La notte non aspetta |
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Un film di David Ayer.
Con Keanu Reeves, Forest Whitaker, Hugh Laurie, Chris Evans, Martha Higareda.
continua»
Titolo originale Street Kings.
Azione,
durata 109 min.
- USA 2008.
- 20th Century Fox Italia
uscita venerdì 27 giugno 2008.
MYMONETRO
La notte non aspetta
valutazione media:
2,52
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La notte non aspettadi Angela CinicoloFeedback: 0 |
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martedì 29 luglio 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Quello che gli Americani definiscono crime-thriller, da noi viene spesso tradotto, talvolta a torto, come action, ma ci sono etichette che in certi casi risultano di difficile applicazione. È quanto avviene con Street Kings, pellicola targata Fox Searchlight Pictures e lontana dall'azione violenta e dalle scene realistiche con cui si propone di catturare il pubblico. Il protagonista, interpretato da Keanu Reeves, è Tom Ludlow, un cinico poliziotto della LAPD che beve per dimenticare la morte della moglie mai vendicata e i colpevoli che ammazza a pistolettate da bravo giustiziere della notte (come aveva già fatto nel 2000 con il fumettistico The watcher). La legge per le strade di Los Angeles non la fanno gli ufficiali in uniformi linde e pinte ma moderni cowboy della città, pronti a infrangere per primi la legge pur di acciuffare i cattivi, ben propensi a sfoderare le loro calibro 38 e fare fuoco su chiunque sia sulla loro strada. Le strade non fanno capo a più re, quelli di una squadra che accalappia i criminali, piuttosto esse sono tenute in pugno da di un unico e grosso re, Wonder, il titanico Forest Whitaker, che il capitano James Biggs (Hugh Laurie direttamente imprestato dal televisivo Dr. House) vuole smascherare. Una mattina Ludlow viene coinvolto nell'uccisione dell'ex partner Washington che poche ore prima aveva scoperto indagare sulle sue modalità d'intervento poco pulite. Non è facile riconoscere le regole trite e ritrite dei polizieschi come Training Day, sceneggiato dal regista del film, David Ayer, ma se nel film cui sembra ispirarsi questa pellicola le regole di un sistema scandalosamente marcio funzionavano bene, qui gli schematismi le indeboliscono e ne minano la riuscita. Le tematiche dei poliziotteschi peggio riusciti come la corruzione, l'inquinamento delle prove, i funerali che s'affogano tra le lacrime e le stelle e le strisce della bandiera che sventola a forza in tutta la sua magnificenza, i problemi razziali, un malsano cameratismo annacquano una storia che non si fa fatica a riconoscere come un soggetto dello scrittore James Ellroy (L.A. Confidential e il più recente The Black Dahlia), ma che, tuttavia, annaspa fino al punto di non ritorno finale. I ruoli si confondono, gli scenari s'invertono, i dialoghi s'impicciano con un tono equivoco che suscita il risolino: la scelta di una conclusione non felice, contrariamente a quanto s'aspetterebbero pochi ostinati, non basta e sembra addirittura affettato. Spesso sarebbe più auspicabile un finale felice che uno infelice che ci sventola ovvie pedagogie e facili moralismi come la lezione della verità che non conta perché conta solo la volontà. E noi la volontà di vedere per intero un film che si apre promettendo una carica di adrenalina, con l'eroe che carica il grilletto, e che si chiude con un buffetto sulla guancia - dello stesso, impotente e disfatto, eroe! - ce l'abbiamo messa proprio tutta, ma tentar a volte nuoce!. Angela Cinicolo, da ZaBrisKIe pOInt
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