L'uomo che non c'era |
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Un film di Joel Coen.
Con Billy Bob Thornton, Frances McDormand, James Gandolfini, Michael Badalucco, Katherine Borowitz.
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Titolo originale The man who wasn't there.
Drammatico,
b/n
durata 116 min.
- USA 2001.
MYMONETRO
L'uomo che non c'era ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Il solito meccanismo narrativo che non c'era
di davide chiappettaFeedback: 7864 | altri commenti e recensioni di davide chiappetta |
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sabato 4 febbraio 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L'uomo che non c'era oltre a riferirsi al protagonista principale cioè un barbiere taciturno e all'apparenza 'grigio' che si muove inosservato tra la folla, si riferisce a uno dei personaggi chiave che sparisce dopo aver fatto un affare con il barbiere e che verso la fine del film si scoprirà che fine ha fatto (la scena ricorda in modo univoco una magnifica sequenza con Shelley Winters nello straordinario capolavoro 'The Night of the Hunter' diretto dal grande attore Charles Laughton, e un altra con William Holden in 'Viale del tramonto' un altro indimenticabile capolavoro). Se si sta ben attenti a una conversazione tra Badalucco (il cognato del barbiere) e un suo cliente, si nota come il loro discorso verta sulle auto in particolar modo sull'accellerazione di questi mezzi, cioè sul fatto di non premere all'avvio il pedale fino in fondo altrimenti si ingolferà ma anzi abbassando lentamente l'accelleratore; questa e in sintesi il meccanismo di creazione del film, cioè creando piano piano delle situazioni senza salti narrativi, o a 'singhiozzo' (come direbbero i grandi teorici della narrazione su come si crea il 'drama') in modo che il pubblico attento possa non solo immedesimarsi nella storia e nei personaggi ma posso anche cogliere tutte le sfumature in questo film complesso e bellissimo, che fagocita tutti i topoi dei noir importanti che hanno fatto scuola. Nel corso del film si nota soprattutto il tema del doppio e del ritorno, infatti molte situazioni vengono viste due volte: il tribunale, la visita a Gandolfini, l'appuntamento con l'imprenditore Jon Polito (con quei baffetti straordinariamente somigliante al wellesiano Akim Tamiroff), le passeggiate dei passanti anonimi su un marciapiede, l'avvocato difensore al tribunale, il viaggio in auto con la ragazza la visita dell'Fbi al barbiere etc. la seconda volta però porta alla tragedia inaspettata. Notevole anche quel che succede fuori il flusso visivo e rivelato dopo pochi minuti o addirittura pochi secondi come l'arma nella mano del barbiere dopo averlo infilato nel collo di Gandolfini subito dopo lo si vede(un coltellino), il ritrovarsi su un letto d'ospedale (dopo l'incidente d'auto avuto assieme alla ragazza) con l'Fbi che lo accusa per tutt'altra cosa cioè la morte dell'imprenditore, l'udienza sospesa con la straordinaria stringatissima scena successiva che spiega con una voce fuoricampo la tragedia avvenuta etc. D'altronte con la messa in scena che mostra e nasconde al momento opportuno (ovviamente da parte dei demiurghi fratelli registi/sceneggiatori) i fratelli Cohen pare vogliano avvicinarsi in senso filosofico ciò che in modo scentifico il fisico tedesco Heisenberg (citato dall'avvocato Tony Shalhoub) ebbe a dire con 'il principio d'indeterminazione', cioè nel momento ti avvicini a un evento lo stesso avvicinamento modifica già la disposizione dell'evento (secondo il principio di indeterminazione è impossibile determinare con esattezza e simultaneamente la posizione e la velocità di un elettrone quanto è colpito da un fotone, visto che il fotone ne modifica in un certo grado la posizione), per questo nel film la causa ed effetto è svolto in modo brillante e originale, non nei soliti modi scontati. Note: Nel film si vede un hotel di nome "the Hobert Arms", lo stesso nome dell’albergo in cui Philip Marlowe alloggia ne "Il grande sonno") Il nome del personaggio di Tony Shalhoub, Riedenschneider, è un omaggio al personaggio di Sam Jaffe in "Giungla d’asfalto".
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