joker 91
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domenica 27 febbraio 2011
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ganz superbo
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lo trovo un ottimo film anche se decisamente troppo lungo e con qualche momento troppo smorto,tuttavia questo film rende l'immagine della follia del demonio di hitler attraverso un attore magnifico ovvero ganz che trasmette umanità unita a delirio al personaggio, forse più difficile da interpretare nell intera storia sino ai giorni d'oggi ed ovviamente il più scottante da affrontare,l'attore a regalato un interpretazione superba ma la durata del film è troppo ed in molte sequenze specialmente quando ganz non è presente si avverte stanchezza,lo stesso ganz avrebbe dovuto avere molto più spazio. La ricostruzione del bunker si dice che sia fedelissima
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gianmaria s
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mercoledì 30 aprile 2008
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si fa confusione (voluta?) tra carnefici e vittime
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Commentatissimo film sugli ultimi giorni di Hitler nel bunker di Berlino quando la Germania sta soccombendo sotto i colpi dell'armata rossa e degli alleati. Hitler seguendo una strategia, se così si può chiamare, dettata dalla pazzia, vorrebbe mandare al macello tutti i civili tedeschi non degni di vivere a sentir "lui"...
Dal punto di vista cinematografico è un film ben realizzato, con la giusta scelta dei tempi filmici e dai bei colori. Graz che interpreta Hitler meriterebbe due oscar. Il regista gira un'opera da storico più che da cinematografo...
Proprio la precisione storica "maniacale" e la bravura di Graz sono gli elementi che più turbano. Si può già trattare il nazismo e Hitler con l'imparzialità di qualsiasi altro evento storico? Nel film, se non fosse per gli insufficienti 2 titoli finali che ricordano i 50 milioni di morti in guerra e i 6 milioni di ebrei morti nei campi di concentramento, si fa una confusione (voluta?) tra carnefici e vittime, i nazisti sono oltremodo umanizzati dipingendone i tratti che ne esaltano il pudore verso la morte, l'onore di soldati e l'umanità.
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Commentatissimo film sugli ultimi giorni di Hitler nel bunker di Berlino quando la Germania sta soccombendo sotto i colpi dell'armata rossa e degli alleati. Hitler seguendo una strategia, se così si può chiamare, dettata dalla pazzia, vorrebbe mandare al macello tutti i civili tedeschi non degni di vivere a sentir "lui"...
Dal punto di vista cinematografico è un film ben realizzato, con la giusta scelta dei tempi filmici e dai bei colori. Graz che interpreta Hitler meriterebbe due oscar. Il regista gira un'opera da storico più che da cinematografo...
Proprio la precisione storica "maniacale" e la bravura di Graz sono gli elementi che più turbano. Si può già trattare il nazismo e Hitler con l'imparzialità di qualsiasi altro evento storico? Nel film, se non fosse per gli insufficienti 2 titoli finali che ricordano i 50 milioni di morti in guerra e i 6 milioni di ebrei morti nei campi di concentramento, si fa una confusione (voluta?) tra carnefici e vittime, i nazisti sono oltremodo umanizzati dipingendone i tratti che ne esaltano il pudore verso la morte, l'onore di soldati e l'umanità. Non c'è spazio nel film a qualcosa che almeno ricordi agli spettatori più "distratti" chi erano quei personaggi e cosa hanno fatto. Quante persone hanno ucciso selvaggiamente? Si sono resi partecipi dei più grandi crimini contro l'umanità... niente... non ce n'è traccia. Certo si potrebbe obiettare che questo non era lo scopo del film, ma come è possibili un'opera di questa freddezza? Non sono forse troppo pochi 50 anni per rimarginare queste ferite?
Secondo punto che mi ha lasciato perplesso è il "pudore", non richiesto non voluto e imbarazzante, con cui è stato trattata la Morte di Hitler e Goebbles, non ha mostrato la scena della loro morte e il corpo del dittatore. Perchè? I suicidi dei bambini o dei soldati sul campo non hanno avuto quet'"onore"... E' chiaro il tentativo di "umanizzare il mostro"... certo Hitler era un uomo, ma della peggior specie.
Il finale anche è in qualche modo sconcertante, cerca di sostenere la tesi che il popolo tedesco non aveva colpe, che non poteva vedere, non poteva sapere... Forse non poteva capire e vedere tutto, ma non può essere dipinto come una bandiera che si è semplicemente adattata al vento nazista. Le parole della vecchia segretaria alla fine del film sembran o avvallare questa tesi... nemmeno lei credeva nel nazismo, si era semplicemente "innamorata" del mito del furher...alla fine però si salva dicendo che si, anche lei si sente responsabile.... Vorrei vedere, non si stanno 3 anni al fianco di uno dei dittatori più sanguinari della terra (dal 1942 al 1945, non in anni qualsiasi...) senza rendersi conto di cosa dice e ordina...o di cosa detta alla segretaria...che è lei... ma concediamole il rispetto che si deve agli anziani e il rispetto che si deve a chi è stato coinvolto in una pazzia collettiva che non permetteva all'uomo comune di capire veramente...
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vanbronck
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martedì 21 giugno 2005
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lacrime "alla hirschbiegel"
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Molti (fra cui un acceso Wim Wenders) si sono scagliati contro questo film a priori, scandalizzati al solo pensiero che potesse essere offerta al pubblico l'idea di un Adolf Hitler uomo, che possa piangere e sappia anche dire "grazie". Non è così che si guarda un film. Per quanto terribile sia la figura del fuhrer, bisogna prendere atto che è questo il lato che ci ha voluto mostrare Hirschbiegel: che possa essere una scelta discutibile è palese, che il regista tedesco abbia perso il controllo del "suo" Hitler è probabile, ma non può essere per questo che ne vada stroncata l'opera. Per quanto riguarda il film in sè, da l'idea di voler essere un ritratto a tutto tondo della Berlino (e della Germania) del '45, e di un sogno (o di un incubo) nazional-socialista che si infrange.
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Molti (fra cui un acceso Wim Wenders) si sono scagliati contro questo film a priori, scandalizzati al solo pensiero che potesse essere offerta al pubblico l'idea di un Adolf Hitler uomo, che possa piangere e sappia anche dire "grazie". Non è così che si guarda un film. Per quanto terribile sia la figura del fuhrer, bisogna prendere atto che è questo il lato che ci ha voluto mostrare Hirschbiegel: che possa essere una scelta discutibile è palese, che il regista tedesco abbia perso il controllo del "suo" Hitler è probabile, ma non può essere per questo che ne vada stroncata l'opera. Per quanto riguarda il film in sè, da l'idea di voler essere un ritratto a tutto tondo della Berlino (e della Germania) del '45, e di un sogno (o di un incubo) nazional-socialista che si infrange. In questo caso, il talento del buon Oliver lascia presagire che non sarebbe riuscito nell'intento nemmeno se il film fosse durato il doppio delle 2 ore e mezza de “La caduta”. Il film finisce per perdersi fra due storie che mai come in quel periodo finirono per respingersi fra loro (Hitler e il suo disinteresse per la sorte del popolo tedesco), senza che questo contrasto risulti spiazzante, dilungandosi troppo in storie personali che in fin dei conti finiscono per dirci poco e niente all'interno della storia, e soprattutto senza mai scegliere decisamente una strada da seguire. Nel bunker non si respira quell’atmosfera di estremo delirio che in ogni caso doveva esserci, insistendo forse troppo sull’umanità di Hitler (che si, aveva ucciso qualche milione di ebrei, forse era pazzo, ma era affezionato alla sua segretaria, e quindi per Hirschbiegel tutto il resto passa in secondo piano), la Berlino “di sopra” non emoziona, non prende lo spettatore, al massimo si vede qualche bambino in un paesaggio da industria abbandonata più che da città annientata dalla guerra sotto ogni punto di vista. Si salva uno straordinario Bruno Ganz, il fatto che sia lui a interpretare Hitler già fornisce indizi sull’aspetto che se ne vorrà trarre, eppure, nonostante la sua diversità dal fuhrer, dopo poco ci appare di una naturalezza schiacciante. Lasciando da parte tutte le accuse di revisionismo storico che hanno accompagnato l’uscita di questa pellicola, rimane semplicemente l’amara sensazione di aver perso l’occasione di raccontare, in maniera decisa, uno dei periodi più drammatici dell’intera storia tedesca.
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[+] grande opera corale
(di markoid)
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lorenzo
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mercoledì 16 novembre 2005
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rimane un filmetto di regime...
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Ha diversi aspetti interessanti, ma rimane un filmetto di propaganza antinazista, per quanto meno dozzinale della media. Aspetti positivi: l'ottima recitazione (soprattutto di Ganz), l'atmosfera claustrofobica del bunker, gli effetti speciali. Aspetti negativi: pur mostrando alcuni aspetti umani del Fuehrer e del suo entourage il film ripropone innumerevoli stereotipi della vulgata di regime: 1) La condanna della guerra: tutti i personaggi che desiderano proseguire il combattimento sono presentati o come soldati-automi o come ragazzini inebetiti dalla propaganda; tutti coloro che vogliono deporre le armi come individui pieni di senno e di calore umano; 2) Hitler pazzo: il Fuehrer non è rappresentato come un genio politico ed un profeta religioso, per quanto snervato dalla malattia e dalla disfatta, ma come un maniaco che ha ormai perso ogni contatto colla realtà esterna.
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Ha diversi aspetti interessanti, ma rimane un filmetto di propaganza antinazista, per quanto meno dozzinale della media. Aspetti positivi: l'ottima recitazione (soprattutto di Ganz), l'atmosfera claustrofobica del bunker, gli effetti speciali. Aspetti negativi: pur mostrando alcuni aspetti umani del Fuehrer e del suo entourage il film ripropone innumerevoli stereotipi della vulgata di regime: 1) La condanna della guerra: tutti i personaggi che desiderano proseguire il combattimento sono presentati o come soldati-automi o come ragazzini inebetiti dalla propaganda; tutti coloro che vogliono deporre le armi come individui pieni di senno e di calore umano; 2) Hitler pazzo: il Fuehrer non è rappresentato come un genio politico ed un profeta religioso, per quanto snervato dalla malattia e dalla disfatta, ma come un maniaco che ha ormai perso ogni contatto colla realtà esterna. Anziché riprodurre la dialettica di calma glaciale ed esplosioni di collera, rigorosa lucidità e fuga nelle fantasticherie che ne caratterizzarono gli ultimi giorni, il film mostra solo le seconde, deformando pesantemente il proprio oggetto. La cosa si rende evidente nella scelta di tagliare la scena in cui Hitler detta il suo "testamento politico": siccome sarebbe stato impossibile stravolgere il testo per dare allo spettatore l'impressione di trovarsi dinanzi ad una mente degenerata, si è semplicemente evitato di farglielo ascoltare. Ogni volta che Ganz enunzia una delle più famigerate (agli occhi dei credenti nella religione dei diritti umani e dell'eguaglianza razziale) massime hitleriane, l'attore accentua sempre e il volume della voce e l'intensità del suo gesticolare; e tali massime sono estrapolate dal loro contesto, in modo da trasmettere un'impressione di demenza ed anormalità. 3) In alcuni punti il film non si perita di falsificare la realtà storica, soprattutto quando mette in scena i festini degenerati che sarebbero stati celebrati dall'entourage hitleriano. Sfido i sostenitori del film (sempre che abbiano qualche cognizione del periodo in esame) a citarmi *UNA SOLA* pagina tratta dalle più qualificate opere in materia (da Fest a Kershaw, da Maser a Toland a Fuchs) dove sia dato rintracciare un accenno a festini del genere. 4) Qui taccio di tutto il contorno coreografico finalizzato a condizionare lo spettatore a livello subliminale, dalla sequenza finale (inventata di sana pianta) con Frau Junge che si allontana in bicicletta e le nuvole che si schiudono in cielo in poi...
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(di mak)
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fericjaggar
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lunedì 14 febbraio 2011
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non regge il confronto...
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...con il precedente "Gli ultimi dieci giorni di Hitler", un B-movie in cui la parte del dittatore era sostenuta da Alec Guinnes. La Caduta è molto pretenzioso, l'ho trovato gratuitamente truculento, il doppiaggio di Hitler e quello di Himmler sono esageratamente caricaturali (pecca dell'edizione italiana, ovviamente), così come il personaggio di Goebbels è reso in modo grottesco. Ma soprattutto ha il demerito di voler fare il kolossal e di non riuscire invece a rendere la spoglia tetraggine, necessariamente minimalista, del bunker e della Cancelleria di quei giorni. Effetti digitali poco credibili. Traudl Junge cerca di passare per stralunata testimone del crollo, ma si sente la mancanza di una vera trama.
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...con il precedente "Gli ultimi dieci giorni di Hitler", un B-movie in cui la parte del dittatore era sostenuta da Alec Guinnes. La Caduta è molto pretenzioso, l'ho trovato gratuitamente truculento, il doppiaggio di Hitler e quello di Himmler sono esageratamente caricaturali (pecca dell'edizione italiana, ovviamente), così come il personaggio di Goebbels è reso in modo grottesco. Ma soprattutto ha il demerito di voler fare il kolossal e di non riuscire invece a rendere la spoglia tetraggine, necessariamente minimalista, del bunker e della Cancelleria di quei giorni. Effetti digitali poco credibili. Traudl Junge cerca di passare per stralunata testimone del crollo, ma si sente la mancanza di una vera trama. Perchè sprecare Bruno Ganz in questo modo?
Ben altra cosa il film con Guinness, forse più azzeccato perchè basato sulla testimonianza dell'ufficiale Gerhardt Boldt. Un film a bassissimo budget basato sul buio del bunker ed attraversato dalla lucida, naturale vena di follia dello sguaro di Guinnes. Imperdibile la sua espressione quando Fegelein cerca di discolparsi della fuga dal bunker.
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paride86
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martedì 3 febbraio 2009
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no!
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"La caduta" di Oliver Hirschbiegel ripropone lo stesso errore di Mel Gibson ne "La passione": a che serve prendere un piccolo frammento di una complessa storia e riportarlo sullo schermo? Quale valore interpretativo gli si può dare?
Di nazista ne "La caduta" ci sono solo le divise e i baffetti di Ganz, per il resto il vuoto totale: della mentalità nazionalsocialista nessuna traccia, dell'odio razziale contro i non appartenenti alla razza ariana solo qualche blando riferimento. In questo film si vede soltanto l'"eroica", disperata e sofferta resistenza di un regime nei suoi ultimi giorni. Ma per come è raccontato poteva essere un regime qualsiasi, allo stesso modo in cui il Cristo di Gibson poteva essere un qualunque prigioniero romano crocifisso.
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"La caduta" di Oliver Hirschbiegel ripropone lo stesso errore di Mel Gibson ne "La passione": a che serve prendere un piccolo frammento di una complessa storia e riportarlo sullo schermo? Quale valore interpretativo gli si può dare?
Di nazista ne "La caduta" ci sono solo le divise e i baffetti di Ganz, per il resto il vuoto totale: della mentalità nazionalsocialista nessuna traccia, dell'odio razziale contro i non appartenenti alla razza ariana solo qualche blando riferimento. In questo film si vede soltanto l'"eroica", disperata e sofferta resistenza di un regime nei suoi ultimi giorni. Ma per come è raccontato poteva essere un regime qualsiasi, allo stesso modo in cui il Cristo di Gibson poteva essere un qualunque prigioniero romano crocifisso.
Quando si vanno a raccontare storie che hanno molteplici significati (morali, sociologici, storici, politici ecc) non si può prenderne una piccola parte (per esempio "la caduta", ma poteva anche essere "la nascita" o "i campi di concentramento") e raccontarla interamente con piglio verista, rimandando allo spettatore tutto il background storico-culturale.
Infatti per lo spettatore che non sapesse nulla del nazismo e di Hitler questo film sarebbe soltanto il racconto di un'eroica resistenza, popolata di convinti sostenitori pronti a togliersi la vita piuttosto che finire in mano nemica. Racconto molto televisivo che, a dir la verità, dura troppo e finisce per risultare pesante.
Ammirevoli, comunque, le interpretazioni di tutti gli attori, ma soprattutto quella di Gaunz, che restituisce finalmente a Hitler un volto privato e umano.
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[+] sì !
(di asdrubale)
[ - ] sì !
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(di tomsoyer75)
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nick castle
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venerdì 4 marzo 2011
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non troppo lodevole...
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Dopo l'ottimo esordio, Hirschbiegel tenta un operazione grossa, rischiosa e sostanzialmente non troppo riuscita, trasporre al cinema la vera follia insieme all'umanità, dell'arcinoto Fuhrer, Adolf Hilter. Il film racconta principalmente dal punto di vista della segretaria personale del Fuhrer, gli ultimi dodici giorni del Reich, con Hitler e subalterni rinchiusi nel bunker, dove fu trasferito il governo, con qualche saltuaria uscita all'aria aperta. Il film risulta un po' ripetitivo, perchè durante i 12 giorni, non si fa altro che assistere agli sbottanmenti del Fuhrer, conseguenti alla consapevolezza che in pochi eseguivano i suoi ordini, a riunioni di ufficiali, bevute fra camerati, le trombate del cognato di Hitler, Hermann, ufficiale poco fedele e irascibile, e cosi via.
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Dopo l'ottimo esordio, Hirschbiegel tenta un operazione grossa, rischiosa e sostanzialmente non troppo riuscita, trasporre al cinema la vera follia insieme all'umanità, dell'arcinoto Fuhrer, Adolf Hilter. Il film racconta principalmente dal punto di vista della segretaria personale del Fuhrer, gli ultimi dodici giorni del Reich, con Hitler e subalterni rinchiusi nel bunker, dove fu trasferito il governo, con qualche saltuaria uscita all'aria aperta. Il film risulta un po' ripetitivo, perchè durante i 12 giorni, non si fa altro che assistere agli sbottanmenti del Fuhrer, conseguenti alla consapevolezza che in pochi eseguivano i suoi ordini, a riunioni di ufficiali, bevute fra camerati, le trombate del cognato di Hitler, Hermann, ufficiale poco fedele e irascibile, e cosi via. Insomma tutte cose lecite in una situazione del genere, ma che in 149 minuti, alla lunga stancano. Altro punto dolente sono gli effetti sonori, decisamente scadenti se pragonati a quelli che nel 1998 sentivamo in "Salvate il soldato Ryan", mentre Hirschbiegel sembra svogliato e poco attento, decisamente lontano da quel rigore registico-artistico che ci si aspetterebbe per un film del genere. Nel complesso un occasione sprecata, anche se Bruno Ganz da una buona prova di se e anche Alexandra Maria Lara non sfiguara (me la sposerei subito, anche se l'ho detto per molte altre...!). Il buon finale almeno conclude bene la pellicola.
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cult movie
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mercoledì 17 gennaio 2007
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capolavoro assoluto o bufala ben confezionata?
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Non saprei dire se Hitler è stato veramente il più grande assassino della storia del Novecento, e perseguo il dubbio che anche Stalin non sia stato uno stinco di santo. Ma Hitler è Hitler, nel bene e nel male: è il personaggio più ignobilmente cattivo della storia dell'umanità. E' stato un cattivo veramente cattivo: ignobile, cinico, folle. E la sua follia lo ha cresciuto e lo ha distrutto. Detto questo, la storia del cinema è piena di ritratti hitleriani ("Maloch" è il migliore, se vi interessa), e di una nuova puntata della vicenda Hitler francamente non se ne sentiva il bisogno. Ne sentiva forse il bisogno Oliver Hirschbiegel, tanto da girarne addirittura un film (lungo, troppo lungo) e di farne una sorta di ritrattino post moderno.
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Non saprei dire se Hitler è stato veramente il più grande assassino della storia del Novecento, e perseguo il dubbio che anche Stalin non sia stato uno stinco di santo. Ma Hitler è Hitler, nel bene e nel male: è il personaggio più ignobilmente cattivo della storia dell'umanità. E' stato un cattivo veramente cattivo: ignobile, cinico, folle. E la sua follia lo ha cresciuto e lo ha distrutto. Detto questo, la storia del cinema è piena di ritratti hitleriani ("Maloch" è il migliore, se vi interessa), e di una nuova puntata della vicenda Hitler francamente non se ne sentiva il bisogno. Ne sentiva forse il bisogno Oliver Hirschbiegel, tanto da girarne addirittura un film (lungo, troppo lungo) e di farne una sorta di ritrattino post moderno. Gli ultimi 12 giorni di Hitler racchiusi tra follia e demenza: il Fuhrer appare nel film come un vecchio pazzo in preda alle proprie manie ed alle proprie ossessioni, convinto che "se muoio io moriranno tutti", schizzato come solo i matti sanno essere, con la faccia stizzita e perfetta di Bruno Ganz. In Germania le reazioni sono state diverse: Wim Winders ha bocciato il film, mentre il pubblico è accorso in massa. Ma è un caso tutto nazionale: fuori dai confini tedeschi nessuno alzerebbe più di tanto la voce. Anche perchè, a ben vedere, questo schizzatissimo Hitler è solamente una piccolissima figurina nel grande affresco storico che appartiene ormai al mito. C'è poco da dire sulle vicende hitleriane, libri e cinema hanno già fatto la loro parte. In più, a ben vedere, il film in questione più che al filone storico appartiene al filone ritrattistico: l'umanizzazione del Fuhrer è dietro l'angolo, ma non è fondamentale, ma il rischio di ergere a mito questa oscura figura è dietro l'angolo. Due ore e trenta di pellicola poi è un'esagerazione: la prima parte transeat, in fondo è bella tosta e piena di ritmo, ma la seconda (con tanto di "morte in diretta") è più banale e scontata. Inutile scomodare l'Apocalisse, al massimo un pò di polvere e qualche soldato ferito. Perchè la storia non passa da queste parti: qui c'è solo il contorno e la rappresentazione popolare. Ripassare i classici, please. Possibilmente a memoria. Di questa pellicola restano due cose: 1) la straordinaria interpretazione di Bruno Ganz (più vero del vero); 2) la grandezza di una fine che poteva anche non essere così monumentale. Il resto è solo contorno: magari esaltante, ma pur sempre contorno. A metà tra l'elogio dei critici più corrivi e lo sdegno di Wim Wenders. Come dire: la virtù sta nel mezzo.
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dario
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lunedì 14 febbraio 2011
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molle
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Un tributo all'isteria. Ganz è bravo, ma va spesso fuori dalle righe. Quasi scadente la sceneggiatura, bloccata su una sorta di trattazione didascalica del dramma. Non c'è pathos. Tutto è scontato. La pseudo narrazione si avvale di frasi scontate e dunque il dramma è tutto di testa, suona falso. Ci sarebbe voluta tensione, dato che le vicende sono risapute: la tensione non c'è per modestia registica. L'impianto è vagamente teatrale e dunque malamente verboso. Operazione fallita. Sta in piedi la ricostruzione storica, a tratti godibile.
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