marcobrenni
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venerdì 1 maggio 2015
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un film-documentario che tutti dovrebbero vedere
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Fosse solo per la recitazione straordinaria di BRUNO GANZ questo film meriterebbe l'Oscar. Ma c'è molto di più: è un film-documentario basato pure su scritti autentici e su testimonianze che hanno vissuto in diretta le ultime scene ( ad es. la dattilografa personale di Hitler , scampata per miracolo al crepuscolo degli dei) . Il fim è fatto con teutonico rigore e serietà, non lasciando proprio nulla al caso. Definisco stupido il commento di Davide Morena, laddove definisce questo film come "inutile" ! Ma DOVE inutile ??! Solo fino a poco tempo fa, sulla vera fine di Hitler nel Bunker si sapeva poco o nulla: illazioni, complottismi e dicerie.
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Fosse solo per la recitazione straordinaria di BRUNO GANZ questo film meriterebbe l'Oscar. Ma c'è molto di più: è un film-documentario basato pure su scritti autentici e su testimonianze che hanno vissuto in diretta le ultime scene ( ad es. la dattilografa personale di Hitler , scampata per miracolo al crepuscolo degli dei) . Il fim è fatto con teutonico rigore e serietà, non lasciando proprio nulla al caso. Definisco stupido il commento di Davide Morena, laddove definisce questo film come "inutile" ! Ma DOVE inutile ??! Solo fino a poco tempo fa, sulla vera fine di Hitler nel Bunker si sapeva poco o nulla: illazioni, complottismi e dicerie. Solo pochi anni fa fu possibile ricostruire la VERA storia della fine di Hitler e della sua adorata Germania ariana, anche perché gli alleati (sovietici) hanno occultato molto materiale documentario. C'è in giro una versione in DVD ma fu raccorciata e tagliata nelle scene finali più tragiche: un fatto imperdonabile, perché proprio nella parte finale il film si rivela essere un capolavoro assoluto (!) della cinematografia mondiale che avrebbe meritato ben altra attenzione e premi.
Ma si sa: il tema è tuttora scottante perché può urtare diverse sensibilità.
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il befe
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martedì 10 marzo 2015
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martedì 10 marzo 2015
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ce ne fossero
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martedì 10 marzo 2015
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capolavoro
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giovedì 4 aprile 2013
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il ritratto di un mostro... o di un uomo?
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Vorrei cominciare con un'informazione che spesso viene dimenticata e che tendo a ribadire durante le conversazioni: Adolf Hitler era nientemeno che un uomo, così come lo erano i più "onorevoli" membri del terzo Reich, così come lo era ogni singolo soldato. E loro credevano nel nazionalsocialismo. Erano fermamente convinti che un mondo privo degli ideali del nazionalsocialismo sarebbe stato un mondo debole e decadente( niente di più sbagliato dal momento che noi stiamo vivendo in un mondo non più popolato dai "visionari" princìpi della dottrina di Hitler). Ci credevano veramente, e a testimonianza di ciò vi sono i numerosissimi suicidi dei più alti uomini del Reich all'interno del Fuhrer-bunker negli ultimi giorni di vita dell'uomo che, più nel male che nel bene, ha scritto la storia della prima metà del secolo scorso; non è dunque vero che la storia la scrivono i vincitori, basta tenersi informati per venire a conoscenza anche della versione del vinto; e sta proprio qui la bellezza de "La Caduta": il film offre una visione del Fuhrer del tutto nuova e umana, ma senza minimamente intaccarne gli ideali e i princìpi, una figura credibile, una figura vera estratta direttamente dal diario di Traudl Junge( ultima segretaria di Hitler) scritto post bellum, e quindi del tutto obbiettivo e affidabile nonostante la stessa Junge si sia dichiarata anti nazionalsocialista.
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Vorrei cominciare con un'informazione che spesso viene dimenticata e che tendo a ribadire durante le conversazioni: Adolf Hitler era nientemeno che un uomo, così come lo erano i più "onorevoli" membri del terzo Reich, così come lo era ogni singolo soldato. E loro credevano nel nazionalsocialismo. Erano fermamente convinti che un mondo privo degli ideali del nazionalsocialismo sarebbe stato un mondo debole e decadente( niente di più sbagliato dal momento che noi stiamo vivendo in un mondo non più popolato dai "visionari" princìpi della dottrina di Hitler). Ci credevano veramente, e a testimonianza di ciò vi sono i numerosissimi suicidi dei più alti uomini del Reich all'interno del Fuhrer-bunker negli ultimi giorni di vita dell'uomo che, più nel male che nel bene, ha scritto la storia della prima metà del secolo scorso; non è dunque vero che la storia la scrivono i vincitori, basta tenersi informati per venire a conoscenza anche della versione del vinto; e sta proprio qui la bellezza de "La Caduta": il film offre una visione del Fuhrer del tutto nuova e umana, ma senza minimamente intaccarne gli ideali e i princìpi, una figura credibile, una figura vera estratta direttamente dal diario di Traudl Junge( ultima segretaria di Hitler) scritto post bellum, e quindi del tutto obbiettivo e affidabile nonostante la stessa Junge si sia dichiarata anti nazionalsocialista.
Ottimamente riuscita la caratterizzazione di tutti i personaggi, da Hitler( di cui se ne vede il progressivo peggioramento mentale) alla sua sposa per un giorno Eva Braun, da Goebbels( il cui attore riesce splendidamente a carpirne la disperazione) a Speer, la cui presenza (nella scena a lui dedicata) mette in risalto la disperazione che circola nell'aria con i dialoghi amichevoli che tiene con Eva Braun e Magda Goebbels, una disperazione che viene presentata non a suon di urli( come quella del protagonista) ma con sussurri:
Magda Goebbels: "Ci ho riflettuto a lungo, non voglio che i mie figli crescano in un mondo in cui non c'è più il nazionalsocialismo."
Albert Speer: "Dovresti pensarci ancora, i bambini hanno diritto ad un futuro."
Tengo a precisare che è una produzione tedesca, con interpreti, sceneggiatori e regista tedesco, e nonostante l'assenza di celebrità del cinema o di attori molto conosciuti, ogni singolo attore è stato perfettamente in grado di capire il proprio personaggio e di dargli vita con maestria anche ben maggiore di alcune stars Hollywoodiane, primo fra tutti Ganz, il quale ha recitato con maestria un ruolo tutt'altro che semplice.
La sceneggiatura è stata scritta con grande maestria ed è palese che coloro i quali vi hanno lavorato non simpatizzano per la dottrina politica di Hitler, e vi sono diversi dialoghi e personaggi a dimostrarlo, tra cui Speer, il medico Ernst Schenck e il generale Helmuth Weidling, ma anche la stessa Traudl Junge, della quale si vede all'apertura ed alla chiusura del film una parte di intervista fatta recentemente; ottimo lavoro svolto con i dialoghi: credibili e colgono perfettamente la personalità dei personaggi.
In conclusione "La Caduta" è senza dubbio un film ottimamente realizzato e che rimarrà impresso a chiunque sia interessato al periodo storico di cui tratta; un film quasi totalmente privo di difetti, da rivedere e da godere.
Vorrei concludere la recensione con una frase di Joachim Fest, il più celebre biografo di Hitler: "La cosa peggiore non è che Hitler fosse un mostro, ma che fosse un uomo. Un uomo come gli altri".
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voxpopuli
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mercoledì 3 aprile 2013
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il ritratto di un mostro... o di un uomo?
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Vorrei cominciare con un'informazione che spesso viene dimenticata e che tendo a ribadire durante le conversazioni: Adolf Hitler era nientemeno che un uomo, così come lo erano i più "onorevoli" membri del terzo Reich, così come lo era ogni singolo soldato. E loro credevano nel nazionalsocialismo. Erano fermamente convinti che un mondo privo degli ideali del nazionalsocialismo sarebbe stato un mondo debole e decadente( niente di più sbagliato dal momento che noi stiamo vivendo in un mondo non più popolato dai "visionari" princìpi della dottrina di Hitler). Ci credevano veramente, e a testimonianza di ciò vi sono i numerosissimi suicidi dei più alti uomini del Reich all'interno del Fuhrer-bunker negli ultimi giorni di vita dell'uomo che, più nel male che nel bene, ha scritto la storia della prima metà del secolo scorso; non è dunque vero che la storia la scrivono i vincitori, basta tenersi informati per venire a conoscenza anche della versione del vinto; e sta proprio qui la bellezza de "La Caduta": il film offre una visione del Fuhrer del tutto nuova e umana, ma senza minimamente intaccarne gli ideali e i princìpi, una figura credibile, una figura vera estratta direttamente dal diario di Traudl Junge( ultima segretaria di Hitler) scritto post bellum, e quindi del tutto obbiettivo e affidabile nonostante la stessa Junge si sia dichiarata anti nazionalsocialista.
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Vorrei cominciare con un'informazione che spesso viene dimenticata e che tendo a ribadire durante le conversazioni: Adolf Hitler era nientemeno che un uomo, così come lo erano i più "onorevoli" membri del terzo Reich, così come lo era ogni singolo soldato. E loro credevano nel nazionalsocialismo. Erano fermamente convinti che un mondo privo degli ideali del nazionalsocialismo sarebbe stato un mondo debole e decadente( niente di più sbagliato dal momento che noi stiamo vivendo in un mondo non più popolato dai "visionari" princìpi della dottrina di Hitler). Ci credevano veramente, e a testimonianza di ciò vi sono i numerosissimi suicidi dei più alti uomini del Reich all'interno del Fuhrer-bunker negli ultimi giorni di vita dell'uomo che, più nel male che nel bene, ha scritto la storia della prima metà del secolo scorso; non è dunque vero che la storia la scrivono i vincitori, basta tenersi informati per venire a conoscenza anche della versione del vinto; e sta proprio qui la bellezza de "La Caduta": il film offre una visione del Fuhrer del tutto nuova e umana, ma senza minimamente intaccarne gli ideali e i princìpi, una figura credibile, una figura vera estratta direttamente dal diario di Traudl Junge( ultima segretaria di Hitler) scritto post bellum, e quindi del tutto obbiettivo e affidabile nonostante la stessa Junge si sia dichiarata anti nazionalsocialista.
Ottimamente riuscita la caratterizzazione di tutti i personaggi, da Hitler( di cui se ne vede il progressivo peggioramento mentale) alla sua sposa per un giorno Eva Braun, da Goebbels( il cui attore riesce splendidamente a carpirne la disperazione) a Speer, la cui presenza (in poche scene) mette a bada parte della disperazione presente nel bunker, ma in qualche modo la mette in risalto con i dialoghi amichevoli che tiene con Magda Goebbels ed Eva Braun, ma è comunque una disperazione che viene presentata non a suon di urli( come quella del protagonista) ma con sussurri:
Magda Goebbels: "Ci ho riflettuto a lungo, non voglio che i mie figli crescano in un mondo in cui non c'è più il nazionalsocialismo."
Albert Speer: "Dovresti pensarci ancora, i bambini hanno diritto ad un futuro."
Tengo a precisare che è una produzione tedesca, con interpreti, sceneggiatori e regista tedesco, e nonostante l'assenza di celebrità del cinema o di attori molto conosciuti, ogni singolo attore è stato perfettamente in grado di capire il proprio personaggio e di dargli vita con maestria anche ben maggiore di alcune stars Hollywoodiane, primo fra tutti Ganz, il quale ha recitato con maestria un ruolo tutt'altro che semplice.
La sceneggiatura è stata scritta con grande maestria ed è palese che coloro i quali vi hanno lavorato non simpatizzano per la dottrina politica di Hitler, e vi sono diversi dialoghi e personaggi a dimostrarlo, tra cui Speer, il medico Ernst Schenck e il generale Helmuth Weidling, ma anche la stessa Traudl Junge, della quale si vede all'apertura ed alla chiusura del film una parte di intervista fatta recentemente.
In conclusione "La Caduta" è senza dubbio un film ottimamente realizzato e che rimarrà impresso a chiunque sia interessato al periodo storico di cui tratta; un film quasi totalmente privo di difetti, da vedere, da rivedere e da godere.
Vorrei concludere la recensione con una frase di Joachim Fest, il più celebre biografo di Hitler: "La cosa peggiore non è che Hitler fosse un mostro, ma che fosse un uomo. Un uomo come gli altri".
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vannysax
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domenica 3 febbraio 2013
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spettacolare
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Ovviamente un capolavoro, racconta con dettaglio gli utlimi giorni del dittatore ed è affidabile in quanto il regista si è avvalso del migliore storico di Hitler (Joachim Fest), che è l'unico vero storico affidabile al contrario di molti altri che hanno solo avanzato mille supposizioni basate su poche vere testimonianze, inoltre Fest era un ragazzo all'epoca di Hitler quindi è il più credibile.
Poi interpretazione ottima di Bruno Ganz che si è inoltrato nel ruolo perfettamente direi.
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alessanvan
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giovedì 20 settembre 2012
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la normalità della pazzia
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“La caduta” si poteva anche intitolare “la normalità della pazzia” “ Il film ha il pregio di essere un film e allo stesso tempo anche un documentario, non solo perché basato sulle testimonianze della segretaria di Hitler, ma anche perché girato come se noi fossimo presenti nel bunker. "La caduta" è un film sconcertante perché oltre mostrare i noti crimini del nazismo sugli altri popoli, ci mostra come nessuno osasse contraddire Hitler nemmeno quando pensava di vincere ancora la guerra spostando intere divisioni ormai inesistenti perché decimate dagli alleati o dai sovietici o ordinava di fucilare qualsiasi tedesco (compresi i civili) che osasse arrendersi (“affogheranno nel loro sangue” disse Hilter) e di distruggere ciò che restava della Germania per non lasciare nulla di utile al nemico.
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“La caduta” si poteva anche intitolare “la normalità della pazzia” “ Il film ha il pregio di essere un film e allo stesso tempo anche un documentario, non solo perché basato sulle testimonianze della segretaria di Hitler, ma anche perché girato come se noi fossimo presenti nel bunker. "La caduta" è un film sconcertante perché oltre mostrare i noti crimini del nazismo sugli altri popoli, ci mostra come nessuno osasse contraddire Hitler nemmeno quando pensava di vincere ancora la guerra spostando intere divisioni ormai inesistenti perché decimate dagli alleati o dai sovietici o ordinava di fucilare qualsiasi tedesco (compresi i civili) che osasse arrendersi (“affogheranno nel loro sangue” disse Hilter) e di distruggere ciò che restava della Germania per non lasciare nulla di utile al nemico. Una pazzia ritenuta normale e quindi purtroppo assecondata fino all’ultimo, appunto la “normalità della pazzia” Non a caso la Germania si arrrese solo dopo la morte di Hitler. Ottima la recitazione di Ganz, che come il film, avrebbe meritato l’oscar, forse non dato per le polemiche sbagliate nei confronti del film.
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filippo catani
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domenica 5 febbraio 2012
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gli ultimi giorni del terribile tiranno
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Il film narra gli eventi legati agli ultimi giorni di Hitler e della sua Germania nazista e lancia uno sguardo anche agli ultimi giorni dei suoi più intimi gerarchi.
Il film è sicuramente molto forte ma decisamente bello e interessante. Logicamente c'è sempre tanta apprensione quando si realizza film su eventi del genere. Fatto sta che questo sviluppa un'idea davvero originale e ci offre un tragico spaccato della gerarchia nazista. Intanto il terribile Hitler interpretato dallo straordinario Ganz; un uomo sempre più delirante che ormai ha perso ogni contatto con la realtà e farnetica fino all'ultimo cercando di dare ordini per difendere Berlino (lascia senza fiato la scena in cui Hitler si inventa addirittura di aver permesso lui stesso ai russi di arrivare fino a Berlino per poi annientarli).
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Il film narra gli eventi legati agli ultimi giorni di Hitler e della sua Germania nazista e lancia uno sguardo anche agli ultimi giorni dei suoi più intimi gerarchi.
Il film è sicuramente molto forte ma decisamente bello e interessante. Logicamente c'è sempre tanta apprensione quando si realizza film su eventi del genere. Fatto sta che questo sviluppa un'idea davvero originale e ci offre un tragico spaccato della gerarchia nazista. Intanto il terribile Hitler interpretato dallo straordinario Ganz; un uomo sempre più delirante che ormai ha perso ogni contatto con la realtà e farnetica fino all'ultimo cercando di dare ordini per difendere Berlino (lascia senza fiato la scena in cui Hitler si inventa addirittura di aver permesso lui stesso ai russi di arrivare fino a Berlino per poi annientarli). Così come fanno venire i brividi le milizie composte da bambini mandati al massacro quando ormai tutto era perduto. E poi Goebbels con i suoi discorsi sul destino della Germania che i tedeschi non hanno onorato e quindi meritano di morire tutti fino all'ultimo. E poi le classiche scene decadenti da fine impero con la festa nel bunker di Hitler mentre Berlino viene bombardata. E poi la grande massa di soldati che si toglierà la vita per la promessa fatta a Hitler e per evitare di subire una nuova umiliazione dopo quella del 1918. Insomma un film che ci restituisce ancora una volta tutti i problemi legati a Hitler e al consenso che ha riscosso in patria. Duro ma da vedere.
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chiarialessandro
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martedì 31 gennaio 2012
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caduta senza resurrezione
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Ieri ho visto “Shame”, oggi “La caduta” e, come direbbe qualcuno, “una domanda sorge spontanea”: perché Venezia ha attribuito la Coppa Volpi a Fassbender quale miglior attore ma nessuno ha scolpito una statua (non statuetta) d’oro per Bruno Ganz, che riesce ad offrire addirittura dei tratti di umanità ad un personaggio che di umanità ne aveva veramente ben poca (al punto tale da essere arrivato non solo allo sterminio degli ebrei - dei quali poteva forse non fregargli niente in quanto tali – ma anche ad ordinare a cuor leggero alle proprie truppe di fare tabula rasa dietro alla loro ritirata, nonostante che ciò significasse distruggere il suo popolo, non quello ebreo)? Consigliato ad un pubblico provvisto di stomaco abbastanza forte, la pellicola può essere considerata un campionario abbastanza rappresentativo delle atrocità indotte da ogni guerra: i bambini soldati, ai quali dovrebbe essere affidato l’onere (l’onore?) di difendere la patria dal nemico; i figli uccisi dalle madri per un altrettanto ingiustificabile senso di onore; i suicidi di coloro i quali, pur sconfitti dal nemico e dalla storia, rifiutano di arrendersi all’evidenza dei fatti e preferiscono immolarsi sull’altare di una falsa onnipotenza; le rappresaglie contro chi si era rifiutato di obbedire agli ordini tanto perentori quanto privi di senso; le giustificazioni di chi c’era ma poi afferma di non aver capito quello che stava accadendo; la cecità (vera o voluta) di chi ballava e brindava dentro al bunker quando fuori andava a ferro e fuoco tutta quella pietra travagliata chiamata mondo.
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Ieri ho visto “Shame”, oggi “La caduta” e, come direbbe qualcuno, “una domanda sorge spontanea”: perché Venezia ha attribuito la Coppa Volpi a Fassbender quale miglior attore ma nessuno ha scolpito una statua (non statuetta) d’oro per Bruno Ganz, che riesce ad offrire addirittura dei tratti di umanità ad un personaggio che di umanità ne aveva veramente ben poca (al punto tale da essere arrivato non solo allo sterminio degli ebrei - dei quali poteva forse non fregargli niente in quanto tali – ma anche ad ordinare a cuor leggero alle proprie truppe di fare tabula rasa dietro alla loro ritirata, nonostante che ciò significasse distruggere il suo popolo, non quello ebreo)? Consigliato ad un pubblico provvisto di stomaco abbastanza forte, la pellicola può essere considerata un campionario abbastanza rappresentativo delle atrocità indotte da ogni guerra: i bambini soldati, ai quali dovrebbe essere affidato l’onere (l’onore?) di difendere la patria dal nemico; i figli uccisi dalle madri per un altrettanto ingiustificabile senso di onore; i suicidi di coloro i quali, pur sconfitti dal nemico e dalla storia, rifiutano di arrendersi all’evidenza dei fatti e preferiscono immolarsi sull’altare di una falsa onnipotenza; le rappresaglie contro chi si era rifiutato di obbedire agli ordini tanto perentori quanto privi di senso; le giustificazioni di chi c’era ma poi afferma di non aver capito quello che stava accadendo; la cecità (vera o voluta) di chi ballava e brindava dentro al bunker quando fuori andava a ferro e fuoco tutta quella pietra travagliata chiamata mondo.
Stupendo, liberatorio e simbolico il finale nel quale, immediatamente dopo l’armistizio, si incontrano e si prendono per mano il passato, il presente ed il futuro, incamminandosi verso un mondo nuovo e migliore; magari inconsciamente ed inconsapevolmente, ma superando comunque tonnellate di odio (giustificato?) e consapevole.
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