The Weather Man - L'uomo delle previsioni

Lietta Tornabuoni

Nicolas Cage, con un nuovo faccino a forma di cuore, in The Weather Man di Gore Verhmski è l’addetto alle previsioni del tempo di una rete televisiva di Chicago, città sepolta dalla neve e dal ghiaccio della superficie del lago. Si considera l’uomo più sfortunato del mondo. Il suo lavoro, fumoso e casuale (di meteorologia sa nulla), è ben pagato, ma non gli piace e lo fa sentire un dilettante; un analogo lavoro che gli offrono a New York, ancora meglio pagato, gli piace ancora meno. È separato dalla moglie che vuole risposarsi. Ha una figlia dodicenne obesa e infelice, un figlio adolescente che va dallo psicoanalista e ne viene molestato. Ha un padre, Michel Caine, che è stato un grande scrittore e sta morendo di cancro. Ha il bollo scaduto, e deve pagare la multa. Ha una popolarità ambigua, fatta d’amore e di odio: chi vuole un autografo e lo saluta festosamente può poi tirargli addosso bibite, senape o pizza già rosicchiata, chi lo trova affascinante e chi un coglione. Si chiede:»Come ho fatto a incasinare tutto? ».
Vaga nel parco nevoso, scoccando frecce agli alberi. Non riesce a uguagliare suo padre né a mettercela tutta. A chi gli domanda: «Pioverà oggi?», risponde: «Chi lo sa». Naturalmente, Nicolas Cage non è più sfortunato di tutti gli altri: la sua è la storia di una depressione che uguaglia grandi dolori e minimi fastidi, che col tempo quasi guarirà, è la storia di un uomo senza iniziativa né coraggio, di un americano cronicamente infelice nel suo mondo. Il film, diretto da un regista di horror o di kolossal (The Ring, I pirati della prima luna), ha una triste delicatezza con qualche momento buffo, molto apprezzabile; l’analisi della depressione è ben condotta, esatta, e Cage la recita bene. Michael Caine è magnifico.
Da L'Espresso, 16 marzo 2006


di Lietta Tornabuoni, 16 marzo 2006