Arianna Finos
Il Venerdì di Repubblica
L’immersione italiana lo ha cambiato, anche fisicamente: via gli occhiali da secchione e la zazzera studentesca, i giubbotti informi e le sciarpe a scacchi. Ora il trentacinquenne Wes Anderson, uno dei maggiori talenti. della nuova generazione di registi americani, è anche bello come un attore: capelli lunghi che esaltano il profilo delicato, giacche morbide ed eleganti, un tocco eccentrico nei calzini gialli che sembrano arrivare dall’universo pastellato, mariun e stralunato, che il texano dipinge in Le avventure acquatiche, da oggi nelle sale. Presentato all’ultimo Festival di Berlino, prodotto dalla Buena Vista e costato 50 milioni di dollari, il film rappresenta la sfida kolossal per. un aütore di successi «da camera» come Rushmore e I Tenenbaum.
Il film racconta di Steve Zissou, personaggio interpretato dall’attore Bill Murray e chiaramente ispirato al documentarista francese Jacques Cousteau. Egocentrico e insicuro, considerato in declino dai colleghi, Zissou si lancia nell’ultima e più ardita delle avventure, la caccia allo squalo tigre che ha divorato l’amico Esteban. Ad accompagnarlo nell’impresa c’è l’ex moglie Anjelica Houston, socia in affari, il figlio redivivo Owen Wilson, l’assistente tedesco Willem Dafoe e una giornalista incinta destinata al racconto delle gesta interpretata da Cate Blanchett, davvero in gravidanza durante le riprese. Tornano i temi cari al regista: la famiglia e i suoi conflitti, l’amicizia, la genialità e il fallimento, ma stavolta sono immersi in un mondo completamente ricostruito estremamente affascinante: la nave Belafonte è un dragamine (simile al Calypso che usava Cousteau) fatto arrivare a Roma dal Sudafrica, gli interni, che vediamo in sezione come la casa di Barbie, sono stati ricostruiti negli studi di Cinecittà. Le sequenze marine e gli stravaganti animali acquatici, dai granchi caramellati al gigantesco e fluorescente squalo giaguaro lungo 70 metri, sono stati realizzati da Henry Selick, mago della stop motion, tecnica d’animazione tradizionale, con i modellini e le marionette.
Da Il Venerdì di Repubblica, 3 marzo 2005
di Arianna Finos, 3 marzo 2005