maryluu
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lunedì 7 aprile 2008
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l'amicizia è un aquilone colorato parte seconda
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Ho tremato di fronte alle atrocità che ho visto. Al sol pensiero che certe cose esistano, che siano reali e presenti nel 21 secolo mi fa ringraziare Dio di essere nata occidentale. Se da un lato me ne vergogno per molti motivi, dall’altro ritengo di essere una persona privilegiata. A cui è stata regalata la normalità, l’identità personale e la libertà di pensiero e di parola. O forse in fin dei conti solo la libertà.
Sottovalutiamo spesso questa parola. Ci sentiamo prigionieri della nostra vita. Quando invece siamo liberi di decidere chi essere e cosa essere. Vedendo che c’è chi non è libero neanche di “respirare” sto male. Male perché consapevole che le cose non possono cambiare o se lo faranno non certo in modo immediato.
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Ho tremato di fronte alle atrocità che ho visto. Al sol pensiero che certe cose esistano, che siano reali e presenti nel 21 secolo mi fa ringraziare Dio di essere nata occidentale. Se da un lato me ne vergogno per molti motivi, dall’altro ritengo di essere una persona privilegiata. A cui è stata regalata la normalità, l’identità personale e la libertà di pensiero e di parola. O forse in fin dei conti solo la libertà.
Sottovalutiamo spesso questa parola. Ci sentiamo prigionieri della nostra vita. Quando invece siamo liberi di decidere chi essere e cosa essere. Vedendo che c’è chi non è libero neanche di “respirare” sto male. Male perché consapevole che le cose non possono cambiare o se lo faranno non certo in modo immediato. Male per tutti quei bambini, orfani, violentati, picchiati che hanno solo la colpa di essere nati nella terra sbagliata.
Mi rendo conto che ci sono troppe cose ingiuste e noi nel nostro mondo dorato le vediamo troppo lontane. Come un brutto incubo da cui comunque ci sveglieremo. Non pensando che da questo incubo molta gente non si sveglia fino alla fine dei suoi giorni. Insomma sono visibilmente scossa.
Il personaggio chiave della storia è comunque l’amico fraterno del padre di Amir, Rahim Khan. Sarà lui a spingerlo verso la concretizzazione del suo sogno di essere un grande scrittore,verso il riappacificamento con se stesso e verso l’unione con lo sfortunato nipotino.
Grandi uomini dunque, grande nobiltà, grande cuore: lui, Hassan, Baba e infine anche Amir.
Intensi e validi anche gli attori. Veramente inerenti alla trama e ai loro personaggi, soprattutto i due bambini.
Ancora una volta, sono rimasta scioccata dal fatto che siano realmente dovuti scappare negli Stati Uniti dopo essere stati oggetto di minacce di ritorsioni per aver partecipato al film. Ciò dimostra che quello che vediamo attraverso la protezione di uno schermo è vita reale, è viva, vera, atroce.
Magistrali le ambientazioni. Sia prima che dopo la guerra.
Insomma un vero capolavoro. Vico parlava dei “ corsi e ricorsi storici”, del fatto che la storia si ripete continuamente e con tale coscienza potremo intervenire per cambiare le cose. Nonostante ciò non lo facciamo perché l’uomo non è nato solidale ma come diceva Hobbes è nato animale, in continua lotta di tutti contro tutti. Questa è la dimostrazioni del fatto che nonostante abbiamo vissuto 21 secoli di lotte, siamo ancora capaci, con gli occhi pieni di lacrime, di guardare e dimenticare. Di lasciare che tutto vada come deve andare. E questo non è di certo onorevole.
Infine il film mi ha fatto pensare al fatto che l’amicizia è un bell ’aquilone colorato, capace di compiere molti giri, di lottare, di cadere, ma di volare sempre in alto, oltre le nuvole.
Consiglio questo film senza alcun dubbio.
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albi
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lunedì 7 aprile 2008
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poco convincente
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film insignificante rispetto al libro, non ho provato nessuna delle emozioni provate nella lettura..più adatto per chi non ha letto un bel niente..peccato!
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aziz
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domenica 6 aprile 2008
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bah!
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Film assolutamente noioso, banale, superficiale e antropologicamente scorretto. Trova consensi in un pubblico abbastanza ignorante circa i fatti sulla questione afgana.
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maddy...
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domenica 6 aprile 2008
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una storia fantastika...
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Vorreste anke kapire..la bellezza di un libro..?!?Voi k giudikate kodesto..brutto..!?Cioe ma vi rendete konto?!E un libro appassionante..bellissimo..a dir la verita..e kosi konvolgente x me k preferivo leggere piuttosto k fare kose mie...trsite..e reale!L'ho terminato in una settimana...e sn soddisfatta di aver speso i miei soldi nell'acquisto di questo libro fantastiko..Ora fra qualke gg..andro a vedere il film...ho visto il trailer...e merita di exere visto..!!Forse a voi..piacciono quei libri..kosi cretini..km voi d'altrond..xk se nn apprezzate la bellezza di qst libro..vorrei tnt kapire..ks vi piace..
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eleonora
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domenica 6 aprile 2008
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se la vita potesse essere una gara di aquiloni
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Ispirato all’omonimo primo romanzo di Khaled Hosseini , il film è ambientato in Afghanistan ma girato nella Cina occidentale e in lingua persiana. Le scene si svolgono sempre inserite in ambientazioni suggestive, di strade polverose e di mercati arabi colmi di cibi speziati. Ben girato, la cinepresa si muove vorticando in questo caleidoscopio di rumori e colori, tra i vapori e i fumi odorosi del kebab e accrescendo il contrasto con la Kabul devastata dalla guerra, quando ormai siamo nell’anno 2000 ed è nelle mani dei talebani. Gli effetti, gli arabeschi che gli aquiloni, nelle competizioni fra bambini che animano la Kabul coperta di neve, sono suggestivi, così come l’animazione e quel brivido d’entusiasmo che fa tremare tutta la città.
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Ispirato all’omonimo primo romanzo di Khaled Hosseini , il film è ambientato in Afghanistan ma girato nella Cina occidentale e in lingua persiana. Le scene si svolgono sempre inserite in ambientazioni suggestive, di strade polverose e di mercati arabi colmi di cibi speziati. Ben girato, la cinepresa si muove vorticando in questo caleidoscopio di rumori e colori, tra i vapori e i fumi odorosi del kebab e accrescendo il contrasto con la Kabul devastata dalla guerra, quando ormai siamo nell’anno 2000 ed è nelle mani dei talebani. Gli effetti, gli arabeschi che gli aquiloni, nelle competizioni fra bambini che animano la Kabul coperta di neve, sono suggestivi, così come l’animazione e quel brivido d’entusiasmo che fa tremare tutta la città. Il gioco degli aquiloni, insieme alla poesia dei versi del Corano e alla colonna sonora intensa e coinvolgente, quasi in risposta a chi temeva che un regista americano potesse ridurre e banalizzare la cultura Afghana, ne rafforzano l’importanza, la sacralità. La cultura Afghana serpeggia ovunque e sarà proprio quella, nel viaggio di ritorno di Amir, ad aleggiare come un spirito antico, non rafforzato dalla politica estremista talebana, ma ucciso e calpestato.
Un film che coinvolge per la tenerezza e la bellezza della trama, così articolata che i più dubitavano che fosse possibile una trasposizione cinematografica che la non riducesse e rovinasse definitivamente. Al contrario, la trama riassunta e condensata nei quasi 150 minuti di film racconta i tratti salienti del libro, li riporta più o meno fedelmente, e anche nei momenti in cui la storia si discosta dal romanzo originale i più fedeli lettori apprezzano la variante, riconoscendo con quanta maestria anche la riduzione non è diventata offesa, ma saggia scelta. Dopotutto, la sceneggiatura è dello stesso Hosseini e chi meglio di lui poteva avere la sensibilità necessaria a trattare una trama così bella e complessa?
Parliamo degli attori: la maggior parte era composta da attori non professionisti. Alla prima occhiata, la recitazione non perfetta saltava all’occhio, diventando via via più convincente col procedere della storia e, anzi, dando quel tocco realistico che rende il film così accessibile e piacevole. I due bambini mi hanno decisamente colpita. Meno la rigidità di Zekiria Hebrahimi (giovane Amir), molto di più la spontaneità vivace di Ahmad Khan Mahmoodzada (il giovane Hassan), che doveva risaltare come antieroe pacifico, esempio di virtù, remissivo servo fedele e amico appassionato.
Un po’ poco credibile è risultata ai più la cieca fedeltà di Hassan e forse un po’ troppo rapida e poco comprensibile la separazione dei due amici, che erano all’inizio stretti in un così sincero sentimento. Separazione che nel romanzo è accuratamente spiegata. Ma la trasposizione cinematografica doveva rispondere di limiti di tempo e comunque e così strutturata, la storia non mi è sembrata risentirne.
Infine, la colonna sonora. Le melodie facilmente riconoscibili come di matrice araba arricchiscono i più suggestivi momenti del film. La preghiera di Amir, la corsa per la caccia all’aquilone nelle strade affollate di Kabul, la gara degli aquiloni. E ancora, la commozione, la poesia e la dolcezza della storia sapientemente raccontata di Hosseini non si è banalizzata, neppure con un brano cantato in inglese che ha un po’ disturbato, ma si è anzi arricchita di quella magia e di quella poesia che sono proprie della cultura musulmana.
Un film commovente e suggestivo.
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elisa
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domenica 6 aprile 2008
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mi aspettavo di più
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Non mi sono entusiasmata per questo film, il libro è un'altra storia, è straordinario, bellissimo, intenso e pieno di colpi di scena. Il film accenna appena alla storia saltando addirittura dei passi secondo me fondamentali, chi non ha letto il libro non capirà mai l'intensità del racconto, la prima parte può andare ma la seconda è troppo veloce e ti ritrovi alla fine senza capire bene come cavolo ha fatto a tornare in America! Io consiglio di leggere il libro e se si vuole per curiosità andare a vedere il film ma senza aspettarsi la stessa profondità e la stessa magia del romanzo!
[+] bellissimo
(di xxx)
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kikka90avril
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domenica 6 aprile 2008
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che posso dire
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è molto bello e infatti è spettacolare.
chi dice che fa schifo io non sto dalla sua parte perchè vuol dire che non aprezza niente della vita che gli offre.
Magari tra 3 anni sarà povero e non potrà più andare al cinema.
CIAO
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paola rapini
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sabato 5 aprile 2008
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la guerra degli aquiloni
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Nel cielo di Kabul invece degli aerei volano aquiloni.Mi vengono in mente i versi del Pascoli mentre vedo il film.Il poeta fanciullino si sarebbe terrorizzato a vedere sfrecciare come missili sibilanti i suoi teneri e innocui aquiloni!Ma il cielo di Urbino non è il cielo di Kabul dove ,per gioco,gli aquiloni si tagliano invece di lasciarli scivolare dalle mani.
Questione di punti di vista.Bravissimo Marc Forster,quasi quanto Khaled Hosseini.
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clara
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venerdì 4 aprile 2008
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storia d'amore,fratellanza e amicizia.
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ho letto il libro e lo rileggero' ancora.penso che il film avra'lo stesso successo del libro.
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vivvisc
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venerdì 4 aprile 2008
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protagonista reso asettico
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I tormenti ed il senso di colpa del protagonista non permeano; la storia è centrata sulla vigliaccheria del protagonista che nel film però non fuoriesce più di tanto, e non sembra ripetersi come nella storia originale. Il pavido "Innominato" che si converte alla vita, viene presentato dal regista come un povero infelice che alla fine che riesce a capire qualcosa. Il regista ha messo l'ammorbidente al pathos che rendeva questa storia sconvolgente.
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