federico
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venerdì 24 ottobre 2008
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sabbia e nebbia metafora dell'umanità.
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La questione fondamentale del film è che oltre a parlare di integrazione, di contrapposizioni esistenziali, di società americana in tutte le sue sfaccettature, esso parla in primis dell'umanità. La volontà -in questo caso ammirevole- degli autori del film è di mostrare solo l'umanità nella sua complessità più estrema: il nodo più importante è che non si sa a chi attribuire la responsabilità di tutti questi eventi drammatici. A Beherani? Conosciamo la sua storia e cosa effettivamente lo porti ad agire così; a Kathy? Anche di Lei conosciamo la storia e sappiamo lo stadio in cui versa dopo la separazione del marito; al marito di Kathy dunque: ma anche lui ha avuto le sue ragioni -come Kathy stessa spiega- per lasciarla; al vice sceriffo? e' sotto gli occhi di tutti la portata fragile e cotradditoria della sua vita: una famiglia che non sente sua, una totale identificazione con la divisa, il suo lasciarsi coinvolgere dalla tempesta di Kathy fino al drammatico gesto con l'arma; la moglie di Beherani ci da anche lei prova di non essere una semplice comparsa nel film, come pure il figlio Ismail.
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La questione fondamentale del film è che oltre a parlare di integrazione, di contrapposizioni esistenziali, di società americana in tutte le sue sfaccettature, esso parla in primis dell'umanità. La volontà -in questo caso ammirevole- degli autori del film è di mostrare solo l'umanità nella sua complessità più estrema: il nodo più importante è che non si sa a chi attribuire la responsabilità di tutti questi eventi drammatici. A Beherani? Conosciamo la sua storia e cosa effettivamente lo porti ad agire così; a Kathy? Anche di Lei conosciamo la storia e sappiamo lo stadio in cui versa dopo la separazione del marito; al marito di Kathy dunque: ma anche lui ha avuto le sue ragioni -come Kathy stessa spiega- per lasciarla; al vice sceriffo? e' sotto gli occhi di tutti la portata fragile e cotradditoria della sua vita: una famiglia che non sente sua, una totale identificazione con la divisa, il suo lasciarsi coinvolgere dalla tempesta di Kathy fino al drammatico gesto con l'arma; la moglie di Beherani ci da anche lei prova di non essere una semplice comparsa nel film, come pure il figlio Ismail. La scena in cui Kathy fa l'amore con il poliziotto è sovrapposta all'amplesso dei coniugi Beherani: tanto lontane le due coppie ma esistenzialmente unite nella loro tensione esistenziale. La chiave per comprendere queste due ore giudicate "noiose", "incomprensibili" è dunque proprio l'umantà mostrata per quella che è - è difficile nella realtà trovare protagonisti o antagonisti. Sono le congiunture fondamentali della vita, dove si cerca spiraglio e refrigerio ma che può portare, svoltato l'angolo, a tragedia oppure a beatitudine.
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[+] ottimo!
(di sickboy)
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sp3nk1
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martedì 14 ottobre 2008
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preparatevi a dormire
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Mamma mia, che film noioso! Che sceneggiatura banale e stupida!
[+] vai a vedere doomsday!!!!
(di stankub)
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marco
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venerdì 3 ottobre 2008
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banale presentazione del film
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un film che usa due bravi attori per arrivare a note di lirismo sul filo dell'emozione, viaggiando sui sentimenti e sulle cose erronee che nella vita accadono nella più assurda inevitabilità!!! L'ho visto più di una volta e anche se ci sono dei piccoli buchi nella sceneggiatura, forse anche questo contribuisce a spiazzare lo spettatore. Penso che è un film che si può sentire in modo molto intenso oppure no! appunto.... vedi sopra!!! forse una sceneggiatura interiore manca a chi per questo film non la trova ...........
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passante
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domenica 27 aprile 2008
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complessità dura da digerire
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Per me è un film complesso, non è assolutamente noioso. Riesce grazie agli attori con una storia solida che sembra estrema solo perché somma cose che da sole succedono spesso. Io non vedo dove questo film sia patetico, dove sia noioso e dove sia ripetitivo. A me ha molto coinvolto, si da uno spaccato molto verosimile della società americana senza le solite minchiate da commedia o eccessi da denuncia alla Micheal Moore. Certo non è un film allegro è un film sulla perdita (della propria cultura, della propria casa, della propria dignità, degli affetti familiari e sentimentali).
Capisco che il film metta molta carne al fuoco e tratti argomenti duri da digerire, ecco perché forse molta gente si difende da questo film dicendo che è noioso, brutto, patetico, ecc.
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Per me è un film complesso, non è assolutamente noioso. Riesce grazie agli attori con una storia solida che sembra estrema solo perché somma cose che da sole succedono spesso. Io non vedo dove questo film sia patetico, dove sia noioso e dove sia ripetitivo. A me ha molto coinvolto, si da uno spaccato molto verosimile della società americana senza le solite minchiate da commedia o eccessi da denuncia alla Micheal Moore. Certo non è un film allegro è un film sulla perdita (della propria cultura, della propria casa, della propria dignità, degli affetti familiari e sentimentali).
Capisco che il film metta molta carne al fuoco e tratti argomenti duri da digerire, ecco perché forse molta gente si difende da questo film dicendo che è noioso, brutto, patetico, ecc. Tutte scuse.
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sc
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giovedì 17 gennaio 2008
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orrendo
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E' veramente difficile riuscire ancora oggi a stupirsi dall'orrore per prodotti mediocri al di là di ogni possibilità ma questo film ci riesce in pieno. In ogni momento la storia risulta inverosimile e sempre noiosa e il finale drammatico in maniera assurda. Per altro gli attori sono pure bravi.. mah.. Sincermante il consiglio e di non guardarlo e perdere due ore della vostra vita inutilmente.
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(di apen)
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jaso65
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giovedì 31 agosto 2006
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dite al vostro critico di riverderselo
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Il vostro commento mi sembra improntato da stupidità. Non mi sembra affatto che nel film non succeda nulla, anzi, diventa di minuto in minuto sempre più drammatico. Inoltre c'è un serio e "diverso" approccio critico alla società americana, piuttosto che la stupida trita e ritrita retorica antimilitarista e antiperialista. Il film non riuscì a vincere oscar perchè si trovò a combattere contro il signore degli anelli che fece in quell'anno bottino di tutto. Consiglio al vostro critico di rivederselo ed essere meno superficiale.
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(di marezia)
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[+] e io di non scrivere più.
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wanni de gonzales
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mercoledì 28 giugno 2006
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uno spreco di tempo assoluto
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bravi gli attori, anche se la Connelly stanca con le sue mille lacrime e singhiozzi al punto tale da divenire quasi insopportabile, ma forse questo è queello che il regista voleva ottenere. Una noia tremenda, consiglio "energicamente§" di non guardarlo....alla prossima
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peer gynt
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sabato 16 aprile 2005
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un film di sabbia e di nebbia
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E' strano come un film diretto e sceneggiato da un russo di Kiev immigrato in Canada sbagli soprattutto ad affrontare il personaggio dello straniero, il colonnello iraniano Behrani, ex ufficiale dello scia', fuggito dal suo paese e costretto ad umili lavori (asfaltista fra gli operai e venditore in un drugstore) per mantenere in piedi (e in modo dignitoso) una famiglia che ama religiosamente. Si coglie, fra gli stereotipi con cui e' costruito questo personaggio, una latente xenofobia, che non si scaglia affatto, come dovrebbe, contro ben piu' importanti obiettivi: contro l'irresponsabilita' superficiale e sentimentalmente esistenzialista di una ragazza che si compiace della sua tragedia (tanto da non aprire le lettere che le arrivano copiose ad annunciarle l'esproprio della sua casa per morosita' fiscale, e poco importa ai fini della storia che si tratti di un errore burocratico dell'esosa e miope amministrazione), o contro l'imperdonabile fascismo di un altrettanto irresponsabile e pericolosamente cretino vice-sceriffo, che in questa vicenda minaccia lo straniero abusando della sua posizione di pubblico ufficiale, molla la propria famigliola con doppia prole allegata (qui la scena piu' ridicola ed esasperatamente strappalacrime, con i figlioletti piangenti in auto e imploranti il ritorno del padre fedifrago), attua un sequestro di persona motivato da una totale incomprensione per l'unico momento in cui lo straniero e la ragazza americana si stavano avvicinando (due persone solissime in un paese egoista e ormai privo di reali, altruistici rapporti umani) e infine causa, col proprio atteggiamento a meta' strada fra Giustiziere solitario e Bravo sceriffo del villaggio (che per la cronaca e' Big Sur, in California), l'eccessiva, ingiustificabile tragedia finale.
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E' strano come un film diretto e sceneggiato da un russo di Kiev immigrato in Canada sbagli soprattutto ad affrontare il personaggio dello straniero, il colonnello iraniano Behrani, ex ufficiale dello scia', fuggito dal suo paese e costretto ad umili lavori (asfaltista fra gli operai e venditore in un drugstore) per mantenere in piedi (e in modo dignitoso) una famiglia che ama religiosamente. Si coglie, fra gli stereotipi con cui e' costruito questo personaggio, una latente xenofobia, che non si scaglia affatto, come dovrebbe, contro ben piu' importanti obiettivi: contro l'irresponsabilita' superficiale e sentimentalmente esistenzialista di una ragazza che si compiace della sua tragedia (tanto da non aprire le lettere che le arrivano copiose ad annunciarle l'esproprio della sua casa per morosita' fiscale, e poco importa ai fini della storia che si tratti di un errore burocratico dell'esosa e miope amministrazione), o contro l'imperdonabile fascismo di un altrettanto irresponsabile e pericolosamente cretino vice-sceriffo, che in questa vicenda minaccia lo straniero abusando della sua posizione di pubblico ufficiale, molla la propria famigliola con doppia prole allegata (qui la scena piu' ridicola ed esasperatamente strappalacrime, con i figlioletti piangenti in auto e imploranti il ritorno del padre fedifrago), attua un sequestro di persona motivato da una totale incomprensione per l'unico momento in cui lo straniero e la ragazza americana si stavano avvicinando (due persone solissime in un paese egoista e ormai privo di reali, altruistici rapporti umani) e infine causa, col proprio atteggiamento a meta' strada fra Giustiziere solitario e Bravo sceriffo del villaggio (che per la cronaca e' Big Sur, in California), l'eccessiva, ingiustificabile tragedia finale.
Sconcerta la superficialita' di una sceneggiatura che ha la pretesa di trattare un mucchio di problemi seri e difficili (per citarne solo alcuni: l'impossibile integrazione degli stranieri con cittadinanza del paese ospitante, il rifugio nell'alcoolismo dei giovani neopoveri, la famiglia allo sbando, l'apparente democrazia di una societa' troppo fascista nel suo DNA antropologico, etc.) con la chiave sentimental-esistenzialista esageratamente melodrammatica. Non che se ne dovesse fare un film di esasperato impegno sociale, ma e' colpevole essersi rifugiati, per accontentare il pubblico che ama commuoversi, negli occhi lucidi del bel viso di Jennifer Connelly, che aprono e chiudono il film.
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[+] questione di punti di vista
(di lilla)
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(di greta)
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