Ah! Se fossi ricco

Paolo D'Agostini

Come vincere (al Lotto) dieci milioni di euro e non sapere che cosa farci. La coppia di sceneggiatori francesi di successo formata da Michel Munz (anche musicista) e Gérard Bitton dice di aver tenuto l'occhio sul caratteristico mélange di umorismo e amarezza della "commedia all'italiana" nel debuttare come registi di Ah se fossi ricco. Mentre lo sfondo sociale della loro storiella è dato dall'osservazione dei traumi provocati dalla new economy e dalla brutalità dei licenziamenti che questa porta con sé.
Siamo quindi nel pieno di quella futilità caratteristica del cinema francese quando vuole essere comico e brillante e incassare tanti soldi. Dunque c'è questo tipetto insignificante (Jean-Pierre Darroussin) che fa il rappresentante di cosmetici per parrucchieri il quale passa un momentaccio quando al comando della ditta arriva un brutto ceffo (Richard Berry) con il compito di tagliare teste. In più, sta per essere lasciato dalla moglie Valeria Bruni Tedeschi (umile lavoratrice ospedaliera) che cade tra le braccia del nuovo principale.
Ma il destino rende Aldo ricchissimo. Come gestirà questa condizione sconosciuta? Aiutando i colleghi in difficoltà e facendo loro dei regali. E tenendo la verità per sé: abiti, vini, ristoranti costosi, e una costosissima squillo. Felice e imbarazzato al tempo stesso. Alla moglie non dice niente. Salvo scioglimento finale che la dice lunga sui vantaggi di essere un vincitore e sulla simpatia che miracolosamente irradiano i soldi.
Da La Repubblica, 6 dicembre 2003


di Paolo D'Agostini, 6 dicembre 2003