal romanzo gotico e romantico inglese (il finale ricorda quello di “CIME TEMPESTOSE” di Emily Bronte), oltre che da altre opere dello stesso Burton, il film trascina e diverte grazie a molte trovate comiche riuscite e alla simpatia degli attori. Tuttavia, sotto l’apparenza leggera, frivola e superficiale e al di là del tono spesso farsesco, è forse possibile leggervi una critica della odierna “mostruosità” della società. Il film sembra attaccare, infatti, alcuni capisaldi del mondo moderno (e non solo): il Capitalismo, il Mercato, la Proprietà, addirittura la Famiglia. Consigliato.
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(di antonio montefalcone)
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claudiofedele93
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lunedì 31 agosto 2015
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la commedia gotica di burton.
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Dopo il tanto discusso Alice in Wonderland, pellicola commissionata dalla Disney, che probabilmente rappresenta il punto più basso della cinematografia dell'autore californiano, (ma adottato ormai da tempo dalla cittadina inglese di Londra), si torna a parlare di una pellicola che gode dei forti richiami di un tipo di cinema strettamente caro all'autore di Sleepy Hollow.
Dark Shadows è, probabilmente, una delle pellicole migliori dell'ultimo Burton, che prende sotto la propria ala varie linee narrative e tematiche sociali, per espandere il proprio potenziale nella realizzazione ed approfondimento dei tanti personaggi che appaiono sullo schermo nella durata complessiva della pellicola.
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Dopo il tanto discusso Alice in Wonderland, pellicola commissionata dalla Disney, che probabilmente rappresenta il punto più basso della cinematografia dell'autore californiano, (ma adottato ormai da tempo dalla cittadina inglese di Londra), si torna a parlare di una pellicola che gode dei forti richiami di un tipo di cinema strettamente caro all'autore di Sleepy Hollow.
Dark Shadows è, probabilmente, una delle pellicole migliori dell'ultimo Burton, che prende sotto la propria ala varie linee narrative e tematiche sociali, per espandere il proprio potenziale nella realizzazione ed approfondimento dei tanti personaggi che appaiono sullo schermo nella durata complessiva della pellicola.
Burton, dunque, partendo proprio da quanto scritto da Grahame-Smith, decide di realizzare un film incentrato sulla storia del giovane Barnabas Collins, il quale, giunto nel New England da Liverpool, per approdare più precisamente in quello stato del Maine tanto caro a Stephen King, assieme alla propria famiglia, nella seconda metà del 1700, vedrà scomparire, con il passare del tempo, tutto ciò che egli ha di più caro, a cominciare dagli amati genitori, deceduti in un misterioso e tragico incinte, fino alla benevolenza della cittadina Collinsport, che deve proprio a quest'ultimi il proprio nome. Dietro, infatti, ai malefici ed alle stregonerie che corrodono la vita di Barnabas, si cela la domestica Angelique Bouchard, delusa e adirata per non essere stata mai amata da quest'ultimo, che a lei ha preferito l'eterea Josette. Vittima di un’oscura maledizione, il rampollo dei Collins, nonché ultimo discendente in terra Americana, è costretto a vivere un’esistenza dannata, sotto le vesti di un vampiro, dentro una tomba, sepolta nel bosco, nel silenzio e nella morsa di un'atroce dolore. Fino al momento in cui, casualmente, nel pieno degli anni ’70, viene risvegliato e liberato…
Dark Shadows manifesta, senza alcun dubbio, una voglia sfrenata di far Cinema da parte di Burton, il quale sembra non essere mai stanco nel rappresentare un mondo che vive degli echi intimi della sua persona, del suo essere visionario ed originale, e che, fortunatamente, non ha tutt’oggi modo di apparire datato o sovraccarico di barocchismi o citazioni.
Dietro ad una perfetta padronanza tecnica, una fotografia d’effetto riconoscibile e riscontrabile nelle altre produzioni del regista, l'opera si rivela un cocktail frizzante, sobrio ed elegante di comicità contenuta nella postura sempre attenta e vigile della figura dell'oscuro Barnabas Collins, il quale ha il volto Johnny Depp, nettamente più bravo rispetto al passato, che continua la propria collaborazione con Burton e che stavolta all'interpretazione sentita, preferisce un’approccio professionale e sicuro, capace di lavorare sull'esperienza che ai tempi di Edward Scissorshands non possedeva, portando, dunque, ad un risultato finale soddisfacente, ma non impeccabile, dovuto, probabilmente, all'importanza del cast al quale sa tenere testa.
Mischiando oscurità, perversione, ironia e cinismo, il remake della nota serie tv, è tanto brillante nei suoi colori quanto oscuro nella propria messa in scena, che, senza molte lusinghe, non dimostra poi tanto fatica a narrare la vita (s)fortunata di persone (un tempo) ricche, ma in decadenza, vittime quasi più del proprio nome che delle proprie colpe. I personaggi in Dark Shadows sono straordinariamente coerenti alla visione del film-maker di Burbank, e al loro interno godono di sfaccettature cariche di ambiguità ed inquietudine. Se, infatti, l'accettarsi per come si è, rappresenta una delle massime del cinema di Tim Burton, a questo giro la propria natura non solo ci conferisce la concezione di chi siamo, ma anche la consapevolezza che non tutti possono essere buoni. Barnabas, dietro al suo onore, i suoi modi cortesi, sebbene antiquati, ed all'eleganza dark, rimane, a tutti gli effetti, un vampiro, una creatura della notte, a cui piacciono le dormite diurne, le comode bare per schiacciare pisolini e, particolare da non scordare, il sangue che pulsa nelle vene dei mortali.
Sarebbe, tuttavia, ingiusto prendere un elemento tanto presente nei lungometraggi di Burton per smascherarne la natura malvagia, perché, se quanto detto sopra è vero, lo è anche il fatto che proprio nella figura della giovane Victoria, re-incarnazione di quella che fu l'amata Rosette, si sviluppa una sotto-trama interessante, vera placenta di tutte quelle idee e tematiche figlie della mente del visionario regista, dove l'individuo, mal visto da tutti (e persino, per l’occasione, dai propri genitori, come nel ’95 lo fu il Pinguino in Batman Returns ) in quanto diverso, si rivela, non solo migliore, ma tale proprio grazie alla sua natura da outsider. Così, il pregiudizio e l'orrore verso colui che reputiamo ostile, e che ci fa paura, segna non solo il mostro che alberga nella gente comuni, ma anche il bigottismo che vive all'interno di noi e per estensione della società, come è il caso di Victoria, abbandonata dalla famiglia, costretta a vivere in un manicomio solo perché capace di riuscire a vedere dei fantasmi.
L'ironia, contenuta, mai grottesca, elaborata e sofisticata al punto giusto, di Dark Shadows si riversa persino in questo lungometraggio dalle tinte dense di un femminismo inedito per gli standard di Burton, dove, se i personaggi principali sono quasi sempre di sesso maschile, raramente vediamo che questi lasciano "posto" a comprimari femminili particolarmente ben tratteggiati o importanti, sebbene più volte determinati. Michelle Pfeiffer, qui ancora in gran forma, così come la bellissima Eva Green, o l’opportunista Helena Bonham Carter, danno il volto a donne forti, vittime di abusi e sentimenti che non si vergognano a combattere e sconfiggere, rappresentano personalità cariche di un’emotività che riesce ben ad emergere nella commedia gotica della vita, dove il tutto si riduce in una gara alla sopravvivenza senza esclusione di colpi.
Dark Shadows è una pellicola originale e gustosa, composta e quadrata, piena di rimandi e citazioni al cinema espressionista che Tim Burton continua ad amare alla follia, così come ai grandi classici Europei del passato. E' un gioiello che offre quel qualcosa in più al pubblico grazie alla mano di un regista dotato di un talento capace di renderlo un unicum nel vasto scenario cinematografico, che, per quest'occasione, dimostra un forte attaccamento non solo ad una particolare forma d'arte visiva, ma anche ad un preciso pensiero musicale che sfocia in una colonna sonora pop e rock, ove non è poi casuale sentire, di tanto in tanto, oltre che le sempre evocative tracce del maestro e collaboratore di vecchia data, Danny Elfman, canzoni degli anni '70 dei T.Rex, Alice Cooper (che si colleziona il cameo migliore della sua vita), Elton John o Iggy Pop.
Tim Burton, anche questa volta, fa del suo stile un marchio di fabbrica indelebile, dirige una storia semplice, una commedia dove riesce a far muovere i personaggi divertendosi ad incappare negli errori e nelle bizzarrie di quest'ultimi, raccontando con semplicità di vampiri e streghe, senza perdere il suo tocco magico, senza farci rimpiangere i suoi momenti migliori, forse perché, anche adesso, Burton continua a dare il meglio di se, sia ben chiaro, piaccia o meno.
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giacomogabrielli
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giovedì 21 giugno 2012
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tim sucks... blood. ***
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Dopo il triste e appena riuscito 'Alice in Wonderland', Burton torna con un film piacevole e divertente. Johnny Depp se la cava anche in veste di vampiro risultando simpatico ed ironico. Bisogna ammettere che le aspettative erano molto più alte di quello che poi è stato il risultato finale ma nonostante ciò il film resta comunque un buon prodotto altamente sottovalutato. La fotografia rende bene le atmosfere, sia quelle cupe che quelle anni 70, illuminando con toni che passano dal grigio e arrivano al fucsia. Buona la regia, che si piazza nel classico, mentre le musiche, dell'immancabile Danny Elfman, e gli effetti speciali non sono da meno.
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Dopo il triste e appena riuscito 'Alice in Wonderland', Burton torna con un film piacevole e divertente. Johnny Depp se la cava anche in veste di vampiro risultando simpatico ed ironico. Bisogna ammettere che le aspettative erano molto più alte di quello che poi è stato il risultato finale ma nonostante ciò il film resta comunque un buon prodotto altamente sottovalutato. La fotografia rende bene le atmosfere, sia quelle cupe che quelle anni 70, illuminando con toni che passano dal grigio e arrivano al fucsia. Buona la regia, che si piazza nel classico, mentre le musiche, dell'immancabile Danny Elfman, e gli effetti speciali non sono da meno. Burton firma dunque sì un film girato con tutte le tecnologie disponibili oggi, ma dal taglio assolutamente classico. Il cast è superbo, da Depp alla Bonham Carter, dalla Pfeiffer alla Green, tutti danno una mano a fare di quest'opera un film comunque da ricordare. Christopher Lee appare in un breve cammeo. Tim Burton si riconferma infine un esempio da imitare che dimostra come, anche nel 2012, si possa ancora far cinema spaziando tra i vari modi e stili di girare, tornando al classico ('Dark Shadows') anche dopo aver girato un film in 3D ('Alice in Wonderland'), per poi tornare a breve all'animazione in stop-motion ('Frankenweenie'). TIM SUCKS... BLOOD ***
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(di marezia)
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nino pell.
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lunedì 14 maggio 2012
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impeccabile opera visiva di tim burton
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"Dark shadows" è senza dubbio una pellicola ricca di fascino visivo e scenografico. Come da tradizione del regista, in essa si intrecciano elementi eterogenei che sembrano combaciare perfettamente: il mondo gotico che incontra quello contemporaneo, in questo caso il periodo musicale dei giovani hippy risalente ai primi anni '70; il genere horror che abbraccia momenti di intelligente humour e poi naturalmente l'aver ideato una storia sintetizzata dal binomio odio/amore. Ma ciò che resta più da lodare di questa pellicola è la bellezza sublime, ricercata e sofisticata di tutto l'insieme tanto da rendere "Dark shadows" l'ennesimo gioiellino cinematografico di Tim Burton. La trama e la maniera in cui essa si snoda verso il finale, mi è sembrata invece abbracciare elementi più propriamente ordinari nella tessitura narrativa.
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"Dark shadows" è senza dubbio una pellicola ricca di fascino visivo e scenografico. Come da tradizione del regista, in essa si intrecciano elementi eterogenei che sembrano combaciare perfettamente: il mondo gotico che incontra quello contemporaneo, in questo caso il periodo musicale dei giovani hippy risalente ai primi anni '70; il genere horror che abbraccia momenti di intelligente humour e poi naturalmente l'aver ideato una storia sintetizzata dal binomio odio/amore. Ma ciò che resta più da lodare di questa pellicola è la bellezza sublime, ricercata e sofisticata di tutto l'insieme tanto da rendere "Dark shadows" l'ennesimo gioiellino cinematografico di Tim Burton. La trama e la maniera in cui essa si snoda verso il finale, mi è sembrata invece abbracciare elementi più propriamente ordinari nella tessitura narrativa. In conclusione un film che valuto con un sette pieno.
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(di weach )
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catia p.
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domenica 10 giugno 2012
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un burton godibile ma senza sorprese
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Soltanto Pee-wee's Big Adveture e Sweeney Todd sfuggono al mio carnet per poter affermare di aver visionato la filmografia completa di Tim Burton.
A dispetto delle due lacune posso comunque dire di aver accresciuto di pellicola in pellicola il mio amore verso il caleidoscopico regista.
Non ho però trovato soddisfacente il suo penultimo film, Alice in Wonderland (tanto ricco di sfarzo scenografico quanto povero di guizzi davvero sorprendenti), e ugualmente scorgo qualche mancanza nell'ultimo DARK SHADOW.
Per la sua 15a pellicola, il regista di Edward Mani di Forbice, Mars Attacks, Big Fish, sceglie la “celebrazione” e lo fa alla sua maniera.
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Soltanto Pee-wee's Big Adveture e Sweeney Todd sfuggono al mio carnet per poter affermare di aver visionato la filmografia completa di Tim Burton.
A dispetto delle due lacune posso comunque dire di aver accresciuto di pellicola in pellicola il mio amore verso il caleidoscopico regista.
Non ho però trovato soddisfacente il suo penultimo film, Alice in Wonderland (tanto ricco di sfarzo scenografico quanto povero di guizzi davvero sorprendenti), e ugualmente scorgo qualche mancanza nell'ultimo DARK SHADOW.
Per la sua 15a pellicola, il regista di Edward Mani di Forbice, Mars Attacks, Big Fish, sceglie la “celebrazione” e lo fa alla sua maniera.
Celebra innanzitutto la soap opera dall'omonimo titolo “Dark Shadow”, cult in America alla fine degli anni '60, rinverdendone i fasti su grande schermo.
Al contempo, celebra i protagonisti must del genere horror e delle fiabe – streghe, fantasmi, vampiri, sortilegi...
Poi celebra la famiglia – vagamente tendente alla famiglia Addams, ma altrimenti che Burton sarebbe?
Infine celebra gli anni '70 – in particolare con una colonna sonora da urlo (compreso un cameo tutto da scoprire) e un piglio modaiolo anzi che no.
In tutto questo celebrare, che di sicuro coinvolge, affascina, strega (per rifarci alla trama), dimentica i toni del dark più puro e originale sfoggiati ne Il mistero di Sleepy Hollow.
Così, laddove molti vedono in questo film un Tim Burton più maturo e consapevole, io lo trovo solo un po' più affannato a rifarsi il verso.
Se in alcuni tratti viene da dire “Eccolo, il solito vecchio Burton” sorridendo compiaciuti, in altri ci viene da dire “Eccolo, il solito vecchio Burton” ossia, ok, è sempre lui, mai in questo film cosa c'è di nuovo?
Niente, con mio rammarico.
Guardo sempre tanto volentieri le favole dark trasposte su grande schermo con maestria e godo della bravura degli interpreti come la Pfeiffer o il mio adorato Johnny Deep che si esibiscono impeccabili alla loro maniera, però qui si manca di freschezza e il rischio è di scadere nel manierismo (a dispetto dell'acrobatica scena di sesso sulle note di Barry White).
In una frase: godibile senza sorprese.
Peccato.
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ultimoboyscout
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giovedì 16 agosto 2012
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barnabas, un uomo all'antica.
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Film gradevole (ma lontano dai migliori prodotto di Burton, all'ottava collaborazione con Depp) tratto dalla serie TV in onda sulla ABC verso la fine degli anni '60. E' una favola dalle atmosfere gotiche e dark con un Johnny Depp irresistibile, assoluta garanzia quando si mette nelle mani del regista, che ha saputo costruire (e costruirgli addosso) un universo dai ritmi pop in cui convivono in perfetta armonia umorismo e macabro, poesia e orrore. Un mondo in cui vivono vampiri e streghe vintage che si mescolano a rispettabili cittadini umani. E infatti non si tratta di una storia di vampirismo, piuttosto dell'epopea di una famiglia nevrotica e disfunzionale, i Collins (gli Addams appaiono al loro cospetto una famiglia quasi normale), in cui subentrano elementi soprannaturali.
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Film gradevole (ma lontano dai migliori prodotto di Burton, all'ottava collaborazione con Depp) tratto dalla serie TV in onda sulla ABC verso la fine degli anni '60. E' una favola dalle atmosfere gotiche e dark con un Johnny Depp irresistibile, assoluta garanzia quando si mette nelle mani del regista, che ha saputo costruire (e costruirgli addosso) un universo dai ritmi pop in cui convivono in perfetta armonia umorismo e macabro, poesia e orrore. Un mondo in cui vivono vampiri e streghe vintage che si mescolano a rispettabili cittadini umani. E infatti non si tratta di una storia di vampirismo, piuttosto dell'epopea di una famiglia nevrotica e disfunzionale, i Collins (gli Addams appaiono al loro cospetto una famiglia quasi normale), in cui subentrano elementi soprannaturali. E Barnabas è persino un vampiro per caso, un'anima romantica e tormentata in un film tra commedia (molto) e horror (poco). Oltre a Depp, gli altri attori principali appaiono decisamente a proprio agio, dalla ex Donna Gatto Michelle Pfeiffer alla moglie del regista Bonham-Carter perfetta nel ruolo della psichiatra, dalla giovanissima Chloe Moretz che è riuscita a evidenziare tutte le inquietudini da adolescente del suo personaggio alla stupefacente Eva Green, meravigliosissima, sembra uscita dalla soap originale e che strega lo sia sdul serio! Visivamente è un enorme piacere post gotico, ha un cuore narrativo divertente ma struggente e sentito, sotto lo sguardo consapevole del regista che mette a fuoco vari temi, dai complicatissimi rapporti uomo-donna a quelli ancor più complicati genitore-figlio, dalla globalizzazione alle disparità e alle lotte di classe, passando per i cuori in frantumi a causa di amori non corrisposti. Il circo eccentrico di Burton si arricchisce di freak tutti nuovi ed anche quando non è al meglio è sempre un gran bel vedere. La confezione è infatti elegantissima, lo humour raffinato e il divertissement assicurato: a livello superficiale intrattiene ma ci si accorge che manca qualcosa, che non penetra, facendoci rimpiangere il cinema vero di Burton, quello che incanta davvero e che si è fermato a "Big fish".
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laura s
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martedì 22 maggio 2012
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una commistione di generi magnificamente mescolati
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Un impeccabile gentiluomo del diciottesimo secolo, Barnabas Collins, si vede uccidere le persone più amate da un'amante respinta, la conturbante strega Eva Green (Angelique), che lo trasforma poi in vampiro perché la sua sofferenza sia eterna. Non paga di ciò trova il modo di sepperlirlo a tempo indeterminato, fino a quando, causa lavori in corso, la bara viene disseppellita e il vampiro Johnny Depp si sveglia negli psichedelici anni '70.
E' un film che ha veramente del genio, a cominciare dalla scelta di ambientare la storia nel 1972, approfittandone per fare l'occhiolino al risveglio generazionale di questi anni, ed esilaranti trovate, in cui Barnabas ravvisa segni diabolici in ogni ormai scontata invenzione del ventesimo secolo.
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Un impeccabile gentiluomo del diciottesimo secolo, Barnabas Collins, si vede uccidere le persone più amate da un'amante respinta, la conturbante strega Eva Green (Angelique), che lo trasforma poi in vampiro perché la sua sofferenza sia eterna. Non paga di ciò trova il modo di sepperlirlo a tempo indeterminato, fino a quando, causa lavori in corso, la bara viene disseppellita e il vampiro Johnny Depp si sveglia negli psichedelici anni '70.
E' un film che ha veramente del genio, a cominciare dalla scelta di ambientare la storia nel 1972, approfittandone per fare l'occhiolino al risveglio generazionale di questi anni, ed esilaranti trovate, in cui Barnabas ravvisa segni diabolici in ogni ormai scontata invenzione del ventesimo secolo. Tornato al suo palazzo ormai in rovina, il vampiro trova i suoi discedenti impoveriti e disincantati, e decide di rimettere insieme l'antico patrimonio costruito con il commercio del pesce, ormai però ben oltre l'orlo del fallimento a causa della concorrenza sleale della strega Angelique.
I personaggi sono tutte creature di Tim Burton, con la loro dose di follia: la psichiatra alcolizzata e nevrotica che non vuole invecchiare, l'adolescente smaliziata che giudica e critica, il bambino strambo che parla col fantasma della madre, il maggiordomo alcolizzato, l'impassibile discendente che si trova nel ruolo di colei che tiene insieme ciò che resta della famiglia, e che considera del tutto naturali le follie di tutti quanti. E poi naturalmente ci sono Angelique, ancora divorata dalla sua passione di strega per Barnabas, meravigliosa e fatale, che manipola gli eventi a suo piacimento, e Barnabas, vampiro crudele e ingenuo, pieno di buoni proposito ma a volte inconcludente, diabolico e imbranato allo stesso tempo.
Gli eventi si rincorrono e quasi sfuggono alla volontà dei protagonisti, troppo impegnati dal loro egocentrismo e presi ognuno nella propria storia personale. Da questo scaturisce una trama che funziona, grazie alla sua stessa imprevedibilità. Gli stili si sovrappongono, passando dalle risate all'horror in men che non si dica.
Un solo appunto: pur essendo perfetto per Tim Burton, un regista dovrebbe anche mettersi alla prova creando personaggi che non devono essere necessariamente cuciti addosso ad un solo attore. Insomma, non è ora di cambiare e scegliersi un protagonista che non sia sempre Johnny Depp?
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andrelibero
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domenica 20 maggio 2012
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Tim Burton torna sul suo stile con un classico Johnny Depp nela sua classica bravura di interpretazione. Il film si aggira sul drammatico e su un umorismo dall'ironico che strappa qualche risata al cupo, la storia è seguibile e abbastanza coinvolgente anche se verso il finalme si smorza un po'. Un film piacevole che a meno che non dispreziate il genere, merita di essere visto.
P.S.
Unica cosa che non capisco è come mai Barnabas sia ceduto solo una volta e non di più alla bellissima e provocante Angelique XD
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Comunque film consigliato, 3 stelle le merita e per quelli più appassionati di me al genere sicuramente vale anche qualcosa di più.
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nebel*
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domenica 30 settembre 2012
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un buon ritorno: 3 stelle!
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Dark Shadows non può considerarsi il suo migliore film e forse non potrà mai essere equiparato ad altre sue (vere e proprie) opere cinematografiche del passato ,ma ciò nonostante è da premiare il suo ritorno nelle sale con un film frizzante ,ironico e non del tutto convenzionale.
Sicuramente un buon ritorno dopo il noioso e poco ispirato "Alice in Wonderland" ,merita 3 stelle per l'originalità, la cura delle immagini e per il cast, più che azzeccato.
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