Black Book |
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Un film di Paul Verhoeven (II).
Con Carice van Houten, Thom Hoffman, Halina Reijn, Sebastian Koch, Christian Berkel.
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Titolo originale Zwartboek.
Guerra,
durata 135 min.
- Paesi Bassi, Gran Bretagna, Germania, Belgio 2006.
- DNC Entertainment
uscita venerdì 2 febbraio 2007.
MYMONETRO
Black Book
valutazione media:
3,37
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Ma la guerra difficilmente produce eroidi MavicFeedback: 0 |
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mercoledì 7 febbraio 2007 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
No, non ci si annoia nelle due ore e passa del film "Black book", opera che segna il ritorno in patria dell'olandese Paul Verhoeven dopo una lunga e redditizia stagione hollywoodiana. Per l'occasione, Verhoeven rispolvera tutto l'armamentario caro ai film di ambientazione nazista e non ci risparmia nulla, dalle brutalità delle torture inflitte ai partigiani, alle sevizie riservate ai collaborazionisti, dalla figura del gerarca più trucido fino alla colonna sonora che ingloba la celeberrima "Ich bin die fesche Lola", già cavallo di battaglia della divina Marlene. Eppure, nonostante la confezione da mélo di genere e l'uso eccessivo di trovate granguignolesche, il film funziona e mai, neppure per un attimo, viene meno l'attenzione dello spettatore, che segue il dipanarsi dell'odissea di Rachel Steinn, alias Ellis De Vries, con crescente partecipazione e sbigottito stupore per i continui rovesciamenti di fronte della sceneggiatura. Verhoeven coniuga le esigenze dello spettacolo con quelle della rilettura storica (ha dichiarato di aver approfondito per vent'anni la storia della resistenza olandese) e il risultato, per quanto esegeticamente imperfetto, dà tuttavia l'impressione di essere stato furbescamente rielaborato per approdare ad un filmone comunque spettacolare. Per riuscire nell'operazione il regista ha scelto di contornarsi di attori dal robusto mestiere, da noi pressoché sconosciuti, ma dal sicuro avvenire: su tutti, i due protagonisti, che il gossip vuole folgorati da fulminea passione al di là delle esigenze di copione, la luminosa Carice van Houten e il gentile Sebastian Koch, quasi un Sebastiano Somma (assonanza del nome!) in versione più crucca. Il film scorre che è un piacere, diverse le scene che rimangono impresse per potenza visiva; non si può dire che Verhoeven tralasci qualcosa per imprimere ritmo alla storia, è un film urlato che non presta il fianco alle sottolineature delicate. Nessun intento moralistico, la messa in scena è un cupio dissolvi da caduta degli dei e i resistenti non sempre sono eroi, anche Ellis sbanda e si perde più volte cercando la redenzione in un'epoca storica che aveva completamente smarrito i punti di riferimento etici. Qui non si rappresentano santi o demoni, semplicemente va in scena la vita.
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