michele
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giovedì 10 aprile 2008
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un film disonesto
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Il film di Virzì, onestamente, lascia perplessi. Con tanto rumore pubblicitario, il pubblico italiano ha incoronato al botteghino questa pellicola, molta la critica entusiasta. Eppure, personalmente, il film non mi ha convinto.
Se da un lato è innegabile il ritmo e l'aggressività registica di Virzì (stupendo il lavoro sulle location e sulle scenografie), dall'altro è evidente che l'opera - che vorrebbe essere un mix tra fiaba, grottesco, dramma (persino "tragedia") - è squilibrata. Ci sono, soprattutto nella seconda parte, sbalzi di tono, scossoni registici e sottolineature eccessive. Prendiamo i personaggi: tutti troppo esemplari per non essere i soliti cliché (il capo azienda lampadato con la moglie che si rifà le tette, la Ferilli bisognosa d'amore che se la fa col capo, l'amica-ragazza madre che perde il lavoro e subito si prostituisce, Elio Germano il rappresentante con scompensi caratteriali, la Bambina piccola motivo di gioia per chi le sta intorno, etc).
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Il film di Virzì, onestamente, lascia perplessi. Con tanto rumore pubblicitario, il pubblico italiano ha incoronato al botteghino questa pellicola, molta la critica entusiasta. Eppure, personalmente, il film non mi ha convinto.
Se da un lato è innegabile il ritmo e l'aggressività registica di Virzì (stupendo il lavoro sulle location e sulle scenografie), dall'altro è evidente che l'opera - che vorrebbe essere un mix tra fiaba, grottesco, dramma (persino "tragedia") - è squilibrata. Ci sono, soprattutto nella seconda parte, sbalzi di tono, scossoni registici e sottolineature eccessive. Prendiamo i personaggi: tutti troppo esemplari per non essere i soliti cliché (il capo azienda lampadato con la moglie che si rifà le tette, la Ferilli bisognosa d'amore che se la fa col capo, l'amica-ragazza madre che perde il lavoro e subito si prostituisce, Elio Germano il rappresentante con scompensi caratteriali, la Bambina piccola motivo di gioia per chi le sta intorno, etc). Il tono è troppo attaccato alla realtà per essere un contrappunto comico nel contesto del film (possibile che tutte le telefoniste siano un gruppo di galline piagniucolone?) e soprattutto troppe sottolineature (i troppi finali che tirano le fila: prima la tragedia, prima la madre, poi la vecchina) e escamotage di scrittura che non c'entrano col tema (l'omicidio, la pazzia della Ferilli, il tumore della madre della protagonista -davvero gratuito-, l'incidente in macchina). Il tema è sacrosanto, ma Virzì usa tutti gli strumenti più facili e aggressivi (e quindi non credibili) per arrivare a fare la sua moralina. Anche se, bisogna ammetterlo, il regista sa dirigere molto bene gli attori.
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andrea
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sabato 5 aprile 2008
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una commedia carina ma molto sopravvalutata
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Perchè ogni volta che esce un nuovo film italiano appena decente la critica nostrana quasi unanime lo acclama come un capolavoro,sopravvalutandolo fino all’inverosimile e tacendone pudicamente difetti e lacune,con il palese intento di spingere il maggior numero possibile di spettatori ad andare a vederlo?Lo si capisce bene il perchè:interessi economici da milioni di Euro,il tentativo proteggere le produzioni nazionali nei confronti della strapotente concorrenza americana,la tutela di tanti posti di lavoro, un pizzico di orgoglio nazionalistico.Tutto ciò senza dubbio spiega questo fenomeno di temporaneo“accecamento”critico di cui sono vittime,davanti ai film italiani,tanti esperti e addetti ai lavori,normalmente severissimi e ipercritici nel valutare le pellicole straniere e in particolare statunitensi.
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Perchè ogni volta che esce un nuovo film italiano appena decente la critica nostrana quasi unanime lo acclama come un capolavoro,sopravvalutandolo fino all’inverosimile e tacendone pudicamente difetti e lacune,con il palese intento di spingere il maggior numero possibile di spettatori ad andare a vederlo?Lo si capisce bene il perchè:interessi economici da milioni di Euro,il tentativo proteggere le produzioni nazionali nei confronti della strapotente concorrenza americana,la tutela di tanti posti di lavoro, un pizzico di orgoglio nazionalistico.Tutto ciò senza dubbio spiega questo fenomeno di temporaneo“accecamento”critico di cui sono vittime,davanti ai film italiani,tanti esperti e addetti ai lavori,normalmente severissimi e ipercritici nel valutare le pellicole straniere e in particolare statunitensi.
Ma spiegare un fenomeno non significa giustificarlo.E così io,anche se posso capire le ragioni(certamente non tutte pessime)di questo puntuale ricorso alla politica dei “due pesi e due misure”,non riesco e credo proprio che non riuscirò mai ad accettarla.Questo modo di fare mi sembra infatti doppiamente negativo:1) perchè disonesto moralmente e intellettualmente;2)perchè,oltretutto,sostanzialmente inutile e controproducente:infatti gli spettatori non sono completamente idioti e,anche se un giudizio critico positivo li può ben predisporre nei confronti di un film,poi però essi giudicheranno quel film indipendentemente da ciò che la critica può averne detto e scritto,e se esso si rivelerà immeritevole,l’unico risultato sarà una amara delusione e la conseguente perdita di fiducia nell’attendibilità della critica e nel cinema italiano in genere;con conseguente danno anche per quei pochi film veramente validi,che saranno vittime incolpevoli di un giustificatissimo preconcetto negativo da parte del pubblico.Senza contare i deleteri effetti“antipedagogici”di una tale politica che,coccolando e “viziando” troppo il nostro cinema,sopravvalutandolo sempre e comunque,non lo aiuta certo a emendarsi dai suoi difetti e a migliorarsi.Perchè questa lunga premessa e cosa c’entra quanto detto col film in questione?Purtroppo c’entra,perchè,come si sarà capito,il film mi ha parecchio deluso.Non che sia un cattivo film,per carità,ma il fatto è che,dopo tante ottime recensioni,francamente mi sarei aspettato molto di più.Invece è solo la solita commedia italiana:carina,talvolta umoristica talvolta amara,tendenzialmente irrisolta e,a tratti,anche un pò noiosa...
Uno dei principali difetti del film è forse quello di voler mescolare troppi toni,registri e “sapori” diversi,senza operare la scelta di un registro dominante:e così la vicenda della nostra protagonista(laureata con lode in filosofia e approdata a un poco entusiasmante posto di telefonista in un Call-center di imbonitori-imbroglioni) procede in modo piuttosto incerto,oscillando fra il serio e il faceto,fra l’amaro e il patetico,fra l’ironico e l’affettuoso, fra la denuncia delle mostruosità del precariato e situazioni comico-farsesche,in un continuo mutamento di tono,stile e atmosfera che forse vorrebbe rendere il film più vario e gardevole,ma che finisce col renderlo frammentario e disomogeneo e col frastornare e spaesare lo spettatore.
Non mancano personaggi e situazioni godibili,momenti di denuncia efficace e giustamente graffiante,ma questo perenne oscillare,mutare,virare di rotta toglie forza e coesione al tutto,pregiudicando non poco il risultato complessivo.
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luther
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lunedì 31 marzo 2008
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come al solito non si capisce...
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Come al solito non si capisce se Virzì ha voluto fare un film dai contenuti e sfumature politiche approfittando dell'attuale situazione politico-economica e sociale italiana o ha voluto imitare,ma come al solito male, i film commedia-drammatici del cinema francese,sta di fatto che sottolinea solo un lato della situazione senza dare però indicazioni o quanto meno raccontare che una notevole quantità di precari riesce ad uscirne fuori grazie alla loro capacità e ostinazione nel voler emergere dalla massa, della serie se sei veramente cosciente di valere emergi ma se non lo sei e non vuoi fare niente e vorresti solo ed esclusivamnete il posto fisso e magari pubblico-statale allora come si suol dire chi di speranze vive di speranze muore!I film che trattono questi argomenti non devono essere solo la messa su celluoide della denucia di problemi/problematiche e fermarsi lì ma devono anche e soprattutto dare indicazioni o quantomeno suggerimenti validi per superare gli ostacoli altrimenti risultano dei mediocri documentari interpretati e/o recitate,spesso anche male,che demoralizzano e demotivano ancor di più sia i soggetti che il pubblico spettatore.
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Come al solito non si capisce se Virzì ha voluto fare un film dai contenuti e sfumature politiche approfittando dell'attuale situazione politico-economica e sociale italiana o ha voluto imitare,ma come al solito male, i film commedia-drammatici del cinema francese,sta di fatto che sottolinea solo un lato della situazione senza dare però indicazioni o quanto meno raccontare che una notevole quantità di precari riesce ad uscirne fuori grazie alla loro capacità e ostinazione nel voler emergere dalla massa, della serie se sei veramente cosciente di valere emergi ma se non lo sei e non vuoi fare niente e vorresti solo ed esclusivamnete il posto fisso e magari pubblico-statale allora come si suol dire chi di speranze vive di speranze muore!I film che trattono questi argomenti non devono essere solo la messa su celluoide della denucia di problemi/problematiche e fermarsi lì ma devono anche e soprattutto dare indicazioni o quantomeno suggerimenti validi per superare gli ostacoli altrimenti risultano dei mediocri documentari interpretati e/o recitate,spesso anche male,che demoralizzano e demotivano ancor di più sia i soggetti che il pubblico spettatore.Risultato un film decisamente mediocre con recitazioni al limite del patetismo(vedesi soprattutto la Micaela Ramazzotti)!Il film è tratto dal libro "il mondo deve sapere" scritto da una tale Michela Murgia,un libro, nato da una sua personale esperienza lavorativa come precaria all'interno di un call-center di una telemarketing ma il Virzì non rivela al pubblico che la signora Murgia dopo la sua esperienza lavorativa come precaria in call-center,ha lavorato poi anche come venditrice di multiproprietà, come operatore fiscale e come dirigente amministrativo in una centrale termoelettrica ed ora grazie al suo libro collabora con diverse testate giornalistiche e case editrici.
VIRZI' ED ALTRI RACCONTATE ALLA GENTE COME STANNO VERAMENTE LE COSE ,RACCONTATELE COME SI DEVE E COMPLETAMENTE FINO IN FONDO!
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