linodigianni
|
mercoledì 16 febbraio 2011
|
un film che piace a uno su dieci
|
|
|
|
un film che smonta il meccanismo
della commedia naturalistica
introducendo beckett ne teatro di Ibsen
Bello, godibile, divertente
a patto di essere cinefili colti
e dotati di senso di umorismo.
Consigliato
|
|
[+] lascia un commento a linodigianni »
[ - ] lascia un commento a linodigianni »
|
|
d'accordo? |
|
enrico omodeo salè
|
martedì 15 febbraio 2011
|
lars colpisce ancora
|
|
|
|
"Il grande capo" di Lars Von Trier (Dan '06): un lucido divertissement sul mondo aziendale iperglobalizzato, dove un finto "grande capo" appare dopo anni di presenza virtuale, assoldato dal vicepresidente dell'azienda che vuole vendere tutto agli islandesi e licenziare i lavoratori. Graffiante, ironico e ovviamente pieno di inquadrature che farebbero inorridire gli insegnanti delle scuole di cinema. Buona la prova degli attori. Abuso godardiano di jump cut.
[+]
"Il grande capo" di Lars Von Trier (Dan '06): un lucido divertissement sul mondo aziendale iperglobalizzato, dove un finto "grande capo" appare dopo anni di presenza virtuale, assoldato dal vicepresidente dell'azienda che vuole vendere tutto agli islandesi e licenziare i lavoratori. Graffiante, ironico e ovviamente pieno di inquadrature che farebbero inorridire gli insegnanti delle scuole di cinema. Buona la prova degli attori. Abuso godardiano di jump cut. Il grande Lars colpisce ancora.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a enrico omodeo salè »
[ - ] lascia un commento a enrico omodeo salè »
|
|
d'accordo? |
|
g. romagna
|
sabato 5 febbraio 2011
|
il grande capo
|
|
|
|
Il direttore di un'azienda informatica danese si è finto per anni il subalterno di un "grande capo" che lavora in America e che mai si è visto in Danimarca. Quando il direttore si trova a dover firmare un contratto di vendita (che prevede il licenziamento di tutti i dipendenti) ad un gruppo islandese, assolda un attore teatrale (grande appassionato di un autore sconosciuto, tale Antonio Gambini) che dovrà fingere di essere il "grande capo". A costui viene però raccontato che il boss americano non è presente per impossibilità, e solo più tardi viene a sapere che in realtà non esiste e che la cessione comporterà l'esubero delle maestranze.
[+]
Il direttore di un'azienda informatica danese si è finto per anni il subalterno di un "grande capo" che lavora in America e che mai si è visto in Danimarca. Quando il direttore si trova a dover firmare un contratto di vendita (che prevede il licenziamento di tutti i dipendenti) ad un gruppo islandese, assolda un attore teatrale (grande appassionato di un autore sconosciuto, tale Antonio Gambini) che dovrà fingere di essere il "grande capo". A costui viene però raccontato che il boss americano non è presente per impossibilità, e solo più tardi viene a sapere che in realtà non esiste e che la cessione comporterà l'esubero delle maestranze. Il direttore si è sempre finto un vice "del grande capo" perchè solo così poteva ottenere l'affetto di tutti i suoi sottoposti, ed anche ora potrà scaricare sull'attore assoldato la colpa per tutti i licenziamenti tornandosene a casa con un bel gruzzolo in tasca. Quest'ultimo tenta inizialmente di temporeggiare, rinviando più e più volte la cessione, poi, cercando di fare leva sulla necessità del direttore di sentirsi sempre e comunque amato, cercherà di rivoltare a proprio favore - e dei lavoratori - la situazione. Non tutto però va nella maniera attesa, perchè entra in gioco, in maniera decisiva, il suddetto Gambini... Commedia geniale, brillante, ricca di colpi di scena e capace di contenere canoni di stringente logicità in una vicenda quasi da teatro beckettiano. Lo stile di Von Trier è quello solito - anche se depurato dall'utilizzo della camera a mano -, potenzialmente molto indigesto e pure fastidioso, con continui tagli di montaggio e medesime scene inquadrate da infiniti punti di vista nel giro di pochi secondi, ma il risultato finale è quantomai azzeccato. Lo scontro tra sentimenti messi in scena - affetto contro guadagno e ipocrisia nel direttore, etica contro professionalità nell'attore - sconfina volutamente nell'irrazionale, ma, come un tuffo improvviso in acque gelide, provvede alla fine a riportarci concretamente nella dimensione tangibile della realtà quotidiana, e con un sapore che, per non togliere, a chi lo volesse, il piacere della visione, non vale certo la pena svelare in questa sede...
[-]
|
|
[+] lascia un commento a g. romagna »
[ - ] lascia un commento a g. romagna »
|
|
d'accordo? |
|
gec.
|
lunedì 8 settembre 2008
|
ma quale genio?
|
|
|
|
non sa veramente di un tubo.
|
|
[+] lascia un commento a gec. »
[ - ] lascia un commento a gec. »
|
|
d'accordo? |
|
gianmaria s
|
mercoledì 30 aprile 2008
|
stravolge i canoni della commedia americana
|
|
|
|
LA locandina recita: "Una commedia di Lars Von Trier" e in effetti tanto basta a fare notizia. Dopo i due capolavori d'arte drammatica che sono Dogville e Manderlay Lars Von Trier firma questa commedia che definire classica sarebbe una bestemmia.
Ovviamente stravolge i canoni della commedia americana, trasformandola con tocchi genialoidi e para-filmici in un prodotto atipico e riuscito.
Parla di un'azienda informatica dove il capo non ha il coraggio di farsi vedere e assume un attore per ricoprire questo ruolo... risulta molto divertente nei suoi dialoghi fitti e privi di sovrastrutture. Non ci sono musiche o particolari scenografie e gli attori sono tutti danesi. Per me è uno dei migliori film visti sullo schermo nel 2006 se non fosse per il finale un po' troppo prolungato.
[+]
LA locandina recita: "Una commedia di Lars Von Trier" e in effetti tanto basta a fare notizia. Dopo i due capolavori d'arte drammatica che sono Dogville e Manderlay Lars Von Trier firma questa commedia che definire classica sarebbe una bestemmia.
Ovviamente stravolge i canoni della commedia americana, trasformandola con tocchi genialoidi e para-filmici in un prodotto atipico e riuscito.
Parla di un'azienda informatica dove il capo non ha il coraggio di farsi vedere e assume un attore per ricoprire questo ruolo... risulta molto divertente nei suoi dialoghi fitti e privi di sovrastrutture. Non ci sono musiche o particolari scenografie e gli attori sono tutti danesi. Per me è uno dei migliori film visti sullo schermo nel 2006 se non fosse per il finale un po' troppo prolungato.
Il film come già detto è una commedia e ne rispetta in qualche modo i canoni di divertimento e leggerezza, ma tra le righe si scorge una sottile critica o valutazione dello stato dell'economia e delle realtà aziendali, spesso eteree e inconsistenti, oltrechè della vacuità della leadership.
Non è un film facile (anche se molto più facile di Dogville) ma riserva delle piacevoli sorprese e lascia soddisfatti anche i non-cinefili che comunque abbiano una buona dose di intelligenza.
[-]
[+] se è uno dei migliori...
(di gec)
[ - ] se è uno dei migliori...
|
|
[+] lascia un commento a gianmaria s »
[ - ] lascia un commento a gianmaria s »
|
|
d'accordo? |
|
pietro
|
martedì 29 aprile 2008
|
evitabile
|
|
|
|
banale, noioso, insolitamente brutto
|
|
[+] lascia un commento a pietro »
[ - ] lascia un commento a pietro »
|
|
d'accordo? |
|
elena
|
martedì 13 novembre 2007
|
la stupidità al potere ...
|
|
|
|
Cosa succede quando un diabolico proprietario di una software house danese si fa amare dai suoi dipendenti proponendosi come loro pari e anche lui vessato da un fantomatico grande capo?
Che la giustizia arriva ... ma purtroppo travolge tutto e tutti, in un crescendo di stupidità imperante ed esilarante.
Il grande capo e' un Plauto del secondo millenio, raccontato con i mezzi che il secondo millenio richiede.
Lo spazzacamino della città senza camini se ne costruisce una pur di avere qualche canna fumaria da pulire ...
|
|
[+] lascia un commento a elena »
[ - ] lascia un commento a elena »
|
|
d'accordo? |
|
jessi
|
giovedì 23 agosto 2007
|
la sottile comicita'lars von trier
|
|
|
|
La comicità di Von Trier è sottilmente aristocratica; se non si conoscono le mentalità nordiche, in particolare quella islandese che qui viene illustrata magnificamente, non si possono cogliere tutte le sfumature. Con questi pressuposti, il film è mio comico di "Scemo + Scemo".
Ancora una volta appare come il suo cinema sia estremamente debitore alla struttura teatrale, non per niente il "dogma" annulla le distanze tra cinema e teatro, rendendo i personaggi verosimili e profondi pur essendo grotteschi ed impiegando spazi ristretti e limitati come un palcoscenico teatrale.
Asciutto ed efficace nel trasmettere il messaggio di denuncia nei confronti del pensiero che è più da piccolo che da grande capo, squisitamente nordico: perchè usare 1000 parole o 20 ambienti quando basta trovare quel
[+]
La comicità di Von Trier è sottilmente aristocratica; se non si conoscono le mentalità nordiche, in particolare quella islandese che qui viene illustrata magnificamente, non si possono cogliere tutte le sfumature. Con questi pressuposti, il film è mio comico di "Scemo + Scemo".
Ancora una volta appare come il suo cinema sia estremamente debitore alla struttura teatrale, non per niente il "dogma" annulla le distanze tra cinema e teatro, rendendo i personaggi verosimili e profondi pur essendo grotteschi ed impiegando spazi ristretti e limitati come un palcoscenico teatrale.
Asciutto ed efficace nel trasmettere il messaggio di denuncia nei confronti del pensiero che è più da piccolo che da grande capo, squisitamente nordico: perchè usare 1000 parole o 20 ambienti quando basta trovare quelli giusti e usarne 2?
[-]
|
|
[+] lascia un commento a jessi »
[ - ] lascia un commento a jessi »
|
|
d'accordo? |
|
giovanni
|
lunedì 23 luglio 2007
|
commedia
|
|
|
|
|
|
[+] lascia un commento a giovanni »
[ - ] lascia un commento a giovanni »
|
|
d'accordo? |
|
|