marcobrenni
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venerdì 1 maggio 2015
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un film-documentario che tutti dovrebbero vedere
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Fosse solo per la recitazione straordinaria di BRUNO GANZ questo film meriterebbe l'Oscar. Ma c'è molto di più: è un film-documentario basato pure su scritti autentici e su testimonianze che hanno vissuto in diretta le ultime scene ( ad es. la dattilografa personale di Hitler , scampata per miracolo al crepuscolo degli dei) . Il fim è fatto con teutonico rigore e serietà, non lasciando proprio nulla al caso. Definisco stupido il commento di Davide Morena, laddove definisce questo film come "inutile" ! Ma DOVE inutile ??! Solo fino a poco tempo fa, sulla vera fine di Hitler nel Bunker si sapeva poco o nulla: illazioni, complottismi e dicerie.
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Fosse solo per la recitazione straordinaria di BRUNO GANZ questo film meriterebbe l'Oscar. Ma c'è molto di più: è un film-documentario basato pure su scritti autentici e su testimonianze che hanno vissuto in diretta le ultime scene ( ad es. la dattilografa personale di Hitler , scampata per miracolo al crepuscolo degli dei) . Il fim è fatto con teutonico rigore e serietà, non lasciando proprio nulla al caso. Definisco stupido il commento di Davide Morena, laddove definisce questo film come "inutile" ! Ma DOVE inutile ??! Solo fino a poco tempo fa, sulla vera fine di Hitler nel Bunker si sapeva poco o nulla: illazioni, complottismi e dicerie. Solo pochi anni fa fu possibile ricostruire la VERA storia della fine di Hitler e della sua adorata Germania ariana, anche perché gli alleati (sovietici) hanno occultato molto materiale documentario. C'è in giro una versione in DVD ma fu raccorciata e tagliata nelle scene finali più tragiche: un fatto imperdonabile, perché proprio nella parte finale il film si rivela essere un capolavoro assoluto (!) della cinematografia mondiale che avrebbe meritato ben altra attenzione e premi.
Ma si sa: il tema è tuttora scottante perché può urtare diverse sensibilità.
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tony montana
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sabato 27 novembre 2010
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claustrofobico
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I russi sono vicini a Berlino. La fine della dittatura nazista è ormai questione di giorni, forse di ore. Adolf Hitler vive segregatoin un bunker l’ultimo atto della sua epopea criminale. Le dodici giornate, a partire dal 20 aprile 1945, giorno dell’ultimo compleanno del Führer, vengono narrate da una giovane impiegata…
«Se la guerra è persa, non mi importa che il popolo muoia. Non verserò una sola lacrima per loro, non meritano nulla di meglio». La strategia fatale di Hitler, nel film Bruno Ganz, è tesa a distruggere e distruggersi. L’imperativo è non lasciare nulla ai propri avversari.
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I russi sono vicini a Berlino. La fine della dittatura nazista è ormai questione di giorni, forse di ore. Adolf Hitler vive segregatoin un bunker l’ultimo atto della sua epopea criminale. Le dodici giornate, a partire dal 20 aprile 1945, giorno dell’ultimo compleanno del Führer, vengono narrate da una giovane impiegata…
«Se la guerra è persa, non mi importa che il popolo muoia. Non verserò una sola lacrima per loro, non meritano nulla di meglio». La strategia fatale di Hitler, nel film Bruno Ganz, è tesa a distruggere e distruggersi. L’imperativo è non lasciare nulla ai propri avversari. Far trovare “terra bruciata” al nemico. L’ordine vale per tutti: combattere fino alla morte. Non c’è nessun futuro senza il nazionalsocialismo. I pochi che stanno nel rifugio possono scegliere. Arrendersi o farla finita. E’ la resa dei conti. Chi fino a quel momento non ha mai dubitato della vittoria finale comincia a vedere la disfatta. Inizia a capire l’unico finale ammesso per un progetto basato su razzismo e fanatismo. C’è qualcuno che spera ancora di vincere la Seconda Guerra Mondiale? Solo qualche pazzo e un ragazzino. A combattere per le strade, in effetti, non è rimasto che un piccolo gruppo di milizie senza comando e gli adolescenti della Gioventù Hitleriana. Tra questi c’è Peter, un tredicenne orgoglioso di aver distrutto due carri armati russi. Anche lui, paradossalmente uno degli ultimi baluardi dello sfasciato esercito tedesco, compirà un percorso interiore e capirà l’inganno alla base del regime. La sua storia si intreccerà a quella di Traudl Junge, l’ultima segretaria del Führer e al destino del Dottor Schenck, sceso in campo per aiutare i sopravvissuti durante il fuggi fuggi generale da Berlino. I soli personaggi del film che aprono gli occhi e si accorgono, sebbene in ritardo imperdonabile, delle assurdità della dittatura. Nel bunker ci sono solo psicopatici pronti al suicidio e qualche soldato spaventato. La forza del film di Oliver Hirschbiegel è proprio questa. Ricostruire le ultime ore del Reich focalizzando il racconto sul fetido nascondiglio. Tutto è legato a quel luogo solenne. Elemento questo che collega La caduta al precedente The Experiment, altro film claustrofobico oltre misura. A dire il vero non mancano efficaci scene di massa, dal ritiro delle truppe dai palazzi del potere agli scontri armati con l’esercito russo. Eppure tutto passa da quel luogo desolato in cui ogni cosa finisce. Il covo blindato rimanda alla reale portata dell’ideologia nazista. I discorsi sulla razza sono finiti in uno scantinato impolverato. Uno sgabuzzino arredato con qualche buon divano in cui Hitler, negli ultimi giorni poco più che un paranoico, si toglie la vita. Alcuni passaggi del film, di conseguenza, prediligono le inquadrature sui personaggi rispetto a quelle più larghe. La disperazione si legge direttamente sul volto dei protagonisti, tutti attori bravissimi. Una grammatica delle passioni fatta di attimi di sospensione, sguardi di terrore ed inutili espressioni di speranza. La narrazione procede attraverso le facce degli occupanti del bunker. Le maschere più belle e terrificanti sono quelle di Josef Goebbels e della moglie Magda. Ma non c’è via di scampo. Ognuno va incontro al proprio destino inesorabile. La caduta è una rilettura originale degli ultimi giorni del Reich e interpreta da vicino i giorni della resa finale. La storia in primissimo piano. Questa volta non è un modo di dire.
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voxpopuli
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mercoledì 3 aprile 2013
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il ritratto di un mostro... o di un uomo?
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Vorrei cominciare con un'informazione che spesso viene dimenticata e che tendo a ribadire durante le conversazioni: Adolf Hitler era nientemeno che un uomo, così come lo erano i più "onorevoli" membri del terzo Reich, così come lo era ogni singolo soldato. E loro credevano nel nazionalsocialismo. Erano fermamente convinti che un mondo privo degli ideali del nazionalsocialismo sarebbe stato un mondo debole e decadente( niente di più sbagliato dal momento che noi stiamo vivendo in un mondo non più popolato dai "visionari" princìpi della dottrina di Hitler). Ci credevano veramente, e a testimonianza di ciò vi sono i numerosissimi suicidi dei più alti uomini del Reich all'interno del Fuhrer-bunker negli ultimi giorni di vita dell'uomo che, più nel male che nel bene, ha scritto la storia della prima metà del secolo scorso; non è dunque vero che la storia la scrivono i vincitori, basta tenersi informati per venire a conoscenza anche della versione del vinto; e sta proprio qui la bellezza de "La Caduta": il film offre una visione del Fuhrer del tutto nuova e umana, ma senza minimamente intaccarne gli ideali e i princìpi, una figura credibile, una figura vera estratta direttamente dal diario di Traudl Junge( ultima segretaria di Hitler) scritto post bellum, e quindi del tutto obbiettivo e affidabile nonostante la stessa Junge si sia dichiarata anti nazionalsocialista.
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Vorrei cominciare con un'informazione che spesso viene dimenticata e che tendo a ribadire durante le conversazioni: Adolf Hitler era nientemeno che un uomo, così come lo erano i più "onorevoli" membri del terzo Reich, così come lo era ogni singolo soldato. E loro credevano nel nazionalsocialismo. Erano fermamente convinti che un mondo privo degli ideali del nazionalsocialismo sarebbe stato un mondo debole e decadente( niente di più sbagliato dal momento che noi stiamo vivendo in un mondo non più popolato dai "visionari" princìpi della dottrina di Hitler). Ci credevano veramente, e a testimonianza di ciò vi sono i numerosissimi suicidi dei più alti uomini del Reich all'interno del Fuhrer-bunker negli ultimi giorni di vita dell'uomo che, più nel male che nel bene, ha scritto la storia della prima metà del secolo scorso; non è dunque vero che la storia la scrivono i vincitori, basta tenersi informati per venire a conoscenza anche della versione del vinto; e sta proprio qui la bellezza de "La Caduta": il film offre una visione del Fuhrer del tutto nuova e umana, ma senza minimamente intaccarne gli ideali e i princìpi, una figura credibile, una figura vera estratta direttamente dal diario di Traudl Junge( ultima segretaria di Hitler) scritto post bellum, e quindi del tutto obbiettivo e affidabile nonostante la stessa Junge si sia dichiarata anti nazionalsocialista.
Ottimamente riuscita la caratterizzazione di tutti i personaggi, da Hitler( di cui se ne vede il progressivo peggioramento mentale) alla sua sposa per un giorno Eva Braun, da Goebbels( il cui attore riesce splendidamente a carpirne la disperazione) a Speer, la cui presenza (in poche scene) mette a bada parte della disperazione presente nel bunker, ma in qualche modo la mette in risalto con i dialoghi amichevoli che tiene con Magda Goebbels ed Eva Braun, ma è comunque una disperazione che viene presentata non a suon di urli( come quella del protagonista) ma con sussurri:
Magda Goebbels: "Ci ho riflettuto a lungo, non voglio che i mie figli crescano in un mondo in cui non c'è più il nazionalsocialismo."
Albert Speer: "Dovresti pensarci ancora, i bambini hanno diritto ad un futuro."
Tengo a precisare che è una produzione tedesca, con interpreti, sceneggiatori e regista tedesco, e nonostante l'assenza di celebrità del cinema o di attori molto conosciuti, ogni singolo attore è stato perfettamente in grado di capire il proprio personaggio e di dargli vita con maestria anche ben maggiore di alcune stars Hollywoodiane, primo fra tutti Ganz, il quale ha recitato con maestria un ruolo tutt'altro che semplice.
La sceneggiatura è stata scritta con grande maestria ed è palese che coloro i quali vi hanno lavorato non simpatizzano per la dottrina politica di Hitler, e vi sono diversi dialoghi e personaggi a dimostrarlo, tra cui Speer, il medico Ernst Schenck e il generale Helmuth Weidling, ma anche la stessa Traudl Junge, della quale si vede all'apertura ed alla chiusura del film una parte di intervista fatta recentemente.
In conclusione "La Caduta" è senza dubbio un film ottimamente realizzato e che rimarrà impresso a chiunque sia interessato al periodo storico di cui tratta; un film quasi totalmente privo di difetti, da vedere, da rivedere e da godere.
Vorrei concludere la recensione con una frase di Joachim Fest, il più celebre biografo di Hitler: "La cosa peggiore non è che Hitler fosse un mostro, ma che fosse un uomo. Un uomo come gli altri".
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catullo
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domenica 12 luglio 2015
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ganz s'è preso la scena
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Questi film storici fatti con tanta attenzione e rigore sono la gioia dei cultori della storia nella sua rappresentazione spettacolare e cinematografica. Qui si parla di Hitler e dei suoi ultimi giorni nell'atmosfera rarefatta e da Horror nel bunker più famoso al mondo. Visto che i personaggi storici vorrei commentare forse con una punta di civettuola preparazione storica i personaggi che scorrono nelle ultime ore di Berlino prima dell'arrivo dei giovanotti di Stalin. Un'elogio senza se e seza ma a Bruno Ganz praticamente Hitler stesso, ottime le interpretazioni di Eva Braun e Magda Goebbels..due attrici perfette per tali ruoli....Goebbels stesso non mi ha convinto, l'attore era troppo alto e poco somigliante al ministro della propaganda che era più mingherlino e certamente non spento come l'attore.
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Questi film storici fatti con tanta attenzione e rigore sono la gioia dei cultori della storia nella sua rappresentazione spettacolare e cinematografica. Qui si parla di Hitler e dei suoi ultimi giorni nell'atmosfera rarefatta e da Horror nel bunker più famoso al mondo. Visto che i personaggi storici vorrei commentare forse con una punta di civettuola preparazione storica i personaggi che scorrono nelle ultime ore di Berlino prima dell'arrivo dei giovanotti di Stalin. Un'elogio senza se e seza ma a Bruno Ganz praticamente Hitler stesso, ottime le interpretazioni di Eva Braun e Magda Goebbels..due attrici perfette per tali ruoli....Goebbels stesso non mi ha convinto, l'attore era troppo alto e poco somigliante al ministro della propaganda che era più mingherlino e certamente non spento come l'attore. Speer mi è parso realistico...Gooring una macchietta troppo macchietta e Himmler troppo effeminato. Keitel molto somigliante...Borman no! Fegelein,cioè il marito fedigrafo della sorella di Eva è interpretato dall'attore che nel "Pianista" di Polanski interpretava il nazista buono ...in realtà non fu fucilato così tra i due piedi davanti alla cancelleria ma fu portato nel bunker dove subì un processo e fucilato nel cortile dello stesso Bunker. Hitler poi..tutti sanno che nell'ultima cena mangiò un piatto di spaghetti al pomopdoro e non tortelli anch'essi al pomodoro come nel film.....
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iuriv
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lunedì 16 maggio 2016
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follia e claustrofobia.
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Claustrofobico ritratto del tramonto Hitleriano, questo film mette in scena gli ultimi giorni del nazismo.
La pellicola sceglie un punto di vista difficile, specialmente per una produzione tedesca. La scelta di concentrare tutta la storia all'interno del bunker, mentre l'artiglieria russa bombarda incessantemente Berlino, porta, inevitabilmente, a umanizzare i tratti di alcune figure storicamente assimilate a demoni ultraterreni.
E' una decisione controversa questa. Perché, se da un lato fa scendere dal piedistallo questi personaggi, riportandoli sulla terra e dimostrando come siano semplici uomini compromessi da un'ideologia delirante, dall'altro rischia di richiamare un senso di pietà nello spettatore.
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Claustrofobico ritratto del tramonto Hitleriano, questo film mette in scena gli ultimi giorni del nazismo.
La pellicola sceglie un punto di vista difficile, specialmente per una produzione tedesca. La scelta di concentrare tutta la storia all'interno del bunker, mentre l'artiglieria russa bombarda incessantemente Berlino, porta, inevitabilmente, a umanizzare i tratti di alcune figure storicamente assimilate a demoni ultraterreni.
E' una decisione controversa questa. Perché, se da un lato fa scendere dal piedistallo questi personaggi, riportandoli sulla terra e dimostrando come siano semplici uomini compromessi da un'ideologia delirante, dall'altro rischia di richiamare un senso di pietà nello spettatore.
Grazie all'abile disegno, però, questo non succede. Il regista si premura di sottolineare spesso, attraverso la voce dei gerarchi, come Hitler e i suoi uomini in realtà disprezzino il popolo tedesco e non si sentano responsabili delle avversità che gli hanno causato.
La pazzia disturbante di alcuni avvenimenti realmente accaduti all'interno del bunker fa il resto, togliendo ogni tentazione salvifica all'interpretazione del film.
Hitler viene dipinto come un uomo ossessionato dalla grandezza che stava tentando di costruire attorno a se, capace di essere premuroso con le persone che riesce a non avversare e persino ipocrita nel mascherare il suo delirio di onnipotenza dietro la potenza tedesca. Ma è anche un uomo finito, tradito da chi ha capito che ormai la festa è finita, e con un pensiero di rivalsa completamente scollegato dalla realtà.
Un vecchio orgoglioso che nasconde goffamente i suoi limiti fisici e che non si rassegna al tempo che passa. Capace però di scatti d'ira talmente violenti da allontanare subito da se ogni forma di compassione.
Al di la di tutto, La Caduta è un bel film, proprio perché riesce a portare lo spettatore nel cuore della follia nazional-socialista tentando di porsi in maniera neutra verso un mostro che ha devastato l'Europa. Magari è giusto un filo troppo lungo, specialmente quando, tardivamente, si ricorda di quella che dovrebbe essere la protagonista della vicenda e la segue negli ultimi momenti del racconto. A quel punto ormai l'aspetto più interessante della pellicola è stato sviscerato e i destini dei superstiti non coinvolgono più di tanto.
Un finale che comunque non toglie nulla a un lavoro che val la pena di conoscere.
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mauri67
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lunedì 14 maggio 2018
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estremo fanatismo.
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La lunghezza dell’opera (150 minuti) è forse un punto di debolezza che rallenta eccessivamente il ritmo narrativo, soffermandosi su una serie di dettagli talvolta esageratamente superflui. Interessante è però la scelta di proseguire lo sguardo fino a ben oltre la morte di Hitler, analizzando con perfetto taglio socio-psicologico le reazioni della cerchia ristretta di potere orfana del suo Fuhrer. Emergono allora nettamente le follie individuali e collettive di un popolo che mostrava di aver subito un perfetto lavaggio del cervello, di modo che una volta perso il suo carismatico leader-messia, non ha più avuto ragione di vivere.L'estremo fanatismo porta alla moglie di Joseph Goebbels ad uccidere personalmente i propri cinque figli per evitare che possano vivere in un mondo privato del nazionalsocialismo.
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La lunghezza dell’opera (150 minuti) è forse un punto di debolezza che rallenta eccessivamente il ritmo narrativo, soffermandosi su una serie di dettagli talvolta esageratamente superflui. Interessante è però la scelta di proseguire lo sguardo fino a ben oltre la morte di Hitler, analizzando con perfetto taglio socio-psicologico le reazioni della cerchia ristretta di potere orfana del suo Fuhrer. Emergono allora nettamente le follie individuali e collettive di un popolo che mostrava di aver subito un perfetto lavaggio del cervello, di modo che una volta perso il suo carismatico leader-messia, non ha più avuto ragione di vivere.L'estremo fanatismo porta alla moglie di Joseph Goebbels ad uccidere personalmente i propri cinque figli per evitare che possano vivere in un mondo privato del nazionalsocialismo. Un fanatismo che mette in evidenza la sottile differenza che separa un sogno ideologico da un orrore, qualora si perda il contatto con la realtà e la ragione.In ogni caso la morte di Adolf è stata vana nel senso e' scomparso il piu' feroce ma intelligente dittatore della storia,ma le guerre nel mondo dal 1945 ad oggi si sono quadruplicate.Voto 8,5
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alexander 1986
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sabato 22 agosto 2015
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la caduta di sogni e incubi
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Berlino, aprile 1945. I russi sono arrivati nella capitale del Reich, ormai si lotta strada per strada. Adolf Hitler (Bruno Ganz) e tutto il suo entourage sono al sicuro, ma non per molto: bisogna decidere se arrendersi o continuare una guerra praticamente persa. Il leader nazista, ormai stanco e fuori di sé, vede disfarsi poco a poco quello che credeva di avere costruito.
Pellicola all'epoca costosissima per gli standard del cinema europeo (budget di 15 milioni di euro) e accompagnata da una forte polemica internazionale. La rappresentazione di Hitler come essere umano - disgustoso certo, ma senza corna e tridente in mano - disturbò la sensibilità generale. In realtà il film del regista Hirschbiegel racconta la vicenda della fine di Hitler solo superficialmente.
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Berlino, aprile 1945. I russi sono arrivati nella capitale del Reich, ormai si lotta strada per strada. Adolf Hitler (Bruno Ganz) e tutto il suo entourage sono al sicuro, ma non per molto: bisogna decidere se arrendersi o continuare una guerra praticamente persa. Il leader nazista, ormai stanco e fuori di sé, vede disfarsi poco a poco quello che credeva di avere costruito.
Pellicola all'epoca costosissima per gli standard del cinema europeo (budget di 15 milioni di euro) e accompagnata da una forte polemica internazionale. La rappresentazione di Hitler come essere umano - disgustoso certo, ma senza corna e tridente in mano - disturbò la sensibilità generale. In realtà il film del regista Hirschbiegel racconta la vicenda della fine di Hitler solo superficialmente. Ciò che viene realmente illustrato è quel che succede quando un'utopia cade sconfitta dalla storia: c'è chi scappa, chi resta, chi cambia idea, chi resta fedele fino alla fine, chi tradisce, chi uccide, chi si uccide, chi piange, chi ride, chi perde la ragione, chi scopre ciò che davvero vuole. Mille diversi personaggi circondano il leader pazzo: nessuno può dirsi dalla parte della ragione, qualunque sia la sua scelta nei momenti finali. La Germania, tanto vituperata oggi, ha svolto tali riflessioni sulla propria storia. L'Italia le ha bellamente evitate, sia in politica che in arte. Grande interpretazione di Bruno Ganz e ricostruzione storica eccellente grazie alla consulenza di Joachim Fest. Candidato agli Oscar 2005 come miglior film straniero.
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marco.g
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mercoledì 30 dicembre 2009
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quando la regia spreca un patrimonio
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Ci sono tante buone cose in questo film, ma nel complesso risulta piatto perchè la regia è inesistente. Come risultato, sembra di assistere a un documentario che soddisfa la curiosità di vedere "cosa è successo veramente" in quel bunker negli ultimi giorni, e poco più. Per tutta la seconda parte del film, infatti, pesa la mancanza di un qualsiasi movimento di camera, inquadratura particolare, ritmo, pathos, ecc., e si ha sempre più l'impressione che il regista stia allineando i fatti, uno dopo l'altro, senza troppa convinzione. Un altro difetto è costituito dalla raffigurazione di Schenkel, il medico buono, eroe senza macchia e senza paura... sulla cui veridicità storica, però, esistono fortissimi dubbi, e allora si ha l'impressione che la produzione volesse necessariamente inserire un personaggio puro, per dare al pubblico la sua patetica immedesimazione.
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Ci sono tante buone cose in questo film, ma nel complesso risulta piatto perchè la regia è inesistente. Come risultato, sembra di assistere a un documentario che soddisfa la curiosità di vedere "cosa è successo veramente" in quel bunker negli ultimi giorni, e poco più. Per tutta la seconda parte del film, infatti, pesa la mancanza di un qualsiasi movimento di camera, inquadratura particolare, ritmo, pathos, ecc., e si ha sempre più l'impressione che il regista stia allineando i fatti, uno dopo l'altro, senza troppa convinzione. Un altro difetto è costituito dalla raffigurazione di Schenkel, il medico buono, eroe senza macchia e senza paura... sulla cui veridicità storica, però, esistono fortissimi dubbi, e allora si ha l'impressione che la produzione volesse necessariamente inserire un personaggio puro, per dare al pubblico la sua patetica immedesimazione. Anche altri personaggi secondari sembrano affetti da questa interpretazione discutibile.
Ma a parte queste piccole deviazioni, la ricostruzione storica è rigorosissima, fin nei minimi dettagli, e questo è un punto di forza. Grazie ad essa, si riesce a intuire quale fosse la vera atmosfera in quegli ambienti nazisti, e in mano ad un altro regista questa ricchezza avrebbe dato vita a un capolavoro. Su tutto, spicca la figura di Hitler, molto ben interpretato, e storicamente ineccepibile. Le follie che pronuncia sono un perfetto ritratto di come giustificava con sè stesso il suo odio cieco. Ci sono state molte polemiche su questo ritratto "umano" di hitler, sulla moralità o meno di proporlo. Mi sembra che il risultato finale sia un'opera assolutamente morale, perchè proprio il taglio acritico dà il massimo risalto ai fatti e alle parole dei personaggi, i quali si commentano da sè. L'Hitler "umano" raccontato è un mostro, non perchè viene dipinto come tale, ma perchè lo è. L'abissale tristezza dei rapporti umani nel bunker è l'agghiacciante conseguenza dell'impostazione del nazismo, e non credo ci sia nulla di male nel proporla sul grande schermo. Anzi. Se poi qualcuno è talmente sprovveduto da vederci un'apologia... non so che dire, mi dispiace per lui.
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(di tomsoyer75)
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tomsoyer75
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martedì 18 gennaio 2011
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utile
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taglio un pò didascalico forse, ma sicuramente di grande utilità...il cinema quando oltre a "essere" bello "dà" qualcosa ha innegabilmente una marcia in più.utile perche aggiunge un ulteriore punto di vista non per capire e legittimare, ma per avere una visione più completa dei fatti.se non altro un tassello in più.infatti lo trovo, per quanto sia possibile per un film di guerra, alquanto imparziale.diciamo quindi storico(ambienti e dettagli...) .e diciamolo.credo sia stato molto difficile.un plausa anche all'attore protagonista.arduo compito.purtroppo personalmente credo che abbia un taglio più adatto al piccolo schermo, non so perchè.
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taglio un pò didascalico forse, ma sicuramente di grande utilità...il cinema quando oltre a "essere" bello "dà" qualcosa ha innegabilmente una marcia in più.utile perche aggiunge un ulteriore punto di vista non per capire e legittimare, ma per avere una visione più completa dei fatti.se non altro un tassello in più.infatti lo trovo, per quanto sia possibile per un film di guerra, alquanto imparziale.diciamo quindi storico(ambienti e dettagli...) .e diciamolo.credo sia stato molto difficile.un plausa anche all'attore protagonista.arduo compito.purtroppo personalmente credo che abbia un taglio più adatto al piccolo schermo, non so perchè...quasi da fiction...forse i ritmi, il montaggio, e un pò la regia...ma con questo non voglio dire che non sia un ottimo film da"piccolo" schermo!!
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milena
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giovedì 18 gennaio 2007
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nessun eroe, la morte e la guerrà
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Il film mi ha stupito. Mi aspettavo qualcosa capace di raccontare più profondamente le vicessitudini interiori dell'umano hitler. Mi è sembrato alquanto superficiale da questo punto di vista. In compenso descrive con trasporto gli atteggiamenti di tutti coloro che sono stati vicino al dittatore negli ultimi giorni della sua vita. In particolare l'atteggiamento di suicidio volontario dei suoi sostenitori.
I bambini sono i personaggi che guidano la scena, si dividono in due gruppi: coloro che hanno ricevuto il lavaggio del cervello dall'educazione del regime e decidono di partecipare al conflitto, inseguendo il sogno di gloria, o che cantano fieri l'inno nazista. D'altra parte coloro che vagano per le rovine di Berlino (personaggi, di cui non ho capito la natura) e guidano, come angeli, i cittadini per scappatoie o salvano la segretaria, punto di vista di tutte le vicende.
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Il film mi ha stupito. Mi aspettavo qualcosa capace di raccontare più profondamente le vicessitudini interiori dell'umano hitler. Mi è sembrato alquanto superficiale da questo punto di vista. In compenso descrive con trasporto gli atteggiamenti di tutti coloro che sono stati vicino al dittatore negli ultimi giorni della sua vita. In particolare l'atteggiamento di suicidio volontario dei suoi sostenitori.
I bambini sono i personaggi che guidano la scena, si dividono in due gruppi: coloro che hanno ricevuto il lavaggio del cervello dall'educazione del regime e decidono di partecipare al conflitto, inseguendo il sogno di gloria, o che cantano fieri l'inno nazista. D'altra parte coloro che vagano per le rovine di Berlino (personaggi, di cui non ho capito la natura) e guidano, come angeli, i cittadini per scappatoie o salvano la segretaria, punto di vista di tutte le vicende.
Infine ci sono gli adulti: davvero coscienti di ciò che li circonda, e che pur di poter scappare dalla realtà trascorrono i loro ultimi giorni affogando i pensieri nell'alcool. Nessun eroe: la realtà.
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