Molly

Il pubblicitario Buck McKay si vede costretto a riprendersi in casa la sorella autistica Molly quando la clinica dove la donna era vissuta fino ad allora chiude per mancanza di fondi. Dopo un inizio di convivenza tutt'altro che facile (Buck viene anche licenziato in seguito alle sue frequenti disattenzioni sul lavoro per seguire Molly e perde anche la fidanzata) il rapporto fra i due si fa sempre più stretto e Buck si dedica anima e corpo a seguire la sorella, aiutandola il più possibile a crearsi una relazione con il mondo che la circonda. La situazione migliora quando Molly viene sottoposta a un'operazione sperimentale che ne potenzia il cervello e le consente di poter vivere una vita normale, fino a quando però la sua condizione precedente non riprende il sopravvento.
Ispirato a un fatto di cronaca (già portato sullo schermo una trentina di anni fa), il film non è altro che l'ennesima ruffianata hollywoodiana costruita su misura intorno alla sua protagonista per strappare insieme lacrime e applausi all'interprete che si cala nel personaggio ormai topico del disabile. Nonostante il tentativo di trattare con delicatezza un tema difficile e importante come l'autismo, in realtà il tutto risulta eccessivamente semplificato e ottimista, dando anche l'impressione di una certa qual forzatura nella rappresentazione dei miglioramenti conseguiti da Molly.
Mentre il resto del cast si aggira catatonico e svogliato tra una scena e l'altra, Elizabeth Shue cerca di infondere un po' di vita nel personaggio della tenera e fragile Molly ma per quanto animata da buona volontà e da un discreto mestiere, la sua performance non sembra altro che la scopiazzatura in gonnella del Robert De Niro diRisvegli. 