claudio
|
martedì 9 gennaio 2007
|
essere cattivi va bene, ma solo a metà!
|
|
|
|
Tipica commedia da interni, molto teatrale, "il grande capo" non delude la sommaria presentazione che la voce narrante del regista, ad inizio rappresentazione, dà del film (forse per un senso di fedeltà al "dogma" di verità) al pubblico in attesa. E' una godevolissima commedia, con una trama ben congegnata, attori-macchiette bravi (bravissimo va al protagonista Jens Albinus), buono il ritmo e il colpo di coda finale è splendido. Il film, oltre ad essere un'allegoria della condizione miserrima in cui versano gran parte delle attuali imprese guidate dalle multinazionali per cui i dipendenti non sanno mai chi siano i "capi" e in base a quale criterio (oltre quello del profitto) prendano le varie decisioni, è anche una spietata analisi sull'incapacità e sulla debolezza degli esseri umani ad essere, cinicamente, razionalmente, pedissequamente, laicamente individialisti accettandone tutte le conseguenze di solitudine e angoscia che da ciò derivano.
[+]
Tipica commedia da interni, molto teatrale, "il grande capo" non delude la sommaria presentazione che la voce narrante del regista, ad inizio rappresentazione, dà del film (forse per un senso di fedeltà al "dogma" di verità) al pubblico in attesa. E' una godevolissima commedia, con una trama ben congegnata, attori-macchiette bravi (bravissimo va al protagonista Jens Albinus), buono il ritmo e il colpo di coda finale è splendido. Il film, oltre ad essere un'allegoria della condizione miserrima in cui versano gran parte delle attuali imprese guidate dalle multinazionali per cui i dipendenti non sanno mai chi siano i "capi" e in base a quale criterio (oltre quello del profitto) prendano le varie decisioni, è anche una spietata analisi sull'incapacità e sulla debolezza degli esseri umani ad essere, cinicamente, razionalmente, pedissequamente, laicamente individialisti accettandone tutte le conseguenze di solitudine e angoscia che da ciò derivano. Il senso di colpa è come un'ombra che volteggia cupa sulla testa del capo reale che mascherandosi dietro un invisibile capo, evidentemente, non sa accettare l'idea di rendere se stesso una sorta di perfetto individualista dedito al profitto. Sa che alienandosi la possibilità di avere rapporti autentici di amicizia (che, si sa, comporterebbero anche lealtà, verità, dialogo reale, ecc.) con gli altri lavoratori, sprofonderebbe nel brutale mondo guidato dai "chip", codificato dal linguaggio incomprensibile della tecnologia, in nome dell'esclusivo guadagno. Essendo perciò incapace di esercitare a pieno la "volontà di potenza", riesce solo ad impiantare la classica finzione (che una volta si sarebbe codificata come "piccolo borghese", ma che invece oggi appartiene un po' a tutte le classi sociali, quando esse si riescono a distinguere...) e a propagare la diffusa retorica aziendale del finto lavoro di gruppo, dei vuoti abbracci motivazionali, dell'"essere una squadra". Insomma: solo momenti falsi e convenzionali sono quelli che circondano il nostro mercato quotidiano e l'ambiente lavorativo. Ma la macchinazione deve procedere e von Trier chiama in scena il paladino dell'autenticità (che poi è paradossalmente un attore) il quale avrà l'onere contrattuale di assumere su di sé il ruolo di capro espiatorio. In un universo reale di finzioni, le contraddizioni esplodono in maniera imprevedibile e surreale, lasciando ai posteri l'abilità e il dovere del giudizio. Unica e fastidiosa pecca quell'idea, piuttosto balsana, di voler mescolare l'avanguardia con il neocapitalismo in un tentativo innocuo e piuttosto naif di affidare una parte delle inquadrature al "caso" del computer collegato alla macchina da presa, con il risultato di avere una macchina da presa fissa, comunque ben posizionata, che spesso taglia gli attori proprio mentre recitano. Se questa avrebbe dovuto essere una sorta di messa in scena di un contrappasso per cui tale il mondo reale: falso e dimidiato dai sensi di colpa, quale il film: personaggi tagliati, inquadrature spesso malfatte e casuali; oppure una sorta di polemica "fine del cinema" da ottenersi mediante un semi-svilimento dell'immagine (che è il caposaldo su cui si regge l'arte cinematografica), non saprei dire con certezza. Oseri solo aggiungere che in questo carattere di incertezza e di parzialità (il film risulta comunque leggibilissimo e ben montato) il risultato è pessimo.
[-]
[+] d'accordo
(di alterega)
[ - ] d'accordo
[+] d'accordo a metà
(di faber)
[ - ] d'accordo a metà
[+] moralista e provocatore
(di dance)
[ - ] moralista e provocatore
[+] una truffa registica
(di luca)
[ - ] una truffa registica
[+] moralista?
(di marianna)
[ - ] moralista?
[+] film da impiegati
(di dagox)
[ - ] film da impiegati
|
|
[+] lascia un commento a claudio »
[ - ] lascia un commento a claudio »
|
|
d'accordo? |
|
megliosenza
|
martedì 9 gennaio 2007
|
si ride bene, ma lars resta un bel... presuntuoso
|
|
|
|
Dev'essere difficilissimo per Lars "limitarsi" a farci ridere, e questo è un peccato perché si ride! Insiste con inquadrature da cinefili e montaggi frammentati, e, almeno nella metà dei casi, fa satira sul ruolo dell'attore con battute da addetti ai lavori e giocando sul ruolo macchiettistico dell'attore che si finge il capo, non su situazioni "da commedia": in pochi, tra quelli che si spanciano dalle risate per "Natale a NewYork", o si divertono con "harry ti presento Sally" (e sono milioni), farebbero anche solo un sorrisetto nel vedere questa "commedia" di Lars... sono cose diverse.
Si è mai vista una commedia come questa? No. Questa è una commedia? No, è il massimo che Lars Von Triers sembra voler fare verso il genere della commedia, che lui considera un sottogenere.
[+]
Dev'essere difficilissimo per Lars "limitarsi" a farci ridere, e questo è un peccato perché si ride! Insiste con inquadrature da cinefili e montaggi frammentati, e, almeno nella metà dei casi, fa satira sul ruolo dell'attore con battute da addetti ai lavori e giocando sul ruolo macchiettistico dell'attore che si finge il capo, non su situazioni "da commedia": in pochi, tra quelli che si spanciano dalle risate per "Natale a NewYork", o si divertono con "harry ti presento Sally" (e sono milioni), farebbero anche solo un sorrisetto nel vedere questa "commedia" di Lars... sono cose diverse.
Si è mai vista una commedia come questa? No. Questa è una commedia? No, è il massimo che Lars Von Triers sembra voler fare verso il genere della commedia, che lui considera un sottogenere.
Si spera che non si cimenti più in questi esperimenti, si ride, ma snobisticamente e con presunzione. Possibile?!
[-]
[+] meglio snobbare che essere snobbati
(di )
[ - ] meglio snobbare che essere snobbati
|
|
[+] lascia un commento a megliosenza »
[ - ] lascia un commento a megliosenza »
|
|
d'accordo? |
|
roby
|
lunedì 8 gennaio 2007
|
un capo senza capo
|
|
|
|
veramente un insolito lars Von Triers..mi ero avvicinato con grande prudenza al film, ma l'oa e mezza passa con grande naturalezza e divertimento..ovviamente un divertimento raffinato..un gran bel film
|
|
[+] lascia un commento a roby »
[ - ] lascia un commento a roby »
|
|
d'accordo? |
|
davide
|
domenica 7 gennaio 2007
|
w i capi danesi
|
|
|
|
Splendida l'autoironia continua sulla mediocrità del popolo danese.
Il finale è da Storia del Cinema!
|
|
[+] lascia un commento a davide »
[ - ] lascia un commento a davide »
|
|
d'accordo? |
|
francesco
|
sabato 6 gennaio 2007
|
come nel vostro ufficio
|
|
|
|
Ridere con un film di Lars Von Trier? Si', e' possibile se scegliete questa commedia che racconta di un attore fallito ingaggiato per fingere di essere il grande capo di una ditta danese in vendita a un burbero islandese. Ma i dipendenti non lo sanno, proprio come nei giochi fra aziende multinazionali (o anche solo nazionali, o anche solo provinciali...), il cui potere e' altrove, piu' su, magari nell'america che LvT conferma di detestare, comunque invisibile, impossibile da identificare. Il gioco di equivoci, furbate e facce doppie va in scena in un teatrino di figure tipiche da ufficio (la bionda-pantera, il primo-della-classe-con-complessi, la nevrotica...), compreso un dirigente-regista che muove le pedine puntando a scappare con il malloppo.
[+]
Ridere con un film di Lars Von Trier? Si', e' possibile se scegliete questa commedia che racconta di un attore fallito ingaggiato per fingere di essere il grande capo di una ditta danese in vendita a un burbero islandese. Ma i dipendenti non lo sanno, proprio come nei giochi fra aziende multinazionali (o anche solo nazionali, o anche solo provinciali...), il cui potere e' altrove, piu' su, magari nell'america che LvT conferma di detestare, comunque invisibile, impossibile da identificare. Il gioco di equivoci, furbate e facce doppie va in scena in un teatrino di figure tipiche da ufficio (la bionda-pantera, il primo-della-classe-con-complessi, la nevrotica...), compreso un dirigente-regista che muove le pedine puntando a scappare con il malloppo. Quotidianita', in fondo. Pero' il film e' di Lars von Trier e allora la finzione e' dichiarata, il montaggio singhiozza, c'e' una voce esterna che accompagna gli spettatori e ragiona sulle attese di chi assiste al film mentre un riflesso nei vetri della prima scena mostra la macchina da presa. Le riprese sono state fatte collegando l'obiettivo a un computer con un limitato raggio d'azione: LvT ha spiegato che gli attori non sapevano se e come la macchina li stesse riprendendo. A seguire, il film offre giochi mentali (o tentativi di ironia intelligente o scintille di genio oppure ovvieta', fate voi) sulla figura dell'attore strumento del regista ma pure servo del ruolo che interpreta e del testo. Al punto che realta' e finzione restano divise da un velo poroso perche' 'entrare in una parte', se non si e' a teatro, puo' riservare spiacevoli sorprese, anche al prossimo. Il film funziona per due terzi - ma i 'tempi' dei dialoghi non sono sempre ad alto ritmo - poi si incarta in un finale a piu' strati che prolunga troppo l'attesa dello spettatore. Liberatoria risata conclusiva. Forse a qualcuno restera' il sospetto: LvT ci e' o ci fa? In entrambi i casi, merita una visita.
[-]
[+] ma chi è che ride?
(di lourdes)
[ - ] ma chi è che ride?
[+] chi ha ragione?
(di dagox)
[ - ] chi ha ragione?
|
|
[+] lascia un commento a francesco »
[ - ] lascia un commento a francesco »
|
|
d'accordo? |
|
|