gianleo67
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giovedì 6 dicembre 2012
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rock beirut
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Un cineasta israeliano, grazie all'aiuto di compagni e testimoni, cerca di ricostruire il suo personale ricordo della strage di 'di Sabra e Shatila ' a Beirut durante la guerra in Libano, dove era stato un giovane riservista vent'anni prima. Tra squarci onirici e il faticoso e lento affiorare del rimosso si compone il quadro doloroso di una memoria personale e collettiva di orrore e devastazione materiale e morale.
Singolare ed efficace operazione di auto-analisi filmica, il film di Ari Folman è più che un semplice biopic animato, tra documentario e autobiografia, ma riluce della fulgida onestà dei giusti che non possono e non vogliono dimenticare ('la memoria non si spinge mai oltre il confine di un ricordo necessario') l'abominio di un passato di lutti e devastazioni, di una responsabilità individuale e collettiva sul tragico destino di vite innocenti: il trauma indicibile di una guerra assurda come tutte le guerre, spietata e inumana come solo la guerra sa essere.
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Un cineasta israeliano, grazie all'aiuto di compagni e testimoni, cerca di ricostruire il suo personale ricordo della strage di 'di Sabra e Shatila ' a Beirut durante la guerra in Libano, dove era stato un giovane riservista vent'anni prima. Tra squarci onirici e il faticoso e lento affiorare del rimosso si compone il quadro doloroso di una memoria personale e collettiva di orrore e devastazione materiale e morale.
Singolare ed efficace operazione di auto-analisi filmica, il film di Ari Folman è più che un semplice biopic animato, tra documentario e autobiografia, ma riluce della fulgida onestà dei giusti che non possono e non vogliono dimenticare ('la memoria non si spinge mai oltre il confine di un ricordo necessario') l'abominio di un passato di lutti e devastazioni, di una responsabilità individuale e collettiva sul tragico destino di vite innocenti: il trauma indicibile di una guerra assurda come tutte le guerre, spietata e inumana come solo la guerra sa essere. Questa ricomposizione di frammenti sepolti della coscienza viene affidato ad un brillante e perfetto meccanismo di scrittura in cui la struttura del documentario, tra le testimonianze di protagonisti e specialisti, assume la funzione di un efficace processo maieutico, una nuova e sorprendente presa di coscienza su fatti e accadimenti mai compresi del tutto ma necessari per raggiungere l'equilibrio interiore di una umanità piena e rappacificata. Il flusso inarrestabile delle rievocazioni e dei racconti segue una ritmica scansione temporale dettata da una colonna sonora che armonizza (tra le hit rock del tempo e le tragiche e moderne ballate folk israeliane) il tempo della memoria con le vive suggestioni emotive che essa evoca, cristallizzando i ricordi in una caleidoscopica girandola di suoni e visioni: lo spettacolo avvincente di una riscoperta interiore. Operazione innovativa nel panorama cinematografico internazionale (coproduzione Tedesca, Francese e Israeliana) , ne riesce un'opera sincera dove l'ironico si unisce al tragico dove l'eleganza del tratto e l'efficacia del montaggio ci restituiscono una audace incursione nella coscienza dissepolta e nella tragedia di un popolo (quello israeliano) al contempo vittima e carnefice, una onesta e lucida presa d'atto di un abominio e di una colpa che nessuna ragione potrà mai giustificare. L'epilogo, che quasi in un necessario e natuale riflesso condizionato, ripropone immagini (reali) di repertorio su quel giorno infausto, smuoverebbe alle lacrime perfino le pietre. Golden Globe 2009 per il miglior film straniero al 61º Festival di Cannes. Commovente.
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gianleo67
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lunedì 3 dicembre 2012
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rock beirut
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Un cineasta israeliano, grazie all'aiuto di compagni e testimoni, cerca di ricostruire il suo personale ricordo della strage di 'di Sabra e Shatila ' a Beirut durante la guerra in Libano, dove era stato un giovane riservista vent'anni prima. Tra squarci onirici e il faticoso e lento affiorare del rimosso si compone il quadro doloroso di una memoria personale e collettiva di orrore e devastazione materiale e morale.
Singolare ed efficace operazione di auto-analisi filmica, il film di Ari Folman è più che un semplice biopic animato, tra documentario e autobiografia, ma riluce della fulgida onestà dei giusti che non possono e non vogliono dimenticare ('la memoria non si spinge mai oltre il confine di un ricordo necessario') l'abominio di un passato di lutti e devastazioni, di una responsabilità individuale e collettiva sul tragico destino di vite innocenti: il trauma indicibile di una guerra assurda come tutte le guerre, spietata e inumana come solo la guerra sa essere.
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Un cineasta israeliano, grazie all'aiuto di compagni e testimoni, cerca di ricostruire il suo personale ricordo della strage di 'di Sabra e Shatila ' a Beirut durante la guerra in Libano, dove era stato un giovane riservista vent'anni prima. Tra squarci onirici e il faticoso e lento affiorare del rimosso si compone il quadro doloroso di una memoria personale e collettiva di orrore e devastazione materiale e morale.
Singolare ed efficace operazione di auto-analisi filmica, il film di Ari Folman è più che un semplice biopic animato, tra documentario e autobiografia, ma riluce della fulgida onestà dei giusti che non possono e non vogliono dimenticare ('la memoria non si spinge mai oltre il confine di un ricordo necessario') l'abominio di un passato di lutti e devastazioni, di una responsabilità individuale e collettiva sul tragico destino di vite innocenti: il trauma indicibile di una guerra assurda come tutte le guerre, spietata e inumana come solo la guerra sa essere. Questa ricomposizione di frammenti sepolti della coscienza viene affidato ad un brillante e perfetto meccanismo di scrittura in cui la struttura del documentario, tra le testimonianze di protagonisti e specialisti, assume la funzione di un efficace processo maieutico, una nuova e sorprendente presa di coscienza su fatti e accadimenti mai compresi del tutto ma necessari per raggiungere l'equilibrio interiore di una umanità piena e rappacificata. Il flusso inarrestabile delle rievocazioni e dei racconti segue una ritmica scansione temporale dettata da una colonna sonora che armonizza (tra le hit rock del tempo e le tragiche e moderne ballate folk israeliane) il tempo della memoria con le vive suggestioni emotive che essa evoca, cristallizzando i ricordi in una caleidoscopica girandola di suoni e visioni: lo spettacolo avvincente di una riscoperta interiore. Operazione innovativa nel panorama cinematografico internazionale (coproduzione Tedesca, Francese e Israeliana) , ne riesce un'opera sincera dove l'ironico si unisce al tragico dove l'eleganza del tratto e l'efficacia del montaggio ci restituiscono una audace incursione nella coscienza dissepolta e nella tragedia di un popolo (quello israeliano) al contempo vittima e carnefice, una onesta e lucida presa d'atto di un abominio e di una colpa che nessuna ragione potrà mai giustificare. L'epilogo, che quasi in un necessario e natuale riflesso condizionato, ripropone immagini (reali) di repertorio su quel giorno infausto, smuoverebbe alle lacrime perfino le pietre. Golden Globe 2009 per il miglior film straniero al 61º Festival di Cannes. Commovente.
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tiamaster
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giovedì 22 settembre 2011
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bel film
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attori animati in un fil sulla guerra,nessun aspetto viene tralasciato,i personaggi si fanno capire,i dialoghi sono ben fatti,un ottimo film pieno di atmosfera,con ottime riflessioni.un film da vedere,perchè è più di normale intrattenimento.bello.
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mir ven
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lunedì 19 settembre 2011
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come catturare la memoria perduta
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Quando mi recai al cinema per vedere "valzer con bashir" non immaginavo di uscire dalla sala col desiderio di rivederlo al più presto.Qualche giorno dopo infatti,acquistai il dvd che tuttora conservo gelosamente. Cosa mi ha fatto innamorare di questo film? Innanzi tutto la storia originale: la guerra raccontata dal regista attraverso i ricordi catturati passo dopo passo, una sorta di puzzle che si compone e che alla fine ti lascia senza fiato. Trovo,altresì, la colonna sonora molto bella: la sequenza in cui Ari ha il primo flashback, è accompagnata da una musica che, almeno nel mio caso, suscita delle emozioni. Molto bella anche la canzone che prelude all'attacco al carroarmato condotto da ronny dayag, la sparo che trafigge il suo superiore e che blocca all'improvviso la canzone lascia attoniti.
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Quando mi recai al cinema per vedere "valzer con bashir" non immaginavo di uscire dalla sala col desiderio di rivederlo al più presto.Qualche giorno dopo infatti,acquistai il dvd che tuttora conservo gelosamente. Cosa mi ha fatto innamorare di questo film? Innanzi tutto la storia originale: la guerra raccontata dal regista attraverso i ricordi catturati passo dopo passo, una sorta di puzzle che si compone e che alla fine ti lascia senza fiato. Trovo,altresì, la colonna sonora molto bella: la sequenza in cui Ari ha il primo flashback, è accompagnata da una musica che, almeno nel mio caso, suscita delle emozioni. Molto bella anche la canzone che prelude all'attacco al carroarmato condotto da ronny dayag, la sparo che trafigge il suo superiore e che blocca all'improvviso la canzone lascia attoniti.L'originalità dei personaggi, tipo Garmi (mancato premio nobel trasformatosi in abile commerciante di felafel in terra olandese), oppure Frenkel, appassionato di arti marziali e di patchouli (spero sia giusta la dicitura) rende la storia ancora più gravole.Tra le tante scene che ho apprezzato ce ne una che vorrei citare: quella in cui Ari incontra la psicologa. I'aneddoto che lei racconta, a proposito di un suo ex paziente impazzito dopo aver visto la brutalità della guerra scagliarsi addosso agli animali ,mi ha colpito particolarmente.
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movieman
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giovedì 29 luglio 2010
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il valzer degli orrori
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Innanzitutto. ecco i fatti : nel1982 un leader politico cristiano libanese, Bashir Ismayel venne ucciso dai terroristi palestinesi a Beirut, in Libano. La vendetta non si fa attendere : i falangisti cristiani "rispondono" a questo omicidio commettendo un atto atroce : uccidendo migliaia di civili Palestinesi ( inclusi i bambini ) nelle province di Sabra e Shatila. Il tutto avvenne sotto gli occhi dell'esercito israeliano che non potè fare nulla in quanto il governo israeliano ( e il film lo dice apertamente ) non intervenne. Su questa tragica tela storica si innesta il film di Forlman, un cartoon ( termine orribile, ma chiamiamolo così ) autobiografico che racconta l'orrore del massacro - e della guerra in generale - attraverso le esperienze di Forlman stesso, all'epoca soldato e diciannovenne, e di quelli che furono i suoi compagni di sventura.
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Innanzitutto. ecco i fatti : nel1982 un leader politico cristiano libanese, Bashir Ismayel venne ucciso dai terroristi palestinesi a Beirut, in Libano. La vendetta non si fa attendere : i falangisti cristiani "rispondono" a questo omicidio commettendo un atto atroce : uccidendo migliaia di civili Palestinesi ( inclusi i bambini ) nelle province di Sabra e Shatila. Il tutto avvenne sotto gli occhi dell'esercito israeliano che non potè fare nulla in quanto il governo israeliano ( e il film lo dice apertamente ) non intervenne. Su questa tragica tela storica si innesta il film di Forlman, un cartoon ( termine orribile, ma chiamiamolo così ) autobiografico che racconta l'orrore del massacro - e della guerra in generale - attraverso le esperienze di Forlman stesso, all'epoca soldato e diciannovenne, e di quelli che furono i suoi compagni di sventura. Il film è un potente e disturbante giro di vite in cui l'alter ego animato del regista ha rimosso dalla memoria l'orrore di quel massacro. Ad un certo punto, però, gli viene indirettamente insinuato il dubbio che lui, in quell'orrore, abbia avuto un ruolo. Per togliersi questo dubbio terrificante prende il coraggio a quattro mani e rintraccia i suoi ex-commiltoni. Fra sogni, visioni e ricordi sfuggenti alla fine le raccapriccianti immagini del massacro verranno fuori. E Ari scoprirà la sua innocenza. "Valzer con Bashir" è un film polimorfo perchè è tante cose messe insieme: film d'animazione, di guerra, dramma interiore, film sulla psicanalisi, film onirico, film storico. Ma è soprattutto una spietata discesa all'inferno ricca di metafore e, soprattutto, di dolore. Questo film non fa sconti, mostra la guerra e la violenza per quello che realmente sono: sporche e brutte. E non a caso, nello scioccante finale, quando finalmente entriamo con i personaggi nel luogo del massacro, l'animazione fa spazio alle immagini di repertorio, alla triste realtà : non ci sono più animazioni e visioni oniriche a proteggerci, ma solo il sangue e la morte, solo cadaveri ( reali, purtroppo ! ). Un pugno nello stomaco di noi occidentali anestetizzati dai Tg. Ma "Valzer con Bashir" è anche un film struggente sull'innocenza perduta, magnifico in tutto: nelle animazioni, nelle immagini e nella superba colonna sonora di Max Richter. Lo si può amare o rifiutare, ma è assolutamente da vedere. Ma non con i bambini.
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hanna
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martedì 6 luglio 2010
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la memoria danzante e l’oblio delle responsabilità
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Quando la memoria non vuole ricordare, comincia a danzare con l’oblio sulle musiche della negazione. “La parte più difficile: Sapere o no se fai del bene”. Ognuno fa ombra all’altro. Denti che ringhiano in una corsa nera, in un magma indistinto come di trepida angoscia. Com’è l’atmosfera di una guerra civile? E quella di un miscuglio di gente che iniziano a farsi la guerra o ne sono semplicemente vittime, o ancora devono eseguire semplicemente degli ordini, non riconoscendo più distintamente di chi, e in realtà perché. Identità scomparse, giravolte di alleanze, incoerenze di propositi, improvvisano con raziocinante allucinazione giri di valzer con partner rivali, come il civettare di donne mondane in un moulin rouge di desideri di potenza e sopraffazione.
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Quando la memoria non vuole ricordare, comincia a danzare con l’oblio sulle musiche della negazione. “La parte più difficile: Sapere o no se fai del bene”. Ognuno fa ombra all’altro. Denti che ringhiano in una corsa nera, in un magma indistinto come di trepida angoscia. Com’è l’atmosfera di una guerra civile? E quella di un miscuglio di gente che iniziano a farsi la guerra o ne sono semplicemente vittime, o ancora devono eseguire semplicemente degli ordini, non riconoscendo più distintamente di chi, e in realtà perché. Identità scomparse, giravolte di alleanze, incoerenze di propositi, improvvisano con raziocinante allucinazione giri di valzer con partner rivali, come il civettare di donne mondane in un moulin rouge di desideri di potenza e sopraffazione. La sabbia ricopre silenziosamente i fatti della memoria, rea della sua rinuncia alla responsabilità, la schiuma dell’oblio comincia a raschiare i ricordi di tutti gli interlocutori reduci della sanguinosa esperienza. Ciò che colpisce è l’immagine di tutte quelle persone carnefici e vittime che non ancora raggiunta la maturità delle proprie identità, si ritrovano coinvolte nelle piroette di lotta con un fucile troppo grande in mano ad improvvisare ritmi di piombo frenetici e senza una meta chiara e distinta. Mescolanza è una delle parole prncipi in tutta la trama narrativa non solo del film, ma dei fatti storici di allora. È quasi sempre l’inconscio che in differita ci racconta la storia della verità. La memoria è dinamica, essa inventa, fabbrica, finge. Nel film essa viene presentata solo come disegni, niente video, a quelli ci pensa l’immaginazione. Quali sono gli elementi che entrano in ballo in una guerra nelle persone che ne prendono parte? Per poter compiere ciò che compie, l’uomo deve dimenticare, in modo da perpetrare ciò che ha appena dimenticato. Ma ecco si insinua l’incertezza del ricordo che riaffiora come monito “Il massacro non l’ho registrato” asserisce uno dei compagni del regista israeliano. É l’unico modo per poter sopravvivere facendoci la guerra. Ed in mezzo a tutte queste rievocazioni, sprazzi di schizofrenica quotidianità a ricoprire il pavimento sporco di sangue. Come può essere sorprendente il modo in cui l’umano si ritaglia un pezzetto di sopravvivenza in mezzo l’infernale azione della morte che scorre lenta nel pianto delle immagini che ci si propongono alla fine. La percezione della coscienza dura un batter d’ali di colibrì, la presa d’atto la rappresenta solo la morte. I civili guardano con altri occhi. “Ripuliti i campi” è una delle affermazioni usate dai falangisti, un punto chiave per il senso del messaggio di Ari Folman. Si usano le parole che affermano il rovescio di ciò che è, ribaltando le storie e i destini sinanche di un popolo. È quasi se il popolo di Israele, oltre a tutti gli altri eserciti protagonisti, si macchiasse dello stesso peccato di cui è stato terribilmente vittima,senza una azione diretta, ma proprio nel senso di immobilità delle parole di Sharon ad un certo punto del film, mentre si sta consumando il massacro di Sabra e Chatila che colloca tutti, indistintamente nel cerchio infernale dell’inconsapevolezza dei propri doveri etici nei confronti dell’altro. “Il massacro non c’entra, non ne sei responsabile” dichiara un amico psicologo del regista, ma se fosse realmente così perché si insinua quel senso d’angoscia per le azioni commesse e di cui si è stati e si sarà per sempre vittime? Eterni prigionieri delle domande chi? Cosa? Perché?
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kronos
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domenica 13 giugno 2010
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cinema d'animazione entra nella maggiore età
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Credo che 'Valzer con Bashir' sia una pietra miliare, e nel contempo una sorta di promozione alla maggiore età, del cinema d'animazione internazionale.
Ma al di là della tecnica di realizzazione, è soprattutto un potente, originalissimo pamphlet anti-bellico. Ari Folman, partendo dall'autobiografia, esegue una sorta di psicoterapia collettiva per far riemergere il passato rimosso di un'intera nazione.
E lo fa con una ricchezza d'idee, di spunti narrativi, visivi e musicali che lasciano senza fiato. Un vero capolavoro.
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andre.inter 4 ever
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domenica 31 gennaio 2010
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meraviglioso
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un piccolo capolavoro che descrive alla perfezione la guerra utilizzando un cinema a fumetti!!!!
fantastico!!
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francesco2
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domenica 31 gennaio 2010
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l'ultimo tango di bashir
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Prendo in prestito una tecnica di Roy Menarini su "Segnocinema" per scrivere questa recensione;parto dai possibili elogi per motivare il mio disaccordo.
1 ECCO UN FILM SULLA GUERRA, MA SENZA RETORICA
Non vedo come si possa sostenere questo,se già il film si apre con l'incubo dei poveri cani, destinati fra l'altro ad essere uccisi.Se la stessa trovata fosse stata usata da un telefilm, mi sa che si sarebbe parlato di "Retorica moraleggiante".C'erano altri modi di trasmettere il senso di tragedia della guerra, e tralascio il soldato che spara all'impazzata sotto la foto di Bashir o l'uomo che si vuole vendicare della fidanzata.Allora mi commuove di più "Finché c'è guerra, c'é speranza" di Sordi.
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Prendo in prestito una tecnica di Roy Menarini su "Segnocinema" per scrivere questa recensione;parto dai possibili elogi per motivare il mio disaccordo.
1 ECCO UN FILM SULLA GUERRA, MA SENZA RETORICA
Non vedo come si possa sostenere questo,se già il film si apre con l'incubo dei poveri cani, destinati fra l'altro ad essere uccisi.Se la stessa trovata fosse stata usata da un telefilm, mi sa che si sarebbe parlato di "Retorica moraleggiante".C'erano altri modi di trasmettere il senso di tragedia della guerra, e tralascio il soldato che spara all'impazzata sotto la foto di Bashir o l'uomo che si vuole vendicare della fidanzata.Allora mi commuove di più "Finché c'è guerra, c'é speranza" di Sordi.
2 IL FILM SI DISTINGUE PER LA LEGGEREZZA CON CUI DESCRIVE SITUAZIONI MOLTO TRAGICHE
Boh, non sono un esperto di letteratura ma per me la leggerezza è quella di certo Calvino o del "Candide" di Voltaire;cinematograficmente, penso al Kitano di "Hana-bi" e "Dolls".Questa invece è inconsistenza, disegni mediocri e scene che non lasciano nulla come quella del terrorista di quattordici anni.Non si può definire "Leggera" qualsiasi immagine che rinunci ad una forza evocativa.Meglio il tono ironico-tragico di "Persepolis".
3 IL FILM SI DISTINGUE PERCHE' DESCRIVE PSICOLOGICAMENTE COME I NOSTRI RICORDI SI(CON)FONDANO CON COSE CHE CREDIAMO DI RICORDARE.
A me pare che a conti fatti non descriva niente; sono solo pillole(Per quanto intelligenti) di psicoanalisi inserite nella narrazione.Allora preferisco il Singer dei "Soliti sospetti",che fino all'ultimo non ti fa capire se il protagonista mente o è sincero.
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stefano v
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lunedì 28 dicembre 2009
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danzare tra le pallottole
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Film di animazione sulla guerra in libano dell'82. Vengono rivissuti i momenti le emozioni e i sentimenti di quella sanguinosa guerra con i racconti dei vari personaggi, ricostruendo uno scenario terribile. Molto toccante, anche se l'animazione è molto minimal basta per far emozionare e tenere lo spettatore incollato allo schermo facendo passare davanti ai propri occhi disegni che colpiscono con forza la mente. Colonna sonora molto bella, scende disegnate con maestria. Che dire da vedere obbligatoriamente. Uno dei film più belli usciti nel 2009.
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