taniamarina
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lunedì 2 agosto 2010
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il potere dell'immagine
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Tutto è già successo, e non ci sarà alcuna spiegazione. La fotografia di questo film è mozzafiato, e gli attori sono stati ben "addestrati" ad avere sul volto l'inizio della fine. Alcune immagini sono davvero crudeli, quasi indigeribili, eppure la poesia della rassegnazione pervade di continuo la pellicola, scandita da una musica sempre nelle note giuste. Interessante e claustrofobico il rapporto tra padre e figlio, e il finale sembra avere più di una interpretazione plausibile. Il cinema, a vedere questi film, convince sempre di più sul fatto sia una delle arti più espressive e potenti dei nostri tempi. Imperdibile
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jokerdb
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venerdì 8 aprile 2011
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psicologia dell'uomo in un modo che volge alla fin
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Bel film! Strappalacrime sopratutto nel finale! Per tutti coloro che, dall'inizio del film fino all'ultima scena, hanno voluto sapere il perché la terra giacesse in quelle condizioni, consiglierei di non concentrarsi molto su come il genere umano è arrivato a quella situazione, che sia stata una terza guerra mondiale o l'apocalisse non è così importante. Sono ben altre le domande da porsi e sopratutto sono molti i messaggi che vengono lanciati.
La madre (Charlize Theron) che scappa abbandonando marito e figlio simboleggia la via del codardo, mostra come gli uomini possano decidere quale sia la migliore strada per loro, senza farsi nessuno scrupolo ad abbandonare chi gli è più caro, solo ed esclusivamente per ottenere il proprio bene o ciò che almeno credono essere il proprio bene.
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Bel film! Strappalacrime sopratutto nel finale! Per tutti coloro che, dall'inizio del film fino all'ultima scena, hanno voluto sapere il perché la terra giacesse in quelle condizioni, consiglierei di non concentrarsi molto su come il genere umano è arrivato a quella situazione, che sia stata una terza guerra mondiale o l'apocalisse non è così importante. Sono ben altre le domande da porsi e sopratutto sono molti i messaggi che vengono lanciati.
La madre (Charlize Theron) che scappa abbandonando marito e figlio simboleggia la via del codardo, mostra come gli uomini possano decidere quale sia la migliore strada per loro, senza farsi nessuno scrupolo ad abbandonare chi gli è più caro, solo ed esclusivamente per ottenere il proprio bene o ciò che almeno credono essere il proprio bene.
Il marito (Viggo Mortensen) simboleggia la volontà di combattere, la voglia di lottare fino alla fine sperando che il suo sacrificio non sia vano, incoraggiando a non arrendersi mai anche quando tutto sembra finito e l'epilogo pare volgere al termine.
I cannibali rappresentano ciò che è racchiuso nell'espressione latina "homo homini lupus", che letteralmente significa "l'uomo è un lupo per l'uomo". Tradotto in lingua odierna potremmo affermare che, in condizioni estreme di sopravvivenza, e a volte anche nella vita in generale, valga la legge del più forte. L'uomo perde la ragione e l'intelletto, che fondamentalmente sono le uniche cose che lo rendono diverso da ogni altro essere vivente, per far spazio al solo istinto primordiale di sopravvivenza che la natura ci dona alla nascita.
Il ragazzo (Kodi Smit-McPhee) al contrario rappresenta l'innocenza e la bontà d'animo, più volte si mostra caritatevole verso coloro che vengono incontrati sulla strada percorsa. Rappresenta in altre parole l'antitesi dei cannibali e ciò che di buono può esserci nel genere umano.
In fine la famiglia che accoglie il ragazzo rappresenta la speranza, speranza che premia la scelta di combattere fino alla fine espressa dal padre a discapito della scelta fatta della madre, il tutto dimostrato dal fatto che il sacrificio per salvare il figlio non è stato vano! Questo è ciò che io ho visto e che vi consiglio assolutamente di vedere! L'uomo può avere salva la sua vita e la sua intera esistenza solo se combatte fino alla fine per difendere ciò che di buono c'è in lui. Questa è la verità nascosta in un film che di catastrofico ha solo l'ambientazione, perché l'intero svolgimento è puramente psicologico!
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nalipa
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martedì 21 settembre 2010
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angosciante!
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E' la fine del mondo?
IL film é tratto da un libro di Corman McCarty.
Una qualche catastrofe ha devastato la Terra, gli uomini superstiti sembrano animali e cercano di sopravvivere in condizioni critiche.
Padre e figlio attraversano un paese desolato e pericoloso.
Non ci sono action post-apoclittici ma l'angoscia della lotta quotidiana per l'acqua, il cibo, per ogni cosa si respira dallo schermo attraverso un ottimo cast, su tutti Mortensen.
L'umanità messa alle strette, anzi alle strettissime, si può ancora definire tale?
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beppe baiocchi
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lunedì 29 giugno 2015
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il fuoco
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In una America devastata, grigia e sporca, un uomo e il suo bambino attaccati ad un barlume di umanità, in cerca di sopravvivenza, camminerano verso sud, sulla strada.
Tratto dal libro La Strada di Cormac McCarthy (vincitore del premio pulitzer proprio per questo libro), The Road è un film crudo, decisamente duro, ma intimamente profondo.
Il contesto è questa America distrutta, dove non c'è più niente, dove manca soprattutto il cibo. I pochi uomini rimasti infatti, presi dalla fame e intenti a sopravvivere, diventano bestie voraci, senza scrupoli, cannibali. I due protagonisti no, riescono a mantenere quell'umanità, quel fuoco che hanno dentro, che l'uomo cercherà di tramandare a suo figlio (che peraltro è nato dopo il cataclisma, quindi vedendo solo intorno a lui bestie che si divorano tra di loro pur di sopravvivere).
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In una America devastata, grigia e sporca, un uomo e il suo bambino attaccati ad un barlume di umanità, in cerca di sopravvivenza, camminerano verso sud, sulla strada.
Tratto dal libro La Strada di Cormac McCarthy (vincitore del premio pulitzer proprio per questo libro), The Road è un film crudo, decisamente duro, ma intimamente profondo.
Il contesto è questa America distrutta, dove non c'è più niente, dove manca soprattutto il cibo. I pochi uomini rimasti infatti, presi dalla fame e intenti a sopravvivere, diventano bestie voraci, senza scrupoli, cannibali. I due protagonisti no, riescono a mantenere quell'umanità, quel fuoco che hanno dentro, che l'uomo cercherà di tramandare a suo figlio (che peraltro è nato dopo il cataclisma, quindi vedendo solo intorno a lui bestie che si divorano tra di loro pur di sopravvivere). Un viaggio di sopravvivenza, un eredità da tramandare, e anche un viaggio che porta con se un barlume di speranza per il futuro. L'uomo (il protagonista) infatti tra la scelta di vivere o morire in un mondo del genere (e probabilmente è meglio morire) decide di vivere, di educare il figlio, con la speranza che se un domani il mondo tornerà normale il figlio abbia la possibilità di vederlo. Un film che gioca tutto sul rapporto tra i due protagonisti, da un amore incondizionato dell'uno nei confronti dell'altro, i dialoghi, striminziti, ridotti all'osso sono potenti nella loro semplicità.
Un filtro sporco perennemente montato sulla macchina da presa, le lande desolate ricreano bene l'atmosfera, rendendo tutto più vero.
Il cast è di livello. Viggo Mortensen è decisamente convincente (come al solito) e bene pure Kodi Smith-McPhee, nella parte del figlio. Come comprimari, nonostante restino in scena per poco tempo Charlize Theron, Robert Duvall, Guy Pearce.
Un film sicuramente consigliato, così come il libro da cui è tratto
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filippaccio
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giovedì 23 settembre 2010
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crudeltà.
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In senso primitivo, l’atto di crudeltà consiste nel lacerare la carne e farne colare il sangue, ed è dunque un atto impietoso. Film tratto dal romanzo di Cormac McCarthy. L'autore del libro racconta la storia piu' banale del mondo, ovvero la terra si ribella all'uomo, che di fronte alla morte e miseria mostra le sue carte piu' instintive, o piu' adatte alla sopravvivenza. Difesa a oltranza della propria vita, della vita dei propri cari, del cibo, difesa strenua disperata della speranza anche quando la consapevolezza di sopravvivere a una simile catastrofe e' mera utopia. L'uomo mangia l'uomo se ne avra' bisogno, mors tua vita mea, senza ragionamenti.Se rimane un proiettile in un mondo del genere e si e' in due non si perde la una possibilita' di offendere ma una possibilita' di suicidarsi.
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In senso primitivo, l’atto di crudeltà consiste nel lacerare la carne e farne colare il sangue, ed è dunque un atto impietoso. Film tratto dal romanzo di Cormac McCarthy. L'autore del libro racconta la storia piu' banale del mondo, ovvero la terra si ribella all'uomo, che di fronte alla morte e miseria mostra le sue carte piu' instintive, o piu' adatte alla sopravvivenza. Difesa a oltranza della propria vita, della vita dei propri cari, del cibo, difesa strenua disperata della speranza anche quando la consapevolezza di sopravvivere a una simile catastrofe e' mera utopia. L'uomo mangia l'uomo se ne avra' bisogno, mors tua vita mea, senza ragionamenti.Se rimane un proiettile in un mondo del genere e si e' in due non si perde la una possibilita' di offendere ma una possibilita' di suicidarsi. Forse la sola cosa che rimane, l'ultima via di fuga, quasi agognata. Quanti simboli in 1 e 45 minuti di film. La storia piu' banale del mondo resa imponente dalla grazia della scrittura di un genio, e riprodotta su pellicola in modo da rendergliene merito.La luce della vita anche quando sembra non valerne la pena. La speranza e' in mano ai buoni e ai bambini.La speranza rimane anche quando il mare perde il suo blu. Emozionante e commovente.
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kildem
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domenica 20 febbraio 2011
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la vera apocalisse
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Avete presente quei film in cui, in un ipotetico mondo post-apocalittico, la razza umana è sopravvissuta e per le terre desoltate si affrontate donne cazzute e uomini muscolosi e senza paura?
Bene. Questo non è così.
Scordate resident evil o codice genesi o mad max.
Questo film ci mostra come sarebbe la situazionee DAVVERO la situazione degli esseri umani sopravvissuti ad un olocausto globale.
Sporcizia, malattie, paura, confusione, fame, tristezza.
The Road è un film che va visto. E' crudo, ma vero. E' violento, ma reale.
Vedete The Road, ve lo consiglio personalmente.
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la druga
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lunedì 6 agosto 2012
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the road- la morte del mondo
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Il regista John Hillcoat dà forma alla fantasia visionaria e apocalittica dello scrittore Corman McCarthy in questo film che lascia indubbiamente il segno. Quello che viene mostrato allo spettatore è uno scenario devastante, un mondo raso al suolo da una imprecisata catastrofe che ha cancellato via, insieme ai colori e a quasi tutte le forme di vita, anche ogni speranza. L'obiettivo si sofferma su squarci di paesaggio che svelano un ambiente sterile, immerso nel silenzio, in cui residui del passato, da vecchie automobili arrugginite a edifici fatiscenti, sono la prova della terribile fine del genere umano.
Solo pochi sono i superstiti: tra questi la storia si concentra su un padre (Viggo Mortensen) e un figlio (Kodi Smith Mc-Phee), che sono in viaggio verso sud cercando disperatamente di raggiungere la costa, così come suggerito dalla madre (Charlize Theron) prima di abbandonarli scomparendo nell'oscurità, non riuscendo a trovare una buona ragione per restare in vita.
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Il regista John Hillcoat dà forma alla fantasia visionaria e apocalittica dello scrittore Corman McCarthy in questo film che lascia indubbiamente il segno. Quello che viene mostrato allo spettatore è uno scenario devastante, un mondo raso al suolo da una imprecisata catastrofe che ha cancellato via, insieme ai colori e a quasi tutte le forme di vita, anche ogni speranza. L'obiettivo si sofferma su squarci di paesaggio che svelano un ambiente sterile, immerso nel silenzio, in cui residui del passato, da vecchie automobili arrugginite a edifici fatiscenti, sono la prova della terribile fine del genere umano.
Solo pochi sono i superstiti: tra questi la storia si concentra su un padre (Viggo Mortensen) e un figlio (Kodi Smith Mc-Phee), che sono in viaggio verso sud cercando disperatamente di raggiungere la costa, così come suggerito dalla madre (Charlize Theron) prima di abbandonarli scomparendo nell'oscurità, non riuscendo a trovare una buona ragione per restare in vita.
Perché in quello strano mondo non ci sono più leggi e pur di sopravvivere i pochi uomini superstiti farebbero di tutto, anche mangiare i loro simili... Sono "cattivi", abbandonati all'istinto animalesco più profondo e irrefrenabile che li spinge lontano dalla "morale" e dalla "ragione".
Eppure esistono ancora dei "buoni", coloro che non hanno dimenticato cosa vuol dire "umanità". Sono il bambino e il padre, che in mezzo alla devastazione riescono a restare legati da un rapporto puro e profondo, un rapporto fondato sull'insegnamento, la lealtà e l'affetto. Sono loro i "portatori del fuoco", di un bene che li porta a riconoscere chi è come loro e ad aiutarli, nonostante la paura e la diffidenza.
Un film che pone lo spettatore davanti alla situazione più estrema e che lo porta a considerare l'importanza dei veri rapporti umani e la debolezza dell'uomo.
Da vedere.
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filippomazz
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giovedì 21 ottobre 2010
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il fuoco della speranza non si spegne
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The Road è la storia di un padre (Viggo Mortensen) e di suo figlio (Kodi Smit-McPhee), diventato per lui ormai l'unica ragione di vita..perchè sopravvivere nel cinereo mondo di The Road non avrebbe alcun senso per questo padre se non per proteggere suo figlio, fino all'ultimo alito di vita. Eccolo quindi il cuore, il punto cardine del film: l'indissolubile legame che unisce i due protagonisti. Tutto il resto passa inosservato, non ci viene data alcuna chiara descrizione della catastrofe che ha imperversato sulla terra, nè ci viene raccontato poi granchè del passato dei personaggi..sappiamo solamente che ora si trovano lì, in quell'inferno carbonizzato e che, in un modo o nell'altro, devono andare avanti.
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The Road è la storia di un padre (Viggo Mortensen) e di suo figlio (Kodi Smit-McPhee), diventato per lui ormai l'unica ragione di vita..perchè sopravvivere nel cinereo mondo di The Road non avrebbe alcun senso per questo padre se non per proteggere suo figlio, fino all'ultimo alito di vita. Eccolo quindi il cuore, il punto cardine del film: l'indissolubile legame che unisce i due protagonisti. Tutto il resto passa inosservato, non ci viene data alcuna chiara descrizione della catastrofe che ha imperversato sulla terra, nè ci viene raccontato poi granchè del passato dei personaggi..sappiamo solamente che ora si trovano lì, in quell'inferno carbonizzato e che, in un modo o nell'altro, devono andare avanti. Ma andare avanti a quale scopo? L'uomo spesso se lo domanda e trova risposta tornando con il pensiero alle ultime parole pronunciate da sua moglie prima di andarsene per sempre: ''andate verso sud''..un pò come un'angelico messaggio di speranza su cui fare affidamento, in un mondo dal quale la speranza è stata brutalmente estirpata, come fosse erbaccia. Tratto dall'omonimo romanzo di Cormac McCarthy (uno dei libri più belli che io abbia mai letto in vita mia) che gli valse il prestigiosissimo Premio Pulitzer 2007, The Road (film) non è però all'altezza del suo corrispettivo stampato: la commovente adorazione del figlio per il suo papà, così come l'angoscia che perseguita la mente dell'uomo non sono resi nella pellicola, con la stessa magia che nei poetici versi dello scrittore statunitense. Nonostante ciò, anche la trasposizione cinematografica di questa storia rimane un'opera notevole..dalle grandi virtù e stile affascinante. Una delle migliori performance della carriera per Viggo Mortensen. Emozionante colonna sonora di Nick Cave & Warren Ellis
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ennio
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domenica 8 aprile 2018
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un lampo di speranza finale nell'angoscia più cupa
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Raro esempio di adattamento cinematografico riuscito. Per nulla facile, stante le atmosfere costantemente cupe angoscianti e apocalittiche in cui si immerge il romanzo originale. La regìa sceglie il colore, ma è un colore molto tenue, più simile al biancoenero, quel biancoenero che chi ha letto il libro ha costantemente davanti agli occhi.
Un buon film post-apocalittico, per chi non è schizzinoso all'idea che, per sopravvivere, ci si debba allenare ad appostarsi nottetempo per catturare scoiattoli e mangiarli crudi. O che nelle cantine di una casa si conservino esseri umani, vivi, al fine di divorarli pezzo per pezzo. Buono anche per chi ha ancora la speranza che, in mezzo alla totale devastazione dell'umanità e della natura causate da una non precisata catastrofe nucleare, possa essere rintanata in qualche pertugio di una casa abbandonata una lattina di Cocacola ancora fresca e dissetante.
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micumicu
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martedì 27 luglio 2010
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un padre, un figlio, una sola pallottola..
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Uno sguardo onirico su un improbabile mondo post-apocalittico ricco di simboli e soprattutto caratterizzato da un ben preciso filo conduttore: il naturale e indissolubile legame che lega un padre a suo figlio e suo figlio al suo mentore. Un film che si fa guardare per tutta la durata dei suoi 110 minuti circa nonostante i pochi effettivi cambi di ritmo che lo renderebbero ancora piu' gradevole nel suo svolgimento e nonostante il colore dominante sia un cupo grigio che predispone alla angoscia. Potremmo essere tentati di fermarci al primo ovvio messaggio di un' umanita' egoista e volta all' autodistruzione ma appare ovvio dalla figura del bambino che e' piuttosto la recondita bonta' e generosita' dell'uomo come parte di un disegno divino l'unico vero motivo dell'umanita' di esistere.
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Uno sguardo onirico su un improbabile mondo post-apocalittico ricco di simboli e soprattutto caratterizzato da un ben preciso filo conduttore: il naturale e indissolubile legame che lega un padre a suo figlio e suo figlio al suo mentore. Un film che si fa guardare per tutta la durata dei suoi 110 minuti circa nonostante i pochi effettivi cambi di ritmo che lo renderebbero ancora piu' gradevole nel suo svolgimento e nonostante il colore dominante sia un cupo grigio che predispone alla angoscia. Potremmo essere tentati di fermarci al primo ovvio messaggio di un' umanita' egoista e volta all' autodistruzione ma appare ovvio dalla figura del bambino che e' piuttosto la recondita bonta' e generosita' dell'uomo come parte di un disegno divino l'unico vero motivo dell'umanita' di esistere. E' la positivita' che ne deriva la vera forza capace di dischiudere la speranza per un futuro migliore anche laddove ci sarebbero gli estremi per usare quell'ultima pallotola rimasta....
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