Amnèsia |
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Un film di Gabriele Salvatores.
Con Diego Abatantuono, Sergio Rubini, Martina Stella, Bebo Storti, Alessandra Martines.
continua»
Commedia,
durata 110 min.
- Italia, Spagna 2002.
MYMONETRO
Amnèsia
valutazione media:
2,39
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Roberto Nepoti
La Repubblica
Si direbbe che, da un po' di anni a questa parte, Gabriele Salvatores stia aspettando di fare il "suo" film. Frattanto ha diretto Nirvana, Denti e ora Amnèsia. Che sono buoni film, però imperfetti, come frenati non si sa da che: misti di scene riuscite, di ottime intuizioni e di altre cose che sembrano rimaste impigliate nella macchina da presa. In Amnèsia si ritrova il gusto di Salvatores per l'altrove, per le terre di nessuno dove gli avvenimenti trasgrediscono le regole dell'esperienza comune e fanno "crescere" i personaggi. Che sono Sandro, pornografo impegnato nell'impossibile impresa di nascondere alla figlia 17enne (Martina Stella) la sua vera attività; Angelino (Sergio Rubini), gestore di un "chiringuito" sulla spiaggia di Ibiza, disonesto dentro ma ansioso di crearsi una famiglia normale; Xavier, capo della polizia dell'isola, e suo figlio Jorge, un ribelle dalle tendenze criminali appena latenti; la malinconica Virginie (Alessandra Martines) e parecchi altri, inclusi alcuni gangster che si contendono una valigetta colma di cocaina. Angelino trova per caso la valigia, cacciando nei guai se stesso e Sandro, che di guai ne avrebbe già abbastanza. Tra memorie spazianti da Tarantino allo Huston del Tesoro della Sierra Madre, il cineasta dà prova d'inventiva e conferma le proprie capacità registiche, piuttosto rare in un panorama poco visionario come quello italiano. Sceglie di raccontare la storia in due tranche successive e complementari, ripetendo i medesimi avvenimenti ma focalizzati attraverso personaggi diversi e arricchiti di dettagli-chiave; adotta lo schermo-nello-schermo per moltiplicare le azioni; azzecca un paio di scene davvero notevoli, come quella dell'eclisse o il monologo - quasi joyciano - del grasso killer (il bravissimo Ian McNeice) nella stanza d'albergo in cui una giovane prostituta si riveste in silenzio. Buone anche le scene di Jorge, cui il giovanissimo Ruben Ochandiano offre un'intensità feroce e dolorosa. Peccato che il lavoro di casting non sia per nulla equilibrato e che alla regia capiti di lasciarsi prendere la mano dall'esuberanza invadente di Abatantuono o dalla compulsività di Rubini. Così che a momenti, di fronte a sequenze omogenee per stile visivo ma troppo diverse nel "tono", provi la strana sensazione che appartengano a due film distinti.
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