lobohombre
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mercoledì 12 marzo 2008
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viaggio di redenzione, viaggio di formazione
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Il Viaggio è il vero protagonista di questo film. Ad iniziare da quello compiuto materialmente da un manipolo di uomini comuni - ognuno dei quali animato da impulsi e motivazioni differenti - per assicurare alla giustizia il temuto bandito Ben Wave; continuando con il viaggio "spirituale", che in un modo o nell'altro coinvolge ognuno dei personaggi principali del film. Il crepuscolare Dan Evans, padre di famiglia prostrato dagli stenti e abbattuto da un passato fatto di guerra e ferite invalidanti, ritroverà durante il viaggio il rispetto di sè e la stima del giovane figlio. Quest'ultimo vivrà il viaggio come una iniziazione, fatidico passaggio dall'adolescenza all'età adulta che si rivelerà brusco e doloroso, come spesso accade.
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Il Viaggio è il vero protagonista di questo film. Ad iniziare da quello compiuto materialmente da un manipolo di uomini comuni - ognuno dei quali animato da impulsi e motivazioni differenti - per assicurare alla giustizia il temuto bandito Ben Wave; continuando con il viaggio "spirituale", che in un modo o nell'altro coinvolge ognuno dei personaggi principali del film. Il crepuscolare Dan Evans, padre di famiglia prostrato dagli stenti e abbattuto da un passato fatto di guerra e ferite invalidanti, ritroverà durante il viaggio il rispetto di sè e la stima del giovane figlio. Quest'ultimo vivrà il viaggio come una iniziazione, fatidico passaggio dall'adolescenza all'età adulta che si rivelerà brusco e doloroso, come spesso accade. Perfino il bandito, Ben Wave, finirà per rimanere segnato dalla lunga strada percorsa in prigionia; la salda integrità morale del suo nemico-amico Evans lo impressionerà al punto da smuovere il suo lato più leale, umano e solidale. Strepitosa l'interpretazione di Russel Crowe nel ruolo del bandito colto, sarcastico e gentiluomo, che a mio parere oscura un pò quella del comunque ottimo Christian Bale. La regia è molto accurata e ben confezionata, così come la fotografia, i costumi, il make up, tutto a livelli di eccellenza. Leggermente ridondanti la scena della miniera (in cui Luke Wilson fa inspiegabilmente capolino come comparsa), quella degli indiani e l'ultima parte del film, per digerire le quali è necessaria una buona dose di sospensione dell'incredulità. Un maggiore realismo nelle sparatorie credo che sarebbe giovato alla drammaticità del film, oltre a svincolarlo da una catalogazione come prodotto "di genere", a mio avviso riduttiva. Per concludere, due menzioni obbligatorie. La prima è per Ben Foster che interpreta meravigliosamente il ruolo di Charlie Prince, vero "cattivo" del film, psicopatico braccio destro (segretamente innamorato?)di Wave. La seconda è per Marco Beltrami - le cui musiche riportano alla mente le splendide colonne sonore scritte da Morricone per i western di Leone - il quale a mio parere avrebbe meritato l'oscar.
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diego
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martedì 23 ottobre 2007
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il fascino dell western
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Inizio con un giudizio veramente molto ma molto bello.
Il film che parte nalla sua più classica delle maniere riesce con lo svilupparsi delle vicende ad entrare in maniera quasi viscerale nello spettatore coinvolgendolo fortemente per tutta la durata dell'opera.
Il film che probabilmente manca di qualche frangente in più d'azione non perde mai però d'interesse regalandoci dei mo0menti di fortissima intensità grazie alla buonissima regia e ad un' apprezzabile e suggestiva sceneggiatura.
Ma il vero fiore all'occhiello del film è la magistrale prestazione fornita dai due attori principali di questo film, bravissimo Cristhian Bale che si conferma ormai un attore di primissimo livello, (inutile ricordare le sue ottime interpretazioni in BATMAN BEGINS o THE PRESTIGE) ma veramente immenso Russel Crowe che da sfoggio ad una grandissima interpretazione che riesce a lasciare il segni anche in alcuni piccoli ma intensissimi momenti del film, veramente ottimo.
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federico zecchini
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domenica 28 ottobre 2007
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un genere immortale
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Il tempo passa ma il western non muore mai. Nonostante molto sia cambiato dalla sau epoca aurea, nonstante il pubblico si sia disaffezionato a questo genere storico, quasi mitico, il western è ancora in grado di rialzare la testa e di proporre capolavori. E Quel Treno per Yuma è esattamente questo: un capolavoro. Del classico di Daves resta l'impianto e lo scontro fra i caratteri dei due protagonisti, là i grandi Glenn Ford e Van Heflin, qui gli altrettanti bravi Russel Crowe e Christian Bale. Ma le somiglianze finiscono qui perché - giustamente - il regista James Mangold ha puntato quanto più possibile a distaccarsi dall'illustre predecessore, evitando il puro remake. Il film è molto più ricco d'azione e questo, se da un lato favorisce lo spettacolo, permette altresì di approfondire ancor meglio i caratteri dei due protagonisti, in particolar modo quello di Ben Wade.
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Il tempo passa ma il western non muore mai. Nonostante molto sia cambiato dalla sau epoca aurea, nonstante il pubblico si sia disaffezionato a questo genere storico, quasi mitico, il western è ancora in grado di rialzare la testa e di proporre capolavori. E Quel Treno per Yuma è esattamente questo: un capolavoro. Del classico di Daves resta l'impianto e lo scontro fra i caratteri dei due protagonisti, là i grandi Glenn Ford e Van Heflin, qui gli altrettanti bravi Russel Crowe e Christian Bale. Ma le somiglianze finiscono qui perché - giustamente - il regista James Mangold ha puntato quanto più possibile a distaccarsi dall'illustre predecessore, evitando il puro remake. Il film è molto più ricco d'azione e questo, se da un lato favorisce lo spettacolo, permette altresì di approfondire ancor meglio i caratteri dei due protagonisti, in particolar modo quello di Ben Wade. Finalmente si capisce per quel motivo questo bandito è così temuto e perché alla fine, davanti al cadavere di un uomo che ha imparato a rispettare, che è riuscito a ritrasmettergli valori che credeva perduti da tempo, egli scelga senza indugi di vendicarlo sterminando la propria banda prima di salire sul treno per Yuma. A questo proposito una delle cose che colpisce di più, la scelta di cambiare il finale originale uccidendo Dan Evans, risulta perfettamente giustificata dal discorso che si vuole portare avanti e non è solo un cambio fatto per il puro gusto di fare, di modificare. Insomma un grandissimo film, da vedere senza remore, consigliato a tutti, anche e forse soprattutto a coloro che di western si interessano poco.
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angels lume '93
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mercoledì 5 dicembre 2007
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un western che non si dimentica
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Film basato sul vecchio west, con un paesaggio che fa quasi da protagonista modernizzato con immagini più nitide e non troppo violento, che narra la storia di un povero contadino,sommerso dai debiti e con una famiglia da mantenere, che cerca di fare fortuna scortando il famigerato fuorilegge della contea Wade alla stazione per prendere il treno che lo porterà al carcere di Yuma, insieme ad un gruppo di uomini onesti, decimato dalle continue imboscate degli uomini di Wade.All'inizio i due si odiano,poi si aiutarenno a vicenda, finendo quasi per diventare "amici" ed infine stabiliranno per fino un patto. Il contadino muore e il malvivente va in carcere e la sua banda viene uccisa da lui stesso.
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Film basato sul vecchio west, con un paesaggio che fa quasi da protagonista modernizzato con immagini più nitide e non troppo violento, che narra la storia di un povero contadino,sommerso dai debiti e con una famiglia da mantenere, che cerca di fare fortuna scortando il famigerato fuorilegge della contea Wade alla stazione per prendere il treno che lo porterà al carcere di Yuma, insieme ad un gruppo di uomini onesti, decimato dalle continue imboscate degli uomini di Wade.All'inizio i due si odiano,poi si aiutarenno a vicenda, finendo quasi per diventare "amici" ed infine stabiliranno per fino un patto. Il contadino muore e il malvivente va in carcere e la sua banda viene uccisa da lui stesso. I debiti del contadino sono saldati e suo figlio di circa 15 anni diviene l' erede della fattoria. magnifica interpretazione di Russel Crowe.
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dandy
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giovedì 20 aprile 2017
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remake dignitoso.
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Dopo 50 anni dal primo film,Mangold aggiorna questo remake secondo le nuove mode hollywoodiane:più azione,più morti,più spiegazioni.Forse una mezz'ora di meno arebbe giovato,ma lo spettacolo c'è ed confezionato con mestiere.Gli attori sono in parte,e l'esasperata cattiveria di fondo a tratti colpisce.Ma rimane un prodotto di genere senza infamia nè lode,non certo memorabile,e non in grado di resuscitare il western.Il finale da un lato è apprezzabile per la svolta tragica,ma dall'altro non è del tutto convincente.
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samanta
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domenica 13 ottobre 2019
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come era bella hollywood dei tempi d'oro
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Concordo con quanto scritto da Pino Farinotti nella sua recensione del 2008 che bisogna vedere la storia così com'é. In genere è la mia opinione sui remake bisogna guardarli senza confronti con l'originale (da me commentato il 29 settembre u.s.).
Però in questo caso lo stesso regista ha voluto imprimere una continuità alla storia inserendo lo stesso sceneggiatore pur cambiando la forma. Non intendo non condividere un giudizio positivo, ma ritengo che il regista avendo a disposizione una bella storia poteva mantenere il nucleo e cambiare poco, oppure rivederla da capo a fondo, ad esempio perché Ben Wade debba essere visto come un rapinatore gentiluomo?
Tale visione aveva un senso nell'originale, Ben aborriva uccidere, nella rapina alla diligenza si premura di non uccidere i guardiani e i passeggeri, viene ucciso solo un guardiano perché a sua volta aveva sparato uccidendo un bandito.
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Concordo con quanto scritto da Pino Farinotti nella sua recensione del 2008 che bisogna vedere la storia così com'é. In genere è la mia opinione sui remake bisogna guardarli senza confronti con l'originale (da me commentato il 29 settembre u.s.).
Però in questo caso lo stesso regista ha voluto imprimere una continuità alla storia inserendo lo stesso sceneggiatore pur cambiando la forma. Non intendo non condividere un giudizio positivo, ma ritengo che il regista avendo a disposizione una bella storia poteva mantenere il nucleo e cambiare poco, oppure rivederla da capo a fondo, ad esempio perché Ben Wade debba essere visto come un rapinatore gentiluomo?
Tale visione aveva un senso nell'originale, Ben aborriva uccidere, nella rapina alla diligenza si premura di non uccidere i guardiani e i passeggeri, viene ucciso solo un guardiano perché a sua volta aveva sparato uccidendo un bandito. Nel nostro film il regista James Mangold (Cop Land, Kate&Leopold, Innocenti bugie ma al suo primo western) ha cambiato registro trasformando Ben in uno psicopatico assassino nell'assalto alla giurisprudenza ammazza tutti i guardiani, salvo lasciare a mò di esempio McEnroy (Peter Fonda) che vedremo nel prosieguo, addirittura uccide uno della banda perché non ha ammazzato un ferito. Alcune scene sono incongrue, ad esempio l'assalto alla dirigenza , blindata e piena di guardiani con una mitragliatrice scena che è presa dal film Caravona di Fuoco con John Wayne, si vede la mitragliatrice fare strage di innumerevoli banditi e poi si viene a sapere che sono solo 4 i loro morti!
Ben Wade (un ottiimo Russel Crowe) durante il tragitto che lo porta allla città di Contention per prendere il treno per Yuma è accompagnato dal solo Dan (Christian Bale bravo attore ma non in parte decisamente migliore Van Heflin dell'originale) un contadino che si è offerto per necessità economica ma anche da altri 4 di cui 2 durante il viaggio saranno uccisi ferocemente da Ben che ha una inverosimile libertà di movimento. Nel finale si aggiunge al gruppo il figlio maggiore di Dan, il feroce Ben si improvvisa benefattore e visto uccidere Dan uccide tutta la sua banda (6 o 7 persone) e poi salta da solo sul treno che lo porta al carcere di Yuma nella cella predisposta sapendo che il figlio di Dan riceverà con la madre il premio.La scena a mio avviso è grottesca, come d'altra parte inutili le scene della miniera e dell'attacco degli Apache che è girato in modo confuso.
Il film è anche involgarito rispetto al precedente in cui Ben seduceva la barista del Saloon (la bellissima e brava Felicia Farr), la scena era delicata e suggeriva il rapporto sessuale, invece Mangold ha preso come barista una giunonica e bella modella (Vinessa Shaw) del tutto inespressiva che mostra le sue nudità, una scena superflua e volgare.
Il film è stato abbastanza un flop commerciale a fronte di un budget di 55 milioni di $ ha avuto in tutto il mondo incassi per 70 milioni. A mio giudizio il regista non è adatto a dirigere film Western, comunque per il paesaggio molto bello e per la recitazione dei 2 protagonisti nonché per la trama che comunque è bella 3 stelle - -.
Rimpiangiamo tutti Delmer Daves ed anche la bella canzone che faceva sottofondo all'originale e cantata da Frankie Laine.
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ultimoboyscout
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sabato 8 ottobre 2011
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chi custodisce la sua bocca protegge la sua vita.
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Cinquant'anni esatti dopo l'originale e omonimo film di Delmer Daves con Glenn Ford ecco puntuale il remake di James mangold. Christian Bale è Dan Evans allevatore dell'Arizona sommerso dai debiti e dalle angherie di un latifondista. Russell Crowe è invece Ben Wade, il fuorilegge che viene catturato e che deve essere condotto al carcere di Yuma. Evans, per coprire i debiti, si offrirà di scortarlo. Al gruppo si unirà il figlio di Evans, un adolescente, interpretato da Logan Lerman, più che sorprendente nel ruolo per la maturità e la sicurezza dimostrate. Tratto da un romanzo di Elmore leonard il film risulta un pò troppo lungo, cambia il finale, estremizza pregi e difetti dei vari personaggi ma soprattutto incattivisce, rendendolo spietato e sanguinario, il personaggio del bandito.
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Cinquant'anni esatti dopo l'originale e omonimo film di Delmer Daves con Glenn Ford ecco puntuale il remake di James mangold. Christian Bale è Dan Evans allevatore dell'Arizona sommerso dai debiti e dalle angherie di un latifondista. Russell Crowe è invece Ben Wade, il fuorilegge che viene catturato e che deve essere condotto al carcere di Yuma. Evans, per coprire i debiti, si offrirà di scortarlo. Al gruppo si unirà il figlio di Evans, un adolescente, interpretato da Logan Lerman, più che sorprendente nel ruolo per la maturità e la sicurezza dimostrate. Tratto da un romanzo di Elmore leonard il film risulta un pò troppo lungo, cambia il finale, estremizza pregi e difetti dei vari personaggi ma soprattutto incattivisce, rendendolo spietato e sanguinario, il personaggio del bandito. Bravi gli attori, buono il contributo della regia ma a conti fatti non soddisfa del tutto: colpa di un genere che ormai non è più l'emblema d'America? o forse che il genere è in agonia e si cerca di ricrearlo per quanto possibile in laboratorio? Se tiene, il film, è soprattutto per l'apporto stilistico di Mangold e per gli attori tutti molto in forma, compresi due credibilissimi Fonda e Foster. L'amplificazione di storia, durata, dialoghi, personaggi, paesaggi (meravigliosi!) e sfondo storico-sociale lo zavorrano invece parecchio, anche se rispetto all'originale lo arricchiscono d'azione non evitando però di renderlo ridondante.
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giorpost
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mercoledì 23 marzo 2016
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quel buono, quel cattivo e quei 200 dollari d'onor
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Dan Evans è un ex soldato senza una gamba proprietario di una fattoria ma indebitato fino al collo; con moglie e figlio ridotti quasi alla fame e sempre alla ricerca di nuove strade per difendere la sua terra da squali e falchi in odore di espansione, ne trova una poco facile allorquando, spinto dalla disperazione, si propone di far parte di un gruppo di persone abili con le armi che ha il compito di scortare il pericoloso e sanguinario malvivente Ben Wade fino ad una stazione non troppo vicina. Inizia, così, una lunga e interminabile traversata che, tra montagne, sentieri selvaggi e imboscate degli Apache, dovrà terminare nella città di Contention dove un treno, di passaggio alle ore 3,10, porterà il fuorilegge fino al carcere di Yuma: tra Evans e Wade, pur essendoci una palese tensione, non tarderà a sopraggiungere un compromesso spinto da reciproca stima e vicendevole compassione.
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Dan Evans è un ex soldato senza una gamba proprietario di una fattoria ma indebitato fino al collo; con moglie e figlio ridotti quasi alla fame e sempre alla ricerca di nuove strade per difendere la sua terra da squali e falchi in odore di espansione, ne trova una poco facile allorquando, spinto dalla disperazione, si propone di far parte di un gruppo di persone abili con le armi che ha il compito di scortare il pericoloso e sanguinario malvivente Ben Wade fino ad una stazione non troppo vicina. Inizia, così, una lunga e interminabile traversata che, tra montagne, sentieri selvaggi e imboscate degli Apache, dovrà terminare nella città di Contention dove un treno, di passaggio alle ore 3,10, porterà il fuorilegge fino al carcere di Yuma: tra Evans e Wade, pur essendoci una palese tensione, non tarderà a sopraggiungere un compromesso spinto da reciproca stima e vicendevole compassione. Nell' America del West, pronta a tutto per un pugno di dollari (200, in questo caso), la determinazione dell'agricoltore nel voler perseguire la strada dell'onestà e di una giusta educazione del figlio quattordicenne William (futuro capo famiglia), porterà ad un epilogo tanto scioccante quanto scontato. Per spendere qualche parola a favore di Quel treno per Yuma (USA, 2007), non ci vuole molto essendo, questo film, davvero ben diretto dall'intraprendente Mangold (Quando l'amore brucia l'anima). Una delle mie personali convinzioni rispetto al Cinema è che la resa degli attori e del cast dipendono molto dalla “mano” del regista (e ci mancherebbe altro, direte voi) ma in questa circostanza vanno fatte delle sottolineature: Russel Crowe e Christian Bale, rispettivamente il cattivo Wade ed il buono Evans, ancora una volta danno sfoggio della loro grandezza, confermando di essere tra i migliori interpreti in circolazione. Di Crowe conosciamo bene carriera, picchi e parziali flop, ma è indubitabile la sua dimestichezza davanti alla camera e quella piacevolissima faccia da schiaffi rotondeggiante che attrae come pochi; Bale, dal canto suo, sembra proprio non sbagliare un colpo, scegliendosi accuratamente i copioni giusti che l'hanno reso il più versatile in assoluto della sua generazione (insieme a Edward Norton e Fassbender). Dunque la riuscita di questo film è dovuta, in larga parte, al loro talento. I due formano una coppia davvero affiatata, se è vero che lungo tutta la pellicola non escono mai fuori dalle righe, seguendo alla lettera i dettami di un regista che ha voluto creare un western atipico, certo, ma anche in linea (per certi parametri) con la sterminata produzione dei decenni d'oro, quando questo era un genere inflazionato. A contornare i due protagonisti, un gruppo di attori davvero notevoli e propedeutici al progetto, come Ben Foster, “ben” calato nella parte di Charlie Prince, compare di Ben (il personaggio di Crowe) che, insieme al resto della banda, cerca in ogni modo di portare in salvo il loro capo; risultano efficaci anche Alan Tudyk (Doc), ammirato in molte pellicole blockbuster per quel viso da pazzoide represso e il giovane Lerman (il figlio di Evans), che rivedremo spesso. L'azione non manca mai, con sequenze molto coinvolgenti ed anche strutturate alla vecchia maniera come le sparatorie a cavallo; se devo trovare un paio di difetti all'opera opterei per l'eccessiva vanità di Russel (presumibilmente voluta da Mangold) ed il non riuscitissimo finale, nel quale il regista non è stato capace di trasmettere il necessario quanto auspicabile pathos. Molti avranno avuto da ridire sull'eccessiva prolissità del film, in netto contrasto con i filoni di Ford o dello stesso Leone, nei quali la parola lasciava spazio alle bellissime immagini di luoghi selvaggi, volti vissuti e stivali consumati; in Three ten to Yuma non possiamo ammirare un vero cappello vissuto o un panciotto vecchio stile (i costumi di un tempo non li fanno più), ma resta un piacevole lungometraggio ambientato nel far west con il buonismo della Hollywood di oggi, per il quale tra il bene il male, la differenza la fanno quei 200 dollari d'onore.
Voto: 7
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(di biscotto51)
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renato c.
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venerdì 10 ottobre 2014
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buon remake
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Non ho visto l'originale con Gleen Ford e quindi non posso fare paragoni, comunque preso in se stesso questo film non mi sembra male! La parte del leone la fa Russel Crowe, bandito crudele ma che in confronto a qurlli della sua banda ha la faccia d'angelo, e Christian Bale gli fa da buona spalla. Il succo del film sta nel rapporto tra i personaggi da loro interpretati, prima nemici, poi man mano aumenta sempre di più una reciproca simpatia. Tuttavia Bale non rinuncia a consegnare Crowe alla giustizia per intascare i 200 dollari, nonostante il bandito glie ne offrisse molte di più. Le sparatorie sono molto da western moderno, ispirato da Sergio Leone, comunque senza eccessivo sadismo o spietatezza.
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Non ho visto l'originale con Gleen Ford e quindi non posso fare paragoni, comunque preso in se stesso questo film non mi sembra male! La parte del leone la fa Russel Crowe, bandito crudele ma che in confronto a qurlli della sua banda ha la faccia d'angelo, e Christian Bale gli fa da buona spalla. Il succo del film sta nel rapporto tra i personaggi da loro interpretati, prima nemici, poi man mano aumenta sempre di più una reciproca simpatia. Tuttavia Bale non rinuncia a consegnare Crowe alla giustizia per intascare i 200 dollari, nonostante il bandito glie ne offrisse molte di più. Le sparatorie sono molto da western moderno, ispirato da Sergio Leone, comunque senza eccessivo sadismo o spietatezza. Belle le due donne, un po' ambigua la moglie di Bale e bellezza statuaria Vinessa Shaw che non va col bandito perchè costretta ma accondiscendente, e pare che già si conoscessero. Nel complesso un buon spettacolo!
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my_movies_land
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venerdì 11 agosto 2017
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godibile ed ottima fonte di intrattenimento.
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Un film per cui avevo molte aspettative a causa delle svariate recensioni positive sia da parte della critica statunitense che da parte del pubblico (in particolare dagli utenti di IMDB). Per fortuna è stato inserito da poco su Netflix e sono riuscito a vederlo.
La regia, di questa pellicola del 2007 remake dell’ omonimo film del 1957 (che non ho ancora visionato), è stata affidata a James Mangold, regista di numerosi film tra cui gli ultimi sul personaggio di Wolverine: “wolverine: l’immortale” e “Logan- the Wolverine”, con quest’ultima c’ho visto diverse somiglianze sia per la narrazione che per la regia in se. Mangold è stato in grado di dirigere un western a stampo “vecchio”, ma che sia godibile ed un’ ottima fonte di intrattenimento tutt’oggi.
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Un film per cui avevo molte aspettative a causa delle svariate recensioni positive sia da parte della critica statunitense che da parte del pubblico (in particolare dagli utenti di IMDB). Per fortuna è stato inserito da poco su Netflix e sono riuscito a vederlo.
La regia, di questa pellicola del 2007 remake dell’ omonimo film del 1957 (che non ho ancora visionato), è stata affidata a James Mangold, regista di numerosi film tra cui gli ultimi sul personaggio di Wolverine: “wolverine: l’immortale” e “Logan- the Wolverine”, con quest’ultima c’ho visto diverse somiglianze sia per la narrazione che per la regia in se. Mangold è stato in grado di dirigere un western a stampo “vecchio”, ma che sia godibile ed un’ ottima fonte di intrattenimento tutt’oggi.
Le colone portanti del film sono le interpretazioni degli attori e consigli la visione della pellicola in lingua originale per godere al meglio quelle di Christian bale e di Ben Foster che interpretano rispettivamente il protagonista e il villian principale.
Buona anche la sceneggiatura mai banale ma forse fin troppo buonista in alcune parti. Ottime le scenografie e i costumi.
Il film in conclusione non mi ha deluso, mi ha intrattenuto quanto basta, anche se ci mette un po’ ad ingranare, la prima mezz’ora non mi ha entusiasmato l’ho trovata un po’troppo lenta e parlata. Comunque lo trovo un ottimo film western.
VOTO: 7,5/10
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