brandin1
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venerdì 29 marzo 2013
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emozione
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FILM BELLISSIMO ,CORAGIOSO,EMOZIONANTE,,NON BANALE
DIFFICILE,MERTA RISPETTO.
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andrea giostra
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domenica 2 settembre 2012
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va bene, ma potrebbe fare molto di più!
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E’ un buon film. Chi lo vede certamente non si annoia. Il racconto fa entrare lo spettatore tiepidamente in un periodo storico – quello della caduta della dittatura di Saddam Hussein - molto importante, non solo per l’Iraq e per il Medio Oriente, ma per il mondo intero. E’ uno di quei film per i quali si potrebbe benissimo dire quello che le nostre maestre dicevano alle nostre mamme: “Va bene, ma potrebbe fare molto di più!”. Il regista avrebbe potuto fare molto meglio. Gli ingredienti buoni c’erano tutti, ma sono stati “impastati” non all’altezza della rilevanza storico-sociale del tema trattato, e il “pane che è uscito dal forno” (il film) non è certamente all’altezza delle aspettative.
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E’ un buon film. Chi lo vede certamente non si annoia. Il racconto fa entrare lo spettatore tiepidamente in un periodo storico – quello della caduta della dittatura di Saddam Hussein - molto importante, non solo per l’Iraq e per il Medio Oriente, ma per il mondo intero. E’ uno di quei film per i quali si potrebbe benissimo dire quello che le nostre maestre dicevano alle nostre mamme: “Va bene, ma potrebbe fare molto di più!”. Il regista avrebbe potuto fare molto meglio. Gli ingredienti buoni c’erano tutti, ma sono stati “impastati” non all’altezza della rilevanza storico-sociale del tema trattato, e il “pane che è uscito dal forno” (il film) non è certamente all’altezza delle aspettative. Il realismo che il film vorrebbe trasmettere stenta. La fluidità del racconto si interrompe spesso lasciando vuoti incolmabili e incomprensibili. Comunque da vedere.
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brandin1
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lunedì 20 febbraio 2012
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liberi ...
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Un film fantastico,emozionante
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ipno74
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mercoledì 4 maggio 2011
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un amore duro da vivere
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Veramente un ottimo film, con riferimenti alle stragi dei curdi nel periodo du Saddam Hussein.
La regia è delicata e ben diretta, sceneggiatura essenziale.
Questa è anche la storia di una ragazza molto forte, che deve combattere contro la legge islamica e le sue idee.
Alcune scene sono molto crude, perchè descrivono in modo duro la violenza che i curdi subisco dalle truppe di Saddam, con bombe chimiche, torture, stupri.
Ma in mezzo a tanta violenza, abbiamo la descrizione stupenda e poetica di un grande amore, perchè, alla fine, quello che questo film trasmette, è il grande amore tra i due giovani mettendo in secondo piano l'odio e la guerra.
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Veramente un ottimo film, con riferimenti alle stragi dei curdi nel periodo du Saddam Hussein.
La regia è delicata e ben diretta, sceneggiatura essenziale.
Questa è anche la storia di una ragazza molto forte, che deve combattere contro la legge islamica e le sue idee.
Alcune scene sono molto crude, perchè descrivono in modo duro la violenza che i curdi subisco dalle truppe di Saddam, con bombe chimiche, torture, stupri.
Ma in mezzo a tanta violenza, abbiamo la descrizione stupenda e poetica di un grande amore, perchè, alla fine, quello che questo film trasmette, è il grande amore tra i due giovani mettendo in secondo piano l'odio e la guerra.
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pepito1948
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giovedì 2 dicembre 2010
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un'occasione sprecata
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C'è tanto, forse troppo, in questo film, che appartiene al filone "nobile" della cinematografia internazionale. C'è l'Iraq di Saddam Hussein, con le sue brutalità, le sale di tortura insozzate di sangue, le deportazioni di giovani donne verso i Paesi del Golfo, la ferocia dei militari che propugnano una "soluzione finale" nei confronti delle minoranze. C'è una storia d'amore tra una ragazza irachena, fresca di studi in medicina in Italia, ed un ragazzo curdo (troppo facile il riferimento al tema di Giulietta e Romeo trasposto in ambito orientale, con Giulietta che rinuncia ad una comoda carriera per assistere i curdi perseguitati).
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C'è tanto, forse troppo, in questo film, che appartiene al filone "nobile" della cinematografia internazionale. C'è l'Iraq di Saddam Hussein, con le sue brutalità, le sale di tortura insozzate di sangue, le deportazioni di giovani donne verso i Paesi del Golfo, la ferocia dei militari che propugnano una "soluzione finale" nei confronti delle minoranze. C'è una storia d'amore tra una ragazza irachena, fresca di studi in medicina in Italia, ed un ragazzo curdo (troppo facile il riferimento al tema di Giulietta e Romeo trasposto in ambito orientale, con Giulietta che rinuncia ad una comoda carriera per assistere i curdi perseguitati). C'è un terzo incomodo, un tenentino in crisi di coscienza che per gelosia cerca di intralciare i piani dei due amanti. Ci sono gli echi dell'estenuante guerra, ormai alla fine, con l'Iran (siamo a fine anni '80). Ci sono le tracce devastanti delle ferite sui corpi dei curdi causate dalle armi chimiche usate da Saddam e fornite (così viene riferito nella narrazione) dagli USA. C'è un bambino in fasce affidato alla ragazza da una madre avviata a morte sicura ad Abu Grahib. C'è la fuga notturna degli amanti con il fagottino per sfuggire agli inseguitori (anche qui chiaro il riferimento alla sacra famiglia in fuga da Erode). Ci sono i ripetuti atti di coraggio e di eroismo di lei, fino all'estremo sacrificio. Il tutto raccontato come un lungo flash-back da lui che, ormai invecchiato, medita sul luogo di sepoltura dell'amata, insensibile ai fremiti popolari suscitati dalla caduta del Rais.
La cosa migliore di questo film, del cui regista non so nulla se non che opera e vive in Italia, è il protagonismo attivo o comunque positivo delle donne, che cercano con risultati alterni e con varie modalità di contrapporsi alla protervia maschilista di chi pretende sempre di decidere per (o contro di) loro, e che si sottraggono ad hijab e chador pur non rinunciando agli abiti tradizionali. Ma per il resto la regia è piatta, le immagini stereotipate e senza guizzi, sceneggiatura e dialoghi tutt'altro che di spessore (abbiamo visto ben altro sulla cultura islamica, sui suoi pregi e difetti, oltre che sul diffuso antifemminismo), la recitazione non è indimenticabile, non mancano ingenuità narrative. Di conseguenza il coinvolgimento emotivo, almeno per me, è risultato pressochè nullo. Insomma, nonostante il tema che richiama un pezzo di storia le cui ferite sono ancora aperte e che evidenzia risvolti interessanti, mi sembra un'occasione sprecata.
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renato volpone
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mercoledì 24 novembre 2010
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il vero amore
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Cinque stelle a questo film che riesce a ridare vita a valori forti come l'amore (quello vero, in cui sacrifichi te stesso per l'altro), l'amicizia,la giustizia, anche in situazioni difficili come la persecuzione dei curdi in Iraq. Il film narra la storia di una giovane donna irachena che ha studiato medicina in Italia e ritorna a Bagdad per rityrovare un ragazzo curdo col quale aveva studiato e di cui si era innamorata. Il loro amore affronta la drammatica realtà di un regime crudele. Di lei si innamora anche un soldato iracheno.... e chi non si innamorerebbe di un personaggio così meraviglioso. Splendide le poesie, le parole, i gesti. Bravissimi gli attori. La storia viene raccontata con grande dolore e commozione, ma mai esagera nelle scene delle torture e delle pertsecuzioni, mantenendo il giusto grado di angosciosa attesa.
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Cinque stelle a questo film che riesce a ridare vita a valori forti come l'amore (quello vero, in cui sacrifichi te stesso per l'altro), l'amicizia,la giustizia, anche in situazioni difficili come la persecuzione dei curdi in Iraq. Il film narra la storia di una giovane donna irachena che ha studiato medicina in Italia e ritorna a Bagdad per rityrovare un ragazzo curdo col quale aveva studiato e di cui si era innamorata. Il loro amore affronta la drammatica realtà di un regime crudele. Di lei si innamora anche un soldato iracheno.... e chi non si innamorerebbe di un personaggio così meraviglioso. Splendide le poesie, le parole, i gesti. Bravissimi gli attori. La storia viene raccontata con grande dolore e commozione, ma mai esagera nelle scene delle torture e delle pertsecuzioni, mantenendo il giusto grado di angosciosa attesa. Straziante la scena della fucilazione.
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brian77
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lunedì 22 novembre 2010
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mmm... diceva tex willer
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Sbaglio o dopo l'abbattimento di Saddam i curdi irakeni vengono ora finalmente bombardati dall'aviazione turca, che prima non poteva violare il confine con l'Irak, ma adesso grazie a noi può farlo liberamente?
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rongiu
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domenica 21 novembre 2010
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sterminate i maschi adulti!
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Najla (Morjana Alaoui) irachena araba, ha studiato in Italia ed è laureata in medicina. La sua permanenza nel nostro Paese l’ha un po’ europeizzata. Infatti, il suo modo di pensare, di vestire, crea non pochi “scandali” presso la sua comunità di provenienza. Non mi soffermo su questo aspetto femminista della protagonista; è, per il momento, trascurabile, perché la trama principale porta i miei pensieri sulle tracce di Kirkuk.
Najla raggiunge Kirkuk per cercare Sherko \Ertem Eser/, medico curdo, impegnato nella resistenza contro il regime dittatoriale dell’epoca (anni Ottanta – Saddam Hussein).
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Najla (Morjana Alaoui) irachena araba, ha studiato in Italia ed è laureata in medicina. La sua permanenza nel nostro Paese l’ha un po’ europeizzata. Infatti, il suo modo di pensare, di vestire, crea non pochi “scandali” presso la sua comunità di provenienza. Non mi soffermo su questo aspetto femminista della protagonista; è, per il momento, trascurabile, perché la trama principale porta i miei pensieri sulle tracce di Kirkuk.
Najla raggiunge Kirkuk per cercare Sherko \Ertem Eser/, medico curdo, impegnato nella resistenza contro il regime dittatoriale dell’epoca (anni Ottanta – Saddam Hussein). Kirkuk in territorio curdo è ricchissima di risorse naturali. E’ la città che il Popolo Curdo desidera un giorno essere la capitale del proprio Stato. Io credo. Il regime tenta di arabizzarla, Kirkuk.
Sulla strada di Najla, non c’è solo Sherko. Un alto ufficiale irakeno, Mokhtar \Mohamed Zouaoui/, tenta in tutti i “modi” di sposarla. Un’altra persona merita una menzione speciale; una mamma. Una mamma che dona a Najla una vita, un fagotto piccolo e piangente; che un giorno diventato adulto si chiede e chiede all'intero mondo…. Quale sarà la risposta alla sua domanda e da chi sarà data?
Il lavoro del regista Fariborz Kamkari, è discreto e dignitoso. E’, a mio parere, un sicuro trampolino di lancio per i tanti, giovani e meno giovani, che hanno voglia di avvicinarsi alla conoscenza di un Popolo, con una storia millenaria alle spalle ed in perenne diaspora. Questo Popolo, per tanti anni, ha visto i corpi dei propri figli, appartenenti al programma irakeno Al Anfal, trasportati a valle da un fiume, il Tigri. I bambini occidentali lo conoscono bene, il Tigri.
E noi Occidentali adulti, ricchi, potenti, armati fino ai denti, istruiti e colmi zeppi di biblioteche, distributori di democrazia a desta e a manca; dobbiamo ritenerci estranei al programma Al Anfal? Cosa abbiamo fatto per evitare a Najla di esplorare le 7 valli della conoscenza? Siamo, ognuno per le proprie competenze e responsabilità, correi. Io credo.
Good Ciak!
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melishocking
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sabato 20 novembre 2010
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il coraggio delle scelte
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Difficile scostarsi dall’impatto emotivo, sconvolgente, con la Storia, che impone questo film. Difficile non emozionarsi di fronte alla rappresentazione di un genocidio che ha l’insensatezza e la ferocia di tutti i massacri di cui siamo capaci.
L’amore tra Najla e Sherko è un pretesto narrativo funzionale alla messa in scena ,complessa ed articolata, di una realtà sociale che ha risolto(o tentato di risolvere)nel sangue i suoi conflitti.
Seguendo un percorso d'amore per il curdo Sherko, il film ci porta con la dottoressa araba Najla, di ritorno nel suo paese d’origine, nell’Iraq della fine degi anni 80. Un paese in cui un dittatore sta compiendo un genocidio del quale il resto del mondo ignorava, o faceva finta di ignorare, all’epoca, la portata.
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Difficile scostarsi dall’impatto emotivo, sconvolgente, con la Storia, che impone questo film. Difficile non emozionarsi di fronte alla rappresentazione di un genocidio che ha l’insensatezza e la ferocia di tutti i massacri di cui siamo capaci.
L’amore tra Najla e Sherko è un pretesto narrativo funzionale alla messa in scena ,complessa ed articolata, di una realtà sociale che ha risolto(o tentato di risolvere)nel sangue i suoi conflitti.
Seguendo un percorso d'amore per il curdo Sherko, il film ci porta con la dottoressa araba Najla, di ritorno nel suo paese d’origine, nell’Iraq della fine degi anni 80. Un paese in cui un dittatore sta compiendo un genocidio del quale il resto del mondo ignorava, o faceva finta di ignorare, all’epoca, la portata. E così attraverso i suoi occhi scopriamo le contraddizioni che ne lacerano la società , che ne dividono la popolazione, e che non consentono a Najla stessa di non prendere una posizione.
La scelta radicale di Najla è quella di schierarsi con le vittime, di diventare vittima essa stessa sacrificando anche il motivo che l’ha spinta ad agire, in nome non più solo dell’amore, ma della dignità e della compassione , per il senso di giustizia che vince su tutto.
E questo mi sembra alla fine il messaggio del film. Le azioni del singolo cambiano la Storia. Noi siamo la Storia e le nostre scelte hanno sempre il valore ed il peso delle scelte Universali.
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ailaa
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sabato 20 novembre 2010
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capolavoro
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Molto forte e toccante ...
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Un film dalle forti emozioni, che induce lo spettatore a riflettere sulle efferatezze che la mente umana puo' produrre. L'interpretazione del Tenente Moktar è perfetta, un uomo combattuto nel suo essere iracheno, ma con la coscienza di un uomo libero.
una storia d'amore dove il senso del sacrificio nel bene e nel male è fortissimo. [+]