I tre brigatisti intervistati in questo documentario che la televisione non mostrerà mai non si sono dissociati. I tre scrittori che parlano degli anni '70 appartenevano ai movimenti.
Ma non è questo - forse - a fare "scandalo" in questo interessante e complesso documentario. Il vero "politicamente scorretto" è nel dire altro: e cioè che non è stato (e non può essere) il cinema militante, d'autore, di sinistra, quello che può davvero essere capace di rappresentare la più forte aporia dell'Italia Repubblicana, e cioè la vicenda delle BR. Ma il cinema di genere, quello alto (non la paccottiglia indiscriminata), alla Sergio Leone o alla Petri. Quello insomma capace di raccontare storie e così di avvicinarsi davvero alla realtà, invece che quello aprioristico basato sulla presunzione del possesso della verità.
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I tre brigatisti intervistati in questo documentario che la televisione non mostrerà mai non si sono dissociati. I tre scrittori che parlano degli anni '70 appartenevano ai movimenti.
Ma non è questo - forse - a fare "scandalo" in questo interessante e complesso documentario. Il vero "politicamente scorretto" è nel dire altro: e cioè che non è stato (e non può essere) il cinema militante, d'autore, di sinistra, quello che può davvero essere capace di rappresentare la più forte aporia dell'Italia Repubblicana, e cioè la vicenda delle BR. Ma il cinema di genere, quello alto (non la paccottiglia indiscriminata), alla Sergio Leone o alla Petri. Quello insomma capace di raccontare storie e così di avvicinarsi davvero alla realtà, invece che quello aprioristico basato sulla presunzione del possesso della verità. E' qui luogo dell'equivoco infatti. Il cinema deve raccontare la realtà, non spiattellare la verità. La prima è unica, complessa e indiscutibile. La seconda è magmatica, soggettiva e troppo spesso politicizzata. Niente risposte insomma, ma la ricerca di nuove domande.
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