Enter the Void |
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Un film di Gaspar Noé.
Con Nathaniel Brown, Cyril Roy, Olly Alexander, Masato Tanno, Emily Alyn Lind, Jesse Kuhn, Stuart Miller (II), Emi Takeuchi, Janice Béliveau-Sicotte, Sakiko Fukuhara, Nobu Imai, Ed Spear, Sara Stockbridge.
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Drammatico,
durata 154 min.
- Francia, Germania, Italia 2009.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 9 dicembre 2011.
- VM 18 -
MYMONETRO
Enter the Void
valutazione media:
2,04
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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"Chi è il tuo amico?" "Gaspar".di JulienFeedback: 1005 | altri commenti e recensioni di Julien |
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sabato 21 settembre 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Considerate un banale film sulla droga e sul disagio adolescenziale, riempitelo di sesso e condite il tutto con un pizzico di filosofia buddista, e sarete ben lontani dall'avere le chiavi di lettura per questo film. E' un film immenso. A partire dal modo in cui è girato: non c'è una scena in cui sia trascurato l'impatto visivo della stessa, con l'inizio del film girato in prima persona, e il resto girato in prima persona dallo spirito di Oscar fuoriuscito dal corpo. Un vero colpo di genio, una vera rivoluzione. Una tecnica che permette al regista di creare dei "trip" all'interno del film, durante i quali lo spettatore può perdersi nelle immagini o nei propri pensieri. Vediamo ora i temi trattati del film. La pellicola è di una crudezza estrema, ma senza vera esagerazione: è la crudezza propria della realtà, scene che probabilmente accadono tutti i giorni, raccontate dal regista in nome del realismo del film. Dire che scene del genere sono un'esagerazione sarebbe come dire che la realtà stessa è un'esagerazione. E forse è davvero così, ma a maggior ragione questo legittima l'uso che ne fa il regista, che ci costringe a guardare in faccia una realtà che non vorremmo vedere. Una realtà fatta di droghe, sesso e morte in questo caso. E sono proprio sesso e morte ad essere i principali motori delle azioni dei protagonisti, tanto che il regista sembra reinventare il classico binomio amore-morte in chiave moderna: possiamo parlare ora del binomio sesso-morte. È infatti la morte dei genitori che farà approdare i due ragazzi a Tokyo, che li renderà quello che sono: entrambi sono individui emotivamente devastati, i quali si sfogano in modi diversi, Oscar soprattutto con la droga, Linda soprattutto col sesso. Anche Oscar troverà sollievo nel fare sesso con la madre di Victor, molla che farà scattare l'odio di Victor nei confronti di Oscar, e che porterà alla sua morte. E non è superfluo il fatto che nella scena in cui Oscar fa sesso con la madre di Victor,abbia dei flash in cui rivede l'immagini della madre, come accade d'altronde per tutto l'arco del film, a sottolineare il Vuoto lasciato dall'assenza della figura materna nella sua vita. Noè ci presenta un mondo in cui è il destino a prevalere sulle persone: emblematica in questo senso la scena in cui Oscar vede il suo corpo dall'esterno, nel bagno del The Void, quando un poliziotto tira la catena che avrebbe potuto scaricare nella fogna le pasticche e salvarlo, e questa volta, lo scarico funziona. Non si risparmia neanche da trovate metacinematografiche Noè: fantastica la scena in cui Oscar, rivolgendosi a uno spacciatore, gli dice che lo manda un suo amico di cui non vuole dire il nome. Ma poi lo sapcciatore insiste: "Dai dimmi, chi è il tuo amico?", e Oscar, dopo un attimo di esitazione, risponde: "Gaspar". E il film può riprendere, come se gli attori avessero bisogno veramente del consenso del regista, per continuare la loro tragica commedia. Arriviamo alla scena finale, in cui sorprendiamo i personaggi del film a fare sesso all'interno del Love Hotel. Dopo aver visto tutto, Oscar se ne sta per andare, quando la forza di una promessa fatta alla sorella lo richiama nella stanza dove lei sta facendo sesso con Alex. Le aveva promesso che non si sarebbero mai separati: così si reincarna nel figlio che la sorella avrà con Alex. Ma al momento del parto, non si capisce se sia Linda o la vera madre di Oscar ad aver partorito. Lasciandoci nel dubbio che sia destinato alla stessa sofferenza, per sempre.
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