olmoerba
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venerdì 22 marzo 2024
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una stella?
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E magari i film della Marvel ne hanno 4.
Ma chi scrive per Mymovies cosa fuma? La dmt?
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alberto
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giovedì 1 giugno 2017
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magnifico "melodramma psichedelico"
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Il film si apre con dei titoli di testa magnifici, confusionari, frettolosi e stereoscopici, che rendono lo spettatore quasi epilettico e lo catapultano attraverso la parola "Enter" (entrare) in una vicenda che definire insolita sarebbe un eufemismo: infatti troviamo il giovane Oscar, spacciatore che riempe le sue giornate "vuote" (void) con trip psichedelici e, tra le altre, con la sua droga preferita, la Dtm. Un giorno di questi, dopo una di queste esperienze, sperimenta proprio l'argomento tanto citato dal suo amico Alex, ovvero ciò che avviene dopo la morte secondo i tibetani: la reincarnazione.
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Il film si apre con dei titoli di testa magnifici, confusionari, frettolosi e stereoscopici, che rendono lo spettatore quasi epilettico e lo catapultano attraverso la parola "Enter" (entrare) in una vicenda che definire insolita sarebbe un eufemismo: infatti troviamo il giovane Oscar, spacciatore che riempe le sue giornate "vuote" (void) con trip psichedelici e, tra le altre, con la sua droga preferita, la Dtm. Un giorno di questi, dopo una di queste esperienze, sperimenta proprio l'argomento tanto citato dal suo amico Alex, ovvero ciò che avviene dopo la morte secondo i tibetani: la reincarnazione. Il protagonista, a causa di un tragico incidente per l'improvviso arrivo della polizia durante i suoi sporchi affari, si ritrova così a fluttuare nel cielo di Tokyo, coinvolgendoci in un percorso della sua triste vita e mostrandoci cosa accade ai suoi conoscenti subito dopo il tragico avvenimento, attraverso una concitata visuale dall'alto, che ci permette di passare da un palazzo all'altro, da muro a muro, da strada a strada. Il primo aspetto che rende questa pellicola un (quasi) capolavoro è l'esplicito desiderio del regista, l'argentino Gaspar Noé, di eliminare ogni stereotipo, ogni elemento che il pubblico potrebbe definire "già visto", grazie ad uno stile originale e molto personale, sempre in una vera soggettiva, non come i mockumentary, ma prima volendo quasi far diventare lo spettatore protagonista, mediante anche la chiusura delle palpebre, facendolo quindi immedesimare nella fase allucinogena, che mai sarebbe uscita così bene se il regista non avesse davvero fatto uso di queste sostanze (si vede che c'è la mano di uno che non è nuovo alle sostanze stupefacenti), e in seguito buttandoci nel passato, nel presente e nel futuro di questo uomo, che ovviamente riserva una vita burrascosa, nella solitudine e nel tentativo di cacciarla con l'aiuto dell'affezionata sorella Linda. Un presente in cui Oscar è un essere onnisciente, un fantasma completamente libero ma allo stesso tempo vincolato dalla ricerca di risposte, un passato visto con sé stesso di spalle e un futuro incerto, ancora da scrivere, nella speranza di non entrare in un circolo vizioso e anzi di rompere le proprie (troppe) sofferenze. Un comparto tecnico tra l'altro molto efficace e innovativo, con inquadrature ricercate e difficili da realizzare, ottenute attraverso delle grù. Di considerevole lunghezza, tanto che la versione originale è di 163 minuti, mentre in quella italiana manca mezz'ora, ma pur sempre col massimo divieto, a causa delle numerose ed esplicite scene di sesso e dell'utilizzo di droghe, e a mio parere anche del fastidio che potrebbe causare a qualcuno nella visione, soprattutto per le lunghe sequenze psichedeliche. Gli attori protagonisti, Nathaniel Brown e Paz de la Huerta, sono esordienti e l'intricata sceneggiatura è del regista, con la collaborazione di Lucile Hadzihalilovic. Un'esperienza cinematografica da vivere, che non apprezzeranno tutti ma che comunque non può non rimanere impressa.
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iuriv
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mercoledì 9 novembre 2016
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ipnotico.
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Fin dai titoli di testa si capisce subito che Enter The Void non è un film comune. Gaspar Noè affronta la pellicola libero da compromessi e aggredisce lo spettatore attraverso un'esperienza diversa rispetto ai classici canoni del cinema.
La trama che il regista vuole raccontare è in realtà piuttosto banale e già vista. Ma la scelte che ruotano attorno al punto di vista donano a questo lavoro un fascino magnetico dal quale è stato difficile staccarmi. Ogni suono, ogni colore, ogni scelta stilistica, affrontano l'argomento trattato in modo unico, tanto da renderlo un film che non lascia indifferenti. Può piacere davvero molto, come è accaduto a me, così come può diventare una marmellata indigeribile.
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Fin dai titoli di testa si capisce subito che Enter The Void non è un film comune. Gaspar Noè affronta la pellicola libero da compromessi e aggredisce lo spettatore attraverso un'esperienza diversa rispetto ai classici canoni del cinema.
La trama che il regista vuole raccontare è in realtà piuttosto banale e già vista. Ma la scelte che ruotano attorno al punto di vista donano a questo lavoro un fascino magnetico dal quale è stato difficile staccarmi. Ogni suono, ogni colore, ogni scelta stilistica, affrontano l'argomento trattato in modo unico, tanto da renderlo un film che non lascia indifferenti. Può piacere davvero molto, come è accaduto a me, così come può diventare una marmellata indigeribile.
Il regista non si concede mai una ripresa convenzionale. Lascia che sia il suo immaginario visivo a riempire lo schermo. Voyerismo forse, ma la forza del film sta tutta qui.
Chiaramente scelte così estreme nella messa in scena si portano dietro qualche controindicazione: durante i viaggi lisergici che coinvolgono il protagonista nella parte iniziale sembra di osservare il salvaschermo di una vecchia edizione di Windows. La ridondanza di certe scene, a volte, spezza il legame ipnotico che incolla lo spettatore allo schermo. E la sensazione che il complesso sia troppo lungo, rendendo il lavoro meno intenso, nella parte finale si respira.
Però è difficile immaginare come l'autore di un film come Enter The Void possa lasciarsi condizionare da qualche appiglio per rendere il suo lavoro più appetibile. Noè ha preso una posizione netta nei confronti della sua opera, forse persino coraggiosa. Ed è giusto che abbia costruito il film senza filtri.
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dandy
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martedì 12 gennaio 2016
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il vuoto più totale.
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Escludendo le differenze di trama,è lo stesso identico discorso di "Irreversible".Ancora una volta una vicenda tragica(qui con svolta soprannaturale)diventa il pretesto per un'overdose di virtuosismi con la macchina da presa(audaci e inutili),interminabili siparietti psichedelici,punti di vista di ogni tipo(incluso un orgasmo ripreso "dall'interno"),luci colorate e di contorno tanti BLA BLA BLA BLA BLA .In altre parole la convinzione presuntuosa(ma purtroppo affatto infondata)del regista che per fare cinema basti mostrare le cose sopraelencate con qualche sprazzo hard e splatter occasionale,e tanto per gradire appiccicarci le solite citazioni(ancora "2001:Odissea nello spazio",basta!).
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Escludendo le differenze di trama,è lo stesso identico discorso di "Irreversible".Ancora una volta una vicenda tragica(qui con svolta soprannaturale)diventa il pretesto per un'overdose di virtuosismi con la macchina da presa(audaci e inutili),interminabili siparietti psichedelici,punti di vista di ogni tipo(incluso un orgasmo ripreso "dall'interno"),luci colorate e di contorno tanti BLA BLA BLA BLA BLA .In altre parole la convinzione presuntuosa(ma purtroppo affatto infondata)del regista che per fare cinema basti mostrare le cose sopraelencate con qualche sprazzo hard e splatter occasionale,e tanto per gradire appiccicarci le solite citazioni(ancora "2001:Odissea nello spazio",basta!).Beh,vi piaccia o meno,non è così.Tutto questo non conta un accidente dal momento che la trama è un'idiozia insensata(un fantasma che si mette a fare il guardone,sta accanto alla sorella,rivive la propria vita e sceglie proprio un bel modo per reincarnarsi...),i personaggi sono i soliti sbandati insulsi già visti un milione di volte,e che le loro disgrazie personali sono sempre ostentate nel modo più cinico e gratuito(vedi la scena dell'aborto).E la durata è eccessiva.A conti fatti si direbbe che Noè si sia sparato tutte le droghe che vediamo nel film poco prima di mettersi a girare.Peccato che abbia dimenticato che i trip,per quanto magnifici,intensi e fuori di testa,non funzionano sullo schermo.Allo spettatore serio basteranno i rintronanti titoli di testa per capire cosa seguirà dopo:eccesso sfrenato di forma per mascherare la mancanza totale di sostanza.
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bebarenzimonini
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venerdì 1 gennaio 2016
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un grande bluff.
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Non voglio sprecare troppe parole e se prima ero in dubbio, questo film (film?) ha confermato la mia opinione su questo regista: un grande bluff.
Ps. Questa pellicola è in realtà composta da due film: uno si intitola "Le fantastiche visioni di Oscar" e l'altro "La nuca di Oscar"...:-)
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mauro lanari
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lunedì 14 dicembre 2015
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tre film in uno
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In collaborazione con Orietta Anibaldi
Da un punto di vista che però non è quello d'Oscar o di Noé, più arrosto che fumo. A differenza di tanti commenti, abbiamo provato maggior fascino per la 3a parte del film, e un fascino irresistibile. Prendendo in considerazione solo l'ultim'ora ed escludendo l'epilogo, lo giudichiamo un capolavoro nella storia del cinema, e di preciso il controcampo del "Va' e vedi" (1985) d'Elem Klimov. Lì dove il genocidio bielorusso assumeva un valore metafisico, apocalittico e universale grazie soprattutto alla ripetuta scena del bombardiere nazista col suo rombo cupo e lontano, così terribile da bloccare il decorso di storia e Storia, qui la prospettiva dominante diviene alla fine proprio della mdp aerea che, avvoltoio sulla nostra mortalità, ci sorvola in una feroce danse macabre mentr'assiste al nostro cupio dissolvi.
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In collaborazione con Orietta Anibaldi
Da un punto di vista che però non è quello d'Oscar o di Noé, più arrosto che fumo. A differenza di tanti commenti, abbiamo provato maggior fascino per la 3a parte del film, e un fascino irresistibile. Prendendo in considerazione solo l'ultim'ora ed escludendo l'epilogo, lo giudichiamo un capolavoro nella storia del cinema, e di preciso il controcampo del "Va' e vedi" (1985) d'Elem Klimov. Lì dove il genocidio bielorusso assumeva un valore metafisico, apocalittico e universale grazie soprattutto alla ripetuta scena del bombardiere nazista col suo rombo cupo e lontano, così terribile da bloccare il decorso di storia e Storia, qui la prospettiva dominante diviene alla fine proprio della mdp aerea che, avvoltoio sulla nostra mortalità, ci sorvola in una feroce danse macabre mentr'assiste al nostro cupio dissolvi. Eccezionale nel progressivo avanzare del nero su cromatismi, forme di vita e vitalità, del distacco e verticalizzazione da lineamenti, corpi e fattezze umane, del sonoro che si distorce in rumore sordo, ovattato e straniante, è fra le migliori rese artistiche mai realizzate sulla condizione di noi dannati su questa terra. Il crescendo giunge al vertice esplosivo nei circa ultimi 20 minuti di sesso: corpi illuminati quasi dall'interno ed emananti fluidi ectoplasmatici libidici e nefasti, voluttuosi e ferali, irredenta simbiosi d'Eros e Thanatos. A tutto ciò s'era avvicinato a malapena il video girato da Stéphane Sednaoui per "Lotus" (1998) dei R.E.M.. La coniunctio oppositorum tra fotografia dechirichiana e ultrarealistica esclude qualsiasi propensione retorica, enfatica, pedante e lo stile di regia ricercatissimo, sperimentale, avanguardistico è perfetto per supportare una poetica da descensio ad inferos, dove primi piani d'aborti e d'eiaculazioni vaginali creano un unicum inscindibile, memorabile, imperdibile. Però il film dura oltr'il doppio, ci sono anche la sciocca storia d'Oscar, ventenne tossico pusher orfano traumatizzato con sorella diciottenne, e frattaglie di vulgata psicoanalitica, un tot d'Edipo e un tot d'incesto. Peggio ancora, c'è Noé che prend'a prestito le proprie esperienze di viaggi extracorporei sott'effetto dell'ayahuasca per rifilare un pippone buddhista alla Castaneda, vincolando "Entro il vuoto" a un'antropologia dualista pretenziosa quanto sempliciotta. Almeno Russell basava i trip d'"Altered States" (1980) sugl'esperimenti scientifici compiuti nelle vasche di deprivazione sensoriale. Il vero fardello della pellicola sono dunque il protagonista e l'autore: più s'allontana dalla loro soggettiva pre- e post-mortem, 1a e 2a parte del film, più acquista una qualità oggettiva grandiosa, 3a parte. L'happy ending vanifica l'intero precedente clima disperato e nichilista, obbligando a reinterpretare l'orgia del Love Hotel com'Oscar che passa di stanza in stanza per scegliere dove reincarnarsi e decidendosi per il neonato della sorella. Orribile: ricorda lo starchild d'un certo "2001".
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no_data
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sabato 19 settembre 2015
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gaspar noè è argentino
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Gaspar Noè è argentino, non è francese.
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cinemalove
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giovedì 12 febbraio 2015
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assurdo
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Mai visto nulla del genere e questa volta è proprio vero. Ho scoperto casualmete questo film, criticato dai 50enni abituati a dialoghi e a ritmi da Casablanca, al cinema classico e al classico prodotto confezionato. No. Stavolta mi sono trovato davanti a qualcosa di unico nel suo genere, un racconto in prima persona che ti prende dalla poltrona e ti scaraventa dentro al film. Per chi non hai mai acceso una sigaretta risulterà una pellicola priva di senso, per chi ha allargato i propri orizzonti ha un banchetto di paure, paranoie e scene top da igurgitare. Movimenti di telecamere repentini e virtuosi, senza bisogno di proferire parola i cambi scena sono efficaci e comprensibili, rende proprio l'idea del "adesso sto viaggiando in un altra situazione della storia".
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Mai visto nulla del genere e questa volta è proprio vero. Ho scoperto casualmete questo film, criticato dai 50enni abituati a dialoghi e a ritmi da Casablanca, al cinema classico e al classico prodotto confezionato. No. Stavolta mi sono trovato davanti a qualcosa di unico nel suo genere, un racconto in prima persona che ti prende dalla poltrona e ti scaraventa dentro al film. Per chi non hai mai acceso una sigaretta risulterà una pellicola priva di senso, per chi ha allargato i propri orizzonti ha un banchetto di paure, paranoie e scene top da igurgitare. Movimenti di telecamere repentini e virtuosi, senza bisogno di proferire parola i cambi scena sono efficaci e comprensibili, rende proprio l'idea del "adesso sto viaggiando in un altra situazione della storia". La curiosità la fa da padrone e anche in un finale (un pò sotto la mia personale aspettativa) la soddisfazione di essere arrivati alla fine di questo "bad trip" è grande (SPOILER). Come si conclude? con una nascita.. Geniale.
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l alterita
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martedì 27 gennaio 2015
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un "bad trip" per il cinema commerciale
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Un eccentrico e provocante Gaspar Noè ci proietta in una Tokyo contorniata di colori e luci psichedeliche in un'opera che fonde un forte spirito di sperimentalismo cinematografico insieme all'illuminazione di un viaggio che prende l'anima e che rischia di portarla via , lasciandola intrappolata nello schermo.
L'azzardo del film ,per larghe parti girato in prima persona, si dimostra una scelta azzeccata , ma è solo una delle scelte visionarie del regista e sceneggiatore argentino.
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Un eccentrico e provocante Gaspar Noè ci proietta in una Tokyo contorniata di colori e luci psichedeliche in un'opera che fonde un forte spirito di sperimentalismo cinematografico insieme all'illuminazione di un viaggio che prende l'anima e che rischia di portarla via , lasciandola intrappolata nello schermo.
L'azzardo del film ,per larghe parti girato in prima persona, si dimostra una scelta azzeccata , ma è solo una delle scelte visionarie del regista e sceneggiatore argentino.
E' un film che cambia conformazione a seconda dello spettatore , i temi sono variegati : dalla famiglia alla morte , dagli stupefacenti alla trasmigrazione delle anime.
Tante le accuse della critica , sopratutto di quella parte più tradizionalista , che lo taccia di narcisismo , di "aver creato un mostro che non è altro che lo specchio del suo modo di fare cinema".
In realtà però molteplici sono i punti i forti della pellicola di produzione franco-canadese, in particolare le psicheliche riprese lasciano sbigottito una parte di pubblico (sopratutto italiano) del tutto assopito tra le braccia del conservatorismo cinematografico. Ma si sa che le avanguardie sono tali in quanto non immediatamente recepite e comprese dai più. Tant'è che l'unico "difetto" (che per mio personalissimo parere non è tale) sta nel fatto che non è un film che può essere recepito ed apprezzato da larghe fette di pubblico, anche se Noè sembra non essersi mai curato nella sua carriera di questo fattore e per questo merita tanta stima.
Tanto da risultare uno dei pochi registi rimasti nel panorama cinematografico mondiale ad aver mantenuto una certa integrità intellettuale in un mondo ormai dominato dalle logiche di profitto e quindi di commercializzazione.
Piuttosto continua a crogiolarsi nella sua alterità regalando questo gran bel "bad trip" a chi continua a credere ai canoni più tradizionali di un cinema che, per fortuna, continua a concedersi piccole dosi di anarchia creativa.
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no_data
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mercoledì 3 dicembre 2014
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stavolta hai toppato, mymovies
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Sono un grande e fedele sostenitore di MyMovies (lo leggo praticamente tutti i giorni, anche per lavoro: gestisco una bibliomediateca). La lettura di questa critica però, dopo la visione del film, mi fa cascare le braccia assai. "Enter the void" è uno dei film più originali, curati e raffinati che ho visto ultimamente. La sceneggiatura, a dispetto di questo critico da strapazzo, è sorprendente, il montaggio geniale e tutti gli aspetti di questo film lo potrebbero far entrare, secondo me, nella schiera dei cult del cinema sperimentale. Il senso di fastidio e di spaesamento dato da movimenti di camera ad arte immergono lo spettatore in uno stato d'animo empatico rispetto al protagonista. L'ostinata soggettiva, che poi diventa un inseguimento maniacale della nuca del personaggio, ci trascina dentro a questo vortice di delirio e di stordimento dei sensi.
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Sono un grande e fedele sostenitore di MyMovies (lo leggo praticamente tutti i giorni, anche per lavoro: gestisco una bibliomediateca). La lettura di questa critica però, dopo la visione del film, mi fa cascare le braccia assai. "Enter the void" è uno dei film più originali, curati e raffinati che ho visto ultimamente. La sceneggiatura, a dispetto di questo critico da strapazzo, è sorprendente, il montaggio geniale e tutti gli aspetti di questo film lo potrebbero far entrare, secondo me, nella schiera dei cult del cinema sperimentale. Il senso di fastidio e di spaesamento dato da movimenti di camera ad arte immergono lo spettatore in uno stato d'animo empatico rispetto al protagonista. L'ostinata soggettiva, che poi diventa un inseguimento maniacale della nuca del personaggio, ci trascina dentro a questo vortice di delirio e di stordimento dei sensi. La colonna sonora, ovattata e ritmicamente ossessiva, facilita la creazione di una atmosfera lisergico-allucinante. Più che una visione cinematografica siamo vicini a un lungo trip in simbiosi con i personaggi di questa aliena Tokyo notturna. Provaci ancora, Zappò.
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[+] giusto
(di cinemalove)
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