para
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sabato 7 febbraio 2009
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ottimo film
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Ottimo film, merita 4 stelle, attori molto bravi, soprattutto la Streep che merita l'Oscar come Miglior Attrice Protagonista, Seymour Hoffman meriterebbe quello come Miglior Attore Non Protagonista, se non ci fosse Heath Ledger, che con il suo Joker vincerà sicuramente.
Apparte i giudizi sugli Oscar, è un film delicato, ben girato, ben recitato come ho detto. Concordo con Mymovies quando parla della sceneggiatura di ferro.
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maurizio
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sabato 7 febbraio 2009
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eccezzionale
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sceneggiatura veramente coinvolgente mai banale mai retorica e trattasi di un'argomento delicattissomo come la pedofilia.ebbene il mio dubbio era se vedere o no questo film.ma a mano che scorreva la visione mi sono reso conto di essere di fronte ad uno dei film piu' belli che io abbia visto ultimamente,meryl streep eccezzionale ogni ruga del suo viso ogni sorriso del suo volto mi hanno stregato.per non parlare di hoffman nella parte di padre flynn.i suoi sermoni domenicali sono veramente un toccasana per lo spirito e la mente.comunque il mio dubbio lo risolto trovando in padre flynn un tentativo di rinnovamento della chiesa si parla degli sessanta forse gli hanni piu' difficili che l'america abbia vissuto.
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sceneggiatura veramente coinvolgente mai banale mai retorica e trattasi di un'argomento delicattissomo come la pedofilia.ebbene il mio dubbio era se vedere o no questo film.ma a mano che scorreva la visione mi sono reso conto di essere di fronte ad uno dei film piu' belli che io abbia visto ultimamente,meryl streep eccezzionale ogni ruga del suo viso ogni sorriso del suo volto mi hanno stregato.per non parlare di hoffman nella parte di padre flynn.i suoi sermoni domenicali sono veramente un toccasana per lo spirito e la mente.comunque il mio dubbio lo risolto trovando in padre flynn un tentativo di rinnovamento della chiesa si parla degli sessanta forse gli hanni piu' difficili che l'america abbia vissuto.quindi assolvo in pieno padre flynn.per me veramente uno splendido film.
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(di orsofelice)
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mary
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venerdì 6 febbraio 2009
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bello
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Costruito sui dialoghi e le psicologie dei tre personaggi coinvolti, ottima anche l'ambientazione naturale, a volte allegorica ( le foglie al vento e le piume del pettegolezzo)e umana;le inquadrature e certi strani particolari (la Streep con il transistor sequestrato all'orecchio..il tipo di regalo del prete al ragazzino..la lampadina che si spegne..la suora cieca..e altri).Un film interessante sulle credenze e sulle influenze ( la suora giovane disorientata).Il finale molto discusso l'ho trovato superbo (il gatto non aveva più topi da mangiare e la "vittoria" si rivela un boccone amaro, effimero che mette in scacco tutto sommato la Streep).Mi e sembrato che il punto di vista è femminile e gli scontri.
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Costruito sui dialoghi e le psicologie dei tre personaggi coinvolti, ottima anche l'ambientazione naturale, a volte allegorica ( le foglie al vento e le piume del pettegolezzo)e umana;le inquadrature e certi strani particolari (la Streep con il transistor sequestrato all'orecchio..il tipo di regalo del prete al ragazzino..la lampadina che si spegne..la suora cieca..e altri).Un film interessante sulle credenze e sulle influenze ( la suora giovane disorientata).Il finale molto discusso l'ho trovato superbo (il gatto non aveva più topi da mangiare e la "vittoria" si rivela un boccone amaro, effimero che mette in scacco tutto sommato la Streep).Mi e sembrato che il punto di vista è femminile e gli scontri..le ambiguità verbali..gli interrogativi..segnalano gli abissi sulla capacità comunicativa e descrittiva delle situazioni dell'anima.Forse un po' troppo freddo, logico e costruito ma teatralmente intensamente concentrato.
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egidio
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venerdì 6 febbraio 2009
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ottime interpretazioni
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ottime interpretazioni di Meryl Streep e Ph.S Hoffman su un tema altrettanto ottimo e immortale. Il titolo è azzeccatezzimo.
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baroqe_works
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venerdì 6 febbraio 2009
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bravi gli attori
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film molto lento e pesante, che non fa poi riflettere così tanto come è stato suggerito da qualcuno. Si tratta il solito luogo comune dei preti pedofili, problema trattato superficialmente perchè ci si basa solo sul sospetto. Unico elemento positivo sono la bravura della Streep e di Hoffman, ma non basta per valutare sufficiente il film.
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everyone
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venerdì 6 febbraio 2009
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un dubbio o più dubbi?
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Credo ,anche confortata in questo da tutto quanto è stato scritto da chi mi ha preceduto,che questo film toccando diversi temi tutti ugualmente importanti e delicati sia davvero da vedere e magari rivedere.Le capacità interpretative così elevate messe in campo da tutti gli attori danno spessore alle parole già di per sè pesanti e impegnative che contraddistinguono i serrati dialoghi.Al termine i dubbi permangono nella mente e nell'animo di ogni spettatore e certamente sono diversi a seconda del proprio modo di vedere il mondo.
Bene avere momenti di riflessione e bene che sia un film o uno spettacolo teatrale risvegliarli se sopiti.
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olgadicom
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venerdì 6 febbraio 2009
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un film per meditare
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E’ possibile non agire se si hanno dubbi nel perseguire un crimine odioso o il non far nulla, nel dubbio, è comunque peggio del fare? Da questa domanda centrale si dipana la tela che il regista John Patrick Shanley tesse servendosi di dialoghi serrati e in crescendo, tali da smuovere la nostra coscienza ad una riflessione che dal conflitto tra due religiosi si può allargare a tanti campi della nostra vita. A questo interrogativo altri se ne affiancano: dove deve fermarsi il pettegolezzo per non essere rovinoso? Può una religiosa che voglia esser testimone di amore cristiano ergersi a giudice di chi forse ha sbagliato? La salvezza dell’integrità fisica e morale di un bambino giustifica sempre e comunque la scomunica morale di chi l’abbia magari solo pensato? E che dire della madre di un figlio oggetto di attenzioni (se non altro ambigue), che preferisce la premura e l’interesse di un eventuale pedofilo alla crudeltà e all’incomprensione del padre del ragazzo, perché almeno lì ci sarebbe amore, anche se stravolto?
Da queste domande penso ciascuno ricavi la profondità dei problemi che fanno da sfondo allo “scontro” tra due personaggi-attori veramente formidabili: Meryl Streep nelle vesti della diabolica suor Aloysius e P.
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E’ possibile non agire se si hanno dubbi nel perseguire un crimine odioso o il non far nulla, nel dubbio, è comunque peggio del fare? Da questa domanda centrale si dipana la tela che il regista John Patrick Shanley tesse servendosi di dialoghi serrati e in crescendo, tali da smuovere la nostra coscienza ad una riflessione che dal conflitto tra due religiosi si può allargare a tanti campi della nostra vita. A questo interrogativo altri se ne affiancano: dove deve fermarsi il pettegolezzo per non essere rovinoso? Può una religiosa che voglia esser testimone di amore cristiano ergersi a giudice di chi forse ha sbagliato? La salvezza dell’integrità fisica e morale di un bambino giustifica sempre e comunque la scomunica morale di chi l’abbia magari solo pensato? E che dire della madre di un figlio oggetto di attenzioni (se non altro ambigue), che preferisce la premura e l’interesse di un eventuale pedofilo alla crudeltà e all’incomprensione del padre del ragazzo, perché almeno lì ci sarebbe amore, anche se stravolto?
Da queste domande penso ciascuno ricavi la profondità dei problemi che fanno da sfondo allo “scontro” tra due personaggi-attori veramente formidabili: Meryl Streep nelle vesti della diabolica suor Aloysius e P. S. Hoffman in quelli di padre Flynn.
Siamo negli anni ’60, in una scuola cattolica del Bronx. A dirigerla una religiosa, la suora di cui sopra; parroco e insegnante nell’istituto il succitato sacerdote. La prima è rigida, sospettosa, odiatrice del nuovo (detesta anche le penne biro che cominciano a diffondersi), temuta da tutti per la sua ottusa severità, passatista nei metodi e nei contenuti, incline alla caccia alle streghe in ogni circostanza, dalla più piccola alla più grave, immensamente sola in questa sua crociata. Dall’altra il sacerdote (che per essere un maschio è suo superiore nella gerarchia) portato invece al rinnovamento, duttile e comprensivo con i ragazzi cui insegna, con cui gioca a pallone, con cui parla, non alieno dal darsi ai piaceri della tavola e del fumo. Lui è sospettato dalla suora di aver corrotto e insidiato un giovanissimo allievo di pelle nera, l’unico afroamericano della scuola fino a che egli sceglie di lasciare la parrocchia chiedendo il trasferimento che otterrà in una zona molto più prestigiosa (promoveatur ut amoveatur). Ci viene così il dubbio che egli menta e la suora abbia ragione. Ma chi ci dice che la suora ha ragione se non ci sono prove? Devo confessare che il film mi ha catturato come pochi. Ho trovato perfetto il ritmo, l’interpretazione, la fotografia di Roger Deakins, centrati i personaggi minori, ricostruito con cura un clima a metà fra chiusura e rinnovamento. E non credo abbia molta importanza che al centro del discorso ci siano due religiosi, perché le domande che si affacciano alla mente non sono esclusivamente legate a quell’ambito e rivestono valore anche per chi come me è gnostica e laica. E comunque due attori come i protagonisti sono una vera… benedizione del cielo!
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eli
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venerdì 6 febbraio 2009
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bello!!
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meryl streep è strepitosa. unico neo del film secondo me è il finale, non doveva rimanere il dubbio...
[+] il dubbio
(di maria antonietta)
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[+] non so
(di eli)
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ciccio capozzi
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venerdì 6 febbraio 2009
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un conflitto che va oltre le persone
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“IL DUBBIO” di JOHN PATRICK SHANLEY; USA, 08. Brooklyn 1964, nella scuola parrocchiale la Direttrice, una Suora ipertradizionalista, pur all’indomani del Concilio, sospetta che il Parroco abbia atteggiamenti ambigui rispetto ad uno studente di colore, da lui protetto. E’ la puntuale messa in film del dramma teatrale omonimo, diretto dallo stesso autore, anche da noi rappresentato in questi giorni con la regia di S.Castellitto e con S.Accorsi, ritenuto al top della bravura, nella parte del prete. Nel film è Ph. Seymour Hoffman, candidato all’Oscar; mentre la suora è M. Streep, che dallo scatenato musical “Mamma mia!” passa con estrema scioltezza ad una così cupa caratterizzazione, anch’essa candidata all’Oscar.
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“IL DUBBIO” di JOHN PATRICK SHANLEY; USA, 08. Brooklyn 1964, nella scuola parrocchiale la Direttrice, una Suora ipertradizionalista, pur all’indomani del Concilio, sospetta che il Parroco abbia atteggiamenti ambigui rispetto ad uno studente di colore, da lui protetto. E’ la puntuale messa in film del dramma teatrale omonimo, diretto dallo stesso autore, anche da noi rappresentato in questi giorni con la regia di S.Castellitto e con S.Accorsi, ritenuto al top della bravura, nella parte del prete. Nel film è Ph. Seymour Hoffman, candidato all’Oscar; mentre la suora è M. Streep, che dallo scatenato musical “Mamma mia!” passa con estrema scioltezza ad una così cupa caratterizzazione, anch’essa candidata all’Oscar. Un film di mostri sacri? Si, e non solo. Nonostante la provenienza chiaramente teatrale, esso dà forti emozioni; costruisce un’azione e un crescendo di tensione. Anzi, la validità del film suggerisce un ulteriore elemento alla vecchia discussione, nata si può dire con la nascita del cinema: il teatro può essere cinema? Personalmente, ritengo che, anche in questa, l’unica soluzione è “rovesciare il tavolo”. Il trasferimento in sede filmica del gesto teatrale, fatto di parola/atto scenico, funziona se il tempo narrativo è scandito, nella forme peculiari e/o reinventate (una volta si sproloquiava di un misterioso “specifico filmico”) del linguaggio cinematografico, attraverso, nel senso etimologico, di “profondamente dentro”, la stessa parola. Il montaggio, la costruzione dell’inquadratura, l’illuminazione, la scenografia, la coreografia, ecc. devono servirsi della capacità attoriale di “essere”, essi stessi, incarnazione di quanto pronunziano. Così è stata individuata, nel tempo, un’altra forma di genere narrativo, quella “Teatrale”. Gli attori danno una rappresentazione “strutturata e inglobata” del tempo storico cornice della vicenda. Ed è ciò che fanno al meglio i tre del film, non dimenticando la suorina giovane- testimone e “coro” della vicenda, la sottilmente brava Amy Adams, alle prese di un’epoca assai difficile e complessa quale erano gli anni 60. Sono citati due riferimenti storici-chiave: l’assassinio di J.F.K. e il Concilio. In questo recinto si dibatte un conflitto che va oltre le persone, ma le ingloba con tutta la possibile complessità delle psicologie messe in campo, le ambiguità e i dubbi. Gli scontri ideologici si basano su quelle individualità, non solo sui messaggi che essi portano, e sono rivissuti con sofferenza. Anzi, all’inizio si pone la sfera del dubbio come una matrice filosofica di fondamentale accrescimento delle proprie consapevolezze razionali ed emotive. In questo il film non ci dà alcuna facile certezza e pace.
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pg
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giovedì 5 febbraio 2009
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resta il dubbio...
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L'America perennemente lacerata dal conflitto fra il bene ed il male.
Un cast di prim'ordine, con la Streep e Seymour Hoffmann da brivido, ma il film non aggiunge nulla alla pièce teatrale. Resta il dubbio....perchè produrlo?
[+] perchè
(di maria antonietta)
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