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            | costcla | giovedì 14 maggio 2009 |  
            | se non ci fosse valerio!   |  |  |  |  
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                        Diciamo che il film è noioso,decisamente inverosimile,falsamente filosofeggiante...però il mondo di oggi in fin dei conti non è così?
tra gli attori ottima la recitazione della famiglia Montani,compreso lo spettacolare fidanzatino della figlia...pessima quella della famiglia di Giulia (sempre troppo sopra le righe,compresa la sempre brava Golino...stavolta meno brava).Originali le trovate registiche di rendere reali i personaggi della fantasia di Montani...
però la verità è che senza le battute english-style (in romanesco) di V.Mastrandrea stò film risulterebbe una noia mortale!
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            | balcazar | lunedì 5 luglio 2010 |  
            | carino... ma non troppo!   |  |  |  |  
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                        Bel film, ben confezionato, ottimi attori, bella e brava la protagonista (come sempre), trama coinvolgente ma... c'è qualcosa che non convince, è un film che non riesce ad andare avanti, s'inceppa, la trama è troppo lenta; è molto introspettivo ma non convince fino in fondo.Forse vuol essere un film "impegnato", sarebbe meglio non lo fosse, potrebbe scorrere più velocemente e senza indugi.
 
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            | ultimoboyscout | venerdì 24 agosto 2012 |  
            | finalmente irrompe la golino!   |  |  |  |  
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                        Film decisamente sui generis, in cui l'azione è molto meno importante dei personaggi e si svolge quasi per intero all'interno di una piscina. Perchè proprio in acqua la sospensione dal mondo che sta fuori è totale ed è ciò che serve ai due protagonisti: splendida Valeria Golino, Giulia, istruttrice di nuoto in semilibertà che la sera non esce perchè rientra in carcere, intenso Valerio Mastandrea, Guido, che vuole imparare a nuotare, così perfettamente opaco, apatico e dimesso come il ruolo gli impone di essere. Tra i due nasce un rapporto specialissimo che attraversa vari stadi, finendo per migliorarli entrambi. Oltre a loro si distingue Sonia Bergamasco, moglie poco amata che sa cosa vuol dire recitaree piazzare gesti e parole al momento giusto.
                        [+]
                        
                     
                    
                        Film decisamente sui generis, in cui l'azione è molto meno importante dei personaggi e si svolge quasi per intero all'interno di una piscina. Perchè proprio in acqua la sospensione dal mondo che sta fuori è totale ed è ciò che serve ai due protagonisti: splendida Valeria Golino, Giulia, istruttrice di nuoto in semilibertà che la sera non esce perchè rientra in carcere, intenso Valerio Mastandrea, Guido, che vuole imparare a nuotare, così perfettamente opaco, apatico e dimesso come il ruolo gli impone di essere. Tra i due nasce un rapporto specialissimo che attraversa vari stadi, finendo per migliorarli entrambi. Oltre a loro si distingue Sonia Bergamasco, moglie poco amata che sa cosa vuol dire recitaree piazzare gesti e parole al momento giusto. Piccioni, che assieme a Francesca Pontremoli scrive anche, scava nell'intimo delle persone e in particolare nelle loro insicurezze e infelicità, ma la svolta del film, dopo uan prima parte noiosa e scontata, è quando Guido e Giulia si incontrano, confrontandosi e misurando le azioni e el ovvie conseguenze di quest'ultime e solo da quel momento in poi il film cambia passo diventando molto interessante. Non usa mezzucci il regista, mantiene un profilo basso, è aiutato da due attori in stato di grazia che interpretano le due facce dello stesso disagio, si muovono tra sospensione, incertezza e isolamento e rappresentano la contrapposizione delle stesse forze in un riuscitissimo gioco di specchi. Narrativamente discutibile, è senza dubbio un'opera di livello che sa raccontare con onestà e senza strafare una storia. Ottimo il contributo di Luca Bigazzi alla fotografia e quello dei Baustelle per le musiche.
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            | gianleo67 | lunedì 24 dicembre 2012 |  
            | il labile confine della solitudine   |  |  |  |  
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	Scrittore quasi per caso e senza qualità, Guido attraversa una crisi professionale e coniugale che lo vede padre e marito distratto e assente. Il suo incontro con la problematica istruttrice di nuoto della figlia, una detenuta con permesso di lavoro diurno, sembra ridestare in lui un rinnovato entusiasmo per la vita ed il lavoro. Ma le reciproche indecisioni e diffidenze faranno divergere inesorabilmente le loro strade.Il cinema di Piccioni segue le indefinite traiettorie di una umanità alla deriva, di sentimenti sospesi tra la tangibile sicurezza di un presente di indolente infelicità e la labile incertezza di un futuro di velleitarie speranze. Questa ambivalenza emotiva viene qui sviluppata attraverso il parallelo esemplare di due solitudini che si incrociano quasi per caso (cosa accade poi veramente per caso?) sul confine ondivago e mutevole di una superficie liquida, simbolo e paradigma di una condizione di precarietà umana e professionale dove il dubbio e l'incertezza diventano la misura attraverso la quale confrontarsi con se stessi e con l'altro, alla ricerca di un improbabile punto di riferimento.
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	Scrittore quasi per caso e senza qualità, Guido attraversa una crisi professionale e coniugale che lo vede padre e marito distratto e assente. Il suo incontro con la problematica istruttrice di nuoto della figlia, una detenuta con permesso di lavoro diurno, sembra ridestare in lui un rinnovato entusiasmo per la vita ed il lavoro. Ma le reciproche indecisioni e diffidenze faranno divergere inesorabilmente le loro strade.[-]Il cinema di Piccioni segue le indefinite traiettorie di una umanità alla deriva, di sentimenti sospesi tra la tangibile sicurezza di un presente di indolente infelicità e la labile incertezza di un futuro di velleitarie speranze. Questa ambivalenza emotiva viene qui sviluppata attraverso il parallelo esemplare di due solitudini che si incrociano quasi per caso (cosa accade poi veramente per caso?) sul confine ondivago e mutevole di una superficie liquida, simbolo e paradigma di una condizione di precarietà umana e professionale dove il dubbio e l'incertezza diventano la misura attraverso la quale confrontarsi con se stessi e con l'altro, alla ricerca di un improbabile punto di riferimento. Dentro e fuori la storia (tra le fantasticherie letterarie e le urgenze della vita) e dentro e fuori dall'acqua diventano le dimensioni possibili di una ricerca di sè che sembra non avere alcuna via d'uscita, che confina i protagonisti nel perimetro invalicabile delle proprie indecisioni.
 Film intimista delle occasioni mancate (sottolineate con romantica eleganza dalle indovinate suggestioni musicali di Sergio Endrigo e Richard Anthony) il lavoro di Piccioni è a suo modo un'opera che ci parla della difficoltà di vivere con sicurezza le prorpie ambizioni (professionali, genitoriali, relazionali) con una indolenza che fatalmente conduce alla sconfitta od alla rinuncia a se stessi. Non manca è vero qualche passaggio a vuoto (in fase di montaggio)  ed una certa prolissità del linguaggio registico che rischiano di sminuire o banalizzare il disegno psicologico dei personaggi e delle situazioni (la storia ed il vissuto della fedifraga e rea Giulia, il rapporto distante e abbozzato tra la stessa Giulia ed i suoi familiari, il ruolo un pò marginale della trascurata moglie di Guido), ma ciò viene prontamente riscattato da una intensità espressiva e da momenti di migliore riuscita nella direzione degli attori che conferisce una impronta autoriale forte e precisa alla vicenda. Particolarmente riuscito appare perciò il finale, diviso tra le il triste rimpianto di un testamento umano che si interrompe con il suicidio della protagonista (ciò che viene scritto è più vero di ciò che viene mostrato o dimostrato) e la resa incondizionata di uno scrittore senza qualità alle impietose regole dello showbiz ed al proprio fallimento professionale. Una Golino intensa e convincente (pure voce cantante nella struggente 'Piangi Roma') e un Mastandrea con l'aria un pò così di chi non ha nulla da perdere o da guadagnare. Straordinario contributo musicale dei Baustelle. Promosso 'sine laude'.
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            | filippo catani | martedì 4 giugno 2013 |  
            | l'incontro tra due infelicità   |  |  |  |  
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                        Guido è uno scrittore introverso e insicuro. Candidato a un premio letterario, l'uomo si trova a fronteggiare una situazione familiare che lo sta portando alla separazione dalla moglie. L'uomo ha una figlia adolescente con cui fatica a comunicare e che è fidanzato con un ragazzo intelligente ma introverso. La strada dello scrittore si intreccerà a quella di Giulia insegnante di nuoto nonchè in libertà vigilata.Un film molto malinconico che per citare Schopenauer mostra l'incontro fatale fra due infelicità seppur per motivi diametralmente diversi. Lo scrittore Guido infatti è insoddisfatto un po' di tutto il mondo che lo circonda ma soprattutto è insoddisfatto di se stesso.
                        [+]
 
                    
                        Guido è uno scrittore introverso e insicuro. Candidato a un premio letterario, l'uomo si trova a fronteggiare una situazione familiare che lo sta portando alla separazione dalla moglie. L'uomo ha una figlia adolescente con cui fatica a comunicare e che è fidanzato con un ragazzo intelligente ma introverso. La strada dello scrittore si intreccerà a quella di Giulia insegnante di nuoto nonchè in libertà vigilata.Un film molto malinconico che per citare Schopenauer mostra l'incontro fatale fra due infelicità seppur per motivi diametralmente diversi. Lo scrittore Guido infatti è insoddisfatto un po' di tutto il mondo che lo circonda ma soprattutto è insoddisfatto di se stesso. Disprezza la notorietà che la candidatura al premio gli ha riservato, non riesce a intrattenere un rapporto con la moglie che ritiene essere banale e perdipiù nemmeno ha letto il suo libro e anzi ne ha letto solo una prima bozza che considerava troppo triste e anche con la figlia le cose non vanno meglio. Si rivede in parte in Filippo il giovane fidanzato della figlia che studia francese, ascolta Endrigo e davanti alle macchinette sceglie i prodotti in base alle calorie; insomma quello che banalmente viene considerato un secchione. Improvvisamente la vita di Guido è sconvolta da Giulia che non può uscire la sera per il semplice fatto che sta scontando una condanna in carcere ed è in semilibertà. La donna ha alle spalle un passato terribile dove ha abbandonato l'amorevole marito e la propria figlia e non riesce a farsene una ragione. Osserva la figlia da lontano o di nascosto e vorrebbe scriverle ma non sa da che parte farsi. Nessuna morale, nessuna vena assolutoria, un film con un epilogo doloroso ma aperto è quello che ci regala questo spigoloso film di Piccioni il quale si avvale dell'ottima interpretazione di Mastandrea (non è una novità specialmente per questi ruoli così dolenti) e della Golino. Molto belli infine i momenti in cui i due protagonisti si ritirano sottacqua in piscina osservando le altre persone che nuotano in superficie perfetta metafora di quella che è la loro esistenza.
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            | pipay | lunedì 9 marzo 2009 |  
            | uno scrittore tra fantasia e realtà.   |  |  |  |  
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                        Nel film, alla fantasia di uno scrittore che ha raggiunto una certa notorietà, alle sue storie frutto di invenzione, ai suoi personaggi probabili e improbabili, fa da contrappunto la vicenda di Giulia. Una vicenda amara, che condiziona pesantemente la vita e il tragico destino della donna. Lo scrittore, che a tratti appare incerto e disorientato perché è parzialmente in crisi creativa e ha una situazione familiare non ottimale: un rapporto quasi conflittuale con la moglie, un altro non facile con la figlia, rimane comunque affascinato dalla figura di Giulia, che è la sua istruttrice di nuoto. Lei sta scontando una pena per omicidio, ma le è concesso di lavorare ogni giorno presso un centro sportivo.
                        [+]
                        
                     
                    
                        Nel film, alla fantasia di uno scrittore che ha raggiunto una certa notorietà, alle sue storie frutto di invenzione, ai suoi personaggi probabili e improbabili, fa da contrappunto la vicenda di Giulia. Una vicenda amara, che condiziona pesantemente la vita e il tragico destino della donna. Lo scrittore, che a tratti appare incerto e disorientato perché è parzialmente in crisi creativa e ha una situazione familiare non ottimale: un rapporto quasi conflittuale con la moglie, un altro non facile con la figlia, rimane comunque affascinato dalla figura di Giulia, che è la sua istruttrice di nuoto. Lei sta scontando una pena per omicidio, ma le è concesso di lavorare ogni giorno presso un centro sportivo. Fra i due comincia un'intesa che sfocia presto in un coinvolgimento affettivo. Giulia però non riuscirà a reggere il peso di una vita "a metà" e soprattutto è disperata perché non viene rivalutata e accettata dalla figlia che un giorno riesce a rivedere proprio grazie alla complicità dello scrittore. La Golino è bravissima nell'interpretare il personaggio di questa donna così tormentata. Mastrandea si muove con deliberato impaccio: non sta bene in famiglia, non può creare con Giulia nulla di costruttivo e di duraturo, non si fa coinvolgere più di tanto dall'ambiente letterario. Unica cosa poco credibile: lui fa lo scrittore e basta, e conduce un tenore di vita piuttosto agiato. Ma non c'è in Italia, credetemi (ho una Casa editrice e faccio l'editore da 24 anni) uno scrittore che riesce a vivere bene con i soli diritti d'autore: tutti hanno un altro lavoro. A proposito: l'ambiente letterario descritto nel film è proprio così: anche se molte scene sono girate in Toscana,l'appartamento che si vede all'inizio, quando lui incontra la madre (che gli fa da battistrada, grazie alle sue conoscenze nel campo editoriale)è quasi "la copia" della casa che fu di Maria Bellonci, in via Rispoli, a Roma, dove si presentano i libri che partecipano al "Premio Strega" e dove si fa lo spoglio delle prime votazioni per decidere la "cinquina" dei libri selezionati. La serata in cui avviene lo spoglio delle schede dei votanti si svolge in un luogo che ricorda il Ninfeo di Valle Giulia, dove appunto si proclama il vincitore dello "Strega". Certi salotti dove abbondano persone dai settanta anni in su, sono proprio così. Ovviamente "descrivere" tutto questo è stato solo un vezzo di sceneggiatura e di regia.  Al film comunque manca qualcosa. Non convince. E non lascia tracce evidenti nell'animo dello spettatore.
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            | olgadikom | mercoledì 4 marzo 2009 |  
            | ancora una donna sola e disperata   |  |  |  |  
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Il film di Giuseppe Piccioni, pur presentando all’inizio limiti legati alla sceneggiatura a due mani (il regista e Federica Pontremoli) e un impaccio evidente nel delineare i personaggi, prende poi corpo quando tra gli attori scatta la giusta alchimia. La metafora della piscina, presente in tutta la storia, trova a questo punto chiara collocazione, mentre  il finale drammatico lascia comunque qualcosa di aperto. Nella prima parte anche Valerio Mastandrea, pur abile ad accattivante, non riesce a dare realtà all’abulia di uno scrittore che da una parte sembra non voler essere tale, dall’altra vive tra le fantasie legate ai suoi libri, a volte troppo banali, a volte ritagliate su musical famosi (vedi Cantando sotto la pioggia), con una mancanza di convinzione che si avverte.
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Il film di Giuseppe Piccioni, pur presentando all’inizio limiti legati alla sceneggiatura a due mani (il regista e Federica Pontremoli) e un impaccio evidente nel delineare i personaggi, prende poi corpo quando tra gli attori scatta la giusta alchimia. La metafora della piscina, presente in tutta la storia, trova a questo punto chiara collocazione, mentre  il finale drammatico lascia comunque qualcosa di aperto. Nella prima parte anche Valerio Mastandrea, pur abile ad accattivante, non riesce a dare realtà all’abulia di uno scrittore che da una parte sembra non voler essere tale, dall’altra vive tra le fantasie legate ai suoi libri, a volte troppo banali, a volte ritagliate su musical famosi (vedi Cantando sotto la pioggia), con una mancanza di convinzione che si avverte. Ma dopo, l’entrata in scena di altre figure, la moglie, la figlia e Giulia (Valeria Golino, la sua istruttrice di piscina), ci avvisano che il gioco si fa più serio. Così Guido mette alla scoperto le sue paure più fonde, le sue inadempienze, la sua pigra superficialità che lo porta a galleggiare come nella piscina, senza riuscire a mettere la parola fine a un matrimonio in crisi e senza amore per un mestiere che gli sta troppo stretto. Nel frattempo Giulia con i suoi occhi tristissimi, svela cosa c’è dietro il suo non uscire la sera. Lei teme di affondare di nuovo, come già le è avvenuto perdendo anche l’affetto della figlia. Sa di aver bisogno di qualcuno, di aprirsi a una nuova relazione e lo fa con secchezza, senza richiedere comprensione o pietà. Non sconfessa il suo delitto e i suoi errori, ma per un momento sogna un esito diverso da quello rovinoso cui è giunta per amore di un altro uomo. Ma ben presto, dopo alcuni momenti di serenità, l’acqua si rinchiude su di lei ed affonda. Cosa farà Guido non è chiarissimo; nella piscina, che nelle belle riprese subacquee simboleggia il silenzio e il distacco dalla realtà, ciascuno cerca le sue soluzioni e l’esito è rimesso alle scelte, al carattere ed in parte al destino. Giulia ha avuto coraggio e con selvaggia semplicità ha accettato gli effetti della sua passione e delle sue azioni. Guido tende alla deresponsabilizzazione e forse continuerà a nuotare nel limbo delle figure fantastiche dei suoi scritti, rifugiandosi di nuovo presso la famiglia riunita con i dovuti scheletri nell’armadio. 
In quanto al linguaggio, Piccioni dirige con mano esperta. Soprattutto le scene risultano essenziali, taglienti nei dialoghi brevi, funzionalmente convincenti e sostenute da una bella fotografia. Una curiosa e forse significativa coincidenza è che sono usciti di seguito tre bei film da non perdere (The reader, inglese, Ti amerò sempre, francese, e Giulia non esce la sera, italiano), in cui le protagoniste, anche se per cause diverse, sono legate alla stessa drammatica esperienza, solitamente riservata al genere maschile. Che ci si stia accorgendo che anche la donna ha dentro di sé pulsioni e contraddizioni oscure, tutte da esplorare?  
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            | domenico argondizzo | venerdì 13 marzo 2009 |  
            | giulia non esce   |  |  |  |  
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                        Lo scrittore vive nel/del suo mondo, come chiunque di noi, ed ha desideri, valutazioni, paure, limiti, che lo portano - per il breve tratto del film - ad allontanarsi dalla sua famiglia. Questo allontanamento non sembra avere delle spiegazioni/giustificazioni, anzi, in alcuni passaggi/dialoghi, Montani risulta proprio antipatico per come non corrisponde alle attese della moglie e della figlia. Ciò che però rileva ai fini della scelta di Mastrandrea è il fatto che la sua felicità/realizzazione è altrove; è la fatalità della vita gli fa incontrare Giulia, una persona sola, che sta pagando per le responsabilità/scelte fatte nella sua vita.
Questo incontro potrebbe essere foriero di una crescita per entrambi, lui/lei incominciano a fare le cose che non sanno fare (nuotare/fare da madre), ma, mentre per la Golino il peso del passato è invincibile (tanto da far apparire preferibile gettare la spugna), per lo scrittore si profilano due strade da poter percorrere simultaneamente:
1) recuperare il rapporto con la propria figlia;
2) scrivere il suo miglior libro, che ovviamente tratta di pezzo significativo della propria vita.
                        [+]
                        
                     
                    
                        Lo scrittore vive nel/del suo mondo, come chiunque di noi, ed ha desideri, valutazioni, paure, limiti, che lo portano - per il breve tratto del film - ad allontanarsi dalla sua famiglia. Questo allontanamento non sembra avere delle spiegazioni/giustificazioni, anzi, in alcuni passaggi/dialoghi, Montani risulta proprio antipatico per come non corrisponde alle attese della moglie e della figlia. Ciò che però rileva ai fini della scelta di Mastrandrea è il fatto che la sua felicità/realizzazione è altrove; è la fatalità della vita gli fa incontrare Giulia, una persona sola, che sta pagando per le responsabilità/scelte fatte nella sua vita.
Questo incontro potrebbe essere foriero di una crescita per entrambi, lui/lei incominciano a fare le cose che non sanno fare (nuotare/fare da madre), ma, mentre per la Golino il peso del passato è invincibile (tanto da far apparire preferibile gettare la spugna), per lo scrittore si profilano due strade da poter percorrere simultaneamente:
1) recuperare il rapporto con la propria figlia;
2) scrivere il suo miglior libro, che ovviamente tratta di pezzo significativo della propria vita.
Una postilla che potrebbe essere - senza volere - irriguardosa: la riscoperta che Giulia fa della scrittura, mi ha ricordato, per assonanza, l’analogo percorso che Hanna-Winslet segue verso la lettura; la cultura svolge una insostituibile funzione catartica e di riequilibrio dell’interiorità psichica.
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            | gaara | lunedì 19 luglio 2010 |  
            | il cinema italiano   |  |  |  |  
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                        Il protagonista, Guido Montani, interpretato da un compassato Valerio Mastrandrea, è un affermato scrittore di nicchia, riconosciuto come tale da un pubblico maturo, a causa del suo modo di scrivere e di plasmare personaggi. .
Non sa com'è diventato scrittore ed in maniera poco consueta, ma al contempo affascinante, dichiara di iniziare a scrivere a partire dai suoi personaggi, cercando di attribuirgli una collocazione sentimentale  ed infine, solo infine, trovare le parole, quasi come se fossero irrilevanti nella stesura di un libro, nonostante queste siano vincolanti. 
Ciò lo porta ad una ricerca estenuante, al punto tale che i suoi personaggi, invadano flebilmente la sua vita e forse Guido con difficoltà riesce a scindere le cose.
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                        Il protagonista, Guido Montani, interpretato da un compassato Valerio Mastrandrea, è un affermato scrittore di nicchia, riconosciuto come tale da un pubblico maturo, a causa del suo modo di scrivere e di plasmare personaggi. .
Non sa com'è diventato scrittore ed in maniera poco consueta, ma al contempo affascinante, dichiara di iniziare a scrivere a partire dai suoi personaggi, cercando di attribuirgli una collocazione sentimentale  ed infine, solo infine, trovare le parole, quasi come se fossero irrilevanti nella stesura di un libro, nonostante queste siano vincolanti. 
Ciò lo porta ad una ricerca estenuante, al punto tale che i suoi personaggi, invadano flebilmente la sua vita e forse Guido con difficoltà riesce a scindere le cose. Personaggi soli, infelici e all'apparenza poco realistici che trovano il loro legame con la realtà nella felicità, ma non quella che tutti sarebbero disposti a riconoscere, bensì una felicità mascherata, definita come “la tristezza che fa le capriole”. 
E' proprio la difficoltà di accettare una vita senza speranza che rende la sua lettura pesante, al punto tale che la gran parte dei suoi lettori, non ancora “cresciuti”, non riesce a finire i suoi libri, i quali restano incompleti, come i suoi nuovi personaggi in cerca di luce, certi di non trovare mai uno spiraglio e ciò gli rende la piacevole sensazione di essere poco apprezzato.
Si, piacevole! in quanto Guido sa di essere maturo ed accetta il suo ruolo, consapevole che “uno cresce quando comincia a capire che tutto finisce, impara a tradire gli amici le persone che ama... una cosa del genere e così cresci e peggiori, un po' come andare a male”.
Guido preso dalla scrittura del suo nuovo libro è propenso a conoscere qualcosa o qualcuno che gli dia ispirazioni, ma non cerca il consueto, perché poco interessante ed infatti la gran parte delle persone che lo circondano sembrano fittizie, a partire dalla figlia Costanza e dal suo ragazzo Filippo degni, per i ruoli assegnatigli, di un film di Tim Burton. Forse, l'unico personaggio volutamente non costruito è la moglie Benedetta, interpretata da Sonia Bergamasco, che appare patetica nei suoi modi di fare non riuscendo per questo ad attirare l'attenzione del marito, il quale si sente “in dovere” di cercare altre sorgenti da cui attingere. E' infatti una sorta di scambi di piacere tra Guido e la figlia Costanza, che permette a quest'ultima di abbandonare le lezioni di nuoto, concedendo al padre la possibilità celata di conoscere la nuova istruttrice Giulia, interpretata da una superba Valeria Golino. Il rapporto fra i due è inizialmente a senso unico, dal momento che Giulia sembra essere trattenuta da qualcosa, ma in seguito la goffaggine di Guido nel nuotare la rende più propensa ad un confronto, facendo si che si creino i presupposti per approfondire la conoscenza, nonostante Giulia non esca la sera.  
Guido trova in Giulia un'amante perfetta che possa fargli da musa ispiratrice e cerca di convincerla ad appoggiarsi a lui, certo di saper galleggiare al punto che niente possa tirarlo giù.
Una sceneggiature fantastica riesce a toccare dentro, smuovendo un turbinio di emozioni e rendendo piacevolissima la visione di un film ben diretto ed interpretato che avrebbe  potuto rappresentare, qualora fosse stato più sostenuto,  il cinema italiano. 
Una delle tante occasioni mancate all'italiana.
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            | mamo62 | sabato 7 marzo 2009 |  
            | due piccioni, ma senza fava   |  |  |  |  
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                        Questa volta (per me è la prima) Piccioni non mi convince. Sebbene questo film si inserisca perfettamente nella sua filmografia, combaciando pressochè in tutto con gli altri (in primis la giustapposizione tra i due personaggi protagonisti, sempre reciprocamente  “belli e impossibili”), questa volta un che di noioso e di forzato insieme disturbano il risultato complessivo. Valerio Mastrandrea è, a mio avviso, uno di quei talenti naturali il cui apporto al nostro cinema è prezioso. Ma il personaggio di Guido qui assegnatogli mi pare lo metta un po’ in imbarazzo, non trova il giusto abbrivio se non quando si tuffa in acqua, mentre nelle altre circostanze pare non essere a suo agio. Valeria Golino è anch’essa una delle migliori nostre (a proposito… ma come farà a essere sempre così in forma?!?), e anche lei pare ristretta, costretta in panni che le stanno un po’ stretti, senza riuscire ad esplodere come in altre occasioni (“Respiro” di Crialese su tutti) in tutte la sua potenziale e  raffinatissima drammaticità .
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                        Questa volta (per me è la prima) Piccioni non mi convince. Sebbene questo film si inserisca perfettamente nella sua filmografia, combaciando pressochè in tutto con gli altri (in primis la giustapposizione tra i due personaggi protagonisti, sempre reciprocamente  “belli e impossibili”), questa volta un che di noioso e di forzato insieme disturbano il risultato complessivo. Valerio Mastrandrea è, a mio avviso, uno di quei talenti naturali il cui apporto al nostro cinema è prezioso. Ma il personaggio di Guido qui assegnatogli mi pare lo metta un po’ in imbarazzo, non trova il giusto abbrivio se non quando si tuffa in acqua, mentre nelle altre circostanze pare non essere a suo agio. Valeria Golino è anch’essa una delle migliori nostre (a proposito… ma come farà a essere sempre così in forma?!?), e anche lei pare ristretta, costretta in panni che le stanno un po’ stretti, senza riuscire ad esplodere come in altre occasioni (“Respiro” di Crialese su tutti) in tutte la sua potenziale e  raffinatissima drammaticità . I personaggi di contorno (doveroso estrapolare dal contesto il simpaticissimo Jacopo Domemicucci/Filippo, impressionante clone di Antonio Albanese bambino) non trovano anche loro una giusta collocazione nel contesto narrativo, siano essi i personaggi reali (la fantastica Piera degli Esposti, qui molto simile alla zia di Castellitto ne “L’ora di religione”), siano quelli di fantasia usciti dalla penna, anzi dal Macbook di Guido (i protagonisti dei suoi racconti). Insomma, una qualche pagliuzza si è incastrata nell’ormai collaudato meccanismo di Piccioni, procurando un “picchiare in testa” che non lascia la consueta fluidità delle sue opere. Probabilmente la causa di ciò e dovuto, come già rilevato nella critica al film apparso su “Repubblica”, all’uso eccessivo di inserti nella narrazione: nella prima parte è Guido a essere in primo piano, mentre a Giulia è riservata la parte conclusiva del film (già questa “asincronia” è di per se dissonante), e gli intercalare alla loro storia (una bella storia, senza dubbio questa scelta di Piccioni non è meno felice delle sue precedenti) non danno mai l’impressione di esserne complementari, ma quasi attaccati in maniera posticcia, quasi dei riempitivi, senza contribuire efficacemente alla spiegazione dei personaggi protagonisti, alla loro caratterizzazione, e dando un contributo modesto e sostanzialmente superfluo rispetto alla trama.
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