La voltapagine

La voltapagine? Un piatto che si serve freddo

L'atteggiamento sprezzante di una concertista di fama impedisce alla piccola Mélanie di superare il concorso d'ammissione al conservatorio. Una decina d'anni dopo, il marito della pianista assume Mélanie, divenuta una ragazza riservata e taciturna, per occuparsi del loro figlio. La giovane, invece, si rivelerà indispensabile alla sua antica esaminatrice girandole le pagine delle partiture durante i concerti; e ciò proprio mentre questa comincia a perdere la fiducia in se stessa.
Presentato a Cannes, nella sezione Un certain regard, La voltapagine è un film francese che varia sul tema ancestrale della vendetta, ma adottando un approccio molto originale. Situazioni e personaggi evocano l'universo di Claude Chabrol, con le sue figure femminili misteriose (Mélanie è buona? invidiosa? pazza?), i suoi silenzi e la brace che cova sotto le ceneri.
In un film di Chabrol, però, o di Haneke, ci attenderemmo qualche atto estremo. Dercourt, invece, preferisce lavorare su altre forme di emozione. Il piacere primario della vendetta passa per atti distruttivi sì, ma non estremi; la giovane Déborah François adotta una recitazione rattenuta, facendo intendere i tormenti del personaggio con un fremito di sopracciglio. Il vero valore aggiunto della Voltapagine è il modo in cui sublima l'esilità della trama in esercizio di stile. Accordando la musica con le azioni dei personaggi e il ritmo del montaggio, in un gioco sapiente di tensioni e distensioni.
Da La Repubblica, 9 febbraio 2007


di Roberto Nepoti, 9 febbraio 2007