albplet
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lunedì 14 febbraio 2011
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vita quotidiana: vita difficile
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Dallo spaccato della vita quotidiana di un pugno di persone il regista mostra come sia difficile a volte condurre l'esistenza. Bella la fotografia, belle le scene, bravissimi gli attori, molto approfondita la psicologia dei personaggi. Effettivamente, quando sono uscito dal cinema, ho pensato che quella gente lì che era nel film io la conoscevo con una certa profondità, anche di più di come conosco tante altre persone che vedo spesso. Scusate se è poco! Vorrei proprio parlarci con un regista come Leigh; sarebbe bello ...conoscerlo.
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anna1
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martedì 15 febbraio 2011
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catarsi dentro e fuori la famiglia
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Il film descrive un anno di vita di una famiglia ideale, "la famiglia", che vive in totale armonia , intesa, coinvolgimento. L'energia positiva si trasmette ad alcune persone vicine ai protagonisti, e la capacità di accoglienza della coppia colpisce x tutto il film. Sono tuttavia le solitudini che vivono a latere che danno origine ai momenti più emozionanti e poetici: le difficoltà dell'amico di cui non ricordo il nome e di Mary, vera protagonista La ex bella donna non si rassegna ad invecchiare e alla mancanza di un uomo, vorrebbe far parte della famiglia idilliaca. La catarsi è rappresentata sul finale dal riconoscimento, da parte di Mary, della vanità delle proprie aspettative, dalla accettazione dell'invecchiamento.
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Il film descrive un anno di vita di una famiglia ideale, "la famiglia", che vive in totale armonia , intesa, coinvolgimento. L'energia positiva si trasmette ad alcune persone vicine ai protagonisti, e la capacità di accoglienza della coppia colpisce x tutto il film. Sono tuttavia le solitudini che vivono a latere che danno origine ai momenti più emozionanti e poetici: le difficoltà dell'amico di cui non ricordo il nome e di Mary, vera protagonista La ex bella donna non si rassegna ad invecchiare e alla mancanza di un uomo, vorrebbe far parte della famiglia idilliaca. La catarsi è rappresentata sul finale dal riconoscimento, da parte di Mary, della vanità delle proprie aspettative, dalla accettazione dell'invecchiamento. dalla consolazione che trova nell'ascolto e nella accettazione del fratelle del protagonista. Catarsi per la coppia è invece la coltivazione dei pomodori... Vedo anche nel film una lettura duplice delle virtù della coppia: questa è accogliente sempre, ma non lo è nel caso in cui un esterno interferisca nella regolarità delle vicende private del figlio: il regista sembra volerci dire che l'apertura palesata non è così facile, o non è così autenticamente sentita...Bella la recitazione, il non divismo dei protagonisti...
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gabriella
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mercoledì 17 agosto 2011
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meglio scappare da certi "amici"
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Tom e Gerry sono una coppia affiatata, geologo lui, psicologa lei, vivono in una bella castta, si prendono cura del loro orticello e dei loro amici, in particolare Mary e Ken, due persone alla deriva che i due cercano in qualche modo di poter riunire, con pessimi risultati. Si evidenzia subito la superiorità della coppia sui loro amici, dimostrano accoglienza e solisarietà verso le loro sventure, senza però esserlo realmente. Gerry si comporta da psicologa con l'amica, ma non partecipa alla sua vita, la ospita in casa talvolta anche per la notte, ma non l'invita mai a condividere la sua vita, l'invita a cena, ma non le propone mai di cucinare qualcosa insieme, nè si offre di accompagnarla quando Mary manifesta il desiderio di comprarsi una macchina.
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Tom e Gerry sono una coppia affiatata, geologo lui, psicologa lei, vivono in una bella castta, si prendono cura del loro orticello e dei loro amici, in particolare Mary e Ken, due persone alla deriva che i due cercano in qualche modo di poter riunire, con pessimi risultati. Si evidenzia subito la superiorità della coppia sui loro amici, dimostrano accoglienza e solisarietà verso le loro sventure, senza però esserlo realmente. Gerry si comporta da psicologa con l'amica, ma non partecipa alla sua vita, la ospita in casa talvolta anche per la notte, ma non l'invita mai a condividere la sua vita, l'invita a cena, ma non le propone mai di cucinare qualcosa insieme, nè si offre di accompagnarla quando Mary manifesta il desiderio di comprarsi una macchina. E quando Mary , donna ultracinquantenne s'innamora del figlio di Gerry, quest'ultima, anzichè cercare di parlarne con l'amica, di aiutarla, fa l'amica offesa e indignata ( quando invece era la buona occasione di fare veramente la psicologa. Del resto , nonostante le apparenze, appare evidente che Gerry non ama particolarmente il suo lavoro ( oggi è stata una giornata faticosa, deludente), basta osservare la scena all'inizio, con la donna che non riesce a dormire, le domande che le pone fanno parte di un iter uguale a tutti e rimane delusa nel constatare che le risposte non sono quelle che lei si aspetta. Anche nella scena del funerale della cognata, di fronte al figlio della defunta, adirato con il padre per aver sempre trascurato la moglie, non trova di meglio che fargli domande banali, che poco si addicono alla situazione _ hai mangiato, ce l'hai un lavoro_.
Alla fine quando Mary si rifà viva ( perchè dei pessimi amici è forse meglio di niente), viene accettata in casa, ma come un'ospite tollerata, un caso pietoso ; a questo punto anche la logorroica Mary rimane senza parole, umiliata e sconfitta più di prima. Non è una colpa essere felici e soddisfatti della propria vita, come non è una colpa gl'insucessi degli amici, ma è una colpa assai grave coltivarsi il proprio orticello senza nessuna considerazione dell'altro.
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archipic
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venerdì 2 marzo 2012
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ognuno ha l'orticello che si coltiva
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Un film, questo Another Year, che lo si inizia ad apprezzare appena finisce. Subito ci si rende conto di quanto denso di significati e sfaccettature è la storia a cui si è assistito.
E' un film molto lento, denso, complesso, che lascia il segno non appena finisce. Durante la visione sei appiattito dai ritmi lentissimi ma poi inizi a capire i personaggi e il loro significato. La dinamica ti lascia qualcosa dentro. Il regista contrappone 2 diverse tipologie di persone la coppia che vive in armonia: stesse passioni e stessi gusti.
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Un film, questo Another Year, che lo si inizia ad apprezzare appena finisce. Subito ci si rende conto di quanto denso di significati e sfaccettature è la storia a cui si è assistito.
E' un film molto lento, denso, complesso, che lascia il segno non appena finisce. Durante la visione sei appiattito dai ritmi lentissimi ma poi inizi a capire i personaggi e il loro significato. La dinamica ti lascia qualcosa dentro. Il regista contrappone 2 diverse tipologie di persone la coppia che vive in armonia: stesse passioni e stessi gusti. il figlio che trova anche lui la strada.. fidanzandosi con una ragazza come loro, e formano un quartetto di serenità. poi ci sono gli altri... i loro amici.. soli, depressi, tristi, che tentano in tutti i modi di farsi accogliere nel loro confortevole nido ma, con un finto buonismo, ne vengono sempre debitamente messi a distanza. L'orto che la coppia regolarmente coltiva rappresenta proprio la propria vita, i loro spazi, che non devono essere minimamente contaminati dagli "estranei", con le loro depressioni, le loro solitudini, le loro fobie. Mary (davvero brava Lesley Manville) è proprio il succo di tutto ciò... mettendo gli occhi sul figlio Joe, mette gli occhi sul nido, sull'orto e tenta, così, di entraci dentro, di farsi accettare, di rompere la solitudine. Ma ne viene inesorabilmente messa a margine. Un film crudele, se vogliamo, che mette a nudo le ipocrisie del nostro mondo e ci narra di quanto sia facile ridursi a vivere nella solitudine e nella tristezza ma anche di quanto sia facile ridursi a vivere una finta normalità, una finta armonia, senza nemmeno rendersene conto.
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filippo catani
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domenica 23 settembre 2012
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lo scorrere delle stagioni
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Tom e Gerry sono una coppia che si avvia tranquillamente alla pensione nella propria casa londinese. Lui è uno stimato geologo e lei è una psicologa. Lungo il corso di un anno i due dovranno fare i conti con il figlio scapolo in cerca di sistemazione, con la migliore amica di lei e il migliore amico di lui disperatamente soli e con il fratello di Tom che perderà la propria moglie.
Tutto il film ruota intorno a questa coppia che rappresenta una sorta di stella fissa intorno alla quale gravitano pianeti più o meno scombussolati. E' così che veniamo a conoscenza di Mary amica e collega di Gerry alla perenne ricerca di un uomo ma che non si rende tragicomicamente conto della sua inadeguatezza (spassosissima la parte in cui descrive la nuova macchina che ha comprato e l'effetto che le ha fatto rimettersi alla guida dopo circa vent'anni).
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Tom e Gerry sono una coppia che si avvia tranquillamente alla pensione nella propria casa londinese. Lui è uno stimato geologo e lei è una psicologa. Lungo il corso di un anno i due dovranno fare i conti con il figlio scapolo in cerca di sistemazione, con la migliore amica di lei e il migliore amico di lui disperatamente soli e con il fratello di Tom che perderà la propria moglie.
Tutto il film ruota intorno a questa coppia che rappresenta una sorta di stella fissa intorno alla quale gravitano pianeti più o meno scombussolati. E' così che veniamo a conoscenza di Mary amica e collega di Gerry alla perenne ricerca di un uomo ma che non si rende tragicomicamente conto della sua inadeguatezza (spassosissima la parte in cui descrive la nuova macchina che ha comprato e l'effetto che le ha fatto rimettersi alla guida dopo circa vent'anni). Poi c'è Ken; storico amico di Tom, l'uomo è a suo agio nei pub godendosi le partite del suo Derby County ma senza più gli amici di un tempo e la compagnia di una donna finisce per sentirsi tremendamente solo e frustrato. Questo perchè l'uomo e davvero il classico "bonaccione" dal cuore d'oro che molto spesso la vita non sa degnamente ricompensare. E poi il figlio della coppia che, una volta fidanzatosi, porterà grandi sconvolgimenti specie nella mente della povera Mary. Un ritratto che potremmo definire d'insieme se non quasi del tutto familiare sul passare delle stagioni e sulle diverse sfaccettature dell'animo umano nei confronti di se stesso, della vita e dei propri sentimenti. Si fa davvero più che apprezzare per la sua linearità e genuinità.
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brian77
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sabato 5 febbraio 2011
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uno dei migliori leigh
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Uno dei migliori film di Leigh, che riprende il suo tipo di racconto collaudatissimo, quello per intenderci alla "Segreti e bugie". Solo che qui non ci sono rivelazioni da melodramma, scene culminanti, momenti gridati: è come se la vita affondasse nella quotidianità, facendo annegare nella banalità la ricerca più o meno disperata di un significato. Non è un grande regista Leigh, ma ha un senso sottile della narrazione e sa ovviamente dirigere benissimo gli attori, anche se su un registro sempre un po' caricato. Buon film.
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ariadna
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giovedì 10 febbraio 2011
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a cosa hanno rinunciato i "perdenti" del film?
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Il film ha suscitato in me una reazione duplice. Una sensazione di disagio, ogni tanto, di fronte alla coppia formata da Tom e Gerri ( l'impressione, di cui hanno parlato certi spettatori, di un eccesso di buone maniere, a volte contraddette da certe chiusure nette e decise , come se i due si sentissero portatori di una funzione modellizzante, costituita da ingredienti fissi, che si trasmettono solo per via ereditaria , altrimenti non resta che affidarsi allo specialista : ma anche in questo caso sembra che lo specialista non possa fare altro che mostrarsi come controparte depositaria di una verità che sta nelle cose . O l'hai trovata da te o...?). D'altra parte il film suggerisce che quello di Tom e Gerri è un modello come un altro: è il punto di arrivo di un impegno, di cose giuste al momento giusto,forse non necessariamente quelle, potrebbero essere altre purché perseguite con senso di responsabilità, realismo , fiducia, capacità di adattamento, persino capacità di accontentarsi.
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Il film ha suscitato in me una reazione duplice. Una sensazione di disagio, ogni tanto, di fronte alla coppia formata da Tom e Gerri ( l'impressione, di cui hanno parlato certi spettatori, di un eccesso di buone maniere, a volte contraddette da certe chiusure nette e decise , come se i due si sentissero portatori di una funzione modellizzante, costituita da ingredienti fissi, che si trasmettono solo per via ereditaria , altrimenti non resta che affidarsi allo specialista : ma anche in questo caso sembra che lo specialista non possa fare altro che mostrarsi come controparte depositaria di una verità che sta nelle cose . O l'hai trovata da te o...?). D'altra parte il film suggerisce che quello di Tom e Gerri è un modello come un altro: è il punto di arrivo di un impegno, di cose giuste al momento giusto,forse non necessariamente quelle, potrebbero essere altre purché perseguite con senso di responsabilità, realismo , fiducia, capacità di adattamento, persino capacità di accontentarsi. Un modello che sembrerebbe perciò suggerire buon senso e praticità ma potrebbe anche alludere ( e qui il regista non aiuta, non dice) alla capacità di cogliere le opportunità della vita: quelle che la vita offre a ognuno di noi, nessuno escluso. Forse la sensazione di buonismo, perfezione e così via viene dal fatto che poco ci dicono Tom e Gerri della loro vita passata, di come sono arrivati a essere quelli che sono: sono dei privilegiati? Per loro tutto è stato facile? Hanno creduto sempre in certe cose? Qualcuno ha trasmesso loro dei valori? Hanno avuto particolari esperienze formative? Ho letto che il film ha più valore pedagogico che carattere drammatico ( se non per i personaggi che restano nella memoria, cioè quelli soli e perdenti). E' una pedagogia che arriva alla fine e che sembra affidata al silenzio. Dice solo, in effetti, rinuncia a rinunciare: ma Mary, Ronnie, suo figlio, Ken a cosa hanno rinunciato uno per uno? Quale formula suggeriscono loro Tom e Gerri?
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pipay
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lunedì 14 febbraio 2011
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una commedia perfetta. dialoghi e silenzi d'oro.
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La sceneggiatura di questo film sembra perfetta per un palcoscenico di teatro. Ciò non significa che il film non sia valido: Mike Leigh ha scitto e ditetto una storia davvero ben costruita. Bravissimi gli attori. Ma soprattutto è da sottolineare l'efficacia del dialogo, a tratti incessante e incalzante, a tratti "arricchito" di pause e silenzi inseriti ad arte. Leigh ha creato un'alchimia geniale, in base alla quale, proprio quel che non viene detto assume a volte una rilevanza straordinaria. Grazie anche ad alcuni accuratissimi primi piani e all'espressività degli attori, si riesce, come per magia, a "leggere" nei pensieri dei personaggi, a capire le loro intenzioni, le gioie o le frustrazioni, meglio che se si ascoltasse un fiume di parole.
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La sceneggiatura di questo film sembra perfetta per un palcoscenico di teatro. Ciò non significa che il film non sia valido: Mike Leigh ha scitto e ditetto una storia davvero ben costruita. Bravissimi gli attori. Ma soprattutto è da sottolineare l'efficacia del dialogo, a tratti incessante e incalzante, a tratti "arricchito" di pause e silenzi inseriti ad arte. Leigh ha creato un'alchimia geniale, in base alla quale, proprio quel che non viene detto assume a volte una rilevanza straordinaria. Grazie anche ad alcuni accuratissimi primi piani e all'espressività degli attori, si riesce, come per magia, a "leggere" nei pensieri dei personaggi, a capire le loro intenzioni, le gioie o le frustrazioni, meglio che se si ascoltasse un fiume di parole. Questo risultato non è facile da ottenere. Un film meditato e raffinato, dunque. La solitudine, i sentimenti, la famiglia, le presenze e le assenze. Gli elementi della vita ci sono quasi tutti, e non rappresentati a caso. Questo lavoro fa venire in mente certi romanzi di Virginia Woolf, tipo "La signora Dalloway" o "Tra un atto e l'altro". E la Woolf, senza mai strafare, sapeva bene interpretare, elaborare e trasmettere agli altri gli inquietanti misteri dell'esistenza. E' quel che ha fatto, con molta eleganza, anche Mike Leigh in questo film. E non è cosa da poco.
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jaky86
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venerdì 25 febbraio 2011
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leigh e i suoi personaggi
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Mike Leigh si conferma ottimo sceneggiatore e forse uno dei migliori registi in grado di narrare la quotidianità delle persone, entrando nella loro intimità. Gerri e Tom sono una coppia felicemente sposata che si attornia di gente disperata e problematica, forse per poter meglio assaporare (o rinfacciare) la loro invidiabile felicità. Il film risulta però macchinoso e a tratti noioso, e più malinconico di quanto si possa aspettare.
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gianleo67
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sabato 9 novembre 2013
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quattro stagioni,una vita.
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Tom e Gerri coppia agée di liberi professionisti,ingegnere geologico lui e psicologa lei, vive in un confortevole appartamento alla periferia di Londra e passa il tempo libero coltivando ortaggi nel vicino appezzamento di famiglia. Il loro pacifico menage familiare trascorre tra l'indulgente e affettuosa preoccupazione per un figlio trentenne ancora scapolo benchè affermato avvocato e la generosa ospitalità verso una invadente amica di famiglia dalla vita sentimentale irrisolta e tormentata. Tra momenti conviviali, crisi isteriche e incomprensioni personali il tempo trascorre inesorabile attorno a questo piccolo fulcro domestico di affettività e di calore umano.
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Tom e Gerri coppia agée di liberi professionisti,ingegnere geologico lui e psicologa lei, vive in un confortevole appartamento alla periferia di Londra e passa il tempo libero coltivando ortaggi nel vicino appezzamento di famiglia. Il loro pacifico menage familiare trascorre tra l'indulgente e affettuosa preoccupazione per un figlio trentenne ancora scapolo benchè affermato avvocato e la generosa ospitalità verso una invadente amica di famiglia dalla vita sentimentale irrisolta e tormentata. Tra momenti conviviali, crisi isteriche e incomprensioni personali il tempo trascorre inesorabile attorno a questo piccolo fulcro domestico di affettività e di calore umano.
Cinema dei piccoli sentimenti e delle emozioni smorzate, il film di Leigh tratteggia con toni pastello e momenti di delicato realismo sentimentale una trama di rapporti personali e drammi privati che si stagliano sullo sfondo di un paesaggio urbano 'a misura d'uomo', dove la città digrada dolcemente verso una realtà agreste,quasi bucolica, quale dimensione ideale di un equilibrio esistenziale che è finalmente venuto a patti con l'implacabile trascorrere del tempo: la matura consapevolezza del significato di una vita che precipita insensibilmente verso la vecchiaia e la morte. Strutturato metaforicamente in una rohmeriana cronologia stagionale che dall'esuberanza ed il rigoglio della Primavera si trascina verso il mesto rigore dell'Inverno, dell'autore francese questo film condivide anche il realismo minimalista di una dialettica della quotidianità che costituisce la cifra fondamentale con cui si interpretano personaggi e situazioni, relazioni ed aspirazioni, gioie e miserie di esistenze comuni nel tentativo, non sempre riuscito, di una antiretorica della narrazione cinematografica in cui non sempre qualcosa o qualcuno assurga a modello e riferimento esemplare, dove la casualità degli eventi è la naturale conseguenza di fatti ordinari e non preordinati (il limite costitutivo del cinema di fiction). Attraversato dalla pacata ironia di uno humor molto british, questa commedia dolceamara vive momenti di raffinata sensibilità emotiva ed altri di impietosa analisi dei limiti caratteriali di esistenze alla deriva (l'isterismo della single irrisolta, la bulimia del trasandato pendolare, l'ostinato livore del nipote lontano) mostrando qua e là una eccessiva indulgenza per il tono patetico delle scene drammatiche.
Bello il finale in cui il chiacchiericcio di una scena conviviale si smorza per stringensi attorno alla amara solitudine di una presenza smarrita. Presentato in concorso al 63º Festival di Cannes e candidato agli Oscar 2001 per la migliore sceneggiatura originale, semina molto ma raccoglie poco.
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