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lunedì 8 gennaio 2007
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si poteva fare di più
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Mi spiace ma non condivido la recensione.
Il primo tempo del film è una straziante agonia centrata sull'arrivo dei prigionieri nella città per destinarli al sacrificio. Poco o niente si vede della città, della civiltà, se non la marea di teste mozzate e di lavoratori imbiancati....il secondo tempo è sicuramente migliore del primo e la figura di Zampa di Giaguaro affascinante e in pieno riscatto nella decadenza generale.....il senso di "Apocalypto" non so, forse, avremmo dovuto trarlo solo dal sangue che scorre sulle pietre, dalle teste mozze? insomma...non mi sono scandalizzata del sangue e delle scene cruente, ma ho trovato questo film mancante di un vero percorso storico e la storia degli indigeni e dei sacrifici non sufficienti a dare - a chi non conosce queste antiche civiltà - che un'idea minima della vita e della cultura che rappresentano.
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Mi spiace ma non condivido la recensione.
Il primo tempo del film è una straziante agonia centrata sull'arrivo dei prigionieri nella città per destinarli al sacrificio. Poco o niente si vede della città, della civiltà, se non la marea di teste mozzate e di lavoratori imbiancati....il secondo tempo è sicuramente migliore del primo e la figura di Zampa di Giaguaro affascinante e in pieno riscatto nella decadenza generale.....il senso di "Apocalypto" non so, forse, avremmo dovuto trarlo solo dal sangue che scorre sulle pietre, dalle teste mozze? insomma...non mi sono scandalizzata del sangue e delle scene cruente, ma ho trovato questo film mancante di un vero percorso storico e la storia degli indigeni e dei sacrifici non sufficienti a dare - a chi non conosce queste antiche civiltà - che un'idea minima della vita e della cultura che rappresentano.
Peccato, speravo in qualcosa di più....
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[+] brava!
(di fede)
[ - ] brava!
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fabio
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lunedì 8 gennaio 2007
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un film politically-uncorrect
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New Yorker: “Mel Gibson: un regista importante”
Rolling Stone: “Pura adrenalina”
TGcom: “(…) messaggio ecologista pur presente nel film: (“non sfruttate troppo la terra perché quando non avrà più niente da dare il mondo finirà”, dice il vecchio saggio del villaggio) … “rappresentazione della decadenza, della guerra e della violenza dell'Impero Maya come metafora della società moderna (…)”
scusate se é poco.
Senz'altro un film politically-uncorrect: meno male!!!
[+] la leggenda del vecchio dice ben altro
(di joshy)
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gian
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lunedì 8 gennaio 2007
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vi ricordate tarzan?
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Il film è un action-movie ambientato nella giungla. (niente di più!)
è molto ben architettato e 2 ore e passa volano via anche se il 90% del film sono inseguimenti.
la storia è banalissima e ricorda altri 100 film con l'eroe che deve salvare la famigliola.
non parliamo di violenza perchè un pò di sangue ormai non scandalizza più nessuno e si è trattato solo di una trovata pubblicitaria per incuriosire gli spettatori.
il contesto storico è assolutamente fasullo ed esclusivamente pretestuoso.
il film in sostanza è un "pastiche" e ricorda molto (troppo!) da vicino i vecchi film di Tarzan.
un deciso passo falso di Gibson.
P.S.: capisco in parte il pubblico, ma mi domando come fa il sig. Farinotti a dargli 4 stelle ed essere credibile come critico cinematografico, si vergogni!
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(di lilith)
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blogger
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lunedì 8 gennaio 2007
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eterni ritorni
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In Apocalypto l’anziano custode di verità ancestrali illustra alla tribù riunita il dramma della Storia sotto forma di apologo: vedendo l’uomo triste l’aquila gli fa dono della sua vista, il giaguaro della forza, e tutti gli altri animali gli regalano le proprie doti; tuttavia l’uomo non è felice, ha nel fondo dell’anima una voragine oscura che lo induce a desiderare sempre di più e gli impedisce di vivere pacificamente in armonia con la natura, di cui egli è figlio prediletto. La libidine di dominio è il virus che crea gli imperi e li annienta: la citazione di Durant sulle civiltà che si distruggono dall’interno apre l’apocalittica esplorazione della foresta amazzonica del 1518 di Gibson. La visione passatista però non sorprende: si abusa da sempre della semplicistica chiave moralistica per spiegare le alterne vicende dei popoli e per interpretarne i mutamenti comportamentali; le grandi civiltà, hanno pensato spesso poeti e storiografi, crollano quando avidità, sete di potere e crudeltà se ne impadroniscono e una stolida oclocrazia in balia di demagoghi opportunisti sostituisce l’aristocrazia dei competenti.
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In Apocalypto l’anziano custode di verità ancestrali illustra alla tribù riunita il dramma della Storia sotto forma di apologo: vedendo l’uomo triste l’aquila gli fa dono della sua vista, il giaguaro della forza, e tutti gli altri animali gli regalano le proprie doti; tuttavia l’uomo non è felice, ha nel fondo dell’anima una voragine oscura che lo induce a desiderare sempre di più e gli impedisce di vivere pacificamente in armonia con la natura, di cui egli è figlio prediletto. La libidine di dominio è il virus che crea gli imperi e li annienta: la citazione di Durant sulle civiltà che si distruggono dall’interno apre l’apocalittica esplorazione della foresta amazzonica del 1518 di Gibson. La visione passatista però non sorprende: si abusa da sempre della semplicistica chiave moralistica per spiegare le alterne vicende dei popoli e per interpretarne i mutamenti comportamentali; le grandi civiltà, hanno pensato spesso poeti e storiografi, crollano quando avidità, sete di potere e crudeltà se ne impadroniscono e una stolida oclocrazia in balia di demagoghi opportunisti sostituisce l’aristocrazia dei competenti. Sorprendentemente funzionale al suo talento di regista è piuttosto l’ossessività di Gibson nel credere religiosamente a un “’inizio” ovvero a un punto di svolta, all’evento spartiacque in cui decadenza e rinascita, disperazione e speranza coincidono: in The passion la passione di Cristo, in Apocalypto quella di Jaguar, un giovane cacciatore Maya. Nel primo la presenza divina salvifica e rigeneratrice si incarnava nel condannato martoriato, nel secondo essa si rivela in un cosmo solidale con i deboli, nei prodigi favorevoli all’innocente, nel miracoloso vigore concesso al suo corpo. La presenza invasiva del dettaglio raccapricciante è provocatorio complemento di un’umanità ridotta alla pura fisicità: la prestanza di Zampa di Giaguaro non trova sulla sua strada individui, ma marmaglie urlanti e assetate di sangue, assecondate e schiavizzate grottescamente da burattinai truci. Nel carnaio le lingue morte e i capolavori architettonici tornano in vita per segnare l’oblio di un mondo migliore perduto: il latino dei soldati e l’aramaico in The passion, lo yacateco e i templi di pietra in Apocalypto sono malinconiche vestigia di un universo di arte e poesia ucciso dall’orda brutale. Così l’arrogante carnefice, devoto a un idolo sanguinario proiezione di sé, a caccia della preda da sacrificare inquadra l’universale dinamica dei rapporti umani: la ricostruzione del passato remoto dei misteriosi Maya rimanda a un eterno presente, a una società di massa amorale e invasata, a lotte e conflitti per il dominio e per la libera sopravvivenza; la scabra e truculenta tensione dell’action movie ne è la sola immagine efficace, giacché nel ripresentarsi ciclico degli eventi la sacra purificazione è provvisoria.
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occhi di giaguaro
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lunedì 8 gennaio 2007
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una grande emozione!
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Questo film mi ha fatto rivivere le emozioni che ho provato visitando la penisola dello Yucatan questa estate...la foresta infinita e fitta, i villaggi Maya ancora intatti, la lingua originale Maya ancora parlata...uno spettacolo!
Il film mi è piaciuto soprattutto per la scelta degli attori non professionisti e del luogo...davvero interessante!
Buona visione a tutti!Lo consiglio!
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giorgol
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lunedì 8 gennaio 2007
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una delusione
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...prima parte del film inutile e lentissima. In un "colossal" che mi azzecca parlare dei problemi di sterilità di un maya ??...poi parte una deportazione lenta e senza succo.
La parte che darebbe senso al film è quella centrale, in cui si sacrificano i prigionieri, ma è anche quella che si sarebbe dovuto approfondire di più. La terza parte è una fuga continua e scontata. Un fuggiasco che cerca in ogni modo di sopravvivere ai cattivi, con un lieto fine che era nell'aria già dall'inizio.
Un filmetto che non aggiunge nulla ad una serata anonima. Un film in lingua che però non si giustifica come "the passion". Scene girate tra fitta boscaglia dove è più facile nascondere errori scenici. Sangue a più non posso per far ricordare agli spettatori di essere stati alla proiezione di un "film".
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...prima parte del film inutile e lentissima. In un "colossal" che mi azzecca parlare dei problemi di sterilità di un maya ??...poi parte una deportazione lenta e senza succo.
La parte che darebbe senso al film è quella centrale, in cui si sacrificano i prigionieri, ma è anche quella che si sarebbe dovuto approfondire di più. La terza parte è una fuga continua e scontata. Un fuggiasco che cerca in ogni modo di sopravvivere ai cattivi, con un lieto fine che era nell'aria già dall'inizio.
Un filmetto che non aggiunge nulla ad una serata anonima. Un film in lingua che però non si giustifica come "the passion". Scene girate tra fitta boscaglia dove è più facile nascondere errori scenici. Sangue a più non posso per far ricordare agli spettatori di essere stati alla proiezione di un "film". Mi spiace MEL, ma dopo "the passion" hai proprio toppato....
E poi tutta sta pubblicità perchè ? per il sangue che scorre ? Forse è per quello che l'hai fatto, per farne parlare almeno un pò...
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[+] ma smettila
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[+] e tu quando ?
(di giorgol)
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pasagarde
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lunedì 8 gennaio 2007
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1519: ma quali maya?
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E' un buon film d'avventura e d'azione, ben diretto e decisamente curato per quanto riguarda fotografia, scenografia e costumi, e con bravi attori (ottima la scelta di arruolare solo nativi americani; Rudy Youngblood a parer mio è perfetto per il ruolo, oltre che bello da vedere). Ma è un film anche molto superficiale riguardo alla rappresentazione della cultura e del popolo Maya, che vengono qui mostrati solo dal lato bellico e sanguinario. Questo però può essere compreso e in parte giustificato partendo dal presupposto che tutta la vicenda sembra essere costruita e 'vissuta' secondo il personale punto di vista del protagonista, Zampa di Giaguaro. Ma dal punto di vista storico il film non vale nulla, anzi è una vera beffa: infatti quando gli Spagnoli giunsero alle coste dello Yucatan nel 1519 i Maya come civiltà erano già decaduti da circa due/tre secoli e le loro numerose e belle città erano state inghiottite dalla giungla in quanto già da tempo abbandonate.
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E' un buon film d'avventura e d'azione, ben diretto e decisamente curato per quanto riguarda fotografia, scenografia e costumi, e con bravi attori (ottima la scelta di arruolare solo nativi americani; Rudy Youngblood a parer mio è perfetto per il ruolo, oltre che bello da vedere). Ma è un film anche molto superficiale riguardo alla rappresentazione della cultura e del popolo Maya, che vengono qui mostrati solo dal lato bellico e sanguinario. Questo però può essere compreso e in parte giustificato partendo dal presupposto che tutta la vicenda sembra essere costruita e 'vissuta' secondo il personale punto di vista del protagonista, Zampa di Giaguaro. Ma dal punto di vista storico il film non vale nulla, anzi è una vera beffa: infatti quando gli Spagnoli giunsero alle coste dello Yucatan nel 1519 i Maya come civiltà erano già decaduti da circa due/tre secoli e le loro numerose e belle città erano state inghiottite dalla giungla in quanto già da tempo abbandonate. C'erano i loro discendenti, questo sì, in piccoli gruppi e villaggi sparsi dello Yucatan e dintorni, ma si trattava perlopiù di povera gente, e certo niente di paragonabile ai grandi fasti del passato. Come forza dominante ed entità politica i Maya non esistavano più. Nel 1519 a dominare gran parte di Messico, Guatemala, Honduras e Belize erano gli Aztechi, la cui capitale Mexico-Tenochtitlan (l'attuale Città del Messico) era un vero prodigio architettonico e di urbanistica e contava oltre 250.000 ab., un'autentica metropoli per quel periodo! In questo film degli Aztechi non se ne suppone minimamente l'esistenza, e tanto per darvi un'idea di che razza di sfondone si tratti eccovi un esempio: supponete che il film, anziché del declino della civiltà maya, avesse trattato quello dell'impero romano. E' come se avessimo visto i barbari del V sec. d.C.(sostituiteli agli Spagnoli del film) arrivare e cozzare non con la coeva civiltà romana (gli Aztechi) bensì con quella greca o con quella etrusca (i Maya); ed è come se avessimo visto i Greci o gli Etruschi celebrare riti romani in una qualsiasi delle loro città. Anacronistico è dire poco, non vi pare? C'è da chiedersi il perché di una tale scelta da parte di Gibson (non credo che non sapesse come stavano davvero le cose!). Forse la chiave di questo mistero sta nella sua dichiarazione: "volevo fare un film su una caccia, una caccia a piedi e primordiale, e la cornice selvaggia dello Yucatan era perfetta!" (I Maya difatti popolavano prevalentemente le foreste dello Yucatan, gli Aztechi no!). Oppure, semplicemente, sarebbe stato per lui più complicato e più laborioso ambientare il tutto nel cuore dell'impero azteco, più vasto, più ricco, più progredito di quello maya sotto molteplici aspetti. E magari si è trattato di entrambe le cose. E così, facendo anche affidamento su una certa ignoranza e su un certo disinteresse, almeno parziale, del pubblico (in fondo è storia d'altri, non nostra, dunque perché interessarcene?), il bravo Mel ci ha propinato due ore di un buon film d'azione in un'ambientazione del tutto nuova e che comunque affascina e coinvolge (a me personalmente le due ore sono volate!).
A prescindere dall'enorme incongruenza storica di cui sopra (dunque, badate bene: NON E' UN FILM STORICO!) e che mi ha fatto abbassare il voto di almeno una stella, è un film che sotto altri aspetti ho apprezzato e secondo me può essere visto tranquillamente. Violento oltre misura? Ma per favore! In giro c'è ben di peggio, televisione compresa.
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d&d
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lunedì 8 gennaio 2007
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cult
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E si, si può già dire che farà scuola... .
Mel Gibson è un regista con i controcaz__. I suoi film fanno rumore prima di uscire(per la cruenza) una volta visto stupisce lo spettatore per la bravura artistica con cui lo realizza.
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fancy
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lunedì 8 gennaio 2007
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film insulso
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Questo film è noioso perchè tratta di un argomento noioso, la caduta dei Maya da parte di loro stessi. Mel Gibson doveva strutturare il film in maniera diversa e non come una specie di documentario di Superquark. Non dico che Gibson sia un cattivo regista (anzi mi piace il suo realismo e le scene di violenza non sono così esagerate come tutti dicevano), ma il suo errore è incentrato proprio nella scelta del soggetto del film. Ci sono migliaia di argomenti che poteva trattare perchè uno insulso come questo? Penso che non sia un film da vedere e raccomando a tutti di non spendere i soldi per questo noioso documentario che non è assolutamente un capolavoro.
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piero
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lunedì 8 gennaio 2007
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apocalypto un colosso del cinema mondiale
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Come sempre quando un autore del calibro di Gibson si mette dietro la macchina da presa riesce molto meglio di quando gli è davanti. A parte le sue "vicissitudini personali" non si può negare la grandezza e l'originalità del suo cinema. Apocalypto,non è un documentario storico, ma un film sulla fine dei Maya vista secondo la sua fantasia e creatività di uomo di cinema. Di violenza trasuda tutto il film (ma la televisione, che entra in casa di tutti, ne propina molto di più e di tutti i tipi) Chi vuol vedere il film di Gibson paga, lo può fare o no, c'è la libertà di scelta! Tornando al film, sono anni che non si vedono film di questa levatura; violento, emozionante, commovente, un capolavoroNon vi è una scena che non sia studiata nei minimi particolari, un montaggio favoloso, musica appropriata fotografia stupenda.
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Come sempre quando un autore del calibro di Gibson si mette dietro la macchina da presa riesce molto meglio di quando gli è davanti. A parte le sue "vicissitudini personali" non si può negare la grandezza e l'originalità del suo cinema. Apocalypto,non è un documentario storico, ma un film sulla fine dei Maya vista secondo la sua fantasia e creatività di uomo di cinema. Di violenza trasuda tutto il film (ma la televisione, che entra in casa di tutti, ne propina molto di più e di tutti i tipi) Chi vuol vedere il film di Gibson paga, lo può fare o no, c'è la libertà di scelta! Tornando al film, sono anni che non si vedono film di questa levatura; violento, emozionante, commovente, un capolavoroNon vi è una scena che non sia studiata nei minimi particolari, un montaggio favoloso, musica appropriata fotografia stupenda. Il cinema italiano , che quasi non esiste, dovrebbe imparare a fare recitare gli attori e muovere le macchine da presa che sembrano sempre inchiodate su facce di attori , dove usare l'attributo di attore è parola sprecata.
Grazie
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