Manderlay |
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Un film di Lars von Trier.
Con Bryce Dallas Howard, Isaach De Bankolé, Willem Dafoe, Danny Glover, Chloë Sevigny.
continua»
Drammatico,
durata 139 min.
- Danimarca 2005.
- 01 Distribution
uscita venerdì 28 ottobre 2005.
MYMONETRO
Manderlay ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Allegoria sulla libertà
di ElenaFeedback: 0 |
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martedì 1 novembre 2005 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
von Trier è un'autore che amo. Ha una visione tutta sua del mondo e dell'arte, un sogno che segue con tanta onestà e coerenza. E' fra i nomi che cito quando mi dicono che i grandi autori erano "quelli del passato". Dogville mi aveva stupito per il linguaggio e la verità che comunicava. Si capisce, l'autore ama parlare con metafore, con allegorie, una lingua che usano le fiabe e il teatro. Tra l'altro trovo qualcosa di antico tragico nella sua arte. Però è stato il "Dancer in the Dark" a conquistarmi completamente. Adesso vengo a Manderlay. E' vero, la pesantezza che non ho sentito in Dogville qui l'ho sentita. Preferirei una nuova scenografia, non sempre questo spazio chiuso. Ingegnoso com'è, poteva anche creare un nuovo spazio per la nuova vicenda. Apparte questo, mi sono lasciata andare al gioco di metafore e riflessioni, fatte in un modo delirante (leggevo in un'intervista dell'autore, che cominciava le prese ma senza saper come avrebbe proseguito, le idee venivano da sole). Alla fine ho capito il suo messaggio ed era talmente coerente che mi ha convinto per la sua verità. Certo, tutto in questo film è un'allegoria. Anni 30 per far riferimento a un periodo di crisi e decadenza (potrebbero essere i nostri tempi) e America perchè è un posto simbolo del nostro mondo controverso. Se in Dogville si parlava della tolleranza, qui si parla di libertà. Sempre la stessa eroina (come nelle tragedie di Euripide o nel melodramma italiano) in giro per il mondo, vittima e giudice delle debolezze umane e altre circostanze. Questo film usa l'esempio della schiavitù dei negri, ma infondo parla a tutti noi, ponendo la domanda: siamo veramente liberi? Liberi... da che punto di vista? Da tanti, faccio solo un'esempio. Non c'è più monarchia, ma questo che viviamo è una democrazia vera? Siamo veramente liberi in uno stato dove i pochi decidono per i molti, ma per i propri interessi? Non vado oltre... E per Grace anche questa volta non c'era happy end. Avendo capito alla fine che l'uomo (nel volto di Timothy) non è l'essere bellissimo che immaginava, e per il quale sognava la libertà, cade nella trappola, e delusa punisce e abbandona tutti, come ha fatto allora a Dogville. von Trier è un'anarchico che parla con metafore, con poesia, con la lingua del teatro, per proteggersi in tempi di censure. La scena del sesso mi è sembrata troppo hard. Nonostante ciò e la pesantezza, il film mi è piaciuto, lo consiglierei.
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