bucky
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giovedì 12 luglio 2007
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geniale
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ancora una volta Lars von Trier lascia senza parole...
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piernelweb
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giovedì 31 maggio 2007
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piccoli capi e grandi subalterni
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Abbandonato il mondo sofferente di Dogville e Manderlay, Lars von Trier si concede ai piaceri della commedia in questo film low-budget interamente realizzato in patria con attori Danesi. La grottesca sceneggiatura ben si amalgama con la stramberia dei personaggi tra i quali spicca, ovviamente, il protagonista principale Kristoffer. Von Trier attraverso la caratterizzazione del personaggio (attore fallito, ma lui non lo sa) ironizza piacevolmente (e se ne sentiva davvero il bisogno) con le fissazioni autoriali e artistiche che troppo spesso prendono il sopravvento sui divi del set, registi e attori che siano. Alcuni passaggi superflui, ripetitivi e manieristici nella parte centrale, e qualche baco nel software Automavision@ che autogestisce la fotografia non inficiano granchè la qualità di "Il Grande Capo" che riserva il meglio nell'inatteso ed esilarante finale.
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Abbandonato il mondo sofferente di Dogville e Manderlay, Lars von Trier si concede ai piaceri della commedia in questo film low-budget interamente realizzato in patria con attori Danesi. La grottesca sceneggiatura ben si amalgama con la stramberia dei personaggi tra i quali spicca, ovviamente, il protagonista principale Kristoffer. Von Trier attraverso la caratterizzazione del personaggio (attore fallito, ma lui non lo sa) ironizza piacevolmente (e se ne sentiva davvero il bisogno) con le fissazioni autoriali e artistiche che troppo spesso prendono il sopravvento sui divi del set, registi e attori che siano. Alcuni passaggi superflui, ripetitivi e manieristici nella parte centrale, e qualche baco nel software Automavision@ che autogestisce la fotografia non inficiano granchè la qualità di "Il Grande Capo" che riserva il meglio nell'inatteso ed esilarante finale. Von Trier pone bene gli accenti sulle più diffuse malattie contemporanee: divismo, egocentrismo, immaturità ed egoismo confezionando una pellicola che è molto più pungente di quel che sembra.
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mister k
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sabato 21 aprile 2007
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finalmente una bella comicità
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Film molto carino e molto particolare. La comicità c'è, e in abbondanza, un sano divertimento che non presuppone particolari banalità o volgarità. Anche la trama è ben costruita, così come i personaggi risultano perfettamente caratterizzati. Lo stile di Von Trier c'è e si vede, il che ha conseguenze positive e negative. Positive perchè il cinismo, la crudeltà e il divertimento "cattivo" di cui è fatto questo film sono il suo punto di forza (e solo Von Trier poteva riuscirci), ma negative per questo montaggio così scarno, spezzato fino al fastidio e addirittura, in certi punti, sfocato. Quindi l'unica pecca è quella di aver voluto imprimere troppo fortemente il suo stile tecnico, ma per il resto è un gran, gran film.
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Film molto carino e molto particolare. La comicità c'è, e in abbondanza, un sano divertimento che non presuppone particolari banalità o volgarità. Anche la trama è ben costruita, così come i personaggi risultano perfettamente caratterizzati. Lo stile di Von Trier c'è e si vede, il che ha conseguenze positive e negative. Positive perchè il cinismo, la crudeltà e il divertimento "cattivo" di cui è fatto questo film sono il suo punto di forza (e solo Von Trier poteva riuscirci), ma negative per questo montaggio così scarno, spezzato fino al fastidio e addirittura, in certi punti, sfocato. Quindi l'unica pecca è quella di aver voluto imprimere troppo fortemente il suo stile tecnico, ma per il resto è un gran, gran film.
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[+] analisi perfetta
(di sinkro)
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dudola
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lunedì 16 aprile 2007
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il genio di lars von trier
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Ho visto questo film qualche mese fa ormai.. ma non posso trattenermi dal commentare la genitalià del regista. A dir poco favoloso il suo stile, innovativo, originale, strano. L'idea delle telecamere nascoste è qualcosa che davvero mi ha stupito. Le battute sono ottime e la storia idem. Sarà che sono sensibile a questo tipo di sentimenti, ma il fatto che il "vero" capo non aveva il coraggio di assumersi la responsabilità di dover gestire la sua autorità mi ha quasi commosso, nonostante il film sia una commedia.
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francesco picerno
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mercoledì 11 aprile 2007
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un film senza basi
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Von Trier toppa e
sbaglia film. Ma non per le intenzioni di fare un film meno serioso:
già in "the kingdom" e in "idioti" qualcosa di vagamente divertente si
era intravisto.
"il grande capo" innanzitutto manca di un contesto narrativo. Non dico
che non esista un 'idea di storia, ma proprio la realizzazione che non
ha le basi per fare un'analisi cinematografica. Per fare un film quindi
"divertente" non ci sono i personaggi per far sì che questo accada.
Tutto è impostato senza un minimo di inserimento nell'atmosfera, i
personaggi vengono presentati solo ed esclusivamente per sembrare dei
disturbati, lamentosi e repressi, pronti a qualsiasi scatto di follia.
L'idea stessa dell'attore capo viene presentato come una follia
impraticabile, senza basi di applicabilità, e questo si presenta come
un problema per far sì che un pubblico serio e attento alle dinamiche
di un film possa ridere di gusto.
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Von Trier toppa e
sbaglia film. Ma non per le intenzioni di fare un film meno serioso:
già in "the kingdom" e in "idioti" qualcosa di vagamente divertente si
era intravisto.
"il grande capo" innanzitutto manca di un contesto narrativo. Non dico
che non esista un 'idea di storia, ma proprio la realizzazione che non
ha le basi per fare un'analisi cinematografica. Per fare un film quindi
"divertente" non ci sono i personaggi per far sì che questo accada.
Tutto è impostato senza un minimo di inserimento nell'atmosfera, i
personaggi vengono presentati solo ed esclusivamente per sembrare dei
disturbati, lamentosi e repressi, pronti a qualsiasi scatto di follia.
L'idea stessa dell'attore capo viene presentato come una follia
impraticabile, senza basi di applicabilità, e questo si presenta come
un problema per far sì che un pubblico serio e attento alle dinamiche
di un film possa ridere di gusto.
Trama debolissima, sketch provinciali , aspetto metalinguistico
visto e rivisto (il regista che interviene sul suo film non mi sembra
una nuovissima idea) e in più lo stile registico.
Le inquadrature sono
orripilanti, ma non perchè sono fatte dal computer (quindi non per
l'idea), ma per il risultato. I jump cut perdono
completamente di senso. I personaggi inquadrati con aria in testa e
viso tagliato fanno perdere ogni aspetto narrativo alle situazioni, i
cambi di luce non hanno senso in quanto non giustificati. Un risultato
provocatorio ma orripilante.
Che Von Trier sia un autore estremamente narcisista e libero si era
capito, ma ormai mi sembra proprio che voglia fare semplicemente quello
che gli pare. E mentre una volta si poteva dire che Von Trier
provocasse lo spettatore, adesso si può dire semplicemente che V.T. si
disinteressa del pubblico e semmai lo sollecita (consentitemi la
battuta) proprio perchè si rende conto (vedi anche il finale) di aver
fatto una stupidaggine e , come tale, andrebbe giustificata
metacinematograficamente.
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darjus
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mercoledì 11 aprile 2007
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ecco chi è il vero grande c
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Von Trier, si sa, ama maramaldeggiare. E così costruisce una commedia divertita e divertente, in cui l’interazione con lo spettatore (in passato preso in giro, incantato, provocato o torturato sadicamente) si fa sfacciata, con il voice-off del regista che introduce, interrompe e chiude. Ma, soprattutto, suggerisce: il regista danese, infatti, si raccomanda di non riflettere sul film perché tanto si tratta solo di una commedia. L’ironia, però, è quanto mai palese. Consapevole della forza tagliente dell’umorismo satirico, infatti, Von Trier non perde occasione di farsi beffe delle piccolezze degli uomini, del capitalismo e delle sue dinamiche, suggerendo, questa volta in modo implicito, diverse riflessioni: l'esigenza di essere accettati e amati in contrapposizione alla necessità di prendere decisioni dolorose in nome del profitto (il vero grande C), la necessità di occultare, finché possibile, l'autorità, che incute obbedienza per il solo fatto di non essere visibile, l'inutilità di una gerarchia piramidale di fronte alla maggiore efficienza di una auto-gestione orizzontale.
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Von Trier, si sa, ama maramaldeggiare. E così costruisce una commedia divertita e divertente, in cui l’interazione con lo spettatore (in passato preso in giro, incantato, provocato o torturato sadicamente) si fa sfacciata, con il voice-off del regista che introduce, interrompe e chiude. Ma, soprattutto, suggerisce: il regista danese, infatti, si raccomanda di non riflettere sul film perché tanto si tratta solo di una commedia. L’ironia, però, è quanto mai palese. Consapevole della forza tagliente dell’umorismo satirico, infatti, Von Trier non perde occasione di farsi beffe delle piccolezze degli uomini, del capitalismo e delle sue dinamiche, suggerendo, questa volta in modo implicito, diverse riflessioni: l'esigenza di essere accettati e amati in contrapposizione alla necessità di prendere decisioni dolorose in nome del profitto (il vero grande C), la necessità di occultare, finché possibile, l'autorità, che incute obbedienza per il solo fatto di non essere visibile, l'inutilità di una gerarchia piramidale di fronte alla maggiore efficienza di una auto-gestione orizzontale. Ma la filosofia del Grande Capo è la stessa del contraddittorio Von Trier, che usa la commedia per farsi accettare e per nascondere il vero se stesso e (la sua visione de) le misere tragedie dei piccoli umani. Tutte le inquadrature (molte delle quali bizzarre) sono state scelte arbitrariamente da un programma computerizzato inventato dallo stesso regista, che, in tal modo, è riuscito a rendere comici i tempi dell'azione mantenendo quasi sempre fissa la camera. Un’ultima annotazione: a dispetto di tutto, si ride. E non è poco. *** su ****
http://lemierecensioni.blog.tiscali.it/
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luigi
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martedì 27 marzo 2007
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il piccolo capo
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Un film incredibilmente geniale e scarno
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daniele
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venerdì 16 marzo 2007
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la commedia va al di là delle vacanze di natale
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Secondo me è davvero un bel film. Non è ambizioso e furbescamente il regista lo dice dall'inizio. Si tratta di un film semplicissimo, ben pensato nelle sue componenti: tutti i personaggi ci stanno benissimo, e assieme esaltano il bravissimo protagonista che non poteva essere scelto meglio... con quella faccia, quei gesti, quelle inquadrature è davvero il capo che noi tutti vorremmo e non vorremmo, che possiamo amare ma anche di cui dobbiamo preoccuparci nell'interpretarne i pensieri contorti. Davvero una commedia frivola ma intelligente, diverso e imprevedibile, umano e surreale, una ragione in più per abbandonare del tutto quella volgarotta e ripetitiva commedia italiana che ogni Natale ci viene propinata.
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Secondo me è davvero un bel film. Non è ambizioso e furbescamente il regista lo dice dall'inizio. Si tratta di un film semplicissimo, ben pensato nelle sue componenti: tutti i personaggi ci stanno benissimo, e assieme esaltano il bravissimo protagonista che non poteva essere scelto meglio... con quella faccia, quei gesti, quelle inquadrature è davvero il capo che noi tutti vorremmo e non vorremmo, che possiamo amare ma anche di cui dobbiamo preoccuparci nell'interpretarne i pensieri contorti. Davvero una commedia frivola ma intelligente, diverso e imprevedibile, umano e surreale, una ragione in più per abbandonare del tutto quella volgarotta e ripetitiva commedia italiana che ogni Natale ci viene propinata.
Von Trier secondo me si conferma, prima ancora che regista, fine lettore e artista a tutto campo, anche quando sembra che voglia solo giocare e rilassarsi.
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spidu
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giovedì 15 febbraio 2007
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crepapelle
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Se volete ridere questo é il vostro film!
Io mi sono divertito molto, mi aspettavo qualcosa di diverso conoscendo il regista, si magari una commedia ma molto più amara e più cinica, invece quì é perfetto, non bada tanto hai messaggi da inviare al pubblico é solo pura demenza che in certi casi raggiunge la perfezione, grazie mille perciò a Lars e ci rivedremo al prossimo impegno magari con il terzo capitolo sull'America!
Viva Gambini!
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lot
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lunedì 12 febbraio 2007
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ha capito di piu'.
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