giulia
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lunedì 28 aprile 2008
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dedicato a chi ha "tutta la vita davanti"
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Bisogna riconoscere a Paolo Virzì il grande merito di aver tracciato un profilo cinico e aderente alla raltà del mondo dei giovani lavoratori. Nella giungla dei precari, tra contratti a termine e co.co.co, nella selvaggia landa dei call-center e delle aziende in cerca di lavoratori giovani e avidi di denaro, si snoda il drammatico scenario del lavoro precario, unica sponda sulla quale approdare per poter dare "un senso a questa vita", avrebbe detto Vasco Rossi, tanto caro alle problematiche esistenziali del mondo dei giovani. Caro come lo è Virzì. La sua maestrìa nel dirigere personaggi e storie tutte diverse ma tutte accomunate da un senso di precarietà che non riguarda il solo aspetto lavorativo, ma la vita in genere, con le sue complessità, i suoi ricchi colpi di scena, il suo cinismo ossessivo, ha fatto di un iper-sponsorizzato film un manuale per la sopravvivenza per apprendisti lavoratori e praticanti della quotidianità.
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Bisogna riconoscere a Paolo Virzì il grande merito di aver tracciato un profilo cinico e aderente alla raltà del mondo dei giovani lavoratori. Nella giungla dei precari, tra contratti a termine e co.co.co, nella selvaggia landa dei call-center e delle aziende in cerca di lavoratori giovani e avidi di denaro, si snoda il drammatico scenario del lavoro precario, unica sponda sulla quale approdare per poter dare "un senso a questa vita", avrebbe detto Vasco Rossi, tanto caro alle problematiche esistenziali del mondo dei giovani. Caro come lo è Virzì. La sua maestrìa nel dirigere personaggi e storie tutte diverse ma tutte accomunate da un senso di precarietà che non riguarda il solo aspetto lavorativo, ma la vita in genere, con le sue complessità, i suoi ricchi colpi di scena, il suo cinismo ossessivo, ha fatto di un iper-sponsorizzato film un manuale per la sopravvivenza per apprendisti lavoratori e praticanti della quotidianità. La pellicola è un ricco carnet di situazioni appartenenti ai diversi strati sociali: c'è la laureata con lode in filosofia costretta a sopravvivere di turni sfiancanti in un call center; c'è la ragazza madre svampita e irresponsabile pronta a "svendersi" per arrotondare una misera mansilità; c'è la capa-pugno di ferro, dispensatrice di consigli sull'autostima, inafferrabile e inarrivabile sul posto di lavoro, perfettamente attacabile in privato; c'è il "capo dei capi", il responsabile d'azienda avvolto dall'aura del potere; c'è il giovane dipendente frenetico e nevrotico, assorbito da una logica di lavoro assolutamente inesatta; c'è il sindacalista imbranato, forte nella propaganda dei diritti del lavoratore, ma incapace di proteggere i giovani, macinati da un sistema di sfruttamento potente e quasi insfiancabile. Tutti fanno parte di un mondo che non è solo quello dei mortificanti call-center, ma del mondo, quello fatto di lotte per l'affermazione, in piccolo o in grande, di sè. Corre in soccorso la filosofia, non solo quella studiata e da studiare, ma la propria, personalisima filosofia di vita. Il panorama è devastante, le prospettive tutt'altro che rosee, il liet-motiv "tutta la vita davanti" è solo un beffeggio da parte di chi l'età del precariato non sa nemmeno cosa sia o l'ha abbondantemente superata. Ma questo film non lascia solo l'amaro in bocca. Spinge a cercare dentro di sè motivazioni sempre nuove per affrontare un mondo a volte spietato con i giusti. Ed è dedicato a tutti coloro che hanno o sentono di avere davvero "tutta la vita davanti" e non ne hanno paura.
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marco glerean
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venerdì 6 agosto 2010
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non pensarci... hai tutta la vita davanti!
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Hai tutta la vita davanti. Una frase fatta che ognuno di noi si è sentito rivolgere. Quale è, secondo Virzì, il presente dei giovani sul quale costruire tutta questa vita davanti?
Ebbene per moltissimi è un presente precario come quello di Marta, brillante neo laureata in filosofia (da notare la commissione d’esame) la quale ben presto scopre che il suo patrimonio culturale non è spendibile nel mercato del lavoro e non trova altra soluzione che dividersi tra il baby sitting ed un impiego part time in un call center. Qui la sua strada si incrocia con tanti altri coetanei “predestinati” dal ben diverso background come la coatta coinquilina Sonia, le altre telefoniste ed i venditori dell’azienda.
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Hai tutta la vita davanti. Una frase fatta che ognuno di noi si è sentito rivolgere. Quale è, secondo Virzì, il presente dei giovani sul quale costruire tutta questa vita davanti?
Ebbene per moltissimi è un presente precario come quello di Marta, brillante neo laureata in filosofia (da notare la commissione d’esame) la quale ben presto scopre che il suo patrimonio culturale non è spendibile nel mercato del lavoro e non trova altra soluzione che dividersi tra il baby sitting ed un impiego part time in un call center. Qui la sua strada si incrocia con tanti altri coetanei “predestinati” dal ben diverso background come la coatta coinquilina Sonia, le altre telefoniste ed i venditori dell’azienda. Dall’altra parte della barricata a dirigere l’orchestra (e non solo in senso figurato) ci sono in prima battuta la un po’ meno giovane Daniela ed il quasi ancora giovane Claudio. A fare da sfondo l’immancabile Grande Fratello in tv.
Innumerevoli sono le tecniche ed i trucchi per catturare i clienti con tutto il peggio che siamo stati capaci d’importare da oltreoceano. Allucinanti le strategie motivazionali ed il condizionamento del personale. Certamente avere un cervello allenato a pensare come quello di Marta aiuta ad emergere ma permette anche di vedere le cose con chiarezza e di comprendere la propria condizione. Certamente avere un cervello non allenato a pensare aiuta a non vedere il peggio della gente e delle cose, tanto c’è tutta la vita davanti.
E’ quindi un film sul precariato del lavoro ma anche dei sentimenti e delle relazioni interpersonali, anche per chi si è realizzato sul primo versante.
Quanto è difficile per Marta e Sonia trovare un lavoro, e quanto lo è per loro ma anche per Daniela e Claudio trovare un amico sincero, un amore vero. Quanto è difficile poi mantenere tutto ciò, su quali precari equilibri si reggono queste vicende.
Questo è il ritratto del regista sul mondo in cui vivono e agiscono i giovani, un’immagine desolante ma molto realistica (e qui sta il valore del film) e troppo spesso sottaciuta.
Molto bene gli attori tutti calati nella parte ed una particolare menzione per la Ferilli che ha raggiunto la maturità artistica.
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lemillebolleblu
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lunedì 7 aprile 2008
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uno sguardo al mondo del precariato
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Paolo Virzì firma “Tutta la vita davanti” una commedia sulla scottante tema del precariato giovanile. La protagonista è Marta, palermitana, laureata con lode e abbraccio accademico in filosofia a Roma. Il mondo accademico e quello editoriale post-laurea non le spalancano le porte, anzi. Marta si troverà ad essere “scelta” in metropolitana da Lara come sua baby-sitter. Sarà la mamma-sbandata della bambina, Sonia, interpretata da Micaela Ramazzotti, a introdurla alla Multiple.
La Multiple è una grossa agenzia di vendita tramite call center, un perfetto microcosmo autonomo e autosufficiente finché le vicende personali dei protagonisti non lo fanno scricchiolare sotto la pressione dello stesso sistema e poi definitivamente implodere.
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Paolo Virzì firma “Tutta la vita davanti” una commedia sulla scottante tema del precariato giovanile. La protagonista è Marta, palermitana, laureata con lode e abbraccio accademico in filosofia a Roma. Il mondo accademico e quello editoriale post-laurea non le spalancano le porte, anzi. Marta si troverà ad essere “scelta” in metropolitana da Lara come sua baby-sitter. Sarà la mamma-sbandata della bambina, Sonia, interpretata da Micaela Ramazzotti, a introdurla alla Multiple.
La Multiple è una grossa agenzia di vendita tramite call center, un perfetto microcosmo autonomo e autosufficiente finché le vicende personali dei protagonisti non lo fanno scricchiolare sotto la pressione dello stesso sistema e poi definitivamente implodere. I balli, i canti, i premi e i larghi sorrisi dell’inizio culminano in uno psicodramma collettivo.
Bravissimi gli attori del cast, da una sorprendente capo-reparto interpretata da Sabrina Ferilli, Daniela, al sindacalista volenteroso ma sfigato Giorgio Conforti di Valerio Mastandrea, passando per il fragile Lucio 2 interpretato da Elio Germano.
Una commedia agro-dolce nella quale non si può evitare di immedesimarsi.
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ciccio capozzi
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lunedì 14 aprile 2008
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guardare con attenzione alla società
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Marta, laureata in Filosofia con lode, in attesa di sistemazioni più consone, entra a lavorare in un call center. Tutto un altro mondo le si dispiegherà davanti. Virzì, anche sceneggiatore insieme all’habitué, l’ottimo F.Bruni, si rifà con assoluta esemplarità alla “vecchia”, classica Commedia all’Italiana, riscoprendone tutta la freschezza, la capacità di guardare con attenzione alla società. Egli la innova perché non si limita a descrivere la complessità degli attuali rapporti sociali, ma accompagna tale studio con un’adeguata attenzione anche alle dimensioni umane. I suoi personaggi non sono delle macchiette sociologiche, ma sono osservati con un senso narrativo che coglie diversità di dinamiche comportamentali, sia singolarmente che collettivamente.
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Marta, laureata in Filosofia con lode, in attesa di sistemazioni più consone, entra a lavorare in un call center. Tutto un altro mondo le si dispiegherà davanti. Virzì, anche sceneggiatore insieme all’habitué, l’ottimo F.Bruni, si rifà con assoluta esemplarità alla “vecchia”, classica Commedia all’Italiana, riscoprendone tutta la freschezza, la capacità di guardare con attenzione alla società. Egli la innova perché non si limita a descrivere la complessità degli attuali rapporti sociali, ma accompagna tale studio con un’adeguata attenzione anche alle dimensioni umane. I suoi personaggi non sono delle macchiette sociologiche, ma sono osservati con un senso narrativo che coglie diversità di dinamiche comportamentali, sia singolarmente che collettivamente. Perciò così spesso il tragico e il grottesco sono così bene, indissolubilmente connessi. Qui, ad esempio, nella felice rappresentazione corale dell’atmosfera lavorativa del call-center, documentata, si passa dal clima di uno spettacolo tv in diretta, a forme di bestiale sfruttamento, con ritmi di lavori terrificanti, a tutti i livelli; il cui non raggiungimento è occasione di brutale mobbing pubblico. Accettato, ed è questo il vero dramma, dalle ragazze, come se fosse “normale” e parte delle “spettacolo”, che la capa-kapò, personaggio nel privato povero e disperato, ma pubblicamente di successo, berci come un’ossessa su “autostima”, “diventare qualcuno”: l’ideologia inumana del lavoro precario presentata come un’attivazione da reality show. Manuela guarda dal didentro una realtà che non esiste sui libri e tra i suoi colleghi: anzi, coloro che hanno lasciato gli studi hanno spesso trovato lavori in settori alla moda, meglio remunerati. Ma sono degli snob che hanno “tradito” la Filosofia. Lei invece la utilizza per affrontare l’esistenza, i suoi ritmi vitali, e non farsi travolgere dalle avversità sia lavorative che sentimentali. Come la piccola “Caterina” dell’altro capolavoro di Virzì, è una ragazza saggia, onesta ed energica, che soffre, ma accoglie e fa proprio lucidamente il senso profondo del conflitto: lo supera e cresce. Anzi, c’è la pagina dei rapporti col sindacalista sfigato, che è un gioiello di sceneggiatura: per quanto idealizzato, egli non è posto su nessun piedistallo. Sia perché è messa in luce l’enorme difficoltà, che si ritorce contro, nel dare tutela sindacale; e sia perché è anche un impunito tombeur de femmes, anche piuttosto cinico. Molto ben curate le figure di contorno: come la giovane, indifesa e fragile madre e la sua deliziosa bambina, incantata dal Mito della Caverna; la vecchietta amorevole che chiama da lontano, ecc.
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(di andrea di stefano)
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aristoteles
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venerdì 18 settembre 2015
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marta precaria della multiple
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Un altro bel film di Virzì.
Il film racconta in maniera significativa l'esperenzia di tanti giovani,anche laureati con il massimo dei voti,come la protagonista,alle prese con la dura realtà quotidiana nei termini di precariato e di mancanza di lavoro.
L'azienda in questione,come tante altre,purtroppo rispecchia la realtà,ovvero grandi scatole vuote pronte ad approfittare del giovane ,e non solo,malcapitato di turno.
In un mondo senza lavoro,tutto ,o quasi, è concesso,con poco spazio per un solido futuro.
Il film è del 2008 ,la condizione dei lavoratori è più o meno sempre la stessa.
A parte questo ,la regia è ottima,Isabella Ragonese sfodera una grande interpretazione,con la sua fiera andatura ed un meraviglioso sorriso pieno di speranza.
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Un altro bel film di Virzì.
Il film racconta in maniera significativa l'esperenzia di tanti giovani,anche laureati con il massimo dei voti,come la protagonista,alle prese con la dura realtà quotidiana nei termini di precariato e di mancanza di lavoro.
L'azienda in questione,come tante altre,purtroppo rispecchia la realtà,ovvero grandi scatole vuote pronte ad approfittare del giovane ,e non solo,malcapitato di turno.
In un mondo senza lavoro,tutto ,o quasi, è concesso,con poco spazio per un solido futuro.
Il film è del 2008 ,la condizione dei lavoratori è più o meno sempre la stessa.
A parte questo ,la regia è ottima,Isabella Ragonese sfodera una grande interpretazione,con la sua fiera andatura ed un meraviglioso sorriso pieno di speranza.
Ma complessivamente tutti gli attori fanno la loro parte al meglio.
Il film ,nonostante la delicatezza dei tremi trattati,fa anche sorridere e coinvolge lo spettatore,insomma non trasmette pesantezza.
Forse è eccessivo il finale drammatico,ma forse, come consiglia il regista,basta seguire la musica.
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luca scial�
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domenica 4 ottobre 2015
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ennesimo affresco nevrotico della società odierna
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Da L'ultimo bacio in poi, quello di produrre film in chiave nevrotica e compulsiva per dipingere la società contemporanea, sembra essere diventato un Must del cinema italiano. Anche questa pellicola rientra in questa ampia cerchia, dove si estremizza, si ironizza e si drammatizza ma in modo ridicolo, la situazione della società odierna. Dove tutto sembra precario: i rapporti d'amore, d'amicizia, lavorativi. E così la protagonista Marta (Isabella Ragonese), neolaureata siciliana con tutte le lodi possibili e finita a Roma carica di speranze, finisce in un call center. Una sorta di regno del male in formato Grande fratello, guidato da un cinico capo (Massimo Ghini) e una strega megera (Sabrina Ferilli).
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Da L'ultimo bacio in poi, quello di produrre film in chiave nevrotica e compulsiva per dipingere la società contemporanea, sembra essere diventato un Must del cinema italiano. Anche questa pellicola rientra in questa ampia cerchia, dove si estremizza, si ironizza e si drammatizza ma in modo ridicolo, la situazione della società odierna. Dove tutto sembra precario: i rapporti d'amore, d'amicizia, lavorativi. E così la protagonista Marta (Isabella Ragonese), neolaureata siciliana con tutte le lodi possibili e finita a Roma carica di speranze, finisce in un call center. Una sorta di regno del male in formato Grande fratello, guidato da un cinico capo (Massimo Ghini) e una strega megera (Sabrina Ferilli). Dove i dipendenti sono controllati ed eventualmente eliminati proprio come fossero nel Reality. Questa descrizione estremizzata del mondo del lavoro comprende anche i sindacati, con un sindacalista giovane ma con vecchi ideali (Massimo Ghini) che sembra più un romantico e moderno Don Chisciotte. A completare gli stereotipi ci pensano un collega di Marta (Elio Germano), che frega pure i familiari pur di vendere quei prodotti farlocchi della sua azienda, e la sua coinquilina (Micaela Ramazzotti), ragazza madre che trascura la figlia finendo per prostituirsi per tirare avanti.
Un mondo contorto, frenetico e isterico destinato a crollare e quando lo fa irrimediabilmente offre però nuove prospettive a Marta.
Paolo Virzì ha fatto di meglio. E in modo più credibile.
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enzo70
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martedì 7 febbraio 2017
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virzì va con ironia al cuore del disagio sociale
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Marta, giovane laureata con bacio accademico in filosofia, ha tutta la vita davanti. Il problema è il presente, con la chimera di un lavoro che non c’è; anche il fidanzato è un giovane e brillante laureato che non trova occupazione; e sceglie la strada più semplice, quella delle valigie e di un aereo verso un altro paese. Marta no, lei si ostina, anche la malattia della madre la tiene legata all’Italia e, alla fine, come tanti, finisce in un call center; condividendo l’appartamento con Sonia, al solito bravissima la Ramazzotti in queste parti, una bellissima ragazza madre la cui fragilità è facile approdo per gli uomini.
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Marta, giovane laureata con bacio accademico in filosofia, ha tutta la vita davanti. Il problema è il presente, con la chimera di un lavoro che non c’è; anche il fidanzato è un giovane e brillante laureato che non trova occupazione; e sceglie la strada più semplice, quella delle valigie e di un aereo verso un altro paese. Marta no, lei si ostina, anche la malattia della madre la tiene legata all’Italia e, alla fine, come tanti, finisce in un call center; condividendo l’appartamento con Sonia, al solito bravissima la Ramazzotti in queste parti, una bellissima ragazza madre la cui fragilità è facile approdo per gli uomini. Virzì ha dimostrato con questo film di riuscire perfettamente ad interpretare i disagi sociali di quest’Italia presa alla gola dalla paura di uscire da una crisi valoriale. E le figure principali del film, la Ferilli che interpreta l’iper aziendalista direttrice del call center innamorata del titolare, Massimo Ghini, o il venditore di aspirapolveri in carriera; o il sindacalista interpretato da Mastrandrea; ma, soprattutto, la figura di maggiore spessore, quella di una vecchietta che riesce, con la sua umanità, a far uscire dal pantano anche Sonia. Marta, poi, troverà una sua strada, ma, d’altronde, ha tutta la vita davanti. Bravissima l’Aragonese per un film decisamente ben fatto.
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mix ray
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mercoledì 1 aprile 2009
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marta ti amo
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Film piacevole a volte crudo a volte bizzarro come la realtà della vita quotidiana.Brava la Ferrilli ma sopratutto brava Ragonese. Ho visto il film tutto di un fiato e sono andato a letto subito dopo portando con me nei miei sogni la sincerità, la purezza di Marta. Con il suo gesto di simpatia nei confronti di Sonia (guerra di molliche di pane a tavola) nell'ultima scena ha confermato quanto sia una ragazza semplice e di poche pretese. Insomma una donna intellegente e di successo professionalmente ma semplice e sincera nei rapporti con gli altri. Il mio ideale di donna
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johnny1988
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sabato 24 marzo 2012
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il degno erede di monicelli
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Nel bel mezzo di una surreale apertura, la calda voce di Laura Morante ci apre alla favola nera di Marta, siciliana trapiantata a Roma neolaureata con lode e abbraccio accademico. Umile, brillante e un poco illusa, Marta si vede sbattere in faccia tutte le porte editoriali, per ritrovarsi ad arrotondare i conti con due lavori, uno come baby-sitter della figlia della coetanea e sbandata Sonia (interpretata dall'intensa Micaela Ramazzotti) e l'altro come telefonista al call center della Multiple, azienda specializzata nella vendita di apparecchi depurativi “miracolosi”.
La disponibilissima Marta, copia adulta dell'indimenticabile Caterina (un'altra che andava in città), si catapulta nella dimensione a lei nuova del precariato, in una periferia deserta e quasi avveniristica.
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Nel bel mezzo di una surreale apertura, la calda voce di Laura Morante ci apre alla favola nera di Marta, siciliana trapiantata a Roma neolaureata con lode e abbraccio accademico. Umile, brillante e un poco illusa, Marta si vede sbattere in faccia tutte le porte editoriali, per ritrovarsi ad arrotondare i conti con due lavori, uno come baby-sitter della figlia della coetanea e sbandata Sonia (interpretata dall'intensa Micaela Ramazzotti) e l'altro come telefonista al call center della Multiple, azienda specializzata nella vendita di apparecchi depurativi “miracolosi”.
La disponibilissima Marta, copia adulta dell'indimenticabile Caterina (un'altra che andava in città), si catapulta nella dimensione a lei nuova del precariato, in una periferia deserta e quasi avveniristica. Intellettuale e generosa d'animo lei, conformistico e semplice l'ambiente di lavoro, la ragazza dà prova di essere molto sveglia, e in pochissimo tempo la sua efficienza conquista le attenzioni dei dirigenti. Ma la Multiple si smaschera presto per quello che è, un tirannico sistema pseudo meritocratico, con tanto di premi e incoraggiamenti - sms motivazionali, training da vacanze villaggio, coreografie ansiolitiche e chi più ne ha più ne metta. Dietro l'immagine rosea quanto grottesca della direzione non mancano certo le necessarie eliminazioni, degne di un vero e proprio reality show. In questo mondo plastico e instabile, vittime – come il fragile Lucio 2, Elio Germano – e carnefici – la Ferilli, così in forma non la si vedeva da anni – sono legati dalla stessa frustrazione, dall'insicurezza, fino ai margini estremi della follia. Virzì non lascia scampo a nessuno, e a nulla, per esempio, fruttano gli interventi sindacali del velleitario Giorgio (Mastandrea), neppure lui immune ai propri interessi. Ispirandosi al libro della blogger sarda Michela Murgia, "Il mondo deve sapere", Virzì questa volta rinnova la formula tragicomica e ci orienta in un purgatorio, evidenziando, come un Monicelli o un Germi dei tempi migliori, le sfumature tragiche della commedia nera. E se alla classe inferiore ignorante va almeno il merito di essere trasparente e consapevole della propria miseria, senza esclusione di colpi viene irrisa con innocente malizia la classe intellettuale – quella a cui invece dovrebbe appartenere la protagonista – così chic e dandy in apparenza, così tanto povera nella sostanza. Tutta la vita davanti è frizzante, articolato, fermo e senza mezze misure, con una buona sceneggiatura alle spalle; peccato solo che alcune soluzioni stilistiche (l'anziana signora strappalacrime – oltre un certo limite, stucchevole – o il funerale onirico), sembrino strizzare troppo facilmente l'occhio al pubblico. Con la medesima onestà intellettuale di Marta, però, Virzì non cede mai al giudizio spiccio o al pietismo di maniera, mantiene bensì inalterato il suo amore per la nuova generazione, figlia di una società malata, d'accordo, ma non priva della possibilità di rivncita. E con tutte le carte in regola per affermarsi come filosofa, intanto alla figlia di Sonia Marta riesce a far preferire Platone al Grande Fratello, sogna una società da musical che dà il buongiorno al mondo ballando i Beach Boys e si affeziona a una voce telefonica; tutto il resto ritrae benissimo le allarmanti contraddizioni di fondo del nostro paese. Come in Ovosodo, ma con più ferocia umoristica. Da non perdere i titoli di coda.
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andrea di stefano
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venerdì 2 maggio 2008
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grande gesto di virzì ma il finale è ambiguo
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In termini cinematografici ha una regia scolastica, la foto grafia è all'italiana priva di personalità, gli attori indossano queste maschere reali nella nostra società, nella loro recitazione è a limite della finzione che sentiamo solitamente al teatro e questo non coincide con il tipo di fotografia utilizzata, la sceneggiatura è didatticamente scolastica, se il cinema è arte nell'arte bisogna creare un finale concreto e non ambiguo, prendere una posizione perchè tanto il cinema non è la realta. Paolo Virzì è stato molto bravo a mettere in luce la situazione della società italiana in modo tragicomico, costruendo dei personaggi specchio di una società, quella itaqliana, che ha fatto diventare cultura il grande fratello, una società vecchia dove la classe dirigente è composta da ottantenni che decidono se sei idoneo o meno ad affrontare la vita, imprenditori arricchiti chissà come che appaiono con l'abito firmato e la loro automobile da 50.
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In termini cinematografici ha una regia scolastica, la foto grafia è all'italiana priva di personalità, gli attori indossano queste maschere reali nella nostra società, nella loro recitazione è a limite della finzione che sentiamo solitamente al teatro e questo non coincide con il tipo di fotografia utilizzata, la sceneggiatura è didatticamente scolastica, se il cinema è arte nell'arte bisogna creare un finale concreto e non ambiguo, prendere una posizione perchè tanto il cinema non è la realta. Paolo Virzì è stato molto bravo a mettere in luce la situazione della società italiana in modo tragicomico, costruendo dei personaggi specchio di una società, quella itaqliana, che ha fatto diventare cultura il grande fratello, una società vecchia dove la classe dirigente è composta da ottantenni che decidono se sei idoneo o meno ad affrontare la vita, imprenditori arricchiti chissà come che appaiono con l'abito firmato e la loro automobile da 50.000 euro ma in realtà sono perdenti gia dal giorno della loro nascita, insomma questa nuova generazione di giovani che non si non aderisce alla realtà italiana ad u paese culturalmente alla deriva, la positività dei giovani sta morendo, sta morendo la speranza, molti personaggi nel film sono rassegnati, umiliati, alla deriva, soltanto Marta, interpretata con una recitazione suffuciente da Isabella Ragonese, è un personaggio che affronta questa realtà con intelligenza, guardando questa società dall'alto ma allo stesso tempo interagisce con essa ed in alcuni casi ci si affeziona personaggio che nel finale ne esce moralmente positivo ma non porta a casa nulla di concreto, se nel film Alla ricerca della felicità di Will Smit c'era una possibilità di essere assunti qui al personaggio non gli viene data nessuna possibilità di scelta la sua situazione rimarrà così com'è. Il finale del film se vistoda un pubblico giovanile è un finale pieno di speranza di un futuro migliore ma se visto da un pubblico adulto, quindi mentalmente più razionale, il finale è tragico. Un personaggio positivo, pieno di buonismo e di umanità è sicuramente la signora anziana conosciuta telefonicamente da Marta, personaggio che si fa portatore di speranza, ma una speranza in declino proprio perchè interpretata da un'anziana signora con la quale Marta decide di togliersi la maschera e piangere sulla sua spalla, queste sono lacrime non di rassegnazione ma allo stesso tempo di stanchezza di un paese fatto di persone culturalmente inferiori, non sapiamo bene come andremo a finire, sta a noi alla fine del film sognare un futuro migliore, immagginare che Marta troverà lavoro e incontrerà persone come lei, oppure un futuro senza speranza dove ormai quello che si è seminato lo stiamo raccogliendo, ma una cosa è certa i giovani italiani sono diversi dall'italia del secolo precedente.
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