bizio
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domenica 15 marzo 2009
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tema difficile
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è sicuramente molto difficile il tema, e l'autore ,vista la sua origine ,è coraggioso a parlare di questi avvenimenti visto che spesso in questi casi prevale l'idea di evitare di raccontare queste storie,di difendere la propria patria evitando di dire queste verità così sconvenienti...il film lo trovo molto bello, ricostruisce la guerra dal punto di vista del protagonista che ha rimosso tutto ciò che è successo in quella guerra che l'ha visto protagonista, ma la verità riemerge nuovamente quando un suo amico gli parla del sogno che fa tutte le sere e che ha fatto riemergere il suo passato ,ciò che è accaduto in quella guerra, questo fatto riesumerà anche la sua storia e il suo ruolo...per il tema e il coraggio mostrato 4 stelle
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carla
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lunedì 23 febbraio 2009
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ottimo
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molto buona l'animazione, sostanziale direi, ma capace di rendere le sfumature. strepitoso l'inizio, con la corsa dei cani. ben trattato il dramma dei soldati israeliani, giovani non addestrati e impreparati, tremenda la tragedia che si e' consumata, da parte di "cristiani" (le crociate non finiranno mai?), tremenda la connivenza dei vertici israeliani, tremende le immagini finali. se lo scopo del film e' recuperare la memoria, ci riesce anche con chi all'epoca era bambina e si e' andata a informare.
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manuela
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lunedì 23 febbraio 2009
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dedicato a farinotti
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Come vede, anche una semplice spettatrice può prenderci... E non ho corretto le voci Miglior attore protagonista e Miglior sceneggiatura originale solo per pigrizia perché dopo aver visto "Milk" ne ero SICURA. Non male, vero?
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(di manuela)
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bert
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mercoledì 18 febbraio 2009
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una pellicola che colpisce l'animo
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Molto spesso i fatti del passato ci sfuggono dalla mente come granelli di sabbia tra le dita, con il risultato di commettere nel futuro gli stessi errori. I documentari di guerra servono a farci rinsavire, magari giusto il tempo per poter esprimere il proprio disprezzo ma solo per poche ore. In realtà dovrebbero fare riflettere ma Questa volta è stato nettamente diverso. Ho provato qualcosa di più che semplice commozione O rabbiA. Saranno la combinazione psicologica unita alle melodie di Max Richter ma questo modo di raccontare un fatto di guerra, così in prima persona, porta ad una indescrivibile situazione emotiva personale. Quasi come la necessità di fare qualcosa...ma cosa? .. L'animazione di Ari Folman è indiscutibilmente un ottimo modo di passare messaggi al pubblico e sono sicuro che ciò è dovuto al modo di pensare e provare emozioni del popolo israeliano, il quale, non avendo mai conosciuto pace è obbligato a vivere insieme ai popoli vicini con una mano sulla bibbia e l'altra sul fucile, dando sfogo ad una sensibilità unica nel suo genre.
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Molto spesso i fatti del passato ci sfuggono dalla mente come granelli di sabbia tra le dita, con il risultato di commettere nel futuro gli stessi errori. I documentari di guerra servono a farci rinsavire, magari giusto il tempo per poter esprimere il proprio disprezzo ma solo per poche ore. In realtà dovrebbero fare riflettere ma Questa volta è stato nettamente diverso. Ho provato qualcosa di più che semplice commozione O rabbiA. Saranno la combinazione psicologica unita alle melodie di Max Richter ma questo modo di raccontare un fatto di guerra, così in prima persona, porta ad una indescrivibile situazione emotiva personale. Quasi come la necessità di fare qualcosa...ma cosa? .. L'animazione di Ari Folman è indiscutibilmente un ottimo modo di passare messaggi al pubblico e sono sicuro che ciò è dovuto al modo di pensare e provare emozioni del popolo israeliano, il quale, non avendo mai conosciuto pace è obbligato a vivere insieme ai popoli vicini con una mano sulla bibbia e l'altra sul fucile, dando sfogo ad una sensibilità unica nel suo genre. Questa mescolanza di dolore e passione ha secondo me prodotto un modo di comunicare vincente, mirato a colpire nel sensibile del pubblico. Spero venga preso come esempio.
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paapla
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martedì 17 febbraio 2009
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la banalità del male
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Ari Folman porta sullo schermo il Grido, la Shoah del Popolo Palestinese. E’ la riedizione de: La banalità del male di Hannah Arendt. Ari Folman è diretto, immediato, documentato, punta il dito e accusa Ariel Sharon quale complice della deportazione e massacro dei profughi Palestinesi. Il film termina con filmati di repertorio, e non capisci se sono quelle di Sabra e Shatila o di Gaza. La banalità del male non ha fine.
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sonci
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lunedì 16 febbraio 2009
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esercizi di memoria tragica
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Questa sera, mentre ero inchiodata nella poltrona del cinema a vedere Un valzer con Bashir,sono stata trascinata nolente nella memoria oscura della mia famiglia, a diverse generazioni-luce da me. Potenza dello schermo che buca le resistenze dello spettatore o il coltello che Folman usa per riaprire e sanare le piaghe coperte dalle mosche è quello giusto? La memoria è proprio questo rovistare, prima scomposto, poi caparbio, doloroso quasi sempre, nei sotterranei della mente. Ciascuno per conto proprio. Lo spiraglio verso una vita di senso è riuscire a ricordare con gli altri, quelli che c'erano quando...si è compiuta la strage di Sabra e Sathila nel 1982. Immersi nel regno di fantasia creato dal disegnatore, di colpo sbattiamo contro le ultime scene - reali - dove donne palestinesi urlano sulle macerie, sfilano cadaveri mutilati e gli uomini camminano sullo sfondo come automi.
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Questa sera, mentre ero inchiodata nella poltrona del cinema a vedere Un valzer con Bashir,sono stata trascinata nolente nella memoria oscura della mia famiglia, a diverse generazioni-luce da me. Potenza dello schermo che buca le resistenze dello spettatore o il coltello che Folman usa per riaprire e sanare le piaghe coperte dalle mosche è quello giusto? La memoria è proprio questo rovistare, prima scomposto, poi caparbio, doloroso quasi sempre, nei sotterranei della mente. Ciascuno per conto proprio. Lo spiraglio verso una vita di senso è riuscire a ricordare con gli altri, quelli che c'erano quando...si è compiuta la strage di Sabra e Sathila nel 1982. Immersi nel regno di fantasia creato dal disegnatore, di colpo sbattiamo contro le ultime scene - reali - dove donne palestinesi urlano sulle macerie, sfilano cadaveri mutilati e gli uomini camminano sullo sfondo come automi. Con brusca virata il regista ci ricorda che la memoria ha bisogno più che mai di prove fisiche - qui fornite dal cineoperatore di guerra - per mantenersi nitida e nello stesso tempo depurarsi dall'orrore. Un'altalena tra passato collettivo e presente individuale per costruire l'Israele del futuro. Ma per questo ci sarebbe bisogno di un vero miracolo collettivo, che solo Walt Disney potrebbe evocare. Non chiedete di più, per ora, a noi che abbiamo patito a dismisura, anche se da lontano, seguendo i bollettini della guerra di Gaza finita lo scorso gennaio.
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mik
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domenica 15 febbraio 2009
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etica e onirismo per una pellicola- capolavoro
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Valzer con Bashir mi ha sorpreso, emozionato, sconvolto...un insieme di cose che raramente tutte insieme mi accadono andando al cinema.
Resto un pò stupito da taluni commenti qua...perdersi nelle annose questioni politiche sul conflitto palestinese nel commentare questa pelicola, ricercando ancora una volta facili assoluzioni o inapellabili colpevolezze, è un atteggiamento sbagliato che porta fuori strada.
Innanzitutto perchè "Valzer con Bashir" è un film anti-militarista in un senso molto più ampio del termine, parlando della Guerra con la G maiuscola...e quello che vuole dire è proprio che la distanza tra vittime/carnefici è spesso più immaginaria che reale...chi potrebbe dire dove finisce il primo e dove inizia il secondo? la Guerra quindi come negazione ultima dell'essere umano, a tal punto che l'umano si rifiuta di ricordare coscientemente tutte le atrocità vissute.
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Valzer con Bashir mi ha sorpreso, emozionato, sconvolto...un insieme di cose che raramente tutte insieme mi accadono andando al cinema.
Resto un pò stupito da taluni commenti qua...perdersi nelle annose questioni politiche sul conflitto palestinese nel commentare questa pelicola, ricercando ancora una volta facili assoluzioni o inapellabili colpevolezze, è un atteggiamento sbagliato che porta fuori strada.
Innanzitutto perchè "Valzer con Bashir" è un film anti-militarista in un senso molto più ampio del termine, parlando della Guerra con la G maiuscola...e quello che vuole dire è proprio che la distanza tra vittime/carnefici è spesso più immaginaria che reale...chi potrebbe dire dove finisce il primo e dove inizia il secondo? la Guerra quindi come negazione ultima dell'essere umano, a tal punto che l'umano si rifiuta di ricordare coscientemente tutte le atrocità vissute.
Se il messaggio è già di per se di grandissimo spessore etico, la realizzazione che lo accompagna è qualcosa di impressionante: perchè amalgama perfetta di generi diversi (biografia, documentario, animazione) accompagnato da una narrazione intensissima, e da un continuo riferimento onirico che "trasforma" l'immagine rendendola altro, creando un vero e proprio "immaginario" di rara potenza e bellezza.
Un film che meritatamente entra tra i più compiuti film contro il militarismo della storia del cinema, e che mi auguro che per i suoi intenti fortemente etici possa essere oggetto di visione in molte scuole.
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truman burbank
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domenica 8 febbraio 2009
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i soliti noti
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Un'occasione perduta per scavare a fondo nella tragedia mediorientale, che avrà successo proprio per questo. Ancora una volta i protagonisti sono gli israeliani, mentre i palestinesi sono gli invisibili. Sono numeri più che persone. La conclusione del film è l'autoassoluzione degli israeliani, già molto traumatizzati per avere assistito a scene orrende. Strabismi e miopie troneggiano per arrivare a questo obiettivo. Perchè Israele invase il Libano? Non si può dire. Perchè gli israeliani agivano in coordinamento con i falangisti? Non si può dire. Ma la Shoah deve essere citata ripetutamente, altrimenti qualcuno potrebbe fare confusione tra vittime e carnefici.
Dal punto di vista tecnico è notevole l'uso dell'animazione per un film di guerra che ha la potenza evocativa del Coppola di Apocalypse now.
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Un'occasione perduta per scavare a fondo nella tragedia mediorientale, che avrà successo proprio per questo. Ancora una volta i protagonisti sono gli israeliani, mentre i palestinesi sono gli invisibili. Sono numeri più che persone. La conclusione del film è l'autoassoluzione degli israeliani, già molto traumatizzati per avere assistito a scene orrende. Strabismi e miopie troneggiano per arrivare a questo obiettivo. Perchè Israele invase il Libano? Non si può dire. Perchè gli israeliani agivano in coordinamento con i falangisti? Non si può dire. Ma la Shoah deve essere citata ripetutamente, altrimenti qualcuno potrebbe fare confusione tra vittime e carnefici.
Dal punto di vista tecnico è notevole l'uso dell'animazione per un film di guerra che ha la potenza evocativa del Coppola di Apocalypse now. Però Coppola non assolveva gli invasori.
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[+] difatti questo film non assolve nessuno.
(di amanda)
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matteo scarduelli
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venerdì 6 febbraio 2009
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eccezionale
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Un film eccezionale di rara bellezza e forza emotiva! Emozionante, un orrore che solo il disegno può trasmettere...
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ivan mosca
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martedì 3 febbraio 2009
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cosa è vero e cosa è falso? forse non conta quello
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Sono andato a vedere Valzer con Bashir, il film di animazione sul massacro avvenuto a Beirut in Libano nel 1982, ad opera delle falangi cristiane Maronite contro la popolazione palestinese che non aveva evacuato la città. Dopo il film, estremamente poetico ed al contempo realistico, ci siamo soffermati a parlare, io ed i miei due amici con cui ho visto il film, ed abbiamo concluso che il lavoro di Folman rovescia la prospettiva classica dei film di guerra, non presentando praticamente mai il punto di vista dei “buoni” (combattenti o civili che siano), ma esclusivamente quello dei militari israeliani, osservatori privilegiati ed attori passivi del massacro, i quali non intervennero per fermarlo ma anzi stettero a guardare, increduli ma rispettosi degli ordini, in un modo simile a come fecero i gerarchi nazisti durante le persecuzioni ebraiche della seconda guerra mondiale.
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Sono andato a vedere Valzer con Bashir, il film di animazione sul massacro avvenuto a Beirut in Libano nel 1982, ad opera delle falangi cristiane Maronite contro la popolazione palestinese che non aveva evacuato la città. Dopo il film, estremamente poetico ed al contempo realistico, ci siamo soffermati a parlare, io ed i miei due amici con cui ho visto il film, ed abbiamo concluso che il lavoro di Folman rovescia la prospettiva classica dei film di guerra, non presentando praticamente mai il punto di vista dei “buoni” (combattenti o civili che siano), ma esclusivamente quello dei militari israeliani, osservatori privilegiati ed attori passivi del massacro, i quali non intervennero per fermarlo ma anzi stettero a guardare, increduli ma rispettosi degli ordini, in un modo simile a come fecero i gerarchi nazisti durante le persecuzioni ebraiche della seconda guerra mondiale.
Il giorno dopo uno dei due miei amici mi telefona e mi chiede secondo me quante persone furono massacrate durante l’eccidio. Io rifletto un attimo e faccio mente locale, cerco di dare una risposta verosimile, prendendo in considerazione i dati che avevo (ossia quasi nulli, esclusivamente quelli del film). Ho risposto che secondo me erano state uccise mille persone. Era vero. Il mio amico mi disse che lui se ne era immaginate molte di più. Ci siamo messi a discutere del perché, e mi sono reso conto che anche io se avessi letto il dato senza prima averci riflettuto mi sarei sorpreso. Eppure il film descrive certo un massacro, ma non mostra mai un gran numero di persone. Le uccisioni, crude come quelle di una guerra riproposta in modo molto realistico, sono poche. Eppure la sensazione che se ne ricava è che l’evento storico abbia riguardato decine di migliaia di palestinesi. Semplicemente le nostre menti hanno aggiunto dei particolari che il film non racconta, esattamente come fa il protagonista del film ricordando particolari inesistenti del massacro, dopo averlo rimosso per anni e averlo riportato alla memoria grazie ai racconti dei suoi ex-commilitoni, che nonostante tutto continuano a fumare marjuana per dimenticare.
Il pregio più grande del film è il tentativo di riportare alla coscienza collettiva la memoria di un evento storico che non si presenta come di per se stesso di enorme portata ma che è indubbiamente un genocidio a causa delle modalità con cui è avvenuto, protette, sorvegliate ed in un certo senso autorizzate. Un massacro di efferatezza molto intensa, ampliata dal tam tam mediatico dovuto al buon numero di giornalisti allora presente sulla scena. La cosa più interessante è che non è un film ideologico, non usa retorica esplicita, non presenta una condanna né un giudizio netto. Lo spettatore viene solo messo in guardia, spinto a farsi un’idea non tanto del passato ma del fatto che le decisioni politiche in materia di guerra hanno sempre delle conseguenze, che si deve scegliere se generare o meno.
Il punto quindi non è quante persone siano state effettivamente uccise durante il massacro, ma la relazione tra quell’episodio e chi lo ha solo osservato, sul campo come in televisione. Lo squilibrio di forze porta il più forte ad un carico morale maggiore del più debole, inevitabilmente e senza paternalismo. Che significa stare a guardare una guerra? Qual è il senso dell’essere spettatori di un grande e crudo spettacolo senza sentirsi spinti ad intervenire in un qualche modo?
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[+] non mi sembra un paragone azzeccato
(di l'osservatore)
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