Lietta Tornabuoni
La Stampa
Una, due, tre donne belle e ricche, più un uomo truccato da donna e imparruccato di biondo, vengono trovati nudi e morti, legati al letto. I corpi sono torturati crudelmente, segnati da tagli e mutilazioni, insanguinati, straziati, massacrati. Le teste sono intatte, ben pettinate e acconciate, abbellite da un make-up raffinato, incantevoli: a volte, però, le palpebre sono state tagliate via. Insieme con le vittime, in Mercy di Damian Harris tratto dal romanzo di David L. Lindsey, è importante la detective incaricata delle indagini sulla loro morte orribile: una trentenne sola, vedova d'un marito infedele, sempre in giacca, pantaloni, T-shirt e scarpe piatte neri e leggeri, malinconica e testarda, consapevole della corruzione irrimediabile del mondo eppure decisa a fare al meglio il proprio lavoro, quasi una versione femminile di Philip Marlowe, l'investigatore cinico e onesto creato da Raymond Chandler. [...]
di Lietta Tornabuoni, articolo completo (2114 caratteri spazi inclusi) su La Stampa 4 Agosto 2000