marcloud
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mercoledì 15 dicembre 2021
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bad blake
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Una storia di musica e alcolismo. Bad Blake e la sua ultima possibilità di redenzione. Un film piacevole.
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gianleo67
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mercoledì 17 settembre 2014
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l'ultimo buscadero...secondo cooper
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La parabola del cantautore country Bad Blake sembra segnare un inesorabile declino tra l'attaccamento alla bottiglia e la spietata concorrenza del suo giovane allievo e rivale Tommy Sweet. Durante una tourneè lungo un itinerario periferico di modesti e sperduti locali tra Texas e Arizona, la sua vita sembra svoltare quando incontra e si innamora di una giovane giornalista e madre single che ricambia il suo affetto. La nuova relazione ed un grave incidente di percorso lo conviceranno a disintossicarsi e a dare un nuovo impulso alla sua vita ed alla sua carriera.
L'America dimentica troppo presto i suoi miti, ma soprattutto i suoi miti si dimenticano troppo presto di se stessi.
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La parabola del cantautore country Bad Blake sembra segnare un inesorabile declino tra l'attaccamento alla bottiglia e la spietata concorrenza del suo giovane allievo e rivale Tommy Sweet. Durante una tourneè lungo un itinerario periferico di modesti e sperduti locali tra Texas e Arizona, la sua vita sembra svoltare quando incontra e si innamora di una giovane giornalista e madre single che ricambia il suo affetto. La nuova relazione ed un grave incidente di percorso lo conviceranno a disintossicarsi e a dare un nuovo impulso alla sua vita ed alla sua carriera.
L'America dimentica troppo presto i suoi miti, ma soprattutto i suoi miti si dimenticano troppo presto di se stessi. Questo sembra dirci nel suo esordio col botto (due Golden Globe e due premi Oscar rispettivamente a Bridges ed alla canzone originale "The Weary Kind" di Ryan Bingham), il suo giovane autore e produttore Scott Cooper in questo simil-biopic in salsa country che adatta per il grande schermo l'omonimo romanzo di Thomas Cobb. Tra gli avvolgenti piano-sequenza di malinconiche performance acustiche su luridi palcoscenici che puzzano di alcol e sudore e gli sconfinati orizzonti desertici al tramonto da qualche parte tra Texas e Messico, si muove la sagoma ingombrante e incerta di un ultimo buscadero dal cuore tenero e la faccia triste e sorniona insieme del 'country-solitary man' di Jeff Bridges che sa ancora strimpellare la chitarra, portarsi a letto qualche attempata ammiratrice e, se gli va bene, buttare giù qualche nuovo pezzo. L'epica del cowboy al tramonto è presto servita secondo canoni di una regia molto classica che amalgama con discreta competenza le tematiche melodrammatiche di repertorio (il declino di un mestiere che ormai soggiace alle spietate leggi del mercato, la parabola di un uomo con troppi rimpianti sulle spalle, il vuoto di una paternità mancata, il riscatto amoroso, la rinascita professionale : toh! Bad Blake è tornato!...avrebbe detto Scorsese) con quelle non meno prevedibili di una 'Nashville' in terra Texana che rinuncia all'unità di luogo ed allo spaesamento corale del film di Altman per caricare tutte le sue frustrazioni e le sue mancanze sul groppone acciaccato ma ancora capace di un vecchio mandriano come Jeff Bridges che, nonostante lungaggini (112 minuti sono francamente troppi!), esasperata lentezza, sbavature del montaggio e diversi passaggi a vuoto, riesce a condurre a termine uno spettacolo genuinamente 'unplugged' che ricapitola un'intera esistenza umana e professionale ed è pronto per iniziarne una nuova di zecca. Magari un giorno (off Hollywood s'intende!) spiegheranno a Cooper che i dettagli narrativi sono non meno importanti degli snodi principali e che il fascino delle immagini non risiede soltanto nel loro lento ed inesorabile accumularsi; nel frattempo accontentiamoci di un discreto prodotto al confine tra banalità mainstream e presunzioni autoriali scambiato (spacciato?) per un capolavoro e la diligenza professionale di vecchie e nuove glorie del firmamento hollywoodiano (da Briges a Duvall, da Gyllenhaal a Farrell) utilizzati alla bisogna. Molto bella la fotografia di Barry Markowitz e le musiche originali di Ryan Bingham e T-Bone Burnett.
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luanaa
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domenica 26 gennaio 2014
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strascicato
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Praticamente un susseguirsi di scene una uguale all'altra.Si intuisce già che il protagonista perderà il bambino affidatogli..scena per dare un colpo di coda ad una trama svolta in modo monotono. Tra l'altro questa scena è la meglio girata e sa un po'..un pochino di un film di tutt'altro spessore ovvero "Via da Las Vegas". Un film buonista con l'amore salvifico o spinta e ispirazione per cambiare direzione di vita. Insomma una storiella troppo lunga e strascicata.L'unico merito va alla prova di Jeff Bridges che riesce a rendere credibile un personaggio in una messinscena fasulla.La sua recitazione fortemente fisica le è valsa giustamente l'Oscar. Decisamente pochissimo interessante.
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filippo catani
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mercoledì 20 luglio 2011
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un country malinconico
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Un musicista country è ormai sul viale del tramonto dopo una carriera costellata di successi e una vita privata a dir poco dannata tra alcool, droghe e divorzi a ripetizione. Ormai ridotto a trascinarsi tra i locali dei paesini, la vita pare offrirgli un'ultima chance con una giovane giornalista divorziata.
Il film non è niente male e seppur sviluppi un tema già visto (l'ex di successo sul viale del tramonto) lp fa in maniera assolutamente originale. Merito di uno strepitoso Jeff Bridge che, dopo un periodo passato più o meno nel dimenticatoio, riesce a piazzare una interpretazione niente male. E poi c'è una bellissima e malinconica colonna sonora che ci accompagna lungo tutto il corso del film e che è stata giustamente premiata con l'Oscar.
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Un musicista country è ormai sul viale del tramonto dopo una carriera costellata di successi e una vita privata a dir poco dannata tra alcool, droghe e divorzi a ripetizione. Ormai ridotto a trascinarsi tra i locali dei paesini, la vita pare offrirgli un'ultima chance con una giovane giornalista divorziata.
Il film non è niente male e seppur sviluppi un tema già visto (l'ex di successo sul viale del tramonto) lp fa in maniera assolutamente originale. Merito di uno strepitoso Jeff Bridge che, dopo un periodo passato più o meno nel dimenticatoio, riesce a piazzare una interpretazione niente male. E poi c'è una bellissima e malinconica colonna sonora che ci accompagna lungo tutto il corso del film e che è stata giustamente premiata con l'Oscar. Il musicista Blake cercherà disperatamente di risollevarsi dal baratro nel quale lui stesso si è collocato ma purtroppo come si suol dire la strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni.
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francesco2
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martedì 19 luglio 2011
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una storia vera?forse
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Il titolo di questo articolo (L'avrete penso capito) si ispira al film di Lynch, con un altro protagonista "Libero" che si muove (Ma mai senza il fedele trattore) in un "Altra" America, che non possiamo o vogliamo conoscere.
Nessuno pretende che ogni nuovo film sia un nuovo Lynch, tantopiù quello di un esordiente; ma a parte l'obiezione, forse fondata, che le canzoni doppiate avrebbero potuto d(on)are al film un significato più intenso, è anche eccessivo costruire un film sulla bravura di due attori. L'inizio soprattutto dice veramente poco, anche se il protagonista non è il solito "Eroe" hollywoodiano, e gli U.S.A. che vengono fuori, curiosamente (?) come qulli del film di Lynch, sono quelli del country e delle piccole cittadine abbandonate(si?) a sé stesse o più semplicemente distanti (In tutti i sensi)dalle metropoli che noi immaginiamo, specie in un paese come gli Stati Uniti.
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Il titolo di questo articolo (L'avrete penso capito) si ispira al film di Lynch, con un altro protagonista "Libero" che si muove (Ma mai senza il fedele trattore) in un "Altra" America, che non possiamo o vogliamo conoscere.
Nessuno pretende che ogni nuovo film sia un nuovo Lynch, tantopiù quello di un esordiente; ma a parte l'obiezione, forse fondata, che le canzoni doppiate avrebbero potuto d(on)are al film un significato più intenso, è anche eccessivo costruire un film sulla bravura di due attori. L'inizio soprattutto dice veramente poco, anche se il protagonista non è il solito "Eroe" hollywoodiano, e gli U.S.A. che vengono fuori, curiosamente (?) come qulli del film di Lynch, sono quelli del country e delle piccole cittadine abbandonate(si?) a sé stesse o più semplicemente distanti (In tutti i sensi)dalle metropoli che noi immaginiamo, specie in un paese come gli Stati Uniti.. La storia con la Gyllenhaal non aggiunge granché, contrappone solo alla dimensione masochista del personaggio quella di un'altro protagonista sconfitto dalla vita, ed in più la presenza del figlio aggiunge un che _Ma poi non sarà così- di ancora più scontato, creando una sorta di mini-nucleo familiare improvvisato(si). Se si evita il moralismo(?)sul mondo dei produttori e dello show-business, poco sappiamo di
Bad Black: non perché il film crei mistero e suggestione, ma anzi perché tutto appare già esplicito e scontato (Il primo incontro con la donna, per caso ma forse no, avviene sotto forma di INTERVISTA, che vuole svelare alei ma forse anche a oi chi l'uomo fosse o pensasse di essere.
L'incidente che, a un certo punto,(Analogie sfiorate, ancora!, con una scena dell'opera di Lynch?) occorre a Bad Blake, sia detto senza nessuna cattiveria, rischia di essere letto come uno choc salutare non solo per lui ma per l'intero film, che da quel momento sembra acquisire una maggiore maturità e compiutezza, nel narrare la storia d'amore ma persino sul piano
stilistico :come se in quel momento, oltre a giocare per sottrazione come fa quando lascia Bridges cantare e si sofferma sul suo corpo con lievi e garbati primi piani, il regista
riuscisse anche a lavorare lievemente per accumulo (che bella quella scena in cui il primo piano non è su Bridges, ma sulla donna stessa) E' in una fase successiva, però , che se il film evita l'"Happy-end" d'obbligo ritorna allo stile didascalico e scontato della prima parte. Nella vita dei protagonisti, affinché il cerchio si ricomponga come vedremo nell'ultima scena, sarà necessario un doppio cambiamento. Che abbracci non solo la dimensione DI COPPIA che avevano costruito, ma anche il SINGOLO Black Jack, che dovrà smettere in tutti i sensi i panni (letterali e metaforici) indossati sino ad allora: non solo smetterà di cantare, ma dovrà recidere definitivamente i ponti con l'alccol, e si libererà
della vita e del nome di artista maledetto per ritornare ad essere un uomo "normale".
Se dunque dei cambiamenti radicali erano o apparivano necessari, il film ha il merito di scegliere un lieto fine che lascia speranza senza rassenerare in maniera zuccherosa chi lo guardi. Di questo va dato atto a Cooper, come anche di avercelo detto senza uno
stile didascalico o predicatorio, cosa che del resto il film non è praticamente mai.
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ultimoboyscout
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domenica 16 gennaio 2011
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il cowboy dell'amore.
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Soprendente pellicola on the road, dalle atmosfere country, intenso e non so perchè così sottovalutato. Come è intensa, profonda, magistrale e sublime l'interpretazione di Jeff Bridges attore che probabilmente non ha raccolto ciò che avrebbe meritato. E questo film, magari poco gli rende un minimo di giustizia, perchè ha faccia e look perfetti per ricoprire la parte e perchè se il tutto funziona una buona dose di merito è anche la sua. Molto garbata l'interpretazione di Farrell, si incastra ottimamente nella storia e come spalla di Bridges. La musica è parte centrale del film ma altrettanto centrale è l'aria malinconica che si respira col personaggio di Bridges, vecchia icona che non si è piegata di fronte a niente e nessuno, men ch eal tempo che passa inesorabile e ai malanni e ora ne paga tutte le conseguenze finendo nel dimenticatoio.
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Soprendente pellicola on the road, dalle atmosfere country, intenso e non so perchè così sottovalutato. Come è intensa, profonda, magistrale e sublime l'interpretazione di Jeff Bridges attore che probabilmente non ha raccolto ciò che avrebbe meritato. E questo film, magari poco gli rende un minimo di giustizia, perchè ha faccia e look perfetti per ricoprire la parte e perchè se il tutto funziona una buona dose di merito è anche la sua. Molto garbata l'interpretazione di Farrell, si incastra ottimamente nella storia e come spalla di Bridges. La musica è parte centrale del film ma altrettanto centrale è l'aria malinconica che si respira col personaggio di Bridges, vecchia icona che non si è piegata di fronte a niente e nessuno, men ch eal tempo che passa inesorabile e ai malanni e ora ne paga tutte le conseguenze finendo nel dimenticatoio. Davvero un gran bel prodotto, senza troppi orpelli ne abito da sera.
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fabrizio cirnigliaro
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martedì 30 novembre 2010
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quelli che poi muoiono presto
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La storia di Crazy heart forse non è delle più originali, ma nel complesso il film è recitato benissimo, una colonna sonora fatta di canzoni bellissime e una fotografia che toglie il fiato. Bad Blake percorre per suonare centinaia di chilometri al giorno, esibendosi ogni sera in una città diversa, ma riprende a scrivere canzoni solo abbandonando la strada, nel momento in cui suo malgrado è costretto a fermarsi (a causa di un incidente automobilistico ndr). La vera ispirazione poi arriva quando riesce a mettere da parte la bottiglia di Bourbon per ritornare ad abbracciare la chitarra e a suonare con il cuore
Si affeziona subito a Buddy, che ha 4 anni, la stessa età che aveva suo figlio quando lui l'ha abbandonato, cercando di creare con lui il rapporto che non ha mai avuto con suo figlio.
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La storia di Crazy heart forse non è delle più originali, ma nel complesso il film è recitato benissimo, una colonna sonora fatta di canzoni bellissime e una fotografia che toglie il fiato. Bad Blake percorre per suonare centinaia di chilometri al giorno, esibendosi ogni sera in una città diversa, ma riprende a scrivere canzoni solo abbandonando la strada, nel momento in cui suo malgrado è costretto a fermarsi (a causa di un incidente automobilistico ndr). La vera ispirazione poi arriva quando riesce a mettere da parte la bottiglia di Bourbon per ritornare ad abbracciare la chitarra e a suonare con il cuore
Si affeziona subito a Buddy, che ha 4 anni, la stessa età che aveva suo figlio quando lui l'ha abbandonato, cercando di creare con lui il rapporto che non ha mai avuto con suo figlio. Solo che Bad non è più un ragazzo, il peso dell'età, e dei litri di alcolici bevuti in tanti anni, sono un ostacolo troppo grande con un bimbo cosi vivace, lo capirà a proprie spese, il prezzo che dovrà pagare per quest'errore di valutazione sarà altissimo.
Molti registi per portare sullo schermo una storia di redenzione, di rivalsa, di espiazione spesso si sono affidati a pugili/lottatori o musicisti maledetti
Alcune storie sono vere, altre racconti di finzione. Basta ricordare Hurricane, Great Balls of fire, Cinderella Man, Walk the Line, The Wrestler
Proprio con la pellicola diretta da Aronofsky Crazy Heart ha molti punti in comune. L'età dei protagonisti, i palcoscenici di secondo ordine dove sono costretti ad esibirsi, i tentativi di recuperare un rapporto con dei figli abbandonati in giovane età. Sono “quelli che poi muoiono presto”, personaggi che possono apparire come eroi per gli spettatori ma la cui condotta quotidiana spesso trasforma in incubo la vita delle persone che li circondano: genitori, figli, mogli.
Perchè la vita non è un film o una canzone, non puoi riavvolgere il nastro e provare a ripartire come se niente importa, perché non è vero che siamo solo noi.
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(di francesco2)
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mayah
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mercoledì 17 novembre 2010
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grande delusione
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ho trovato questo film molto lento, ripetitivo, scontato. A tratti talmente prevedibile da cadere nel ridicolo. L'Oscar come peggiore attrice va all'attrice che impersona Jean, la giornalista che si innamora di lui che nelle parti drammatiche suscita ilarità. Salvo Jeff Bridges, ma le sue doti d'attore non compensano una storia piuttosto misera.
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liuk©
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lunedì 25 ottobre 2010
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fatto per l'oscar
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Filmetto senza infamia e senza lode, studiato appositamente per far vincere l'Oscar al grande Jeff. D'accordissimo sul premio ad un grandissimo attore, non per questa pellicola ma per altre di spessore ben più elevato.
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