Big City

La città in mano ai bambini

Un western di produzione francese decisamente bizzarro. Il principio è quello di "Piccoli gangster": storie di "genere" interpretate da bambini anziché da adulti, e messe (parzialmente) in forma di musical. Big City, villaggio di Frontiera in territorio indiano, si spopola di adulti dopo una battaglia da cui fa ritorno solo James Wayne, un ragazzo di dodici anni. Tutti i ruoli sociali della cittadina vengono allora assunti dai minorenni, doni in formato mignon dei rispettivi genitori, dal rampollo del sindaco e del banchiere alla prostituta, che però vende solo bacetti. Qui comincia a delinearsi la morale della favola, fatta sullo schema della parabola di Brook "Il signore delle mosche". I bimbi scimmiottano gli adulti, riproducendone i peccati: dalla cupidigia all'accaparramento capitalistico, dall'applicazione impropria delle leggi al razzismo. Finché non avviene l'incontro con gli indiani, bambini anche loro, che minaccia di diventare una guerra in miniatura. L'effetto risulta un po' spiazzante, con certi bimbi truccati e un po' leziosi ai limiti del sospetto di pedofilia; però la pellicoletta — forse proprio grazie alla sua bizzarrìa— riesce a farsi guardare fino in fondo.
Da La Repubblica, 25 luglio 2008


di Roberto Nepoti, 25 luglio 2008