gaiden
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domenica 7 gennaio 2007
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delusione
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Mi aspettavo un po' di più, invece Mel ha fatto il solito film pieno di violenza e sottotitoli, che a tratti di fa morire dalla noia.
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mattiak
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domenica 7 gennaio 2007
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la conferma di mel
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Dopo la Passione di Cristo Mel Gibson entra di diritto nel"Club"..già bravo attore si scopre "migliore" nel ruolo di regista.Eccezionale nella cura del particolare;nonostante,personalmente ,odio vedere un film sottotitolato,per la 2° volta devo ricredermi(la 1° sempre con lui)e dargli atto che un film in lingua originale rende il film ancora più realistico soprattutto perchè come nel caso dell'aramaico anche quì la lingua in questione non'è che sia proprio la più comune!
Film appassionante che non permette sbadigli e distrazioni,travolgente e curato al minimo dettaglio;nella penuria di film degli ultimi anni: un raggio di sole!!
Da vedere assolutamente senza farsi spaventare per la "lingua originale"!
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marius
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domenica 7 gennaio 2007
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inchiniamoci a mel
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Grandioso.
Non ho altre parole.
Dopo "La Passione", Gibson ci regala un concentrato di paure, emozioni e sensazioni mai avvertite con altri film.
Violenza nuda e cruda?
Beh, quelle sono cose realmente esistite in quelle civiltà, non stiamo guardando il film di un eroe come Rambo.
Da Oscar.
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luca
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domenica 7 gennaio 2007
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film western con il buono e i cattivi
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L'ho visto e lo considero un film non più violento di tanti altri (salvate il soldato Ryan), di grande settacolarità ma niente di + o -. Tempo perso
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drakula
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domenica 7 gennaio 2007
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un film grandioso
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Apocalypto è uno dei più bei film visti negli ultimi anni..L'unico punto a suo sfavore è che non è proprio adatto ai minori(non dico di 18 ma almeno di 14/16 anni). Complimenti a Mel Gibson che come al solito riesce a sconvolgerci..
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beout65
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domenica 7 gennaio 2007
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imperdibile
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E' un viaggio in un'era decaduta, una storia semplice, di un uomo qualunque vissuto 5 secoli fa, epoca in cui si viveva esposti a quelli che oggi sono dei pericoli solitamente superati, assalti di tribù rivali, pestilenze, religioni che mortificano il valore della vita umana (sarebbe bello pensare che oggi non sia più così) etc...
Gli attori scelti probabilmente tra discendenti del famoso popolo dei maya, evitando accuratemente culturisti e dotati di dentature smaglianti, sono espressivi, capaci, perfettamente diretti, la lingua originale completa il quadro. Quanto accade è duro, crudo, sanguinario, ma tremendamente realista, senza cadere nelle esagerazioni da Rambo.
Senza dubbio, un film da vedere
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massimo
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domenica 7 gennaio 2007
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le farfalle della cera nell'alveare maya
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Kipling in Actions and Reactions racconta una breve parabola intitolata The Mother Hive che è la storia della degenerazione morale e fisica di un alveare. Le api depongono le uova, ma le "farfalle della cera" entrano nell'arnia. Poi nascono degli strani mostri. Le giovani api rifiutano di fare ciò che devono. Costruiscono delle celle circolari. Per un certo tempo l'alveare è senza regina. Finalmente l'apicultore apre l'arnia e distrugge tutto ciò che contiene, salvo un piccolo numero di api superstiti che sciamano fino ad un ramo d'un albero vicino, pronte a ricostruire la loro società.
Si sa che il quadro degli ultimi secoli della storia dei Maya è piuttosto desolante: è la storia del declino nelle arti, nella religione, nella cultura dovuti, prima di tutto, a una deriva verso la mentalità militare portata da tribù barbare del nord del Messico che, dopo aver soggiogato i Maya, trasformarono il dio del sole in un dio della guerra.
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Kipling in Actions and Reactions racconta una breve parabola intitolata The Mother Hive che è la storia della degenerazione morale e fisica di un alveare. Le api depongono le uova, ma le "farfalle della cera" entrano nell'arnia. Poi nascono degli strani mostri. Le giovani api rifiutano di fare ciò che devono. Costruiscono delle celle circolari. Per un certo tempo l'alveare è senza regina. Finalmente l'apicultore apre l'arnia e distrugge tutto ciò che contiene, salvo un piccolo numero di api superstiti che sciamano fino ad un ramo d'un albero vicino, pronte a ricostruire la loro società.
Si sa che il quadro degli ultimi secoli della storia dei Maya è piuttosto desolante: è la storia del declino nelle arti, nella religione, nella cultura dovuti, prima di tutto, a una deriva verso la mentalità militare portata da tribù barbare del nord del Messico che, dopo aver soggiogato i Maya, trasformarono il dio del sole in un dio della guerra.
Gli Spagnoli che giunsero sulle coste dello Yucatan trovarono una civiltà decaduta ad un livello assai basso, in cui scultura, architettura e arte della ceramica erano degnerati di pari passo col degenerarsi del costume secolare e reigioso.
Poi i "conquistadores" e le malattie importate da questi fecero il resto.
In questo quadro storico, il film di Mel Gibson colpisce per il suo realismo che non lascia nulla all'immaginazione. Forse gli occhi degli esperti del settore (storici e archeologi)sapranno cogliere le inesattezze, secondo me inevitabili, nella rappresentazione della civiltà maya dell'epoca, ma lo scopo di Mel Gibson non era certo quella di fare un documentario storico-archeologico, bensì cogliere lo "spirito" di una civiltà raffigurata in un particolare momento della sua parabola. E in questo "spirito" ci sono, ovviamente, elementi positivi e negativi. Alla vita idilliaca della tribù del protagonista, Zampa di Giaguaro, che vive in completa armonia col suo ambiente naturale (la foresta tropicale dello Yucatan) si contrappone la vita della sopravvissuta città Maya dove una casta militare utilizza le antiche conoscenze astronomiche capaci di predire un'eclisse per sostenere una religione ormai degradata alla giustificazione dei sacrifici umani.
Toccanti scene colpiscono la nostra mentalità moderna per l'assoluta mancanza di pietà nei rapporti tra guerrieri e le loro vittime, ma emergono anche i lati più umani che possiamo definire universali: i rapporti padre-figlio, marito-moglie, l'amicizia e la solidarietà nelle avversità più drammatiche.
Il film è comunque tipicamente americano, volto a esaltare la figura di un eroe che deve ritornare al villaggio distrutto per salvare la moglie e il figlio che lui stesso aveva calati in una cavità per nasconderli dagli assalitori. E in questo ritorno che è un'immane corsa nella giungla, si deve difendere da un gruppo di sette-otto inseguitori che reclamano la sua vita per aver ucciso il figlio del capo degli stessi. Ricorrerà alla sua profonda conoscenza della natura acquisita grazie alle sue tradizioni ancestrali per sconfiggere gli inseguitori, ma interverranno anche altri elementi quasi soprannaturali ad aiutarlo in questo suo ritorno, tanto che gli inseguitori stessi ne sono profondamente turbati ad ogni loro manifestazione.
In chiave cristiana, vi si può qui leggere l'esistenza di una "Provvidenza" che aveva destinato Zampa di Giaguaro ad un "nuovo inizio" come è detto nelle parole finali del protagonista.
Senz'altro un film che fa riflettere.
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nexo
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domenica 7 gennaio 2007
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un capolavoro .''per pochi''
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Per pochi secondo me .Un film cosi' non si e' mai visto ;secondo me superiore
nettamente anche a la passione di Cristo.Sono sicuro che prendera' l'oscar
per la fotografia o per la scenografia.Comunque quello che piu' mi ha colpito
e' il modo in cui questo film mi a trasportato, li dentro la jungla e la realisticita'
di tutto .Non penso che molti abbiano compreso qual' e' il vero punto di forza
di questo evento.Non tanto la storia in se per se che forse risulta scarna
di contenuti , ma le emozioni e le senzazioni di una vita selvaggia, ma che gibson
la fa sembrare quasi di una vita possibile che fu'.possenti gli stacchi fra le varie
sezioni del film.Non penso che il film sia finito perche' la fine lascia presagire
un seguito.
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Per pochi secondo me .Un film cosi' non si e' mai visto ;secondo me superiore
nettamente anche a la passione di Cristo.Sono sicuro che prendera' l'oscar
per la fotografia o per la scenografia.Comunque quello che piu' mi ha colpito
e' il modo in cui questo film mi a trasportato, li dentro la jungla e la realisticita'
di tutto .Non penso che molti abbiano compreso qual' e' il vero punto di forza
di questo evento.Non tanto la storia in se per se che forse risulta scarna
di contenuti , ma le emozioni e le senzazioni di una vita selvaggia, ma che gibson
la fa sembrare quasi di una vita possibile che fu'.possenti gli stacchi fra le varie
sezioni del film.Non penso che il film sia finito perche' la fine lascia presagire
un seguito.Infatti si era parlato della distruzione del popolo dei maia, ma di tutto
questo neanche l'ombra.
Comunque non penso sia cruento poi tanto ,ho visto di molto peggio .
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dany
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domenica 7 gennaio 2007
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la favola crudele di mel
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Già in passato il cinema aveva esplorato e tentato di portare sul grande schermo l'antica e affascinante civiltà dei maya ma mai nessuno prima di Gibson aveva dato una visione così realistica e cruda, un affresco convincente per estetica e costume con scrupolosa dovizia di particolari in uno scenario, la foresta tropicale dello Yucatan, crepuscolare e insidiosa, ma è anche la favola crudele di un uomo che lotta per la sopravvivenza della sua famiglia cercando di vincere la paura che non l'abbandona ma che gli regala comunque volontà e coraggio.
Un film non perfetto, inverosimile la stoica e "miracolosa" resistenza del protagonista, capace di correre più di un felino affamato e di essere sempre in piedi dopo frecce che lo trapassano e troppo prevededibile il più delle volte e a mio parere per l'aspetto ideologico e ambientalista simile al film "Balla coi lupi" e inoltre troppo riduttivo rappresentare la violenza dei riti umani come caratteristica predominante del popolo precolombiano che per grandezza e intelligenza furono definiti "i greci del nuovo mondo" è comunque un affascinante spettacolo che sa tenere incollato allo schermo per oltre due ore lo spettatore con un ritmo incalzante e con un finale pieno di speranza ma anche colmo di incertezze che lo rendono alla fine,vista l'attuale escalation di violenza nel mondo, un film attuale.
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Già in passato il cinema aveva esplorato e tentato di portare sul grande schermo l'antica e affascinante civiltà dei maya ma mai nessuno prima di Gibson aveva dato una visione così realistica e cruda, un affresco convincente per estetica e costume con scrupolosa dovizia di particolari in uno scenario, la foresta tropicale dello Yucatan, crepuscolare e insidiosa, ma è anche la favola crudele di un uomo che lotta per la sopravvivenza della sua famiglia cercando di vincere la paura che non l'abbandona ma che gli regala comunque volontà e coraggio.
Un film non perfetto, inverosimile la stoica e "miracolosa" resistenza del protagonista, capace di correre più di un felino affamato e di essere sempre in piedi dopo frecce che lo trapassano e troppo prevededibile il più delle volte e a mio parere per l'aspetto ideologico e ambientalista simile al film "Balla coi lupi" e inoltre troppo riduttivo rappresentare la violenza dei riti umani come caratteristica predominante del popolo precolombiano che per grandezza e intelligenza furono definiti "i greci del nuovo mondo" è comunque un affascinante spettacolo che sa tenere incollato allo schermo per oltre due ore lo spettatore con un ritmo incalzante e con un finale pieno di speranza ma anche colmo di incertezze che lo rendono alla fine,vista l'attuale escalation di violenza nel mondo, un film attuale.
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[+] apocalypto
(di pablito)
[ - ] apocalypto
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elisea85
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domenica 7 gennaio 2007
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mel rischia ma convince
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Un film rischioso per il nostro Cuore Impavido Mel. Non è facile attirare pubblico con una pallicola tutta in lingua maya yucateca (con sottotitoli). Eppure nonostante lo scetticismo iniziale il film fa emozionare,soprattutto se ci si rende conto che le brutalità,i riti, i sacrifici umani,il sadismo,la vita aspra e terrosa di quelle civiltà era davvero così se non peggio. Molto realistico e le scene di sangue non sono assolutamente gratuite ma hanno un senso: portare lo spettatore dentro la civiltà antica e farlo riflettere sull'essere umano e sul suo istinto. Molti i riferimenti alla crudeltà umana in una prospettiva fuori dal tempo (i corpi ammassati ricordano molto i campi di concentramento, o se non altro toccano l'immaginario comune),forse proprio per indicare che in tanti secoli l'uomo più di tanto non è cambiato.
[+] complimenti
(di onofrio)
[ - ] complimenti
[+] davvero!
(di stewe19)
[ - ] davvero!
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