Reinas - Il matrimonio che mancava

Maria Pia Fusco

L’Italia cattolica turbata da un film. «I matrimoni gay distruggono la famiglia e la società!»., «Difendiamo i bambini da Zàpatero e dal Male». «Proteggiamo i valori della famiglia». «I film spagnoli non devono uscire in Italia finché la Spagna non cambia governo». Sono pochi esempi delle centinaia di adesioni alla petizione lanciata su Internet per la messa al bando del film Reinas dello spagnolo Manuel Gomez Pereira denominata «Abbasso Zapatero». Ci sono anche pareri contrari che invocano la libertà di scelta di ciascuno, ma in maggioranza sono voci indignate e grida d’allarme, dello stesso tono delle migliaia di risposte al Forum indetto da «Famiglia italiana, associazione per la moralità sessuale». E pensare che è un film che nessuno ha visto, è bastato l’annuncio dell’uscita per scatenare la contestazione preventiva. Visto il film, si placheranno gli animi o si accenderanno con più furore? Non resta che attendere il 23 dicembre, quando il film sarà in sala, distribuito dalla Lucky Red, la stessa che ha distribuito Viva Zapatero di Sabina Guzzanti.
Pereira racconta, con i toni colorati della commedia, il weekend. che precede i primi matrimoni gay in Spagna. Non è un instant movie legato alla legge che consente le nozze tra gay, la sceneggiatura è stata scritta due anni prima e avrebbe avuto un sapore avveniristico se, proprio all’inizio delle riprese non fosse arrivata la legge dei governo Zapatero. Come per ogni matrimonio la preparazione crea nervosismi e agitazione nelle famiglie degli sposi e Reinas si sofferma in particolare sull’impegno di cinque madri che, con diversi stati d’animo, affrontano l’evento. Alle madri e alle interpreti — Veronica Forqué, Carmen Maura, Marisa Paredes, Mercedes Sampietro, Buriana Bfum — tutte regine dello spettacolo spagnolo, si riferisce il titolo.
«Siamo tutte donne moderne e affermate, ma abbiamo i nostri problemi», dice Carmen Maura. «Veronica ad esempio è una madre amorosa, ma soffre di un’invincibile forma di ninfomania e si ritrova a vivere una notte di sesso con il fidanzato del figlio con il rischio di provocare una tragedia. Il problema di Betiana Blum è quello di arrivare con un cane a cui il genero è allergico tanto da mettere in pericolo la storia d’amore. La più restia ad accettare la realtà è Mercedes Sampietro, anche perché è il giudice di pace che celebrerà i matrimoni nel clamore di un evento, tra fotografi e televisioni, ha paura di un possibile scandalo».
E se Marisa Paredes interpreta un’attrice molto egoista — «Un figlio gay? Non c’è problema, io lavoro con Almodovar», è una sua battuta — che accetta l’idea del matrimonio ma non sopporta che il futuro genero sia il figlio del giardiniere, Magda, il personaggio di Carmen Maura è la meno materna di tutte. «Faccio la proprietaria dell’albergo in cui si celebrano le nozze, sono una donna d’affari, la mia unica preoccupazione sono i soldi. E quando il personale dell’albergo si mette in sciopero proprio in quel weekend perché io rifiuto di aumentare il salario, entro nella disperazione», dice l’attrice. Che ama molto il film «intanto perché mi ha permesso di lavorare con tante colleghe che stimo, poi perché affronta il tema con spirito e con molta normalità. Oltretutto, come succede nella vita reale, le magagne che si svelano all’interno delle coppie di genitori sono ben più gravi delle scelte sessuali dei figli».
Secondo Carmen Màura il film è «un omaggio all’amore, in particolare all’amore materno, con tutta la gelosia e la possessività che hanno le madri. E mi piace la ricomposizione finale, quando le madri tornano alla loro funzione primaria, che è quella di dare alimento ai figli». La contestazione scatenata in Italia la stupisce. «Ma è solo una commedia! Con questo spirito lo hanno visto gli spagnoli, non c’è stata nessuna polemica neanche dalla parte degli integralisti cattolici che si sono rivoltati contro la legge. Una legge che secondo loro distrugge la famiglia. Come se la famiglia tradizionale non fosse già distrutta. Io sono madre, se mia figlia un giorno mi dicesse di essere gay non avrei nulla da ridire. Sarei solo preoccupata perché la sua vita sarebbe più difficile. Anche in Spagna».
Da La Repubblica, 16 dicembre 2005


di Maria Pia Fusco, 16 dicembre 2005