cassanonat
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venerdì 29 aprile 2011
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questa è una sconfitta per il paese!
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"Da quando vince il merito?" E' la domanda che si pone un occhialuto Paolo Ruffini, insegnante di diritto penale, stanco di essere per l'ennesima volta sorpassato in una promozione da un raccomandato. In questa frase si racchiude non solo il senso del film 'C'è chi dice no', ultimo capolavoro di Giambattista Avellino, ma anche il grido di rivolta di un'Italia ormai stanca dei 'figli di...'
La trama segue le vicende di tre protagonisti: Max (Luca Argentero), figlio di ferroviere che ha preferito la carriera giornalistica a binari tabelle d'orario, Samuele (Paolo Ruffini), assistente universitario che non riesce ad ottenere un posto da ordinario e rimane con il suo misero stipendio di 700 euro mensili, e Irma (Paola Cortellesi), dottoressa che si vede soffiare la promozione dalla fidanzata del primario venuta dall'est (inutile elencarne i talenti principali).
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"Da quando vince il merito?" E' la domanda che si pone un occhialuto Paolo Ruffini, insegnante di diritto penale, stanco di essere per l'ennesima volta sorpassato in una promozione da un raccomandato. In questa frase si racchiude non solo il senso del film 'C'è chi dice no', ultimo capolavoro di Giambattista Avellino, ma anche il grido di rivolta di un'Italia ormai stanca dei 'figli di...'
La trama segue le vicende di tre protagonisti: Max (Luca Argentero), figlio di ferroviere che ha preferito la carriera giornalistica a binari tabelle d'orario, Samuele (Paolo Ruffini), assistente universitario che non riesce ad ottenere un posto da ordinario e rimane con il suo misero stipendio di 700 euro mensili, e Irma (Paola Cortellesi), dottoressa che si vede soffiare la promozione dalla fidanzata del primario venuta dall'est (inutile elencarne i talenti principali). I tre, dopo aver capito quanto è marcio il sistema meritocratico italiano, decidono di ribellarsi e alla stregua di moderne brigate rosse, si ribattezzano 'I pirati del merito' e cercano di evirare i loro contendenti attraverso le più divertenti forme di stalking. Impossibile non ridere quando i pappagalli della fidanzata del primario vengono sostituiti nottetempo con dei fagiani arrostiti allo spiedo.
Durante il film ogni personaggio segue una sua personale invenzione interiore che lo porta a dare un proprio meccanismo comportamentale di difesa ai mali che vogliono evirare dal sistema. Ecco quindi che il tranquillo Samuele, all'inizio spaventato dalle possibili implicazioni legali che alcuni atti di stalking potevano portare, si trasforma alla fine in un molestatore con idee utopiche ma efficaci. Sua sarà infatti l'idea di creare il sistema delle ombre: uomini totalmente vestiti di nero che 'segnaleranno' i raccomandati seguendoli dappertutto. Al nero delle ombre si contrappone i colori accesi dei volantini dei pirati del merito, colori che richiamano un'idea di liberazione da questo nostro futuro oscuro. E' questo è già tanto, se pensiamo che la sua prima terribile idea era stata quella di ordinare 4 pizze giganti anonime per una delle raccomandate.
Il cambiamento più interessante però è proprio quello di Max. Il giovane giornalista, che per primo ha l'idea di combattere il sistema delle raccomandazioni e sembra quello con le idee più radicate, si trasforma. L'accusatore diverrà il soggetto delle sue accuse. Max riuscirà ad ottenere una promozione portandosi a letto la figlia di un'eminente collega, che paradossalmente era proprio colei che gli aveva rubato il posto.
E da qui partono le incomprensioni con il gruppo, con il giovane Max che ha paura di perpetrare le azioni dei Pirati per paura di perdere il suo nuovo posto e di essere arrestato. Si è trasformato nell'impaurito Paolo Ruffini all'inizio delle imprese dei pirati. Come è facile immaginare ci sarà un altra 'evoluzione' al passato, ma questo non avrà poche ripercussioni nel suo carattere: lascerà un tangibile alone di disperazione e amarezza nel giovane giornalista.
Il regista, Giambattista Avellino, è nuovo nel campo delle commedie di denuncia. Dei precedenti lavori più importanti, sempre votati al comico, possiamo ricordare le ultime collaborazioni con la coppia comica Ficarra e Picone in 'il 7 e l'8' e 'la matassa', entrambe commedie leggere che avevano avuto una buona risposta di pubblico.
Stavolta c'è quel qualcosa in più che è proprio la chiave del successo del film: ridere (un po) facendo pensare (molto), tuffandosi nel filone già esplorato da Massimo Venier con 'Generazione Mille Euro', Virzì con 'tutta la vita davanti' e più recentemente 'Nessuno mi può giudicare', diretto da Massimiliano Bruno con la stessa Paola Cortellesi. Tutti film che esplorano tematiche nazionali che giovani e adulti devono tutt'oggi si ritrovano a combattere: precariato, scarsa possibilità di carriera a livello nazionali, doppi lavori.... e la lista potrebbe essere enorme.
Il film riesce a mantenere l'interesse fino alla fine, con tempi che ad una prima impressione possono sembrare molto dilatati (una pausa in due tempi sarebbe stata gradita), ma nonostante ciò, anche grazie a qualche rimembranza cinematografica ormai sfruttatissima (Padrino e testa di maiale, non aggiungo altro!), riesce a mantenere un livello di gradimento elevato e noia minima.
Maggiore enfasi invece si sarebbe potuta dare alla musiche, le quali non riescono a rimanerti dentro alla fine del film. In altri film, come Generazione mille euro, ne sono parte integrante, non un semplice background a basso volume come qui. Le parole devono avere il loro spazio all'interno di un film, loro sono pur sempre il protagonista principale, ma la musica dovrebbe fare da antipasto in questo 'pranzo di denuncia'. E' la ricetta base di un capolavoro.
In conclusione 8 punti su 10 a Giambattista Avellino per questo film, un tentativo riuscito di creare un moderno ritratto di un paese con altissimo tasso di 'cervelli in fuga', in cui un preside di facoltà allibito si chiede "Ma possibile che non abbiamo fatto un solo concorso regolare?"
Basta accendere la tv e guardare il telegiornale per accorgersi che la risposta 'sì' a questa domanda è un'ombra che ci segue sempre più da vicino.
Ecco il nostro uomo ombra, benvenuti in Italia!
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marezia
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venerdì 29 aprile 2011
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mamma mia...
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Come si fa a pensare che un film del genere possa essere MINIMAMENTE sincero? Essere così sprovveduti non si può... W il cinema italiano DI UNA VOLTA! La commedia è morta con gli anni '80, da quando ATTORI come Monica Vitti, Johnny Dorelli, Mariangela Melato, Alberto Sordi, Giancarlo Giannini e potrei continuare hanno smesso di recitare e CERTI SCENEGGIATORI ci hanno lasciati. Ora esiste la tv che fa recitare PROPRIO TUTTI...
[+] c'era una volta... un borghese piccolo piccolo!
(di hollyver07)
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virginia74
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mercoledì 27 aprile 2011
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pirati del merito contro il sistema
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3 posti attesi da tempo e sui quali contavano, soffiati dai raccomandati di turno al medico Paola Cortellesi che non può rinviare oltre la scelta tra il figlio e la carriera, al ricercatore di diritto penale Paolo Ruffini che dovrà decidere tra il rispetto per la legge e quello per la giustizia, al giornalista Luca Argentero in bilico tra il compromesso del successo e le aspettattive dei genitori.
Figli di nessuno almeno per il sistema cercheranno di riprendersi con metodi poco ortodossi il posto. Tra crisi di coscienza dei raccomandati e difesa del sistema.
I Pirati del merito sono disposti a scontare la pena ma... anche a patteggiare? Vincenti o sconfitti di fronte al sistema? Allo spettatore il verdetto finale.
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3 posti attesi da tempo e sui quali contavano, soffiati dai raccomandati di turno al medico Paola Cortellesi che non può rinviare oltre la scelta tra il figlio e la carriera, al ricercatore di diritto penale Paolo Ruffini che dovrà decidere tra il rispetto per la legge e quello per la giustizia, al giornalista Luca Argentero in bilico tra il compromesso del successo e le aspettattive dei genitori.
Figli di nessuno almeno per il sistema cercheranno di riprendersi con metodi poco ortodossi il posto. Tra crisi di coscienza dei raccomandati e difesa del sistema.
I Pirati del merito sono disposti a scontare la pena ma... anche a patteggiare? Vincenti o sconfitti di fronte al sistema? Allo spettatore il verdetto finale.
Interpretato benissimo, scenggiatura divertente e nel finale commovente.
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marchino78
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martedì 26 aprile 2011
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carino.. ma..
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Piacevole e simpatico... A tratti vero e riflessivo ma con un finale, a mio avviso, Hollywoodiano...
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packy75
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lunedì 25 aprile 2011
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ovvio
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Un film banale, dai contenuti scontati, e lungamente prevedibili. Un peccatosprecare Argentero e Cortellsi in questi ruoli.
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disincantato83
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lunedì 25 aprile 2011
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ma quale merito, se non c'è stabilità???
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Ci risiamo. Ancora con l’eterna storiella della raccomandazione che prevale sul merito. E naturalmente, giù a moraleggiare, a dire che queste cose non devono accadere. Così siamo tutti bravi, anche se poi tutto continua come prima, e gli spunti per la morale “facile” e superficiale, non mancano mai. Ma si è provato, piuttosto, a scendere in profondità? Ci si è chiesti PERCHE’ certe cose avvengono?
Credete davvero che tutti i raccomandati siano arrivisti, ambiziosi o figli di papà? Ok: ci sono anche quelli. L’ambizione -con merito o senza- è un fatto, purtroppo, della nostra società competitiva e “fatta a scale”.
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Ci risiamo. Ancora con l’eterna storiella della raccomandazione che prevale sul merito. E naturalmente, giù a moraleggiare, a dire che queste cose non devono accadere. Così siamo tutti bravi, anche se poi tutto continua come prima, e gli spunti per la morale “facile” e superficiale, non mancano mai. Ma si è provato, piuttosto, a scendere in profondità? Ci si è chiesti PERCHE’ certe cose avvengono?
Credete davvero che tutti i raccomandati siano arrivisti, ambiziosi o figli di papà? Ok: ci sono anche quelli. L’ambizione -con merito o senza- è un fatto, purtroppo, della nostra società competitiva e “fatta a scale”. Ma la raccomandazione, non fingiamo d’ignorarlo, è tante volte l’unico mezzo realistico per una vita dignitosa e tranquilla. È l’estremo rifugio del genitore in apprensione che non sa come farà il figlio (disoccupato, precario ecc.) ad avere un tetto e un piatto caldo, quando lui non ci sarà più; è la zattera nel mare in tempesta per la giovane coppia che non riesce a progettare una vita insieme: parlo di una casa, di figli da nutrire e mandare a scuola, di serenità, non certo di ville con la piscina e la maserati in giardino.
Perciò è inutile stare a parlare di merito, in una società priva di garanzie, di sicurezze, di stabilità: qui non si tratta del “chi non risica non rosica”, certo che non si può pretendere il malloppo senza puntare; si tratta dell’obbligo, che ci viene appioppato oggigiorno, di giocare d’azzardo. Il che non è concepibile, e finisce per legittimare anche il ricorso a vie traverse pur di evitarlo. Certo che non si dovrebbe farlo, calpestando il merito di chi si fa il mazzo: ma allora eliminiamone il bisogno! Togliamo la necessità di rubare o raccomandarsi, prima di dire “non si deve rubare e raccomandarsi”. Togliamo quel ricatto onnipresente, che spinge tante persone a scendere a schifosi compromessi come quelli che si vedono nel film; e allora sì che si potrà deprecare chi è disposto a scenderci. Altrimenti, stiamo facendo della morale a buon mercato, ipocrita, bigotta e farisea. La raccomandazione è ingiusta: nel senso che è ingiusto che si debba arrivare a tanto. Sarebbe giusto, non tanto che tutti competessero lealmente, quanto -a monte- che nessuno fosse costretto a competere. E poi, DOPO, sarebbe sacrosanto parlare di merito, di accesso a determinate professioni solo per chi è competente. Con un futuro tranquillo e dignitoso garantito a tutti gli altri, però. Allora saranno molti meno a brigare e intrigare (a tutto vantaggio della stessa meritocrazia), e diamo pure addosso a chi continuasse a farlo soltanto per arrivismo e ambizione, diamogli pure l’ergastolo: sarò completamente d’accordo!
Un film, dunque, davvero mediocre sul piano dei contenuti, che ribadisce i soliti discorsi banali e triti, senza aggiungere nulla di nuovo, senza infastidire il sistema, che anzi vuole proprio ciò: vuole questa morale miope, e che nessuno si azzardi a guardare troppo lontano (dove loro, i potenti, non vogliono che si guardi). E anche nella sua forma “artistica”, niente di che: per essere una commedia, d’ilarità ne spreme davvero poca, piuttosto viene da piangere a vedere anche lo scempio che fa dei rapporti personali e affettivi, ridotti a un dedalo di ambigui intrighi, di subdoli calcoli, di interessi molteplici e striscianti che calpestano ogni brandello di verità e autenticità.
L’unica scena carina è quella della cena di classe, in cui si vede a che sordidi banchetti dell’ipocrisia finiscano per ridursi queste “occasioni di ritrovo”: null’altro che squallide passerelle in cui ci si confronta secondo “quanto successo hai avuto nella vita”, allo scopo di pavoneggiarsi scioccamente e umiliare gli altri. Come se la carriera (più o meno meritata) facesse il valore della persona; e chi non fa carriera, non sale i gradini della scala sociale, fosse da buttare: che mentalità di merda! E la pagano i pochi individui razionali e saggi, costretti a tritarsi insieme a tutti gli altri nel grigio ingranaggio del gioco d’azzardo, a farsi sbattere come palline alla roulette nel turpe casinò del Capitalismo. Un applauso ai tre protagonisti, quando mandano a fare in… tutto il resto della classe: l’unico -e tiepido- che merita questo film.
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[+] recensione amara ma sostanzialmente corretta
(di hollyver07)
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graçe
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mercoledì 20 aprile 2011
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consigliato
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c'è chi dice No è un film che rispecchia i nostri tempi.... ero in dubbio prima della visione solo sulla scelta di ruffini che invece si è comportato benissimo nel ruolo....
Commedia molto divertente...
consiglio +++++
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vince mas
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martedì 19 aprile 2011
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così fan tutti... non proprio tutti
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C'è chi dice no. Cantava Vasco Rossi. Dire di no, per dire sì al merito. Dire di no, per credere ad un'Italia diversa. Merito, parola sconosciuta nella penisola ammanicata, dove i papà favoriscono i figli di papà di altri papà che a loro volta favoriranno i figli di papà. Una società che autoperpetra la mediocrità e penalizza il merito. Nel meccanismo stritolatore vanno a finire una mirabile Paola Cortellesi (Irma), aspirante medico di ruolo che rimanda la maternità e manda a rotoli il matrimonio, il sorprendente Luca Argentero (Max), aspirante ad un contratto di giornalista, il colorito Paolo Ruffini (Samuele), aspirante professore universitario relegato letteralmente in un cesso d'ufficio.
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C'è chi dice no. Cantava Vasco Rossi. Dire di no, per dire sì al merito. Dire di no, per credere ad un'Italia diversa. Merito, parola sconosciuta nella penisola ammanicata, dove i papà favoriscono i figli di papà di altri papà che a loro volta favoriranno i figli di papà. Una società che autoperpetra la mediocrità e penalizza il merito. Nel meccanismo stritolatore vanno a finire una mirabile Paola Cortellesi (Irma), aspirante medico di ruolo che rimanda la maternità e manda a rotoli il matrimonio, il sorprendente Luca Argentero (Max), aspirante ad un contratto di giornalista, il colorito Paolo Ruffini (Samuele), aspirante professore universitario relegato letteralmente in un cesso d'ufficio.
Tutti bravi, tutti meritevoli del posto tanto agognato, tutti e tre fregati dal sistema delle raccomandazioni e delle segnalazioni che preferirà a Irma la moglie del figlio medico del primario maneggione, a Samuele il fidanzato ignorante della figlia dell'oscuro luminare di diritto (il grande Giorgio Albertazzi) e a Max la figlia evanescente dell'algido pezzo grosso del giornalismo.
I tre si ribellano alla sorte e si inventano azioni di stalking che porteranno, dopo rocambolesche vicissitudini, Max ed Irma a ottenere il posto di lavoro cui puntavano, salvo poi rimetterlo in gioco perchè una giustizia più ampia trionfi e perchè l'amicizia non venga intaccata. Nel frattempo Irma e Max riesumano il loro amore, fermo e mai comunicato ai tempi del liceo.
La vicenda personale dei tre prende sostanza quando alla lotta personale si sostituisce la consapevolezza che il sistema vada attaccato con un approccio che smuova le coscienze di tutti e porti alla condanna generale della casta dei privilegiati (per una volta non politica). Che riuscirà comunque attraverso l'omertà e il gioco di coperture reciproche a mettere a tacere lo scandalo, grazie anche e soprattutto al compiacente e asservito sistema mediatico. Un film che tra alcune cadute di trama e lacune di ritmo riesce a "fare la morale" alla società italiana di oggi dando spazio a tutte le difficoltà di chi vorrebbe ma non può (i poliziotti senza mezzi e senza risorse, l'avvocato fregata ad un concorso truccato e costretta a vendere panini per mantenere il figlio) e si arrangia nella cronica e virtuosa rassegnazione al sacrificio senza speranza.
La fotografia di un sistema marcio alla radice, un sistema ad handicap, al quale bisogna ribellarsi, ma l'atto di ribellione individuale porta a pagare un prezzo che non riscatta il valore del proprio esempio. Il senso di successo personale nell'avversione al sistema non diventa mai politico, perchè in Italia l'eccezione non diventa mai partecipata. L'Italia ha bisogno di eroi da commemorare o da celebrare in vita (leggi Falcone e Borsellino, leggi Saviano), un modo per lavarsi la coscienza e per continuare con il "così fan tutti".
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(di hollyver07)
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vince mas
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martedì 19 aprile 2011
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così fan tutti... non proprio tutti
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C'è chi dice no. Cantava Vasco Rossi. Dire di no, per dire sì al merito. Dire di no, per credere ad un'Italia diversa. Merito, parola sconosciuta nella penisola ammanicata, dove i papà favoriscono i figli di papà di altri papà che a loro volta favoriranno i figli di papà. Una società che autoperpetra la mediocrità e penalizza il merito. Nel meccanismo stritolatore vanno a finire una mirabile Paola Cortellesi (Irma), aspirante medico di ruolo che rimanda la maternità e manda a rotoli il matrimonio, il sorprendente Luca Argentero (Max), aspirante ad un contratto di giornalista, il colorito Paolo Ruffini (Samuele), aspirante professore universitario relegato letteralmente in un cesso d'ufficio.
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C'è chi dice no. Cantava Vasco Rossi. Dire di no, per dire sì al merito. Dire di no, per credere ad un'Italia diversa. Merito, parola sconosciuta nella penisola ammanicata, dove i papà favoriscono i figli di papà di altri papà che a loro volta favoriranno i figli di papà. Una società che autoperpetra la mediocrità e penalizza il merito. Nel meccanismo stritolatore vanno a finire una mirabile Paola Cortellesi (Irma), aspirante medico di ruolo che rimanda la maternità e manda a rotoli il matrimonio, il sorprendente Luca Argentero (Max), aspirante ad un contratto di giornalista, il colorito Paolo Ruffini (Samuele), aspirante professore universitario relegato letteralmente in un cesso d'ufficio.
Tutti bravi, tutti meritevoli del posto tanto agognato, tutti e tre fregati dal sistema delle raccomandazioni e delle segnalazioni che preferirà a Irma la moglie del figlio medico del primario maneggione, a Samuele il fidanzato ignorante della figlia dell'oscuro luminare di diritto (il grande Giorgio Albertazzi) e a Max la figlia evanescente dell'algido pezzo grosso del giornalismo.
I tre si ribellano alla sorte e si inventano azioni di stalking che porteranno, dopo rocambolesche vicissitudini, Max ed Irma a ottenere il posto di lavoro cui puntavano, salvo poi rimetterlo in gioco perchè una giustizia più ampia trionfi e perchè l'amicizia non venga intaccata. Nel frattempo Irma e Max riesumano il loro amore, fermo e mai comunicato ai tempi del liceo.
La vicenda personale dei tre prende sostanza quando alla lotta personale si sostituisce la consapevolezza che il sistema vada attaccato con un approccio che smuova le coscienze di tutti e porti alla condanna generale della casta dei privilegiati (per una volta non politica). Che riuscirà comunque attraverso l'omertà e il gioco di coperture reciproche a mettere a tacere lo scandalo, grazie anche e soprattutto al compiacente e asservito sistema mediatico. Un film che tra alcune cadute di trama e lacune di ritmo riesce a "fare la morale" alla società italiana di oggi dando spazio a tutte le difficoltà di chi vorrebbe ma non può (i poliziotti senza mezzi e senza risorse, l'avvocato fregata ad un concorso truccato e costretta a vendere panini per mantenere il figlio) e si arrangia nella cronica e virtuosa rassegnazione al sacrificio senza speranza.
La fotografia di un sistema marcio alla radice, un sistema ad handicap, al quale bisogna ribellarsi, ma l'atto di ribellione individuale porta a pagare un prezzo che non riscatta il valore del proprio esempio. Il senso di successo personale nell'avversione al sistema non diventa mai politico, perchè in Italia l'eccezione non diventa mai partecipata. L'Italia ha bisogno di eroi da commemorare o da celebrare in vita (leggi Falcone e Borsellino, leggi Saviano), un modo per lavarsi la coscienza e per continuare con il "così fan tutti".
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mart4
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lunedì 18 aprile 2011
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film attuale
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Film decisamente attuale... che fa riflettere lo consiglio....
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