La notte non aspetta

Furore Whitaker. Un film in uscita tratto da un racconto di James Ellroy. Altre tre pellicole in arrivo. E il lavoro come regista. Incontro con il grande attore premio Oscar nel 2006

Sebbene i suoi personaggi da gigante tenero del cinema trasmettano subito un senso di innocenza, indecisione e timidezza, Forest Whitaker ha vinto il premio Oscar nel 2006 con un azzecatissimo ritratto del brutale dittatore dell'Uganda Idi Amin in "L'ultimo re di Scozia". Pelle nera, un metro e 86 centimetri di altezza per oltre cento chili di stazza, il texano Whitaker, 46 anni, era stato da giovane un buon giocatore di football, sport grazie al quale aveva ottenuto borse di studio che gli permisero di frequentare l'università. Adesso confessa però una cronica scarsezza di forma atletica. Si era affacciato alle scene come cantante d'opera (voce da tenore), prima che come attore; debuttò nel cinema con la commedia al tempo del liceo "Fuori di testa" (1982), cult movie che lanciò non solo lui, ma anche Sean Penn, Nicolas Cage e Jennifer Jason Leigh. Dopo aver ben figurato in successi come "Il colore dei soldi" ('84), "Platoon" ('86) e "Good Morning, Vietnam" ('87), e dopo aver conquistato la critica con "Bird" di Clint Eastwood ('88), in cui si immedesimò in modo splendido nel personaggio del jazzista Charlie Parker, Whitaker ottenne il riconoscimento internazionale con l'applaudito "La moglie del soldato" di Neil Jordan (1992), dove recitava il ruolo del soldato britannico catturato dall'Ira, e che sviluppa un bizzarro rapporto con un'ambigua femme fatale. È adesso sugli schermi con "Prospettive di un delitto", un intrigo politico sullo sfondo di un attentato al presidente americano in Spagna, mentre sta per uscire "Street Kings", il dramma poliziesco con Keanu Reeves diretto da David Ayer, tratto da un soggetto del romanziere cult James EIIroy che in italiano ha l'infelice titolo "La notte non aspetta". In questo film Whitaker interpreta con sottile ambiguità il ruolo di un ufficiale della polizia di Los Angeles.
Sposato dal 1996 con l'ex modella Keisha Nash, da cui ha avuto tre figli, Whítaker svolge attività per numerosi centri di beneficenza, da Penny Lane, un'organizzazione di assistenza per adolescenti vittime di molestie a Human Rights Watch. Chissà come trova il tempo a fare tutto questo, dato che solo nel corso dei 2008 Whitaker (visto di recente anche in “The Great Debaters", diretto dal suo amico Denzel Washington) recita in cinque film. E già lo attende la sua prossima pellicola come regista, "Better Angels", dopo che dietro la cinepresa Whítaker aveva già realizzato altri tre film.
Lo abbiamo incontrato a Los Angeles, dove vive. Affabile, gentile e sorridente, elegantissimo nel suo blazer firmato dallo stilista italiano Domenico Vacca, che gli aveva cucito su misura uno smoking "dimagrante" per quella trionfale sera degli Oscar di un anno fa ("Uomo Vogue" aveva definito Whitaker l'attore di maggior classe ed eleganza tra i premiati). Ora il suo sarto ha creato anche i costumi del suo personaggio in "Street Kings".
Forest, che rapporto ha con il mondo letterario di James Ellroy, specialista di trame noir a Los Angeles?
«I romanzi di Ellroy ti fanno entrare nel lato più oscuro di Los Angeles. Ti permettono di scoprire aspetti nascosti. Con lui spii da dietro le porte delle stanze da letto, ti perdi nei meandri della corruzione e della violenza. La tensione che ne risulta è elettrizzante. "Street Kings" mostra un sottobosco immorale e criminale che la gente generalmente non è abituata a vedere qui a Los Angeles. Il film è un noir contemporaneo, una storia che lascia poco spazio alla speranza. Cosa che mi rende inquieto, perché attraverso il cinema io voglio prima di tutto dare alla gente la speranza per un futuro migliore».
È facile lavorare con una star come Keanu Reeves?
«Ê un uomo timido ed elegante. Ho provato subito una grande simpatia per lui, fin dal nostro primo incontro per il casting. É un attore serio e capace, di grande concentrazione, disposto a mettersi in gioco per interpretare il personaggio».
Che preparazione ha svolto invece per il suo ruolo, il boss del detective Keanu nella polizia di Los Angeles?
«Premetto che ïl film vuole esplorare gli effetti dell'abuso del potere e della corruzione, della polizia soprattutto. Non credo che il mio personaggio, un integerrimo padre di famiglia, si lasci facilmente corrompere: ma il denaro sporco dei traffici di droga che riempiono le casse del dipartimento di polizia è una formidabile tentazione. l soldi sono come il canto delle sirene per Ulisse».
Non la disturba la violenza nel cinema?
«Ammetto di essere stufo di film violenti, caratterizzati da un atteggiamento nichilista. lo credo che occorra uno spirito più positivo nel cinema. Avevo dubbi se fare o meno "Street Kings", non lo nego. Ma poi ho pensato che la sua analisi della mancanza di moralità che pervade i vari strati della nostra società era qualcosa di importante. Può essere anche una metafora degli Usa in guerra, dell'aggressione in nome della giustizia».
Il look di un personaggio l'aiuta a immedesimarsi nel ruolo che recita?
«Moltissimo. In "Street Kings" sono sempre vestito di tutto punto, un aspetto che evoca subito un ruolo di potere. Appena vedi il mio personaggio in scena, con la camicia perfetta, la cravatta perfetta, quasi una divisa, hai la sensazione del potere che emana. In "The Great Debaters" invece, il mio personaggio porta occhiali da intellettuale, esibisce una capigliatura rigida, è sempre vestito con doppiopetti e papillon: appena lo vedi capisci qualcosa di lui. Mï piace indossare lo stesso abito nel corsa di un intero film, come fosse una divisa inamidata che tiene dritto il manichino del mio personaggio».
Di cosa parla il suo prossimo film, 'Patriots'?
«l£ la storia vera di una squadra di basket di un liceo dì New Orleans, i Patriots. Io sono Al Collins, l'allenatore che dopo l'uragano Katrina cerca di riunire e ridare animo alla squadra, che poi finisce per vincere il campionato statale».
E "Repossession Mambo”
«È un film con Jude Law, finito di girare da poco. Affronta le pecche del nostro sistema sanitario in uno strano modo:
Quali sfide sente di voler affrontare come regista?
«Cerco film viscerali,' con storie di forte emotività. II mio prossimo film come regista sarà "Setter Angels", storia di un giornalista che si reca in un paese africano per intervistare il comandante di un esercito di bambini. Il cronista è incerto se intervenire o meno contro questa mostruosità. Ancora non ho deciso se recitare nel film. In genere non mi piace fare l'attore quando dirigo».
Da giovane era un tenore: non canta più?
«Mi capita ogni tanto, ma solo per hobby, e non seguo l'opera a teatro come facevo una volta, anche se continuo ad amarla molto. Non mi dispiacerebbe recita-, re in un film in cui debba cantare. Un Placido Domingo nero».
Si dice che ami viaggiare
«Con la famiglia. L'anno scorso ho portato i miei figli in Sud Africa e abbiamo avuto l'opportunità di incontrare Nelson Mandela. Quest'anno compie 90 anni, e mi hanno chiesto di fare da presentatore alla sua festa a Londra, un fatto che mi fa onore e mi commuove.
Da L'Espresso, 10 aprile 2008

di Silvia Bizio, 10 aprile 2008