maria antonietta tomassetti
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venerdì 21 novembre 2014
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sulla fragilità dell'essere umano
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Ritengo sia un film molto ben costruito, non troppo ricco di parole, con la capacità di arrivare dritto alla "pancia"dello spettatore. Evidenzia due diversi modi di mettersi in relazione alla vita a seconda degli strumenti che si hanno a disposizione e che ci conducono in un caso (Tom e Jerry) a godere delle piccole cose e di noi stessi, avendo ben chiaro che molto dipende da noi e dalle scelte che facciamo, nell'altro (Mary, il fratello e il nipote di Tom) ad essere chiusi nella propria solitudine, rabbia e delusione senza avere la consapevolezza della responsabilità che in questo abbiamo. La scena finale può essere un punto di partenza per Mary e il fratello di Tom, un nuovo modo di essere al mondo possibile anche per loro, dal quale non sono esclusi: sono a tavola, anche loro possono "nutrirsi" basta che lo vogliano.
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Ritengo sia un film molto ben costruito, non troppo ricco di parole, con la capacità di arrivare dritto alla "pancia"dello spettatore. Evidenzia due diversi modi di mettersi in relazione alla vita a seconda degli strumenti che si hanno a disposizione e che ci conducono in un caso (Tom e Jerry) a godere delle piccole cose e di noi stessi, avendo ben chiaro che molto dipende da noi e dalle scelte che facciamo, nell'altro (Mary, il fratello e il nipote di Tom) ad essere chiusi nella propria solitudine, rabbia e delusione senza avere la consapevolezza della responsabilità che in questo abbiamo. La scena finale può essere un punto di partenza per Mary e il fratello di Tom, un nuovo modo di essere al mondo possibile anche per loro, dal quale non sono esclusi: sono a tavola, anche loro possono "nutrirsi" basta che lo vogliano.
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stefanocapasso
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sabato 19 gennaio 2019
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diversi modi delle difficoltà relazionali
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Tom e Gerri sono una matura coppia che vive a Londra e che con la loro apparente tranquillità costituiscono il centro di gravità per una serie di amici, che sono soli ed estremamente fragili. In particolare Mary, collega di lavoro di Gerry alla ricerca ossessiva di uomini giovani e sempre alla ricerca di consensi ed attenzioni all’interno della famiglia, finisce per avere comportamenti sgraditi alla coppia in occasione del fidanzamento di Tom, figlio trentenne.
Mike Leigh con un film di impianto teatrale, caratterizzato da un ritmo di dialoghi molto elevato, indaga con attenzione sulle relazioni umane, sulle fragilità delle persone e sulle convenzioni. Apparentemente agli antipodi, le modalità di comportamento della coppia di protagonisti e dei loro amici, finiscono per rivelarsi molto simili nella scarsa capacità di ascolto dell’altro.
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Tom e Gerri sono una matura coppia che vive a Londra e che con la loro apparente tranquillità costituiscono il centro di gravità per una serie di amici, che sono soli ed estremamente fragili. In particolare Mary, collega di lavoro di Gerry alla ricerca ossessiva di uomini giovani e sempre alla ricerca di consensi ed attenzioni all’interno della famiglia, finisce per avere comportamenti sgraditi alla coppia in occasione del fidanzamento di Tom, figlio trentenne.
Mike Leigh con un film di impianto teatrale, caratterizzato da un ritmo di dialoghi molto elevato, indaga con attenzione sulle relazioni umane, sulle fragilità delle persone e sulle convenzioni. Apparentemente agli antipodi, le modalità di comportamento della coppia di protagonisti e dei loro amici, finiscono per rivelarsi molto simili nella scarsa capacità di ascolto dell’altro. Se i primi non ascoltano, chiusi a difesa di una tranquillità apparentemente raggiunta, gli altri non ascoltano perché travolti dai bisogni. Un circolo dal quale sembra non esserci via d’uscita, a patto di rimettere in discussione le proprie certezze o le stesse “solide” incertezze.
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paolp78
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martedì 30 agosto 2022
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psicoanalitico
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Il bravissimo regista britannico Mike Leigh dirige questa riuscitissima pellicola proponendo come scena iniziale una visita medico-paziente consistente in un colloquio psicoterapico; la scelta di Leigh non è affatto casuale, infatti tutto il resto del film può essere letto come una eccezionale operazione di psicoanalisi dei vai personaggi di cui vengono messi in evidenza i lati caratteriali, le debolezze, gli stati d’animo.
L’opera può essere catalogata come una pellicola sentimentale che parla di relazioni personali adoperando una narrazione leggera e gentile, tipica di una commedia, pur affrontando tematiche riconducibili ad un film impegnato.
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Il bravissimo regista britannico Mike Leigh dirige questa riuscitissima pellicola proponendo come scena iniziale una visita medico-paziente consistente in un colloquio psicoterapico; la scelta di Leigh non è affatto casuale, infatti tutto il resto del film può essere letto come una eccezionale operazione di psicoanalisi dei vai personaggi di cui vengono messi in evidenza i lati caratteriali, le debolezze, gli stati d’animo.
L’opera può essere catalogata come una pellicola sentimentale che parla di relazioni personali adoperando una narrazione leggera e gentile, tipica di una commedia, pur affrontando tematiche riconducibili ad un film impegnato.
Davvero straordinaria la sceneggiatura, ovviamente dello stesso Leigh, che si conferma un vero asso: i dialoghi, per quanto tendenti al verboso, sono scritti in modo magistrale e riescono comunque a restare gradevoli. Straordinaria la capacità di descrizione dei singoli personaggi, operazione in cui Leigh è bravissimo ed è inoltre aiutato da una squadra di interpreti di grande talento, benché quasi tutti poco noti al grande pubblico.
Tra gli attori principali il più famoso è sicuramente il bravissimo Jim Broadbent che forma una coppia perfetta con la meno nota Ruth Sheen, che ne interpreta la coniuge. L’altro ruolo di maggior rilievo è quello dell’amica single della coppia, parte ricoperta straordinariamente da Lesley Manville, attrice feticcio di Leigh. Tra gli altri interpreti, tutti davvero molto bravi, quello che resta più simpaticamente impresso è David Bradley nella parte del vecchio e laconico fratello del protagonista. C’è anche Imelda Staunton che riesce a dare sfoggio del suo talento persino nella piccolissima parte della paziente depressa, relegata in due brevi scene all’inizio del film.
L’opera è divisa in 4 parti, come se fossero gli atti di una rappresentazione teatrale; ciascuna delle parti del film prende il nome di una stagione dell’anno, così che arrivati alla fine viene trasferita allo spettatore la sensazione del tempo trascorso. Proprio in questa ottica risulta emblematica e di grande effetto la scena che un po’ malinconicamente chiude la pellicola.
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luana
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giovedì 10 marzo 2011
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l'inconsapevolezza di vivere
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Il chiacchiericcio abbonda sopra la vita senza fluire dentro di essa così come la solitudine e la disperazione affossa e fa vivere alla deriva chi ne è immerso.Tom e Gerry, figlio e fidanzata sono forti perchè si legano a una concretezza con dei paletti ben stabiliti e senza sentire il bisogno di dare alla vita un significato più profondo. Figure anaffettive in sostanza ma ad uno sguardo più ampio anch'essi miseri e pietosi. Parte centrale del film è come la realtà della morte viene vissuta.Senza dilemmi e banalmente dalla famiglia.Accentuando per contrasto un trauma in chi è già morto nell'anima. Magistrale nelle inquadrature e nello spirito è tutto l'episodio. A questa "misteriosa" forza e concretezza che è la vita nel suo non significato (rappresentata dalla coppia) si aggrappano i deboli, descrivibili come esseri sempre fantasticanti e qui emerge il ritratto di Mary (perfetta la metafora della sua automobile), nel suo ripudiare il suo specchio in Ken e nella sua ricerca disperata e frustrata di affettività.
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Il chiacchiericcio abbonda sopra la vita senza fluire dentro di essa così come la solitudine e la disperazione affossa e fa vivere alla deriva chi ne è immerso.Tom e Gerry, figlio e fidanzata sono forti perchè si legano a una concretezza con dei paletti ben stabiliti e senza sentire il bisogno di dare alla vita un significato più profondo. Figure anaffettive in sostanza ma ad uno sguardo più ampio anch'essi miseri e pietosi. Parte centrale del film è come la realtà della morte viene vissuta.Senza dilemmi e banalmente dalla famiglia.Accentuando per contrasto un trauma in chi è già morto nell'anima. Magistrale nelle inquadrature e nello spirito è tutto l'episodio. A questa "misteriosa" forza e concretezza che è la vita nel suo non significato (rappresentata dalla coppia) si aggrappano i deboli, descrivibili come esseri sempre fantasticanti e qui emerge il ritratto di Mary (perfetta la metafora della sua automobile), nel suo ripudiare il suo specchio in Ken e nella sua ricerca disperata e frustrata di affettività. In questo quadro nessuno vive veramente. La differenza è segnata dalla sofferenza. Leigh procede sempre a un processo di sgonfiamento nei suoi film per dirci quanto è sottile la linea tra la vita e la morte e dando un respiro incredibile di ineludibile verità.
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melania
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venerdì 4 febbraio 2011
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la difficoltà del vivere
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Un film intenso che ha come tema le relazioni umane e il dramma della solitudine.Avvince sempre di più,in un crescendo ,perchè pian piano rivedi un po' della tua vita ,delle tue difficoltà relazionali e della fatica del vivere nelle vicende dei personaggi.Molto toccante è il tema della solitudine che trova in Lesley Manville un'interprete di eccezione.
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renato volpone
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martedì 8 febbraio 2011
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la coltivazione dell'orto e la costruzione di sé
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Un anno e le sue stagioni si aprono sull'orto di Tom e Gerry, un ingegnere e una psicologa che vivono un'unione felice e serena. La coppia, però, è circondata da personaggi strani, complicati e depressi. Il film si dipana lento su situazioni sussurrate e mai risolte, propone in chiave ironica e spiritosa immagini di vita più o meno drammatiche, improbabili. Un dipinto naif un po' scolorito.
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